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Autore: heliodor    31/07/2018    3 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Il patto
 
Gadero può attendere, si disse Joyce. Adesso aveva qualcosa di più importante da fare. Per la prima volta da quando era iniziata la guerra, sentiva di poter dare una mano.
Sentiva di poter fare la differenza.
Avrebbe salvato Theroda e impedito a Gauwalt di conquistarla, ma doveva agire con prudenza. Stavolta doveva calcolare ogni sua mossa. Un solo errore e lei e la città sarebbero andate perdute per sempre.
Marq andò da Balfi. Questi era un ometto insignificante, né soldato né stregone, che se ne stava in una minuscola tenda piena di scartoffie e bauli pieni di altre carte.
"Gauwalt dice che posso prendere dei cavalli, provviste per dieci giorni e un lasciapassare firmato da lui" disse Marq.
Balfi sbuffò. "E vorresti anche del sangue di drago, per caso? Dicono che guarisca da una gran quantità di malanni e doni vigore sessuale."
"Sono già a posto" disse Marq. "Pensa a darmi quello che mi serve. E che siano cavalli buoni o tornerò a tirarti il collo, parola di Occhi Blu."
Balfi sbuffò e prese penna, calamaio e una pergamena. Ci mise qualche minuto a scrivere qualcosa in una grafia minuta e ordinata.
"Conosci i dintorni di Theroda?" le chiese Marq.
Joyce scosse la testa.
"E la strada che hai fatto la prima volta per venire qui?"
"Non me la ricordo, era buio" disse lei inventando una scusa all'istante.
Marq si morse il labbro. "Non importa, ti spiegherò come fare a evitare le pattuglie di Falgan. Non ha abbastanza soldati per coprire tutto il perimetro, quindi ci sono parecchi buchi nella sua rete. Passerai attraverso uno di questi."
Joyce aveva bisogno di informazioni e quello era il momento giusto per ottenerle. "Dove si trova il campo di Falgan?"
"A nord della città, tra le colline. È ben nascosto e facilmente difendibile, ma in caso di attacco può ripiegare facilmente verso un fiume che controlla per passarlo e mettersi in salvo."
"Se lui è a nord non è più semplice che vada a sud?"
Marq ghignò. "Solo se vuoi farti catturare. A sud c'è la via principale che porta alla città e Falgan la controlla. Quel posto non è sicuro. Dovrai passare per i campi, dove ci sono le fattorie. Lì c'è meno sorveglianza."
Joyce annuì. "E tu che cosa farai?"
"Torno in città per avvertire l'arconte e prepararci all'arrivo di Gauwalt e dei suoi."
"E dopo?"
"Falgan non è stupido e se ne andrà, ma potrebbe essere abbastanza disperato o aver ricevuto degli ordini perentori. In tal caso potrebbe tentare un attacco e noi dovremo respingerlo."
"Ci saranno dei morti" disse Joyce.
"È una guerra, ma non devi preoccuparti per noi."
Non è per voi che mi preoccupo, pensò Joyce. Ma per i soldati e gli stregoni dell'alleanza che moriranno se Gauwalt prende la città per primo.
Balfi finì di scrivere e consegnò la pergamena a Marq. "Dalla a Melgog e Cunle. Penseranno loro al resto."
Qualche minuto dopo, montavano in sella a due cavalli. Joyce controllò se le due sacche attaccate alla sella erano bene assicurate.
"Procedi per la strada che ti ho indicato" disse Marq. "E non fermarti per nessun motivo. Non fidarti di nessuno da qui a Gadero, che sia dell'alleanza o dell'orda."
Joyce si limitò ad annuire.
Cavalcarono fino ai confini del campo, lasciandosi dietro le tende e i soldati. Appena fuori, Marq le indicò una direzione col braccio teso. "Da quella parte. E che la tua strada sia dritta, Sibyl."
"Anche la tua" disse Joyce con uno sforzo.
Marq le rivolse un inchino plateale. "Dimmi almeno se ti mancherò" disse allontanandosi al galoppo.
Joyce arrossì e non ebbe il tempo di rispondere.
Si avviò nella direzione indicatale da Marq e la seguì per quasi un'ora. Attraversò campi coltivati superando un paio di fattorie senza incontrare anima viva.
Era davvero una strada sicura, forse era già oltre il perimetro controllato da Falgan. La via verso Gadero era libera e a lei non restava altro da fare che seguirla.
Ma non era questo il suo piano.
Diede uno strattone alle redini e tornò indietro. Si tenne ben lontana dal campo di Gauwalt per evitare le pattuglie e si diresse a nord di Theroda seguendo un percorso che la portò ad allontanarsi di almeno dieci miglia dalla città.
Quando arrivò in vista delle colline, trasfigurò diventando Sibyl e si diresse verso di loro. Non aveva percorso mezzo miglio che una dozzina di soldati e due cavalieri si mostrarono lungo la strada.
"Ferma" disse uno dei cavalieri. Sulle spalle portava un mantello con i simboli di Addun, un vassallo di Valonde.
Sono le persone giuste, si disse Joyce. Ora non devo fare errori.
Tirò le redini con decisione e alzò le mani mostrando i palmi. "Sono con voi" disse con voce ferma. "Porto notizie importanti."
L'altro cavaliere era una strega con i simboli dello stesso circolo. La guardò con sospetto. "Non ho mai visto la tua faccia."
"Sono dell'armata della comandate Bryce" mentì.
"Combatti per la strega dorata?" fece la donna. "Dimostralo."
Quello era il momento più delicato. Aveva pensato alle parole da usare mentre si avvicinava alle colline. "Ho combattuto con lei nella battaglia di Tumunzan" disse Joyce.
Bryce ed Elvana ne avevano parlato a lungo, quando erano tornate a Valonde per una breve licenza.
"Anche io ero a Tumunzan" disse lo stregone. "E non mi ricordo di te. Forse eri con le riserve vicino al fiume?"
Quello era facile. Tumunzan era una fortezza che sorgeva su una montagna. Prenderla era costato parecchie vittime all'alleanza. "Non c'era nessun fiume che io ricordi" disse sicura.
Lo stregone guardò la donna e scrollò le spalle. "È vero, Dwili."
"Questo non dimostra niente, Martom" disse la strega. "Che ci fai così lontana dalla tua armata?"
"Sono stata mandata per darvi una mano" disse Joyce. "A prendere la città di Theroda."
Dwili rise. "Tu da sola o sei qui con un altro esercito invisibile? Perché io non vedo nessun altro al di fuori di te."
"Conosco un modo per entrare in città senza essere visti" disse Joyce.
Dwili si fece seria. "Dimmelo."
Stavolta fu Joyce a ridere. "Così te ne prenderesti tutto il merito con il generale Falgan."
"Ti farò tagliare la testa se non me lo dirai" la minacciò lei.
Joyce scrollò le spalle. "Il segreto morirà con me."
Dwili fece per partire all'attacco ma Martom la fermò. "Aspetta. Portiamola dal generale."
"Non sappiamo se sta mentendo o no" protestò la donna.
"Lui lo capirà. Sai che ne è capace."
Dwili sembrò pensarci su, poi disse: "Vieni con noi, ma non fare mosse azzardate. Se fai un fiato che non mi piace i miei soldati ti faranno a pezzi."
Joyce li seguì al campo senza protestare.
Come Marq aveva detto, sorgeva tra le colline ed era ben protetto. I soldati avevano innalzato delle palizzate per difendersi e delle torri da cui avvistare i nemici in avvicinamento.
Le tende sorgevano al centro di un vasto spiazzo e, nel centro, ce n'era una più grande delle altre. Ma non la portarono lì.
Invece si diressero verso una delle torri, dove si era formato un capannello di soldati e stregoni.
Joyce notò subito la figura umana che penzolava da una corda legata a una trave della torre. Distolse lo sguardo un attimo dopo aver visto il viso stravolto e dal colorito bluastro della donna.
"Quella è la fine che fanno i disertori" disse uno dei soldati.
"Ellet era strana negli ultimi giorni. Chi se lo sarebbe mai aspettato?" disse un altro.
"Dicono che abbia ucciso due sodati nella fuga. Dannata strega" disse un terzo.
Dwili gli passò accanto lanciandogli un'occhiata minacciosa.
"Mi scusi comandante Dwili" disse l'uomo deglutendo a vuoto.
Joyce fu costretta a smontare e portata verso il gruppo di persone. Volevano impiccare anche lei? Forse avevano scoperto chi era e cosa aveva fatto? Se era così era finita.
Un uomo dall'aria imponente stava dicendo qualcosa alla folla. Indossava un mantello con dei simboli che non aveva mai visto prima di allora. La testa era rasata e lucida di sudore e il mento squadrato. Il torace ampio e le braccia muscolose lo facevano somigliare più a un boscaiolo che a uno stregone.
Il suo sguardo fu subito attratto da Martom, che gli fece un gesto con la mano.
L'uomo si avvicinò. "Voi due dovreste essere di pattuglia."
"Abbiamo trovato una spia" disse Dwili indicando Joyce.
"Non è vero" disse lei offesa. "Ti ho già detto che..."
"Lo so che cosa hai detto" fece la strega. "Ma io non ti credo lo stesso. Ripeti al comandante quello che hai detto a noi."
"Sei tu Falgan?"
L'uomo la studiò con interesse. "Sono io. E tu chi sei?"
"Mi chiamo Sibyl" disse con voce ferma, anche se dentro di sé si sentiva tremare.
"Dice di combattere nell'armata della strega dorata" disse Dwili divertita.
"Era a Tumunzan" aggiunse Martom.
"Così dice" fece Dwili.
Falgan annuì. "E che cosa ci fai qui? Quella traditrice della strega dorata ha deciso di tornare sui suoi passi e fare ammenda?"
Traditrice?, pensò Joyce.
Falgan dovette cogliere qualcosa nel suo sguardo. "Non lo sapevi? La strega dorata ha disertato insieme alla sua inseparabile amica, la strega fantasma e quel damerino" fece una pausa. "Come si chiama? Dimentico sempre il suo nome."
"Vyncent" disse Dwili. "Il principe senza corona" aggiunse.
Falgan rise. "Davvero degno di lui, dopo quello che è successo a Valonde."
Allora Vyncent è vivo, pensò Joyce. E anche Bryce, anche se ora sono dei disertori. Ma che cosa è successo a Valonde dopo che sono andata via?
"Ho viaggiato per molti giorni" disse Joyce cercando una scusa. "Ignoro molte notizie."
Falgan annuì. "In verità cercano di tenerla segreta. Se si sapesse che la strega dorata ha disertato, l'alleanza si dissolverebbe come neve al sole. Deve essere davvero un brutto momento per re Andew. Ha già perso un figlio nell'attacco a Valonde, tre hanno disertato e una è scomparsa."
Joyce sentì un tuffo al cuore. Uno dei suoi fratelli era morto durante l'attacco? Non potevano essere Roge o Galef, che erano spariti da tempo. E nemmeno Bryce. Restava solo Razyan.
Trattenne le lacrime. Non poteva mettersi a piangere davanti a Falgan o si sarebbero insospettiti.
"Allora, che cosa vuoi?" le chiese Falgan.
Joyce si concentrò su quello che doveva dire. "Conosco un modo per entrare in città di nascosto."
Lo stregone la fissò negli occhi. "E come fai a saperlo?"
"Ho le mie fonti" disse Joyce. "Ma posso dimostrartelo."
"Come?"
"Passando da uno dei pozzi. Ci sono parecchie gallerie che giungono fino alla città."
"Questo lo sappiamo già" disse Falgan. "Ma non siamo mai riusciti a trovarne uno. Ci sono centinaia, forse migliaia di pozzi."
"Io ne conosco uno e tanto basta, non ve ne servono di più."
"Aspetta" disse Dwili. "Anche se fosse vero, come faremmo passare un esercito dentro una galleria?"
"Sei proprio stupida" disse Falgan. Guardò Joyce. "Spiegaglielo tu. Scommetto che hai già pensato a un piano, vero?"
Joyce annuì. "Basterà che un piccolo gruppo di persone usi la galleria ed entri in città di notte. Con un po' di fortuna dovranno aprire le porte della città e lasciare entrare i nostri soldati."
"Sentito?" fece Falgan.
Dwili la guardò con ostilità. "E se fosse una trappola? Se entriamo nel pozzo e alla fine della galleria troviamo i soldati dell'arconte o di Gauwalt ad aspettarci?"
Falgan ghignò. "Vorrà dire che avremo perso solo una ventina di soldati e un paio di stregoni. Un dettaglio trascurabile, visto che sarete voi due a guidare quel manipolo."
"Aspetta" disse Dwili. "Io non mi fido e sono certa che sia una trappola."
Falgan indicò Joyce. "Lei verrà con voi. Se è una trappola, assicurati che sia la prima a morire. Ti basta come garanzia?"
Dwili guardò Joyce con disprezzo. "No."
Falgan ghignò. "In ogni caso è un ordine."
Joyce non aveva ancora finito. "Ho una richiesta da farti."
Falgan la guardò perplesso. "Attenta a quello che dici. La mia pazienza ha un limite."
"Riguarda Occhi Blu e i suoi amici."
L'espressione dello stregone mutò, diventando più simile a quella di un animale pronto a balzarle addosso. "Non tratto su quella questione."
"Devi" disse Joyce. "O non ti aiuterò."
"Rifiutati e finirai appesa come quella lì" disse indicando il corpo impiccato alle sue spalle.
Joyce deglutì a vuoto. "Occhi Blu non deve essere ucciso e nemmeno i suoi compagni."
"Perché?"
"Ho l'ordine di portarli davanti al tribunale dell'alleanza. Devono essere processati come traditori."
Falgan rise. "Io sarò un tribunale migliore del tuo."
"Sono ordini di re Andew" disse Joyce.
Falgan si leccò le labbra. "Fammeli vedere."
"Questa è l'unica condizione che pongo per il mio aiuto" disse Joyce. "Sta a te decidere." Fece per voltarsi.
Falgan le afferrò il braccio e la costrinse a fermarsi. La sua presa era ferrea, ma aveva l'impressione che si stesse trattenendo e che se avesse usato tutta la sua forza avrebbe potuto fratturarle l'osso o magari strappargli il braccio.
"Occhi Blu non vale così tanto. In fondo posso farne a meno" disse alitandole sulla faccia. "Theroda in cambio di quel malfattore è un buono scambio, ma non farmi pentire della mia decisione. Un solo errore e ti ucciderò insieme a lui, non mi importa se ti ha mandata quell'idiota di re Andew. Hai capito?"
Joyce annuì. "Rispetta la tua parte di accordo e io rispetterò la mia" disse liberandosi della presa. Non lo diede a vedere ma il braccio le faceva male dove Falgan l'aveva stretto.
Dwili e Martom la seguirono.
"Hai un bel coraggio" disse  lo stregone. "Ma attenta a non farti nemico Falgan. L'ho visto uccidere per molto meno."
"Non mi fa paura" disse Joyce, ma era una bugia. Era terrorizzata.
La portarono a una tenda.
"Starai qui fino a domani" disse Dwili. "Ci serve del tempo per orgaizzare la spedizione. Riposa, così potrai indicarci il luogo da dove entrare in città. E che non ti venga in mente di andartene da sola. Gli arcieri e gli stregoni di guardia alle torri hanno l'ordine di mirare sia su chi entra che su chi esce senza essere autorizzato."
Joyce non aveva bisogno di sentirselo dire. Non voleva andare da nessun atra parte. Si sentiva stanca per il viaggio e la tensione accumulata.
E si sentiva affranta per le notizie che aveva avuto.
Se era vero che Razyan era morto...
Poteva solo immaginare cosa avesse provato sua madre.
Razyan era il primogenito. L'erede di Valonde. L'orgoglio di suo padre. Tra tutti i figli di re Andew era l'unico a somigliargli in tutto, dall'aspetto fisico al carattere.
E adesso non c'era più.
Non aveva mai avuto un legame stretto con Razyan, non come quello con Roge e soprattutto Bryce, più vicini a lei come età e carattere.
Ma era pur sempre suo fratello. Il suo sangue. E Gauwalt l'aveva versato. Era colpa di quel maledetto se ora tutta la sua famiglia era dispersa.
Galef e Roge erano finiti chissà dove.
Bryce aveva disertato.
Lei stessa era dispersa sul continente vecchio, così lontana da non sapere nemmeno come fare a tornare a casa.
Non poteva fidarsi di Falgan. Se si fosse rivelata per ciò che era, avrebbe dovuto spiegare come aveva fatto a scoprire il modo di entrare in città senza essere visti.
Tutte quelle che le erano venute in mente erano storie poco convincenti e finivano sempre con l'essere smascherate per ciò che erano: bugie.
L'unico modo per far funzionare quel piano era di continuare a fingere di essere Sibyl e poi approfittare della prima occasione utile per andarsene.
Non aveva altra scelta.
Tormentata da quei pensieri scivolò in un sonno leggero e senza sogni.

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