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Autore: Laura Taibi    01/08/2018    1 recensioni
{Sequel di "The last sacrifice"}
Sono passati piú di vent'anni da quando Ladybug e Chat Noir sono spariti nel nulla, dopo aver sconfitto Papillon. Pargi ha vissuto un lungo periodo di pace ma una nuova minaccia, proveniente da un lontano passato, sta per risorgere in cerca di vendetta.
Prima di iniziare ci tenevo a scrivervi un paio di cose e fare i dovuti ringraziamenti: prima di tutto alle mie fidate compagne Ambrogio's angels, nonché al fantastico master Ambrogio... se non fosse stato per loro né TLS, né tantomeno questa storia avrebbero mai visto la luce. Ringrazio con tutto il cuore la fantastica Dark Side, per aver fatto la magnifica copertina che vedete (che amo davvero alla follia!!!) e, infine, ringirazio mio marito Alex, che nonostante le mie ovvie turbe mentali mi sta sempre accanto e mi sostiene in tutti i progetti, anche se ancora non sono riuscita a convertirlo a miraculous (ma non demordo xD).
Buona lettura!
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Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Aprire un nuovo "Ladyblog"?»

 

Daniel annuì, sporgendosi un po' di più verso l'amica per non farsi sentire dal professore di chimica. «Non hai sempre detto che ti piacerebbe diventare una giornalista? Beh, mia madre ha iniziato così e guarda dov'è adesso!»

 

«Sì ma, insomma, il "Ladyblog" è tipo una leggenda! Non so se sarei in grado...» ribatté la ragazza.

 

Daniel alzò le spalle. «Ok, se non ti senti in grado di farlo...»

 

«Non ho detto questo!» esclamò Emi a voce un po' troppo alta.

 

Il professore si voltò a guardarla e Daniel soffocò a stento una risata. Sapeva benissimo di aver fatto centro, facendo quell'insinuazione. Emi era sempre stata sensibile alle sfide.

 

La ragazza si scusò, rossa come un pomodoro. Non appena il professore si fu girato nuovamente verso la lavagna, lei si avvicinò all'amico. «In ogni caso, se anche avessi intenzione di farlo – e non sto dicendo che sia così – non posso di certo chiamarlo "Ladyblog", giusto? Come dovrei chiamarlo?»

 

La campanella suonò e la gente prese ad alzarsi.

 

«Non saprei» disse Daniel grattandosi il mento, pensieroso «che ne dici di "Il blog di una tipa che trova Coccinelle un tipo carino"?»

 

Emi stava quasi per protestare quando qualcuno fece cadere il suo portapenne per terra, rovesciandone tutto il contenuto. La ragazza si voltò, pronta a sbraitare, ma si trovò faccia a faccia con Victor, che si era già abbassato a raccogliere tutto.

 

«T-tranquillo fa-faccio io!» si affrettò a dire la ragazza, abbassandosi a sua volta.

 

Il ragazzo le porse il portapenne, agganciandola con lo sguardo. «Scusami» disse, con la sua voce pacata e profonda.

 

Emi rimase ammutolita e immobile, tanto che il ragazzo, ancora con l'astuccio tra le mani nel gesto di porgerglielo, si chiese cosa stesse aspettando. Non appena se ne rese conto, afferrò l'oggetto, alzandosi di scatto.

 

Victor le scoccò un'ultima occhiata, dopodiché si avviò verso l'uscita dell'aula.

 

«Mi ha parlato!» esclamò la ragazza voltandosi verso l'amico.

 

Daniel, che aveva osservato tutta la scena con il volto sorretto dalla mano, guardandoli con aria annoiata e vagamente seccata, le rivolse uno sguardo accondiscendente. «E tu quello lo chiami parlare?» chiese «Vi sarete scambiati sì e no quattro parole.»

 

Emi liquidò quelle parole alzando gli occhi al cielo, poi si voltò verso l'uscita, seguita dall'amico.

 

«E se fosse lui, Coccinelle?» chiese ad un tratto la ragazza, mentre attraversavano l'atrio della scuola per dirigersi alla loro solita panchina dove ogni giorno si rifugiavano durante la ricreazione.

 

«Lui chi?»

 

«Victor.»

 

Daniel si voltò verso l'amica con aria sconvolta. «Victor... Coccinelle?! Ma andiamo, non puoi dire sul serio!»

 

«Perché no?»

 

«Perché... perché lui non... oh, ma dai!»

 

La verità è che non sapeva cosa dirle. Tikki lo aveva messo in guardia sul mantenere il segreto con tutti e lui stesso comprendeva che, con una come Arakne che cercava lui e Kitty Noir in circolazione, rivelare la sua identità a Emi non avrebbe fatto altro che metterla in pericolo.

 

«Comunque... che ne pensi di "Coccinews"?» chiese Emi, di punto in bianco, distogliendolo da quei pensieri.

 

Daniel le rivolse uno sguardo soddisfatto, alzando il pollice in segno di assenso.

 

 

 

 

 

Adrien trovò Marinette seduta sul letto, con il viso rivolto verso la finestra aperta, intenta ad osservare il cielo azzurro e terso. Per un attimo la scena gli ricordò dolorosamente il giorno in cui lei aveva perso la memoria. Non ne aveva mai parlato con nessuno.

 

Ricordava ancora quando l'ambulanza era arrivata alla villa. Lui aveva preso Marinette in braccio, adagiandola sul suo letto in attesa dei soccorsi.

 

Sull'ambulanza gli avevano fatto mille domande ma nonostante tutti gli sforzi non ricordava assolutamente cosa gli avessero chiesto. L'unica cosa che aveva impresso a fuoco nella mente era l'immagine di Marinette, inerte sulla barella, mentre i medici tentavano invano di farla svegliare.

 

Aveva vissuto attimi di terrore mentre aspettava che si svegliasse. Ricordava gli sguardi vuoti e preoccupati di Tom e Sabine, non appena erano arrivati in ospedale e ricordava il pensiero, opprimente e assillante, che lo aveva accompagnato per giorni, fino al suo risveglio: "è solo colpa mia".

 

Scacciò via quei pensieri e sorrise, avvicinandosi alla moglie. «Come ti senti oggi?» chiese, sedendosi al bordo del letto e poggiando a terra la valigetta che aveva appresso.

 

Marinette si voltò a guardarlo. Aveva gli occhi cerchiati e stanchi, segno che non aveva dormito molto, ma nonostante tutto gli sorrise. «Bene» disse.

 

«Non sei mai stata brava a mentire» esclamò l'uomo, scostandole una ciocca dal viso «so che sei molto confusa, ma ti ho portato qualcosa che forse potrà aiutarti.»

 

Si chinò, aprendo la valigetta, da cui tirò fuori un blocco da disegno e delle matite. «Questo è per aiutarti a tirar fuori quello che hai dentro. Ti è sempre piaciuto disegnare e credo che potrebbe farti bene mettere su carta i tuoi ricordi.»

 

Marinette sorrise, sfiorando la carta ruvida quasi con affetto.

 

«E non è finita qui» continuò Adrien. Frugò nella valigetta finché non trovò il peluche di Tikki, che lei aveva cucito per la figlia molti anni prima.

 

Non appena lo vide, Marinette quasi scoppiò in lacrime, rigirando l'oggetto tra le mani. «Tikki...» disse tra sé e sé «dove sei finita, amica mia?»

 

«Hai ricordato qualcos'altro?» chiese Adrien.

 

«Non molto, solo alcune immagini senza senso» ammise la donna, triste «piume di pavone, ali viola di farfalla e un'enorme e denso fumo nero... che cosa credi significhi tutto questo? Sto forse impazzendo?»

 

L'uomo scosse la testa, accarezzandole i capelli sciolti. «Non pensarci troppo, amore mio, vedrai che presto tutto avrà un senso.»

 

Marinette annuì, sorridendogli stancamente. «Dovrei darmi da fare. All'atelier avranno bisogno di me, poi c'è la riunione con gli insegnanti e dovrei chiamare per...»

 

Adrien le mise l'indice sulle labbra, dopodiché le stampò un bacio. «Non pensare a nulla. Riposati e lascia fare a me, ok?»

 

Marinette sorrise. «Sei il mio eroe» disse.

 

Adrien le fece l'occhiolino. «al tuo servizio, milady.»

 

 

 

 

————————————————————————

Eh no, questo periodo d’ispirazione non è ancora passato! Nonostante tutti gli impegni e il caldo la mia voglia di scrivere non mi fa dormire la notte, ahahahah!

 

Io vi giuro, non so quale coppia sia più carina tra la ADRINETTE e la EMIEL... li adoro troppo!

 

Non vi so dire quando pubblicherò il prossimo capitolo... forse tra un giorno, forse una settimana o chissà. A differenza di The last sacrifice, in cui avevo tutto già scritto, questa storia sta nascendo capitolo dopo capitolo, insieme a voi!

 

Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto, lasciatemi un commentino e noi ci rileggiamo nel prossimo capitolo.

Baci!!!

 

Laura

   
 
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