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Autore: Shireith    04/08/2018    1 recensioni
(Zuko/Katara – ergo non del tutto fedele al canon // raccolta che partecipa alla Zutara Week 2018 indetta dai fan su Tumblr)
#01 e #03. Primo bacio + tè — Il loro primo bacio assunse dapprima un andamento incerto, entrambi i ragazzi che si prendevano il loro tempo per studiare le peculiarità di quelle labbra che ora stavano come accarezzando con le proprie.
#02. Lettere — Lei e Zuko si scambiavano lettere da un po’, ormai.
#04. Anatre-tartaruga — Allo stagno, Zuko non ripensava più con sofferenza ai momenti che lui e sua madre non avrebbero mai più condiviso, ma immaginava con gioia quelli che lui e Katara avrebbero vissuto nel loro futuro insieme.
#05. Cristalli — Gli abbracci di Katara erano qualcosa di davvero speciale, per lui.
#06. Dominio del sangue — Il suo sorriso era talmente luminoso e raggiante che non scorgerlo sulle sue labbra gli sembrava semplicemente sbagliato, come se l’ordine naturale delle cose si fosse sbilanciato e andasse ristabilito.
#07. Scambio di dominio — «Rispondi seriamente, questa volta: che cosa faresti se, un giorno, i nostri domini venissero scambiati?»
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Zuko
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Di chiacchierate notturne e domande un po’ bizzarre
 
 
 «Che razza di domanda è?»
 Katara lo colpì affettuosamente sul braccio. «Avevi promesso che non avresti riso!»
 «Sì, ma non mi aspettavo di certo che mi chiedessi questo» ribatté l’altro. «Anzi, dal tono serio che hai usato, stavo già iniziando a preoccuparmi.»
 Katara, infatti, gli aveva chiesto con un’espressione seria se potesse fargli una domanda di punto in bianco, il che aveva contribuito a metterlo ancora più in allarme. 
 «Rispondi seriamente, questa volta: che cosa faresti se i nostri domini, un giorno, venissero scambiati?»
 Zuko arcuò le sopracciglia scure, scettico. «Perché mai dovrebbe accadere? In che modo? È impossibile.»
 «Tu sei impossibile» ribatté Katara. «Non pensare a queste cose: sii meno pessimista e usa l’immaginazione.»
 «Pessimista? Io direi più realista.»
 «Zuko!»
 «Va bene, va bene, scusa.» Era ancora dell’idea che si trattasse di una domanda un po’ sciocca, ma Katara sembrava davvero tenerci e lui l’amava. «Non saprei proprio da dove partire, però. Perché non inizi prima tu?»
 Katara annuì. Si sistemò meglio sul letto e iniziò dicendo: «Mi piace essere una dominatrice dell’acqua, anche con i suoi alti e bassi.» Zuko comprese subito che si stava riferendo al dominio del sangue e le strinse la mano sotto le coperte. Katara gli sorrise con affetto e continuò: «Mi piace poter controllare l’acqua, congelarla e, soprattutto, usarla per guarire le persone, ma mi sono spesso chiesta come sarebbe poter dominare un altro elemento. Se fossi una dominatrice dell’aria, per esempio, mi piacerebbe provare tutti i trucchetti che usa Aang.»
 Zuko rise piano. «Come lo scooter d’aria?»
 «Sì, come lo scooter d'aria. Lo so che potrebbe sembrare immaturo, ma credo sia divertente. Tu non vorresti provarlo, anche solo per curiosità?»
 «Immagino di sì» ammise. «Comunque non hai ancora risposto alla domanda.»
 «Se fossi una dominatrice della terra,» Zuko roteò gli occhi, ma Katara sapeva che non era davvero infastidito, «ti farei cadere a terra ogni volta che non mi dai retta.»
 Zuko parve spaventato all’idea, come se vi fosse la possibilità che ciò accadesse davvero. «Se fossi un dominatrice della terra saresti più pericolosa di Toph.»
 Katara arcuò le labbra in un sorriso furbo. «Be’, non ho certo bisogno di quello per farmi obbedire.»
 Zuko non replicò. Era una persona orgogliosa, lui – l’onore era alla stregua del suo migliore amico –, ma nemmeno ciò poteva fargli negare che Katara sapeva essere molto convincente, se solo lo voleva.
 «Allora, la domanda?»
 «Se fossi una dominatrice del fuoco, farei quello che fa tuo zio, e cioè mi scalderei da sola il tè.»
 «Molto maturo.»
 «Ma potrei anche accendere un fuoco in un batter d’occhio, oppure tenermi al caldo quando ho freddo. E ti darei fuoco quando mi fai arrabbiare.»
 «Davvero, non puoi immaginare quanto sia felice che tu non sia l’Avatar, altrimenti avrei sposato una psicopatica.» 
 Di nuovo, Katara gli diede un colpo affettuoso sul braccio. Poi poggiò la nuca sulla sua spalla e disse: «Adesso è il tuo turno, l’hai promesso.»
 Zuko si concesse qualche attimo di silenzio per riordinare i suoi pensieri. Minacce che attentavano alla sua salute fisica a parte, ora che Katara aveva risposto per prima, doveva ammettere che la domanda gli sembrava meno sciocca di quanto avesse pensato in precedenza. Benché con una base poco realistica, era un quesito interessante che tutti si ponevano, prima o poi: cosa avremmo fatto se un determinato aspetto della nostra vita fosse stato diverso?
 «Anni fa, quando mio padre mi esiliò e io iniziai a viaggiare in giro per il mondo, realizzai quasi subito che la Nazione del Fuoco era molto disprezzata – non che li biasimassi, considerato tutto ciò che mio padre ha fatto. Delle volte non ci davo peso e desideravo solamente poter ritornare a casa, ma altre mi chiedevo come sarebbe stato non essere un dominatore del fuoco. Non volevo neanche far parte della Nazione del Fuoco, ma cambiare tutto ciò che ero e diventare una persona migliore. Sarebbe stato bello, ad esempio, essere un dominatore dell’acqua per poter curare le ferite della gente invece di provocargliele.»   
 Mentre parlava, lo sguardo di Zuko era fisso su un punto indeterminato della stanza. Una volta che ebbe finito lo alzò per incontrare quello di Katara, sicuro che la moglie sarebbe stata soddisfatta della risposta. Invece la trovò con un’espressione triste, che non rifletteva la gioia e la spensieratezza del momento che stavano condividendo, e, anzi, sembrava quasi sul punto di piangere,
 «Cosa c’è?» chiese, preoccupato. «Ho detto qualcosa di sbagliato.
 Katara non replicò. Al contrario, si protese nella sua direzione e lo abbracciò.
 L’idea che Zuko avesse passato anni della sua giovane vita a sentirsi inutile e sbagliato la faceva stare male. Non poteva neanche immaginare tutta la solitudine che doveva aver provato. Delle volte desiderava semplicemente poter tornare indietro nel tempo, andare da quel ragazzino tormentato e disperato di tanti anni prima e abbracciarlo forte mentre gli diceva che non era colpa sua. L’unico e solo colpevole della sua miseria, nonché di quella del mondo stesso, era suo padre. Lui era soltanto l’ennesima vittima.
 «Mi dispiace che ti sentissi così.»
 Zuko l’abbracciò a sua volta. «Non devi, non è stata colpa tua. Inoltre, averti al mio fianco rende tutto più semplice. Non sarei l’uomo e il Signore del Fuoco che sono oggi se non fosse per te.»
 Katara mise fine all’abbraccio solo per poterlo guardare meglio negli occhi. «Saresti un grande uomo e Signore del Fuoco anche senza di me.»
 Le sorrise. «Forse. Ma tu mi rendi una persona migliore.»
 «Anche tu.»
 Di nuovo Katara si protese verso l’amato, ma questa volta affinché potesse baciarlo. E mentre Zuko la baciava a sua volta, si sdraiò di schiena sul letto e attirò Katara a sé.
 «Stiamo attenti a non svegliare la bambina, eh?» soffiò piano sulle labbra la giovane donna.
 «Sarò il più silenzioso possibile, lo prometto.»       

 



   
 
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