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Autore: heliodor    09/08/2018    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Partenza notturna
 
Come ladri, pensò Bryce. O spie. È così che andiamo via, partendo per una missione che potrebbe regalarci la vittoria decisiva contro Malag. Che cosa diranno i cantastorie da qui a un secolo? Che tutto iniziò con una fuga nella notte?
Ronnet li attendeva fuori dalle mura, come aveva promesso. Con lui c'erano i cento cavalieri che aveva reclutato come scorta. Venti indossavano i mantelli del circolo di Malinor.
"Streghe e stregoni che condividono le nostre stesse speranze e la nostra visione" spiegò il principe.
Da quando è diventata la nostra visione? Si chiese Bryce. Io voglio abbattere Malag per evitare altre morti e salvare mia sorella. Tu invece?
Elvana e gli altri arrivarono dopo di lei.
Gli ultimi furono Vyncent e Bardhian.
"Lui che ci fa qui?" chiese Ronnet.
"È il mio protetto e viene con me" spiegò Vyncent.
"Non è sicuro per lui" disse il principe. "Non andiamo a giocare."
"Bardhian ha visto più battaglie di te" disse Vyncent.
Ed è vero, pensò Bryce.
Era a Saresu quando avevano attaccato l'ultima fortezza di Malag sul continente, anche se nella retroguardia. Ed era a Valonde quando erano stati attaccati a tradimento. Lui e altri giovani del circolo avevano difesa le navi all'ancora, quando si era temuto che il nemico potesse cercare di bruciarle. Non era accaduto ma Bardhian e gli altri avevano respinto due assalti.
Ronnet gli rivolse una smorfia di disgusto. "Se è qui per condividere la gloria che spetta a me si sbaglia di grosso."
"Di che cosa hai paura, fratello?" chiese Bardhian con tono sfrontato.
"Non usare quel termine in mia presenza" disse Ronnet. "Siamo figli di due madri diverse."
Ecco una cosa che non sapevo, si disse Bryce.
Anche Vyncent ignorava la cosa? A giudicare dalla sua espressione serena e per nulla turbata, immaginò di sì.
"Ricordati di starmi lontano, in battaglia" disse Ronnet al fratello. "Non vorrei colpirti per sbaglio."
"Mi assicurerò che non accada" disse Vyncent.
Ronnet gli rivolse un'occhiata ostile e tirò le redini facendo voltare il cavallo. "Andiamo" disse rivolto ai cavalieri. "Ci aspetta un lungo viaggio."
Dopo che si furono messi in marcia, Bryce attese un'ora prima di avvicinarsi a Vyncent. "Tu lo sapevi?"
"Che cosa?"
"Che Bardhian e Ronnet fossero figli di due donne diverse."
Vyncent scrollò le spalle. "Credevo che tu lo sapessi. È la storia recente di Malinor, in fondo."
Bryce attese che proseguisse.
"La regina Myla ha dato a re Alion i tre figli più grandi: Klarisa, Lirian e Ronnet. Ma è morta mentre metteva al mondo il suo quarto figlio, purtroppo anch'esso deceduto."
"E poi? Re Alion ha preso un'altra moglie?"
Vyncent annuì. "Una strega di Berger, una certa Leope, venne in città per una qualche missione per conto del suo circolo e re Alion se ne innamorò. Da quella unione nacque Bardhian,"
"Non ci è stata presentata nessuna regina" disse Bryce.
"Ho forse parlato di un matrimonio?"
Bryce iniziò a capire. "E dov'è Leope?"
"Nessuno lo sa. Scomparve poco dopo la nascita di Thereza e da allora non è stata più vista."
"Bardhian quanti anni aveva quando la madre scomparve?"
"Quattro" disse Vyncent.
"Non ne ha mai parlato."
"Non è facile essere un figlio naturale in una famiglia come quella dei Malinor" disse Vyncent. "Come avrai notato sono molto competitivi."
"In effetti, penso che tra poco inizieranno a complottare gli uni contro gli altri."
Vyncent scrollò le spalle.
"E Thereza e Kendal? Di chi sono figli?"
"Tesane di Mantea, un regno vassallo di Malinor. Morì poco dopo aver messo al mondo la sua seconda figlia. Da allora re Alion non si è più sposato."
"Perché allora non ha sposato Leope?"
"Non era di nobile nascita, credo" disse Vyncent.
"Bardhian che cosa dice al riguardo?"
"Niente" si affrettò a dire lui. "Tutto quello che so l'ho appreso chiedendo in giro con molta prudenza per non destare sospetti."
Bryce sospirò affranta.
"Fai finta che non ti abbia detto niente" disse Vyncent.
"Sai che so essere discreta."
Fecero tappa in un paio di villaggi prima di raggiungere i confini di Malinor. A quel punto erano trascorsi già otto giorni di viaggio.
"Ormai siamo a più di ottocento miglia dalla capitale" annunciò Ronnet. "Tra poco entreremo nel territori della federazione."
"Orfar?" chiese Bato.
Ronnet scosse la testa. "Calag, uno dei suoi alleati. Il re di Orfar proviene da questa città."
"Parlami di Skeli" disse Bryce mentre sostavano tra le rovine di un vecchio maniero arroccato su una collina.
Tutto intorno c'erano campi incolti e boschi che si estendevano fino all'orizzonte. Quella zona del continente sembrava deserta anche per le sue abitudini.
Ronnet sedette su una pietra, le gambe accavallate. "Che vuoi sapere di lei?"
"Che tipo di persona è? Possiamo fidarci di lei?"
Ronnet rise. "Certo che no. È una stupida grassona bastarda. Dicono che ami più i suoi cani che l'unico figlio che è riuscita a partorire, un tizio malaticcio che a malapena sa accendere un globo luminoso. Sai come lo chiamano? Kymenos l'Incapace."
"Tu non dirai queste cose in sua presenza, vero?" chiese Bryce preoccupata dall'atteggiamento del principe.
Ronnet rise più forte. "Certo che no, mi credi uno stupido? Forse Lirian sarebbe capace di una simile idiozia, ma con me non devi preoccuparti."
"E il re? Hai detto che è di queste parti."
"Lui non conta niente. Orfar è un matriarcato. Sono le donne a ereditare la corona."
"Quindi non hanno un erede."
Ronnet ghignò. "Vedo che inizi a capire."
Un regno preso in mezzo da forze soverchianti, si disse Bryce. E non hanno un erede.
"Come avrai intuito, Skeli non ha molto su cui trattare" disse Ronnet con aria rilassata. "Le converrà unire le sue forze alle nostre se vuole sopravvivere."
"E se invece le unisse a quelle di Malag?" chiese Bryce.
Ronnet ghignò. "Diciamo che ho un asso nella manica."
Bryce si accigliò. "Cos'è che hai nella tua manica? E come potrebbe aiutarci?"
Ronnet rise.
Bryce avvampò di rabbia e vergogna. C'era qualcosa che lui sapeva e che lei ignorava? Non le piaceva fare la figura della stupida davanti agli altri, soprattutto uno come il principe di Malinor.
"Scusa" disse Ronnet con le lacrime agli occhi.
Perché le tue scuse mi sembrano finte? Si disse Bryce.
"Non volevo offenderti, sul serio. È che non ho potuto trattenermi. C'è un gioco di carte che va molto di moda nella parte occidentale del continente vecchio. Gli assi sono il nome che si danno ad alcune carte contenute nel mazzo."
Bryce conosceva i giochi di carte ma non sapeva di uno in cui si dovesse nascondere una carta in una manica.
Ronnet dovette notare la sua incertezza e proseguì. "C'è un gioco in cui per vincere basta collezionare quattro assi, ma è molto difficile perché sono carte rare da avere nella propria mano. Così i giocatori che intendono barare nascondono uno o più assi nella propria manica, tirandoli fuori quando servono."
"E se vengono scoperti?"
"Al baro succedono cose molto spiacevoli."
"E sei disposto a correre questo rischio?" chiese Bryce.
Ronnet annuì. "Al punto in cui siamo, sarebbe assurdo tirarsi indietro."
Bryce decise che quella discussione non stava andando da nessuna parte e lo lasciò. Tornò al suo giaciglio, dove trovò Elvana e gli altri già addormentati e Vyncent appoggiato con la schiena a un masso.
"Di che avete parlato tu e Ronnet?"
"Di giochi di carte."
Vyncent si accigliò.
"Credo di essere il suo asso nella manica" disse Bryce distendendosi sul terreno. Era morbido ma scomodo. Il letto di erba e foglie secche non bastava a celare le asperità del terreno. O era la sensazione di essere manovrata a renderla inquieta?
Non sapeva dirlo.
Il giorno dopo si rimisero in marcia e avanzarono attraverso una pianura monotona per i tre successivi.
Bryce stava cominciando a stancarsi quando Ronnet fece un annuncio.
"Ormai dovremmo esserci."
Poche ore dopo incrociarono un gruppo di cavalieri che avanzava deciso verso di loro.
Bryce ed Elvana furono subito sul chi vive, ma Ronnet sembrava sicuro del fatto suo.
"Sono amici" disse. "Vengono ad accoglierci.
Alla testa dei cavalieri c'era un uomo di mezza età che cavalcava fiero. Anche da lontano Bryce colse il riflesso dell'oro e dell'argento dei simboli ricamati sul suo mantello e si chiese chi fosse.
"Losandro di Berger" disse Ronnet andandogli incontro con un largo sorriso.
L'uomo lo ricambiò con una smorfia. "Ronnet di Malinor. Dammi un buon motivo per la tua presenza in forze nel nostro territorio o dovrò rimandare a re Alion la tua testa su di una picca."
"È questo il modo di rivolgerti a dei pregiati ospiti?" disse Ronnet. "E voglio ricordarti che tu hai una scorta di venti cavalieri e noi cento. Potrebbe essere la tua testa a fare bella mostra di sé su di una picca."
"I miei venti valgono mille dei tuoi, cane di Malinor."
Il sorriso di Ronnet si allargò. "Adoro il modo sottile con il quale ami offendere le persone" disse smontando da cavallo. "Ma ti invito a riconsiderare le tue parole, dopo che ti avrò presentato una certa persona."
"Nessuno che ti accompagni a uno come te potrà mai godere della mia fiducia" disse Losandro.
"Nemmeno la famosa strega dorata? Quella che ha messo in fuga l'arcistregone?"
Bryce avrebbe voluto dirgli che non era da sola e che Malag aveva avuto almeno un paio di occasioni per ucciderli tutti. Lo avevano solo colto di sorpresa mentre si trovava in un avamposto sperduto privo di alcuna difesa seria. E nonostante ciò Rajan era morto e per poco non erano morti anche lei e Vyncent.
Losandro sembrò rifletterci. "Dubito che una strega di tale fama si accompagni a un cane puzzolente come te."
"Ti sbagli" disse Bryce facendosi avanti. "Anche se condivido la tua ultima frase."
Ronnet abbozzò un timido sorriso.
Losandro la guardò con aria di sfida. "Tu saresti la strega dorata? Ti facevo più alta."
"I cantastorie esagerano sempre" disse Bryce con modestia. "È facile sbagliare le proporzioni dopo un paio di boccali di vino."
Losandro non mutò espressione. "Puoi dimostrare chi dici di essere?"
Bryce gli mostrò il sigillo di Taloras.
"È di Taloras, ma la strega dorata è di Valonde. E potresti averlo rubato a qualcuno" disse Losandro rigirandoselo tra le mani.
"Allora mettimi alla prova."
"È lei" disse Ronnet. "E lo sai benissimo. Ho scritto più di una lettera ad Alyro e Kallia. Le hai lette? Oh, dimenticavo, tu non sai leggere."
Losandro fece una smorfia. "Seguite noi, ma senza fare mosse brusche."
Mentre cavalcavano dietro Losandro e i suoi, Bryce affiancò Ronnet. "Credevo conoscessi queste persone. Che ci fosse un accordo."
"Gli accordi presi per corrispondenza non valgono niente, principessa di Valonde" rispose lui.
"E questo che significa?"
"Che ci dovremo guadagnare la loro fiducia se vogliamo che ci appoggino. Lascia fare a me."
Losandro li guidò verso un grande accampamento protetto da palizzate di legno. Bryce contò una mezza dozzina di torri solo sul lato che riusciva a vedere. All'interno di erano migliaia di tende di ogni foggia e misura. Alcune avevano ornamenti sfarzosi e altre erano poco più che dei teloni stesi per ripararsi dalle intemperie. Contò decine di blasoni e stendardi prima di perdere ogni interesse.
Si fermarono davanti a una tenda che sorgeva al centro di uno largo spiazzo. Due figure umane, un uomo e una donna, attendevano davanti all'ingresso.
Lì attorno c'erano almeno trecento soldati e cinquanta tra streghe e stregoni. Erano abbastanza da soverchiarli per numero e forza, ma Ronnet non sembrava turbato da quella cosa e continuava a sorridere.
"Venite" disse Losandro. "Solo voi due" aggiunse indicando Ronnet e Bryce.
"Ci conviene fare come dicono" disse il principe di Malinor.
Bryce gettò una fugace occhiata alle sue spalle. Elvana, Vyncent e gli altri sembravano sul chi vive. Sapeva di poter contare su di loro, ma lì erano circondati a forze che potevano rivelarsi ostili e non sarebbe stato facile uscirne vivi.
Smontò da cavallo e seguì Ronnet.
"Alyro, Kallia" disse con tono gioviale questi. "Che onore rivedervi."
Alyro era un anziano canuto dagli occhi incavati. Indossava un mantello azzurro e oro che sembrava di due taglie più grandi.
Kallia era anche essa anziana, ma attendeva dritta e fiera in una posizione marziale. Sulle spalle larghe portava un mantello rosso e nero.
Fu proprio la donna a parlare per prima. "Ronnet di Malinor, ti diamo il benvenuto. Stavamo iniziando a dubitare che ti saresti mai presentato a questo incontro."
"Dubitavate di me?" fece Ronnet con tono offeso. "Come avete potuto?"
Kallia lo guardò con aria infastidita. "Hai portato ciò che avevi promesso?"
Ronnet indicò Bryce. "La strega dorata, la principessa di Valonde. L'eroina che abbatterà Malag e riporterà la pace sul continente."
Kallia la studiò con attenzione. "Io non ti ho mai vista" disse rivolta a Bryce. "Ma Alyro era presente alla tua consacrazione."
Era un evento accaduto lune prima e Bryce dubitava che una persona anziana come Alyro riuscisse a ricordare il suo viso. Nonostante ciò disse: "Io vi porgo i miei saluti a nome di Valonde e dell'alleanza."
Alyro le lanciò un'occhiata fugace. "È lei. Smettiamola di perdere tempo e passiamo a fatti più importanti."
Bryce guardò Ronnet sorpresa. Si era aspettata un lungo esame, forse una prova d'abilità da sostenere per provare chi diceva di essere.
Alyro andò verso la tenda. "Che aspettate? Qui fuori fa freddo e le mie ossa si stanno gelando. Ho male alla schiena a e voglio risposarmi."
Ronnet le indicò la via con un mezzo inchino. "Da questa parte, principessa."
La tenda era calda e accogliente, con un braciere nel mezzo che ardeva spandendo un dolce profumo.
Non c'era un tavolo ma delle comode poltrone di legno sulle quali si accomodarono.
Alyro sedette stancamente mentre Kallia rimase con la schiena dritta e lo sguardo fiero.
"Io sono Kallia di Nazdur" disse la donna. "Membro del consiglio del circolo di Nazdur. Lui è Alyro di Agash, decano del suo circolo."
"È un onore fare la vostra conoscenza" disse Bryce attingendo a tutta l'etichetta che conosceva. "Io sono Bryce di Valonde."
"E io Ronnet di Malinor."
Kallia la guardò soddisfatta. "Ora che ci siamo conosciuti, diteci perché siete venuti qui."
"Il motivo è uno solo" disse Ronnet. "Vogliamo unire le nostre forze alle vostre per sconfiggere Malag una volta per tutte."
"E le tue forze sarebbero un centinaio di cavalieri?" chiese Kallia.
"E la strega dorata" disse Ronnet.
La donna fece una smorfia. "Credi che una strega da sola possa vincere la guerra?"
"L'alleanza pensa di sì" disse Ronnet.
"Allora perché non sei al fianco di tuo padre?" chiese Kallia a Bryce.
"Sono qui per combattere" rispose con tono deciso. "L'alleanza è al nord, chissà dove. Io sono dove si trova Malag. Ti basta questo?"
Kallia annuì grave. "Ho cinquantamila soldati e duemila tra streghe e stregoni. L'orda di Malag è almeno cinque volte superiore alla nostra. Come speri che possa bastare solo la tua presenza per abbattere quel mostro?"
Bryce guardò Ronnet.
Il principe di Malinor ghignò. "Posso mettere in campo altri centomila soldati e cinquemila tra streghe e stregoni."
"Tu?" fece Kallia stupita.
"I miei alleati."
"E chi sarebbero?"
"Ames di Thera, Orinn e Aillinn di Vanti, Feanna di Ulir, re Lindila di Sibo e decine di altri. Ho con me le loro lettere con i sigilli in cui giurano di scendere in campo al mio fianco."
"E noi a che cosa ti serviamo?"
"Non possiamo affrontare Malag da soli. Dobbiamo unire le nostre forze" disse Ronnet. "Voi avete riunito i vostri eserciti e attendete che la sua orda vi raggiunga. Quando ciò accadrà, sarà come cercare di fermare un'onda con un bicchiere d'acqua, ma se lo affrontiamo adesso..."
"Anche se ciò fosse" disse Kallia. "Unendo le nostre forze non arriveremmo alla metà di quelle di Malag. Siamo ancora troppo in svantaggio."
"Non se Orfar e la sua federazione di appoggiassero" disse Ronnet. "Con quelle forze, supereremmo quelle di Malag."
Kallia sembrò pensarci su. "Al massimo potremmo eguagliarle."
Ronnet ghignò. "Ti sbagli. L'arcistregone non ha la strada spianata verso Orfar. Deve ancora arrivarci e per riuscirci dovrà espugnare una decina di fortezze. Perderà molti uomini per farlo. Inoltre, deve impiegare parte delle sue forze per guardarsi le spalle e impedire a mio padre di coglierlo di sorpresa. Non attaccherà Orfar con tutti i suoi soldati."
Kallia annuì. "Potresti avere ragione, ma rimane sempre un dubbio. Skeli ci appoggerà? Unirà le sue forze alle nostre? Se noi tentassimo di entrare nei suoi territori ci attaccherebbe."
"Mi occuperò io di Skeli" disse Ronnet. "Tu fa in modo di combinare un incontro con lei. So che siete amiche."
"I nostri rapporti sono cordiali" disse Kallia. "Ma non la definirei un'amica. Cercherò di farti avere un incontro, ma non posso garantirti niente al riguardo."
Aylor si schiarì la gola. "Avete terminato? Sono stanco e vorrei riposare."
Bryce si chiese perché non avesse niente da dire al riguardo, ma non aveva importanza.
Quando uscirono dalla tenda prese Ronnet da parte. "E adesso? Come farai a convincere Skeli?"
Ronnet sorrise. "Ora calerò il mio asso."

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