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Autore: Duncneyforever    10/08/2018    1 recensioni
Estate, 1942.
Il mondo, da quasi tre anni, è precipitato nel terrore a causa dell'ennesima guerra, la più sanguinosa di cui l’uomo si sia mai reso partecipe.
Una ragazzina fuori dal comune, annoiata dalla vita di tutti i giorni e viziata dagli agi che l'era contemporanea le può offrire, si ritroverà catapultata in quel mondo, circondata da un male assoluto che metterà a dura prova le sue convinzioni.
Abbandonata la speranza, generatrice di nuovi dolori, combatterà per rimanere fedele a ciò in cui crede, sfidando la crudeltà dei suoi aguzzini per servire un ideale ormai estinto di giustizia. Fortunatamente o sfortunatamente non sarà sola e sarà proprio quella compagnia a metterla di fronte ad un nemico ben peggiore... Se stessa.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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Non gli è facile mentire. 

Egli non è abile quanto Rüdiger nell'arte della dissimulazione, meno ancora se preso da un movimento interiore estraneo alla sua alterezza nordica, ma ben conosciuto dal primo, maestro dell'inganno ed esperto manipolatore. 

Il rosso è un uomo grezzo, del popolo e, nonostante si impegni molto nel dimostrare il contrario, la tattica di cui si serve per asservire la donna è tutt'altro che raffinata, bensì rude, volgare quasi, il tutto salvato da quelle poche " chicche " che riesce a tirar fuori dal cilindro quando la ragazza in questione si presenta più rigida del previsto.

È spaventoso pensare che, quel giorno, a Roma, la mia carne ( che allora fu debole, così debole ) rispose al richiamo primitivo di Rüdiger, abbassandosi a pregare per sentire quel suo tocco esperto sulla pelle. 

Che orrore, che vergogna! Sapendo che mi avrebbe buttata via! 

Stupida. 

Stupida ragazzina indecente. 

Reiner riassume l'espressione imperiale, impegnandosi alla guida della vettura. Nelle sue vene scorre sangue blu e ciò gli impone una compostezza degna di tali, che poco lascia intravedere del suo vero stato d'animo. 

Se non avessi visto la sua prima reazione, quella goccia di delusione che gli ha traversato lo sguardo, non avrei capito quanto fosse rimasto amareggiato dal mio rifiuto. 

Rudy, dopo quel che è accaduto l'ultima volta, avrebbe nascosto il dispiacere con una contrazione astiosa della fronte, eppure il biondo non è proprio riuscito a trattenersi. 

Accorgendosi del mio sguardo addosso, si altera, ordinandomi di non fargli più vedere i miei occhi grandi, lucidi, le labbra cremisi gonfiatesi dal pianto precedente e le braccia contratte, la veste sgualcita che evidenzia la curva del seno, tenuto addietro dalla stoffa elastica della maglietta... 

Non riesce a concentrarsi sulla strada, dice. 

- Hai altri compiti da svolgere oggi? Credevo che tu qui fossi un'ospite ma, a quanto pare, ti sbatti più di tutti loro. - Lui nega, deridendo la mia ingenuità.

- Ospite? Figuriamoci! Avrai notato che il rosso è pieno d'impegni in questo periodo, se così vogliamo chiamarli; qualcuno dovrà pur prendere il suo posto in sua assenza, no? - 

- Per questo ti odia? - Non penso possa essere una giustificazione al suo atteggiamento strafottente, sebbene il rosso sia una di quelle persone impossibili da decifrare. Tanto vale provare. 

- Sono ciò che lui non potrà mai essere. Saprai che un ufficiale SS non dovrebbe fare distinzioni di classe e che solamente il merito personale può elevare un uomo sugli altri, ma non è esattamente così; il Reich si appoggia ancora sulla vecchia nobiltà, per ricevere sostegno politico e finanziario, così come ha sempre fatto, fin dai suoi esordi. L'aristocrazia europea ha reso possibile il sogno del Führer, tanto che ha ignorato le origini ebraiche della principessa Hohenlohe-Waldenburg Schillingfürst, conferendole personalmente una medaglia d'oro per i servigi resi al Reich. Questo può farti capire quanto l'uguaglianza sociale predicata dai più esaltati sia, in realtà, una fantasia irrealizzabile. Rüdiger mi disprezza e mi teme anche perché sa che, se lo desiderassi, potrei portarti via da lui e assicurarmi che non ti riveda più. - 

Dunque sapeva che gli sarei piaciuta ancor prima che me ne accorgessi io e non voleva che lo conoscessi, che lo vedessi o che ci parlassi, perché aveva paura di perdermi... 

È stato raggiunto un livello in cui il suo interesse, dapprima tenue e inoffensivo, non soddisfatto, è diventato malattia, sconfinando nel territorio di una perversa ossessione. 

Prima non era così, non intendeva farmi del male, mentre ora non si trattiene dal farmene e pretende che io gliene faccia, purché la cosa lo diverta. 

Si può essere così masochisti? 

In più, non conoscevo la storia che Reiner mi ha raccontato a proposito delle manovre politiche di Hitler ma, del resto, cosa ci si poteva aspettare da colui che, invece di maledire sè stesso per aver trascinato la Germania in guerra, incolpò gli uomini che aveva costretto a combattere e a morire per le sue ambizioni. 

Lottarono per salvare il loro paese già in fiamme, fino alla morte ma, al dittatore, questo non importò per nulla: lui doveva vincere, a costo di sacrificare ogni singolo uomo, donna e bambino tedesco. 

" Se la guerra è persa, non mi importa che il popolo muoia. Non verserò una sola lacrima per loro. Non meritano nulla di meglio. " 

Si espresse con queste parole brutali, l'uomo che, da alcuni, venne creduto il " messìa ".

- Non so neppure cosa dire, mi vengono i brividi. - Confesso, sentendo realmente i peli ritti sul corpo. 

- Potrei darti tutto, se solo tu me lo rendessi possibile. - Si stupisce lui stesso, perdendo la fermezza in quei suoi occhi freddi che, nello sciogliersi, si fanno ancor più belli. 

- Vorrei indietro quello che ho perso; una famiglia, un amico, una casa, una vita intera... Alcune cose sono perse per sempre e non si possono restituire. - 

- Ci sono io qui per te -  e, questo, mi rende triste, perché so come andranno a finire le cose: lui morirà ed io, trovato il coraggio di accoglierlo nella mia vita, perderò un'altra famiglia e rimarrò sola, non sapendo neppure da dove ricominciare per costruirmene una terza. 

Il coraggio di sperare l'ho abbandonato da tempo. 

- La guerra è tutt'intorno a noi, Reiner. Ho paura di perderti. - Lui, nel profondo, vorrebbe dirmi che, in caso di disfatta, sacrificherebbe il suo onore per restarmi accanto, tuttavia non replica, preferendo di gran lunga non esprimersi piuttosto che contarmi una bugia facile da digerire. 

Lui vuole affermare la sua personalità distruggendosi per un qualcosa di più grande... 

Come potrei dirgli che nessuno lo vedrà mai come un eroe? 

Lo saprò io e pochi altri, mentre il resto del mondo avrà conosciuto solo il mostro che inseguiva ideali falsi e malati. 

Parcheggia l'auto con meno premura del solito, lasciandola oltre lo steccato a prender caldo sotto il sole cocente, benché stemperato dal vento tiepido dell'est. 

È distratto, o non avrebbe maltrattato un'oggetto di cui conosce il valore in quel modo. 

Entrati, si sbottona la giacca scura, gettandola, anch'essa malamente, sul divanetto posto in soggiorno. 

- Io non so stirare - lo informo, preoccupandomi per il capo di qualità stropicciato. 

- Me ne occupo io; presto farò venire una domestica affinché si occupi dei lavori di casa. - 

- Non voglio persone sconosciute intorno; non mi fido di nessuno, se non di Ariel. O lui o niente. - I suoi occhi crepitano, ripieni d'odio verso sè stesso, come fosse bastato il soffio all'orecchio di un mio desiderio per scombussolargli la vita. 

" È inammissibile " un pensiero che non fuoriesce nemmeno da quelle labbra chiare. 

- Se può farti piacere - è troppo alto per poterlo abbracciare come lo si farebbe con una persona della propria statura o poco superiore, per cui mi metto davanti a lui, protendendo le braccia, invitandolo a prendermi su. 

Non è un gran sforzo per i suoi muscoli, abituati a sollevare ben più del mio peso.

- Sono una debolezza? - 

- Io dico di no. Non c'è niente che non possa darti o non possa farti avere; ciò non dovrebbe rendermi onnipotente? - Poso le braccia esili sulle sue spalle, scendendo piano con la mano verso l'interno del suo braccio sinistro, dove il tatuaggio con il gruppo sanguigno ed il numero di matricola, che avrebbe identificato la sua appartenenza alle Schutzstaffeln, è assente. 

Nulla potrebbe ricondurlo alle SS, eppure so che, anche se non impresso sulla pelle, quel marchio lo possiede anche lui; non nella carne, ma nello sguardo che suscita un'attrazione ipnotica persino verso il male che trasuda. 

Vorrei ridimensionare la sua percezione di " onnipotenza " ma mi accorgo che non ne sono capace o, peggio, non mi sento di contestargliela, incantata da quella percezione di potere che lui ama infondere negli occhi di chi guarda, affinché essi provino, con una buona dose di morbosità, il fascino discreto del suo predominio. 

Reiner... 

Incasso il viso nell'incavo del suo collo, lasciando dondolare le gambe sui suoi fianchi; lui mi rimira dall'altro, composto e orgoglioso, seppur attento ai miei movimenti. 

Dopo un momento, sciogliamo l'abbraccio. 

Lui non sa da che parte girarsi in cucina, motivo per il quale mi offro di aiutarlo: non sarà un manicaretto preparato da Massimo Bottura, però è già un inizio. 

Dopodiché, la giornata trascorre abbastanza in fretta: poso per il mio ritratto, accucciandomi nello stesso punto dello schizzo, mi sgranchisco le gambe vagabondando per il bosco ( sotto la sua stretta sorveglianza ), poi sono di nuovo all'opera per la cena ed infine, con mia grande sorpresa, scopro un pianoforte nella stanza degli ospiti ( o ciò che ne rimane ), non più che una camera bianca e vuota riempita solo dall'ingombrante strumento posto a lato della finestra. 

Un Bechstein in stile liberty, quale meraviglia! Doveva averlo da molto tempo, il vecchio proprietario... Un peccato lo abbia lasciato qui. 

Il comandante sbuca alle mie spalle e io, curiosa, chiedo subito se sia in grado di suonarlo; - certo - mi dice, sfoggiando un sorriso di puro compiacimento nel vedere i miei occhi brillare alla sola idea di sentirlo. 

- Qualche richiesta? - Siede sulla panca con un'eleganza innata, attirandomi accanto a sè. 

Quant'è sleale il rossore! 

Ignoro l'adiacenza delle nostre cosce, tirando un velo di capelli su campi di papaveri in fiore.

Mi concentro faticosamente su di un brano in particolare: 

- rapsodia ungherese numero due, di Franz Liszt. - Lui non mi stuzzica più, sorpreso dalla mia scelta. 

- Interessante che tu lo conosca; è piuttosto complicato da eseguire. - 

- Non ne sei capace? - Sospende le mani sui tasti, lasciandole ricadere in modo deciso verso il mezzo della tastiera. 

Osservo rapita quelle mani bianche scorrere da una parte all'altra con una velocità impressionante: è un picchiettare discontinuo, frenetico, veemente, ma anche calmo, dove periodi di quiete e di impetuoso virtuosismo si alternano come in una danza popolare, la stessa a cui si ispirò il suo compositore. 

Belle mani di pianista, forti e delicate, in grado di eseguire alla perfezione tutte quelle difficoltà tecniche che rendono la famosa rapsodia uno dei brani più difficili mai scritti nella storia pianistica. 

È una melodia sublime che, resa dal vivo, mi coinvolge in un tale trasporto emotivo da farmi sospirare d'agitazione ogni qual volta che il friska, il tema fresco, veloce, incalza sempre più, facendosi rapido, ancora più rapido e spingendo Reiner al limite delle sue capacità.

Alzo il viso verso quello del biondo, ammirando la sua vitalità, la sua tensione, gli occhi azzurri liberi dalla durezza nordica, impazziti. 

È un'altra persona, così poco posata, travolta dalla libertà che il pezzo riesce a sprigionare in una sequenza di toni differenti, cupi e gioiosi che, forse, rispecchiano appieno il suo modo di essere, vista la totale naturalezza con cui esegue il motivo. 

Verso la fine il mio sguardo si incrocia, non riuscendo più a seguire la lunga sequenza di note varie e ravvicinate. 

In nemmeno un minuto, da lento e malinconico, il ritmo si fa rapido e vivace, frenetico, morendo nella medesima tonalità. 

Reiner si ferma, ricomponendosi.

Io lo guardo in silenzio, ebbra di quel piacere estatico donatomi dalla bellezza eterea della sua arte. 

- Meraviglioso - enuncio, aggrappandomi alla mano appoggiata sul ginocchio. - Tu sei meraviglioso. - 

- Mentre suoni - mi correggo subito, esibendo un timido arrossire. - Davvero, è stato magico! Ti esibirai più spesso d'ora in poi? - 

- Lo sai che a questa voce carezzevole non riuscirei a dire di no - mi cinge le spalle da dietro, sfiorandomi accidentalmente il livido sulla schiena. - Vieni, ti prendo qualcosa. - 

Ricoperta di crema antidolorifica non mi resta che lasciar asciugare la pelle e aspettare di potermi coricare: non è che sia il massimo, essendo questa pomata unticcia e grumosa, a contrario di quella precedente.

- Mi dispiace, cercherò di procurarmene un'altra - mi rassicura, toccando lievemente quel punto rialzato.

Accartoccio le labbra, tirandomi in avanti. 

Maledetto Rüdiger. 

Lui e il suo piacere vizioso nel vedermi soffrire. 

Intanto, con quello che sarebbe potuto succedere oggi, chiedo di poter dormire in un'altra stanza, non più nello stesso letto di Reiner e lui, stranamente, senza protestare, si trasferisce in soggiorno, sul divano, lasciando a me il suo comodo materasso. 

Mi addormento nel giro di poco, ma sorrido impercettibile quando le sue braccia mi circondano da dietro, a sorpresa, nel cuore della notte.

No... 

Per il momento, non mi lascerà sola. 

 

 

 

 

 

ANGOL(IN)O AUTRICE: 

finalmente a voi la seconda parte del precedente capitoletto, questo, leggermente più corposo ma che, comunque, riprende gli stessi temi ( forse anche un po' noiosi, mi rendo conto).

Nonostante la premessa, ho preferito inserire un altro capitolo di interemezzo, di tipo " slice of life " per approfondire meglio il personaggio di Reiner dato che ( anticipo ) ci sarà un grande ritorno a breve... 

Spero di non avervi annoiato, anche perché ho pensato di catalizzare tutta " l'azione " in un capitolo che fosse a parte, visto che non volevo rovinare le parti più " umane " del racconto. 

Un abbraccio a tutti i miei lettori/ recensori! 

Alla prossima. 

 

 

 

  
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