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Autore: heliodor    12/08/2018    3 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Bryce sistemò la sacca vicino alla sella del cavallo.
"Hai preso tutto?" domandò Elvana.
Da quando aveva saputo del suo incontro con la regina d Orfar, non l'aveva lasciata un attimo da sola.
"Starò via solo un giorno" disse Bryce. "Il luogo dell'incontro dista solo mezza giornata di viaggio."
"Un intero giorno con quel Ronnet" disse Elvana. "È troppo per chiunque."
"Ho affrontato pericoli peggiori."
"Ma non eri da sola."
Bryce cercò di sorriderle. "Non lo sarò nemmeno stavolta. Vyncent viene con me."
"Perché lui e non io? Non ti fidi di me?"
"È proprio perché mi fido di te che ti voglio qui, con Bato, Djana e Bardhian."
"Dovrò fare da balia a quei tre?"
"Ti sto affidando le loro vite. Se qualcosa andasse storto, toccherà a te riportarli a casa sani e salvi."
"Bardhian è già a casa sua."
Ma non è in salvo, pensò Bryce. "È una grossa responsabilità."
Elvana annuì con espressione rassegnata. "La verità è che vuoi startene un po' da sola con lui."
"A Malinor ho avuto molte occasioni."
"Ma non ne hai sfruttata nessuna."
"Ora basta con questo discorso" disse Bryce. "Non voglio tornarci sopra."
"Come desideri" disse lei guardando altrove.
Ronnet si era avvicinato. "Sei pronta principessa Bryce?"
"Sono pronta."
Ronnet prese il suo cavallo.
Vyncent era già in sella al suo. Insieme a loro avrebbe viaggiato una scorta di sei cavalieri, Losandro compreso.
"Siamo proprio un bel gruppo" disse Ronnet con tono scherzoso.
"Possibile che tu non riesca mai a prendere niente sul serio?" fece Losandro con tono seccato.
Ronnet gli rise in faccia guadagnandosi un'occhiata furiosa.
"Non esagerare con lui" gli disse Bryce sottovoce. "Credevo dovessimo guadagnarci la loro fiducia."
"Losandro non conta niente. È Aylor quello che comanda."
"Il decano non ha detto una parola alla riunione." Stava per dire "vecchio", ma si era trattenuta.
"Ma è rispettato da tutti. È stato grazie a lui se vedi riuniti qui tutti questi soldati e stregoni. Senza starebbero pensando a come pugnalarsi alla schiena a vicenda."
"Non pensavo che i rapporti fossero così tesi."
"Allora non sai proprio niente del continente vecchio" disse Ronnet. "Allora ci muoviamo? Non facciamo aspettare la vecchia Skeli" gridò a Losandro.
Il gruppo di cavalieri si mise in marcia.
Bryce si godette poco il viaggio, i pensieri che andavano ora alla trattativa imminente, ora alla battaglia che ne sarebbe seguita. E tutti portavano al suo scontro con Malag e alla liberazione di Joyce.
Perché se c'era una cosa che la sosteneva in quel momento, era il pensiero che sua sorella potesse essere ancora viva. Se era morta, se Malag le aveva fatto del male, tutto quello non aveva alcuna importanza.
"So a cosa stai pensando" disse Vyncent in una pausa per far riposare i cavali. Sedette accanto a lei nell'erba alta, incurante di sporcare il mantello e i pantaloni puliti.
"Davvero? È così facile leggermi?" chiese Bryce.
Vyncent annuì. "Anche io spero di salvarla, ma stavo pensando una cosa..."
Bryce attese.
"Se Malag l'ha presa, avrà avuto i suoi motivi."
"È per farci del male. Per piegare la resistenza di mio padre."
Vyncent annuì. "È quello che penso anche io. Ma non pieghi una persona uccidendole una figlia. La rendi solo più determinata nei suoi propositi di vendetta."
"E allora? Credi che Malag abbia paura?"
"No, affatto. Credo che abbia preso Joyce per farne un ostaggio, non per farle del male. E finché sarà convinto di poterla usare per piegare la volontà tua e di tuo padre, lei sarà al sicuro."
"Dove vuoi arrivare?"
"Se metterai Malag in un angolo, se lo costringerai a usare ogni mezzo possibile per evitare la sconfitta... se tutti quei mezzi falliranno e lui dovrà confrontarsi con una fine imminente... a cosa gli servirà avere un ostaggio?"
"Potrebbe scambiarlo per la sua vita."
"E tu credi che lo permetteranno? Non dico tu o tuo padre, ma l'alleanza o i malinor. A loro non importa niente di Joyce. Vogliono solo la vittoria. In qualsiasi modo."
Bryce non aveva mai pensato alla questione in quei termini e, se l'aveva fatto, aveva respinto quella ipotesi.
"Se non posso vincere e non posso perdere" disse fissando un punto lontano sull'orizzonte. "Allora che cosa posso fare?"
"Aspettare che Malag compia un errore e approfittarne" disse Vyncent.
Bryce lo fissò negli occhi.
"Forse, se lo mettiamo alle strette, se lo costringiamo a usare ogni sua forza per combattere, dovrà per forza scoprirsi" spiegò Vyncent. "È improbabile che porti in prima linea un ostaggio. Che cosa se ne farebbe? Ma quando saprà che tu guiderai l'alleanza di Orfar, allora potrebbe cambiare idea."
"Hai un piano?"
"Non ancora, ma ne riparleremo dopo il colloquio con Skeli, d'accordo? Voglio pensarci a fondo e studiare la situazione."
"Non lo dici solo per darmi una falsa speranza? Tu credi davvero di poter salvare Joyce?"
"Non lo so, ma come Ronnet e i suoi alleati vogliono sfruttare te per ottenere gloria sul campo di battaglia, tu potresti sfruttare loro per liberare Joyce." Sorrise. "Ti sembra una cosa poco onorevole?"
Bryce ghignò. "Molto poco onorevole."
Si rimisero in marcia un'ora dopo e non si fermarono più fino a quando non incontrarono un gruppo di cavalieri. A guidarli c'era una donna dai capelli rossi e il viso solcato da una cicatrice che andava da una guancia all'altra passando per il naso.
"Io sono Parthe" disse la donna piazzandosi di fronte a loro. "Voi chi siete?"
"Ci manda Kallia" disse Ronnet. "Dobbiamo parlare con la regina Skeli."
"Sua maestà vuole parlare solo con la strega dorata." I suoi occhi si posarono su Bryce.
"Parlerà con entrambi" disse Ronnet.
"Allora dovete tornare indietro e uscire dai confini di Orfar."
"Ascoltami bene Parthe" iniziò a dire Ronnet.
I cavalieri che accompagnavano la donna estrassero le spade e alzarono gli scudi.
"Non ve lo chiederò di nuovo" disse Parthe.
Bryce si fece avanti. "Di a sua maestà Skali che le parlerò. Da sola."
Parthe fece un cenno ai soldati e questi rinfoderarono le armi. "Vieni con me."
Bryce la seguì. Mentre cavalcavano, vide con la coda dell'occhio che veniva affiancata da due cavalieri per lato.
Non aveva idea di dove fossero Ronnet e Vyncent ma sperò che la seguissero. Solo quando arrivò al campo la scorta si sciolse.
C'erano solo tre tende disposte al centro di uno spiazzo coperto d'erba. Davanti a quella più grande sventolava una bandiera gialla e rossa con uno scudo nero al centro.
Parthe si fermò davanti alla tenda e la invitò a smontare. "Sua maestà si attende" disse.
Bryce le rivolse un inchino e si avvicinò alla tenda. Voltandosi vide che Ronnet e Vyncent stavano sopraggiungendo e si sentì più sicura.
L'interno era immerso nella penombra e profumava di incenso e altri aromi. Era un odore penetrante che le pizzicava le narici.
Al centro della tenda vi erano due bracieri accesi e, sotto di essi, stesa su una lettiga, la donna più grande che avesse mai visto.
Se non la stessi vedendo con i miei occhi, pensò Bryce, dubito che crederei alla sua esistenza.
La donna aveva capelli neri e lunghi che le ricadevano sul gigantesco seno. Le braccia erano così piene da sembrare gonfie e le gambe sparivano sotto un lenzuolo di lino ricamato con simboli dorati.
Il viso era piatto e gli occhi incassati. Le labbra, grandi e spesse, erano coperte da un pesante rossetto viola.
Solo gli occhi, chiari e vivi, sembravano normali.
"Vieni pure avanti, cara" disse la donna.
Bryce si fece coraggio e camminò verso di lei. "Io ti saluto, regina Skeli" disse usando la formula comune di saluto.
Skeli si limitò a un leggero inchino con la testa. "Sei davvero bella come dicono. E sembri una ragazza sana e in salute, non è vero?"
Solo allora Bryce si accorse dell'ombra che sedeva ai piedi di Skeli.
Era un uomo vestito con abiti vaporosi, il viso nascosto dall'ombra. Solo i suoi occhi, spalancati, erano visibili.
L'uomo si sporse in avanti e Bryce poté vederlo meglio.
Era solo un ragazzo dal viso smunto e pallido, le guance scavate e la pelle cadente e giallastra.
"Sì, madre" disse con voce appena udibile.
"Per favore Kymenos, alza la voce. Non riesco a sentirti, caro."
"Ho detto sì, madre" disse il ragazzo con tono più alto.
"Sì cosa, caro?"
"Sì a quello che hai detto, madre."
Skeli sospirò affranta. "Perdonalo, cara. Il mio piccolo a volte fa fatica a farsi capire e devo spronarlo io. Ma non è stupido, credimi."
"Vi credo maestà" disse Bryce.
Skeli sorrise compiaciuta. "Hai fatto buon viaggio? Sei stanca? Vuoi fare un bagno per caso? Posso ordinarlo subito e i miei valletti predisporranno subito ogni cosa."
"Maestà" disse Bryce spazientita da tutte quelle formalità. "Ho fatto un lungo viaggio per parlare con voi."
Skeli sospirò. "Quindi vuoi solo parlare di questioni militari, giusto?"
"Ci sono delle cose che mi stanno a cuore."
"Capisco" fece Skeli. "Allora, che cosa vuoi chiedermi?"
Bryce aveva riflettuto durante il viaggio alle parole da dire. Pensava che sarebbe stato Ronnet a parlare di più, ma ora che era da sola doveva fare uno sforzo maggiore.
"Voglio il vostro appoggio nella mia campagna contro Malag" disse scegliendo con cura le parole. "E voglio..."
"La tua campagna?" chiese Skeli interrompendola.
"Sì, maestà."
"È una questione personale quella con l'arcistregone? So che ha attaccato Valonde a tradimento."
"No, maestà. Volevo sconfiggerlo prima dell'attacco e lo voglio anche dopo."
"Allora perché parli della tua campagna? È Orfar che l'arcistregone sta per attaccare, è la nostra guerra."
"È la guerra di tutti i popoli che amano la libertà" disse Bryce. "E che non vogliono sottomettersi all'arcistregone."
Skeli rise. "La libertà, dici? Il popolo non saprebbe che farsene. E io sono libera di fare quello che mi pare."
"Solo finché Malag non deciderà di prendere il tuo regno" disse Bryce senza riuscire a trattenersi.
Skeli incassò il colpo senza scomporsi. "E allora? Non sarebbe la prima volta che Orfar viene conquistata da un popolo straniero. Ma sai che ti dico? Ogni volta siamo riusciti a liberarci e i nostri conquistatori sono scomparsi dalla storia, mentre noi esistiamo ancora."
"Allora sottomettiti a lui" la provocò Bryce.
"Credi che non ci abbia pensato? Metà dei miei consiglieri mi ha consigliato di fare proprio questo. Se mi arrendessi, l'arcistregone mi risparmierebbe. Io unirei il mio esercito al suo come hanno fatto già in molti e vivrei più felice."
Bryce iniziò a temere che quella fosse una trappola.
Non dovevo fidarmi di Ronnet, si disse.
"Lo so, potrei catturarti e consegnarti a Malag" disse Skeli tormentandosi una ciocca di capelli unti. "Sono certa che mi ringrazierebbe. Pare che abbia una certa predilezione per te, strega dorata. Credo ti consideri il suo nemico giurato."
"L'ho quasi ucciso."
"C'è un quasi di troppo nella tua frase" disse Skeli. "Ma non temere, non intendo tradirti. Sei mia ospite e non violerò le leggi degli dei catturandoti."
"Immagino che questo colloquio finisca qui" disse Bryce. Voleva andarsene prima che Skeli cambiasse idea.
"Non cerchi neanche di convincermi?"
Bryce la fissò incuriosita.
"Avanti, Bryce di Valonde. Offrimi un motivo valido per combattere al tuo fianco" disse Skeli.
Che cosa voleva che le dicesse quella donna? "Malag è il nostro nemico comune" disse Bryce.
"È un vostro nemico. Ancora non è entrato nei miei confini."
"Ma lo farà presto e allora non potrai più fermarlo."
Skeli scosse la testa. "Dammi un motivo."
Bryce stava perdendo la pazienza. "Vuoi che dica o faccia qualcosa per te? Che cosa posso offrirti io? Non ho niente, né tesori né eserciti. Ho solo l'appoggio di generali che non conosco e che mi volteranno le spalle se torno senza un patto con te. Era questo che volevi sapere?"
Skeli sorrise. "Hai coraggio a venire qui e dirmi queste cose."
O forse sono solo una stupida e ingenua che non sa negoziare ma solo lanciare incantesimi, pensò Bryce.
"Ma ti sbagli quando dici che non hai niente da offrirmi" proseguì Skeli.
Bryce si fece attenta.
"Orfar è antica" disse la donna. "Ma non ha una grande tradizione né prestigio da mettere in campo. Guidiamo una piccola alleanza di regni confinanti, ma non possiamo definirci una vera potenza. Malinor, Berger, Nazedir e persino Azgamoor. Sì, persino quei maledetti preti hanno una potenza militare superiore alla nostra. E hanno prestigio. Tutti li rispettano e dovresti vedere come se ne vanno in giro tronfi." Skeli si fermò. "Che cosa stavo dicendo?"
"Dici che posso offrirti qualcosa" disse Bryce ansiosa di vederla arrivare al dunque.
Il viso paffuto si Skeli si illuminò. "Giusto. Che cosa puoi offrirmi, Bryce di Valonde? Quello che Orfar non ha mai avuto. Prestigio. Fama. Grandezza."
"Se uccidiamo Malag avrai tutto questo" disse Bryce.
"Quello mi darà la gloria, ma la gloria è effimera e sfuggente" disse Skeli. "Io desidero per Orfar qualcosa di più duraturo. Siamo stanchi di starcene all'ombra di Malinor e Nazedir e di dover chinare la testa davanti alla decadente Berger o addirittura a quei pazzi di Azgamoor. Orfar desidera la grandezza che le è sempre stata negata. E l'unico modo per ottenerla è attraverso un legame di sangue forte e duraturo. Malinor, Berger e Taloras si sono sempre negati. Berger e Azgamoor sono alberi sterili e gli albini non contraggono matrimoni al di fuori della loro piccola casta." La regina socchiuse gli occhi e abbassò il tono della voce. "Ma mi resti tu, Bryce di Valonde, la strega dorata. Questo è il prezzo che io pongo per la mia alleanza. Uniamo le nostre dinastie con un matrimonio tra discendenti."
"I miei fratelli sono morti o dispersi" disse Bryce cupa. "E tu non hai una figlia femmina."
"Ma ho un figlio maschio" disse Skeli. "E tu sei l'erede di Valonde. Unendo le due corone, saresti regina sia a Orfar che nel tuo regno. La più grande regina di tutti i tempi. Immagina che cosa potresti fare con tale potere."
Bryce cercò di mantenere la calma, ma sentiva salire la tensione a ogni parola della regina. "Farei qualsiasi cosa per abbattere Malag" disse con tono calmo. "Ma il matrimonio... non posso sposarmi adesso che la guerra è in corso."
"Non devi farlo ora. Mi basta una promessa di matrimonio. Imprimi il tuo sigillo accanto a quello di mio figlio su di un documento ufficiale e per il momento mi riterrò soddisfatta. Una volta vinta la guerra, perfezioneremo il nostro accordo."
Mi serve tempo, pensò Bryce. "Devo considerare la tua offerta."
Skeli sorrise. "Certo, lo capisco. Non è una decisione facile da prendere. Aspetterò per utto il tempo che vuoi ma..."
Ma? Pensò Bryce.
"Ma devo informarti che le armate di Malag stanno marciando verso Orfar con rinnovata determinazione. Tra meno di dieci giorni saranno entro i nostri confini e non ci vorrà molto prima che raggiungano la capitale." Skeli assunse un'espressione affranta. "Il mio dovere di regina e l'amore che nutro verso il mio popolo mi impongono di riflettere attentamente sulle mie prossime azioni e se i miei consiglieri dovessero giungere alla conclusione che ogni resistenza sarebbe inutile..."
Bryce non aveva bisogno di sapere altro. "Ti farò sapere." Fece un rapido inchino e si voltò senza attendere di essere congedata.
Mentre stava per uscire sentì Skeli dire: "Visto Kymenos, che bella compagna voglio procurarti?"
"Sì, mamma."
 
Vyncent e Ronnet attendevano all'esterno.
Il principe fu il primo ad andarle incontro. "Che cosa ti ha detto? E tu che cosa le hai risposto?"
Bryce lo squadrò con espressione severa. Voleva tirargli un pugno in pieno viso e cancellargli quell'eterno sorriso, ma si trattenne. "Tu lo sapevi, vero? Sapevi che cosa aveva in mente quella donna."
Ronnet sorrise. "Te l'ho detto che eri il mio asso nella manica. Sono anni che Skeli cerca una moglie per il figlio."
"Dovevi avvertirmi."
"A che cosa sarebbe servito, se non a farti desistere prima ancora di andare da lei?"
Ha ragione, si disse Bryce. Se me lo avesse detto sarei tornata indietro senza nemmeno incontrarla.
Respirò a fondo. Sentiva il bisogno di restare da sola a riflettere, ma dall'altra parte voleva il conforto di Vyncent.
Lui era lì e la guardava in silenzio.
Ha capito, pensò Bryce. Ha capito tutto e senza il bisogno che io gli dicessi qualcosa.
"E ora che faccio?" gli chiese.
"Quello che fai sempre" disse Vyncent. "Farai quello che devi fare. La cosa giusta."

Prossimo Capitolo Domenica 19 Agosto
Joyce si prende una settimana di vacanze, buon Ferragosto a tutti!
  
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