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Autore: Final_Destiny98    16/08/2018    0 recensioni
Luffy è un capitano formidabile, forte, pieno di vizi e virtù. Sorridente e impulsivo, carismatico e divertente, ma soprattutto sempre pronto a difendere i suoi compagni. Ma proprio da loro, da ciascuno di loro egli ha ricevuto qualcosa di unico, perché i compagni cercano sempre di aiutare il loro comandante quanto lui cerca di proteggerli.
Brevi storie dal punto di vista dei Mugiwara, così da poter dire cosa il capitano ha da loro ricevuto per poter affrontare più tranquillamente il proprio viaggio, ma anche per poter rendere noto cosa il capitano ha donato loro per poterli far sentire a casa.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Sanji
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Avere trent’anni ed essere la terza più grande dell’intera ciurma era una sensazione strana, soprattutto dopo tutto ciò che aveva vissuto con loro. A dire la verità, le era parso strano solo dopo gli eventi di Enies Lobby, quando l’invincibile-non-tanto-invincibile CP9 aveva perso contro la sua ciurma. Non aveva più problemi nell’usare il possessivo per definirla, visto che ormai si sentiva completamente parte di essa e la considerava la sua famiglia, composta dagli unici che l’avevano accettata offrendole la vita, non un’occasione per morire. Si era odiata infinitamente, non aveva mai amato nessuno al di fuori di sua madre e degli archeologi della sua terra. Eppure per loro aveva rischiato, aveva ceduto: aveva dato loro la libertà in cambio della sua stessa vita. Durante il viaggio verso l’isola, più volte si era detta che tutto quello stava accadendo perché, semplicemente, era stanca di vivere: un’esistenza passata a scappare da milioni di nemici non era quello che aveva sognato. Aveva continuato a vivere per realizzare il suo sogno, in parte per non rendere vano il lavoro degli studiosi di Oara; aveva stretto alleanze sin da quando era bambina, mostrando al mondo qualcuno che non era perché era convinta che in quel modo sarebbe riuscita a ottenere il favore di qualcuno. Effettivamente aveva funzionato: persone prima di basso calibro, poi sempre più alto, si erano fidati di lei per poi venire miseramente traditi quando non le erano più utili –in questo aveva aiutato anche il suo bell’aspetto, non poteva negarlo per quanto la cosa la facesse rabbrividire. Era intelligente, più di quanto desse a vedere. ma quello non sarebbe mai bastato a garantirle la sopravvivenza: lo sapeva fin troppo bene che chi sapeva veniva considerato una minaccia, mentre le belle ragazze dalle poche idee erano omaggiate.
 Un mondo crudele, fin troppo opportunista, ma abbastanza facile da raggirare, ed era sempre stato ciò di cui Robin aveva avuto bisogno. Certo, fin quando non aveva incontrato lui.
Monkey. D. Luffy non pretendeva di sapere se le persone fossero intelligenti o meno, e soprattutto di sapere se lo fossero più di lui. Al ragazzo importavano i valori, i sentimenti e le passioni: Robin sarebbe potuta essere un cavallo, un albero oppure un minuscolo essere e ai suoi occhi non sarebbe cambiato nulla: le avrebbe comunque salvato la vita non solo ad Alabasta, quando avrebbe solo voluto rimanere sepolta sotto le macerie, ma anche ad Enies Lobby, dove forse –forse, certo- in realtà sperava che tornasse a prenderla.
Sul treno, diretta alla fantastica isola praticamente sospesa nel vuoto, Robin si era ripetuta che tutto quello era stato un metodo per porre fine alla sua vita, che quella volta non ci sarebbe stata una via di fuga; eppure dentro di sé sapeva di star sperando, o forse era addirittura certa che quella non fosse una fine, ma un inizio. E quando la
sua ciurma, i suoi compagni avevano dichiarato guerra all’intero Governo Mondiale pur di riportarla con loro lungo i mari, Robin aveva sentito dentro di sé la voglia di vivere ancora e ancora, per molti anni al loro fianco.
Mai si era pentita di quei pensieri. Mai aveva pensato che sarebbe stato meglio se tutto fosse finito in quel luogo.
Apprezzava la vita sulla nave come mai aveva fatto prima d’allora. Amava la tranquillità che si alternava alla vivacità del gruppo, poter leggere in qualsiasi luogo, anche sola, e non sentirsi mai in quel modo. Partecipava a tutte le attività, giochi e qualsiasi altra cosa venisse in mente ai suoi compagni, e allo stesso tempo poteva rimanere isolata sul ponte a leggere. Amava la compagnia di Nami, la risata di Luffy, le discussioni di Zoro e Sanji e ogni altro aspetto di quella ciurma tanto estranea ai suoi modi e che poi si era rivelata la sua casa. Si era integrata tanto che tutti avevano fatto proprie delle piccole abitudini verso di lei, persino Luffy. Cercava sempre di non fare troppo rumore mentre si trovava nelle sue vicinanze mentre leggeva, le lasciava la sua tazza preferita quando Sanji chiedeva di dargli un aiuto in cucina; Robin non si sarebbe mai liberata della sensazione di libertà che prendeva il suo cuore ogni volta che lo osservava: era stato lui a decidere di volerla raggiungere, lui a liberarla dal fardello che portava sulle spalle da tutta la vita, lui a farla, metaforicamente, rinascere. Mai avrebbe dimenticato tutto quello, per sempre gli sarebbe stata grata, anzi, sarebbe stata loro grata.
Era consapevole che l’aiuto che poteva dare in battaglia era limitato: poteva ideare una strategia –anche se il capitano diventava un vero esperto nei momenti più critici- oppure poteva sostenere uno scontro contro un avversario non troppo forte, ma sul campo pratico sicuramente Sanji, Zoro e gli altri ragazzi risultavano più utili. Era stato quello uno degli interrogativi di Robin non appena aveva realizzato di essere entrata ufficialmente a far parte di una ciurma, e che questa aveva rischiato la vita per lei: come avrebbe ripagato tutto quello che avevano fatto? Come sarebbe riuscita a dimostrare che anche lei poteva essere un elemento unico della squadra? La risposta non era arrivata in breve tempo. L’aveva cercata ogni attimo per giorni, forse settimane, ma era effettivamente riuscita a trovare qualcosa che solo lei potesse fare, una dimostrazione del fatto che anche lei fosse indispensabile su quella nave.
Era successo un giorno qualunque, ancora stava aspettando di poter risolvere tutti i suoi quesiti. Non c’era un caldo particolarmente soffocante, il vento soffiava leggero e Sanji le aveva appena portato gentilmente un drink da sorseggiare mentre era immersa nella lettura di un libro: trattava di miti, leggende e avventure di uomini coraggiosi, pirati, ma non solo. Era difficile per lei trovare un racconto di quel genere che non conoscesse, ma era sempre interessante sapere quante versioni dello stesso si potesse trovare. Proprio in quel momento stava leggendo una variante di una leggenda che aveva già letto in libri precedenti. Sentì i passi di qualcuno, ma non ci fece troppo caso: doveva essere Nami che si dirigeva verso i suoi mandarini, o Zoro che cercava un posto in cui sonnecchiare.
            «Robin! Cosa fai?»
La voce del capitano le arrivò alle orecchie limpida e forte come sempre. Sollevò lo sguardo dalle parole del libro e lo rivolse verso il piccolo corvino che le stava venendo incontro con fare annoiato. Fu sorpresa, perché in genere a quell’ora stava pescando con Usopp –o ci provava- oppure dormiva sulla polena della nave, non girovagava di certo alla ricerca di qualcosa da fare.
            «Sto leggendo» gli rispose sorridendo.
Il ragazzo arrivò accanto a lei e guardò curioso le pagine del libro. Era una cosa ancora più insolita, perché “Luffy” e “lettura” non potevano stare nella stessa frase; infatti, non appena si accorse che, effettivamente, non c’era alcuna immagine da osservare, tornò a guardare il mare di fronte a lui. Era rimasta in silenzio, sapendo bene che non ci fosse bisogno di trovare un argomento con cui riempirlo: il ragazzo avrebbe iniziato a parlare a breve.
            «E di cosa parla quel libro?»
            «Di pirati e altri uomini che cercano avventure e rincorrono sogni» rispose.
Ebbe la totale attenzione del capitano e sorrise. Le chiese di dirle di più, e non aveva perso tempo a raccontare ciò che sapeva; il tempo passava in fretta, ma il capitano sembrava non stancarsi di lei: ascoltava quello che diceva, certo interrompendola spesso per commentare o imitare le gesta che narrava, ma rimaneva seduto accanto a lei e la guardava sorridendo. E allora aveva capito.
Non era necessario che in combattimento facesse tutto da sola, finchè avrebbe dato tutta se stessa nessuno le avrebbe fatto colpa di qualcosa. Non era nemmeno necessario che cercasse di cambiare il suo carattere riservato e tranquillo che era così in contrasto con quello di tutti gli altri componenti. Poteva dare un contribuito in quegli aspetti semplicemente essendo se stessa, e in quel momento aveva trovato qualcosa che solo lei aveva la capacità di fare: quando il capitano era annoiato, quando nessuno era disponibile a tenerlo rumorosamente occupato, ci avrebbe pensato lei. Poteva raccontare a Luffy tutto quello che sapeva e aveva studiato negli anni, certa allora che l’altro non si sarebbe stancato tanto facilmente. Era felice, Robin, perché aveva finalmente trovato qualcuno con cui condividere quel sapere che, in un certo senso, era sempre stato il suo crimine.
Avrebbe dato a Luffy la conoscenza del mondo.


Note autricEEE***
In ritardissimo, ok. Mi scuso infinitamente, davvero. Ho iniziato a scriivere questo mini-capitolo tempo fa e ho finito solo ora, spero non ci siano delle incongruenze; nel caso, provvederò a rimediare.
Btw, eccomi con Robin, la ragazza che preferisco tra le due della ciurma. Non ho la minima idea di come si faccia ad impostare per ogni capitolo stesso carattere e dimensione, per cui spero di averci azzeccato. In caso, saranno un po' diversi, insomma...
Grazie a tutti coloro che hanno letto fin qui. Ci vediamo alla prossima cooon Chopper direi.
Final-

 
   
 
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