Jim
Gordon si risvegliò avvolto da uno
strano tepore e dall’odore di disinfettante. Sentiva che
sopra di lui era
adagiato qualcosa come una coperta
-
ecco spiegata la sensazione di tepore - ma non ricordava di essere
andato a
dormire, né tantomeno di
essersi
coperto. Aprì
piano gli occhi e si
accorse che era in ospedale con diversi cavi collegati al suo corpo e
quello
che sembrava essere Bullock, addormentato sulla sedia. Solo allora si
ricordò
del magazzino, della sparatoria… « Oswald?
» mormorò.
Cercò
di restare sveglio, Harvey si
alzò dalla sedia per avvicinarsi a lui, ma poco dopo
richiuse nuovamente gli
occhi.
Gli
riaprì un’altra volta, era più
buio, doveva essere sera o forse notte, c’era soltanto una
luce fioca accanto
al suo letto. Gli parve di scorgere un paio di occhi azzurro-verdi,
particolarmente preoccupati, ma era troppo debole per restare
cosciente, per
cui si addormentò nuovamente mentre una mano tremante
stringeva la sua.
Passò
un altro giorno prima che uscisse
dal sonno e avesse la forza di restare sveglio. Era di nuovo giorno,
all’apparenza mattina, la coperta era sempre sul suo letto e
l’odore di
disinfettante era mitigato dalla presenza di un mazzo di mughetti in un
vaso
accanto al suo letto.
Bullock
stava leggendo il giornale e
quando si accorse che Jim era finalmente sveglio balzò in
piedi e lo raggiunse
raggiante.
«
Jim, sei tornato tra noi. Sei un
bastardo fortunato! Cominciavo a temere che dovessimo portarti da Hugo
Strange
per il suo abracadabra »
Jim
sorrise, non pensava che questa
volta sarebbe rimasto vivo ed era sempre rassicurante trovare Harvey ad
attenderlo.
«
Sei ancora debole, riposati »
Jim
notò che Harvey voleva dirgli
qualcos’altro ma si stava trattenendo. Temette ci fossero
brutte notizie, che
magari le sue condizioni erano comunque precarie, che ci fosse stato
qualche
conseguenza negativa dallo sparo e iniziò a muoversi per
controllare che il suo
corpo rispondesse come sempre.
Harvey
notò l’aumento del battito
cardiaco di Gordon nella macchina che monitorava il suo stato di salute
e si
rese conto che Jim lo stava fissando preoccupato « I dottori
hanno detto che
stai bene, sei a posto » lo rassicurò,
prima di aggiungere quello che stava nascondendo
« Non so se ti
interessa ma è passato a trovarti Pinguino, più
di una volta. È venuto sempre
di notte, non lo ha visto nessuno dei nostri agenti » fece
con tono
cospiratorio « Ti ha lasciato un catalogo di arredamento, non
so cosa
significhi »
Jim
rise, forse doveva davvero comprare
qualche mobile per l’appartamento « Stupido
»
«
E c’è anche un invito per
l’inaugurazione del suo locale » gli
mostrò una busta nera con il logo
dell’iceberg lounge stampata sul dorso « Sembra un
déjà-vu, non credi? Sei già
stato invitato all’inaugurazione del suo locale
»
«
Già »
«
Ma immagino che sta volta non vorrai
cestinarlo » continuò Bullock, allungandogli la
busta e scuotendo la testa
prima di uscire dalla sua stanza.
****
* ****
Oswald
era seduto al pianoforte del suo
club da cui si era staccato a fatica negli ultimi cinque giorni.
Bullock gli
aveva mandato un messaggio per dirgli che Gordon si era svegliato e
stava bene
e lui aveva deciso di non imporre la sua presenza in ospedale, se non
richiesta.
Aveva
atteso invano una chiamata da
Jim, un messaggio, qualcosa, ma non arrivato nulla, con sua enorme
tristezza.
Se proprio Jim non provava qualcosa per lui, avrebbe potuto almeno
tenere da
conto i suoi sentimenti e immaginare che fosse preoccupato per lui,
invece non
era cosi rilevante come sperava.
Aveva
deciso di mettersi l’anima in
pace, a Jim non importava di lui, si era illuso di poter contare
qualcosa ma
non era così. Era malinconico, doveva inaugurare il locale
quella sera, aveva
anche pensato di rinviare l’evento in attesa di Jim ma le
probabilità che gli
interessasse partecipare si erano ridotte di ora in ora. Non era
cambiato
niente da quattro anni prima.
Sentì
la porta aprirsi, stava per
sbraitare che erano chiusi e andarsene immediatamente quando gli
mancò il fiato
alla vista di chi era entrato.
Ogni
pensiero di qualche minuto prima
era dimenticato, Jim Gordon era venuto all’iceberg lounge.
Si
alzò di scatto e abbandonò il
pianoforte per andargli incontro; nonostante gli ultimi giorni in
ospedale, non
sembrava troppo provato dalla sparatoria ma a dirla tutta, per Oswald,
Gordon
sarebbe stato perfetto anche dopo un mese ad Arkham.
«
Jim, ti hanno dimesso! » gridò. Avrebbe
voluto abbracciarlo ma dopo il salvataggio si sentiva ancora in
imbarazzo e, in
ogni caso, non aveva idea di cosa Gordon stesse pensando.
Jim
sorrise, guardandosi attorno,
ammirato dall’arredamento nuovo e l’atmosfera
sofisticata « In tempo per la tua
inaugurazione »
«
Su quella sei in anticipo di qualche
ora » lo corresse, anche se non voleva davvero riprenderlo,
era più che felice
che fosse lì ma non sapeva come mai fosse venuto, se
c’era ancora qualche
speranza o se volesse solo ringraziarlo per avergli salvato la vita.
Jim
si avvicinò piano, quasi malizioso
e Oswald seguì ogni mossa, incerto. Aveva bisogno del suo
consulente amoroso
per capire quello che stava accadendo ma, sta volta, non poteva
chiedere a Jim,
doveva arrangiarsi da solo.
«
Lo so che sono in anticipo »
sussurrò, sempre più vicino « ma volevo
avere un po’ di tempo da soli per una
questione privata »
Oswald
pensò che stesse per baciarlo, stava
quasi per chiudere gli occhi, invece all’ultimo Jim si
scansò per accendere
l’impianto stereo del locale, lasciandolo a bocca aperta.
Jim
sorrise tra sé, lo stava
stuzzicando troppo ma voleva vendicarsi almeno un po’ per
essere stato
manipolato per settimane. Inserì un cd e tornò da
Oswald che stava ancora risentendo
delle ultime mosse di Jim: era immobile, leggermente indispettito per
il
mancato bacio e in attesa di capire cosa Gordon avesse in mente.
♪I found a love
for me
Darling, just dive right in and
follow my lead ♫(1)
Gordon
tornò da Oswald e senza
preavviso gli passò un braccio dietro la schiena, iniziando
a muoversi al ritmo
della canzone.
Oswald
fissò prima il braccio, poi i
piedi di Jim e infine alzò la testa.
«
Cosa stai facendo? »
«
Non volevi ballare? Si presume che tu
alzi le braccia e le appoggi sulle mie spalle o sulla schiena, come ti
è più
comodo»
«
Non scherzavo, non posso ballare.
Come potrei tenere il ritmo? » rispose, contrariato e anche
ferito, perché
avrebbe davvero voluto ballare con Jim. Non aveva mai odiato tanto la
sua
caviglia come in quel momento.
«
Nemmeno un lento? » gli rispose,
stringendosi di più a lui e costringendolo a muoversi.
Oswald
iniziò a tremare, Gordon era
così umorale che a volte era difficile stargli dietro.
Sentiva tutto il calore
del suo corpo, amava quella sensazione. Da quando era rimasto solo,
sentiva
un’enorme mancanza di contatto umano, qualcuno a cui voler
bene che lo
abbracciasse. E poi, Jim era Jim, non uno qualunque.
«
Se mi stai prendendo in giro, sappi
che non è divertente » esalò, temendo
che non fosse vero, certe cose non
capitavano a lui.
«
Stavo pensando che oltre a camminare
al buio assieme, potremmo danzare nel buio, come dice la canzone che
stiamo
ascoltando » così dicendo gli fece fare una
piccola giravolta, ridendo.
Oswald
trattenne il fiato, stavano
davvero ballando, non una danza che avrebbe preso degli applausi ma non
gli
importava più di niente mentre Jim lo guardava come aveva
sempre sperato che un
giorno sarebbe successo. Lo contemplava come una volta guardava Barbara
e poi
Lee, quanto le aveva invidiate, ma in quel momento era lui che stava
ammirando.
«
Sei sicuro di quello che stai
facendo? Non scapperai di nuovo? »
«
Sono qui, no? » gli rispose, un po’
più tenero, mentre Oswald continuava ad agitarsi tra le sue
braccia, insicuro.
«
S-sì, sei qui. Con quattro anni di
ritardo e… »
Jim
alzò gli occhi al cielo e deciso di
zittirlo posando le sue labbra sulle sue e ottenne finalmente un bel
silenzio
da parte di Oswald. Voleva soltanto che iniziasse a lasciarsi andare,
ballando,
ma baciarlo era un ottimo modo per fargli capire quanto tenesse a lui.
♪ But darling,
just kiss me slow, your heart is all I own
And in your eyes, you’re holding
mine ♫
«
Jim… » lo chiamò, con le labbra
vicino al suo collo e Gordon sentiva che l’atmosfera si stava
scaldando, per
entrambi, perché era innegabile, lo aveva già
avvertito la prima volta che si erano
baciati; a breve avrebbe dovuto parlare con Oswald di come evolvono di
solito
gli appuntamenti, soprattutto quando si supera il terzo, ma per una
volta era
piacevole non correre e assaporare ogni momento.
Soprattutto
quando Oswald era così
tenero e indifeso, molto diverso dal suo solito atteggiamento.
«
Jim, dimmi che resterai » era poco
più di un sussurro nel suo orecchio, la voce leggermente
spezzata, leggera e
dolce e Gordon non poté che stringerlo ancora più
forte.
«
Sono qui, sono sempre qui »
♪ Baby, I'm
dancing in the dark with you between my arms
Barefoot on the grass, listening to
our favorite song
When you said you looked a mess, I
whispered underneath my breath
But you heard it, darling, you look
perfect tonight ♫
(1)Perfect
- Ed Sheeran