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Autore: heliodor    22/08/2018    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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La Valle dei Re

 
Antigo gli porse la mano per aiutarlo a salire sul carro.
Oren la fissò con diffidenza.
"Andiamo" disse il guerriero. "Ora siamo compagni d'armi, no? Voglio chiederti scusa, ragazzo."
Oren accettò l'aiuto e si lasciò issare sul carro.
All'interno c'erano altre tre persone. Una era il guerriero che aveva finto di essere Balda.
"Lui è Aindal" disse Antigo. "Ogni tanto fa la parte di Balda. Sai, il nostro capo ha un mucchio di nemici un po' dappertutto e ogni tanto inviano qualcuno per fargli la pelle. Ogni volta che si presenta uno sconosciuto facciamo questo giochetto. La volta prima è toccato a me fare Balda, tanto per dirne una."
Aindal alzò una mano in segno di saluto.
Accanto a lui era seduto un uomo dai capelli rosso chiaro. Per un attimo gli ricordò quelli della principessa Joyce. Quel pensiero gli provocò una fitta spiacevole al ventre.
"Quello è Thait" disse Antigo. "Aiuta Gerthe quando il vecchio guaritore non c'è, ma le ferite è più abile a farle che a curarle."
Thait si limitò a un veloce cenno della testa. Tra le mani reggeva una grossa balestra.
Davanti a lui sedeva una ragazza dai capelli neri e dagli occhi dal taglio obliquo. Oren aveva visto poche volte quella strana forma degli occhi.
"Lei è Shani" disse Antigo. "Non farti ingannare dal suo aspetto innocuo. Con la sua spada curva potrebbe tagliarti via le orecchie prima che tu abbia il tempo di estrarre la tua arma."
Shani gli rivolse un'occhiata annoiata prima di volgere lo sguardo altrove. Oren notò che portava al fianco due spade. Una lunga e curva e l'altra più corta.
Non aveva mai visto lame di quel tipo.
Oren sedette vicino alla ragazza, sistemando il sacco con le sue cose dietro la schiena in modo da avere qualcosa a cui appoggiarsi.
"Viaggiamo senza cavalli?" chiese ad Antigo.
Il guerriero scrollò le spalle. "Qui i cavalli sono cari e tendono a morire nel deserto. Inoltre dovremmo portarci anche l'acqua e il cibo per loro, oltre che per noi. Meglio usare il carro. È più comodo e servono solo due cavalli per portarci tutti."
Il carro si mosse e Oren capì che erano partiti.
"Io mi chiedo" disse Thait. "Che cosa ci andiamo a fare in un posto come quello."
Oren guardò fuori e notò altri tre carri che facevano parte del convoglio.
"Che ti importa?" fece Aindal. "Un posto vale l'altro."
"Ma è lontano da qualsiasi rotta commerciale" protestò Thait.
"Forse vogliono crearne una nuova" suggerì Antigo.
"Ma dove stiamo andando non c'è niente."
"Tu ci sei già stato?" chiese Shani parlando per la prima volta da quando si erano messi in viaggio.
"Due volte" disse Thait.
"Io tre" fece Aindal.
Shani si limitò ad annuire e rimase in silenzio.
"Finché ci pagano" disse Aindal. "Per me un posto vale l'altro."
"Non sono d'accordo" disse Thait. "Non mi piace andare lì. E il tizio che sembra comandare non mi piace affatto. Ha lo sguardo del pazzo."
"Che tipo è?" chiese Antigo. "Per me è il primo viaggio verso Mar Gawa."
Era la prima volta che Oren sentiva il nome della loro meta.
Thait fece una smorfia. "Sembra un pazzo. O forse è solo malato. Veste sempre di nero e parla con i morti."
"Cosa?" fece Antigo stupito.
Thait annuì con decisione. "Così dicono gli operai che lavorano allo scavo. L'ultima volta parlavano di una vecchia tomba. È stato difficile farli parlare perché il loro capo non vuole che lo facciano, ma io sono bravo in certe cose." Fece un ghigno. "In pratica c'è questa tomba e lui ogni tanto ci entra dentro e ci rimane da solo per quasi un giorno, a volte due."
"E che cosa ci fa lì dentro?" chiese Antigo.
"E io che cosa ne so?" Thait scrollò le spalle. "Nemmeno i suoi possono entrare quando il capo è dentro la tomba."
"Forse è molto religioso" suggerì Aindal. "La mia povera mamma, quando pensava che non la vedessimo, parlava con suo padre e sua madre. Lei diceva che le rispondevano, qualche volta."
"Che sciocchezza" disse Antigo. "I morti non parlano."
"Io ti ho detto solo quello che ho sentito" si difese Thait.
Il viaggio proseguì tranquillo.
Ogni tanto si fermavano per una sosta e per far riposare i cavalli da tiro. In quel caso Antigo e Aindal perlustravano i dintorni.
La prima impressione che Oren ebbe del deserto fu la sensazione di noia. Volgendo lo sguardo verso l'orizzonte vedeva solo dune e base colline color ocra. Solo molto distanti intravedeva delle montagne che si ergevano come sentinelle solitarie in mezzo a quella desolazione. Il sole alto nel cielo sconsigliava di restare troppo tempo all'aperto.
"Ho sentito parlare di predoni" disse Oren una volta che il convoglio si era rimesso in marcia.
Thait assunse un'aria grave. "Quelli sono la parte peggiore, ma per fortuna attaccano solo le carovane lungo le rotte principali. Qui siamo al sicuro."
"Mai abbassare la guardia" disse Aindal.
"Come ti sembrano?" chiese Antigo rivolgendosi a Oren mentre gli altri dormivano o cercavano di riposarsi.
Oren scrollò le spalle.
"Sì, neanche a me sembrano un granché. Thait è un gran chiacchierone. Aindal è troppo attaccato al denaro anche per un mercenario e la ragazza dagli occhi storti..." Fece una pausa. "Quella sembra davvero strana. Parla pochissimo. Di solito in questi viaggi la gente cerca di scambiare due chiacchiere per vincere la noia, ma lei no. Non sembra proprio interessata. E poi hai visto le sue spade?"
Oren le aveva notate il primo giorno.
"Vengono dall'oriente. Lo so perché una volta Balda e io abbiamo viaggiato fin quasi alla Porta del Dragone. È stato parecchi anni fa, quando eravamo giovani e non ci eravamo ancora rintanati in un buco come questo. Che stavo dicendo?"
"Cos'è la Porta del Dragone?" chiese Oren.
"La più fetida città d'oriente" disse Antigo divertito. "Ma è la porta d'ingresso per le isole orientali. L'arcipelago del dragone, ragazzo. Lo sai almeno di cosa sto parlando?"
Oren non ne aveva idea, ma quei posti non lo interessavano più di tanto. La sua attenzione era concentrata su Mar Sinti e sulla sua vera missione. Doveva ritrovare la principessa Joyce a tutti i costi.
Chissà in quel momento dove si trovava e se era ancora viva. Se lo chiedeva spesso. Quello era il suo primo pensiero quando si svegliava e l'ultimo prima di addormentarsi.
"A proposito di spade" proseguì Antigo. "Posso vedere la tua?"
Oren lo fissò indeciso.
Il guerriero abbozzò un sorriso. "Dai, non te la voglio rubare. Se ci provassi, Balda mi farebbe a pezzi. Credo che ti abbia preso in simpatia. In un certo senso." Tese la mano in avanti.
Oren estrasse la spada e gliela porse.
Antigo la soppesò tra le mani. "Bella. Perfettamente bilanciata. Vale molto più di mille monete. Come hai fatto ad averla?"
"Ma l'ha regalata un amico."
"È un regalo impegnativo."
Oren scrollò le spalle.
Antigo passò le dita sulla lama. "Sono incise delle rune."
"Che dicono?"
"E che ne so io?" fece il guerriero. "Trova un erudito che le sappia leggere e te lo dirà." Gli restituì la spada.
Oren si sentì sollevato a poterla rimettere nel fodero.
"Ridimmi il motivo per cui vuoi andare a Mar Sinti."
"Non te l'ho detto" fece Oren di nuovo diffidente.
Antigo ghignò. "E allora dimmelo adesso."
"Sto cercando una persona."
"Uomo o donna?"
"Una ragazza."
Antigo emise un fischio. "Una fidanzata?" chiese con un sorriso ammiccante.
"No" si affrettò a dire Oren. "È un'amica. Credo."
"Hai parecchi amici a quanto pare."
Oren annuì.
"E come mai la stai cercando?"
"Ho fatto una promessa a mio zio."
Antigo annuì. "Che promessa?"
"Devo proteggerla. Anche a costo della mia vita" disse Oren.
"Hai fatto un voto, dunque."
"Sì, credo di sì" disse Oren annuendo. "Ho fatto un voto."
"I voti sono cose importanti sulle quali non si scherza. Spero che tu riesca a portarlo a termine" disse Antigo. "Ora dormi o domani, quando saremo arrivati, non ti reggerai in piedi."
"Nessuno fa la guardia?"
"Ci pensiamo noi veterani" disse Antigo. "Tra un paio d'ore sveglierò Aindal e poi sarà il turno di Thait e della ragazza dagli occhi storti."
"Non è giusto" fece Oren. "Anche io voglio fare il mio turno."
Antigo ghignò. "È il tuo primo viaggio. Per ora basta così."
Oren voleva protestare e si ripromise di restare sveglio per fare il turno successivo, ma il sonno ebbe il sopravvento e si addormentò.
Fu svegliato da una mano che lo scuoteva. Quando aprì gli occhi, incontrò quelli di Shani.
"Siamo arrivati" disse la ragazza raddrizzandosi.
Oren scattò in piedi e si guardò attorno. Il carro era fermo e tutti gli altri erano già scesi. Si affrettò a seguirli dopo aver preso le sue cose.
Quando saltò giù, notò che erano in mezzo a una gola circondata da rocce. Degli operai stavano scaricando casse e barili dai carri.
Aindal e Thait sorvegliavano gli uomini con aria annoiata mentre di Antigo non vi era traccia.
"Il pozzo delle anime" disse Thait guardandosi attorno.
"Cosa?" fece Oren.
Il mercenario sorrise. "È l'altro nome per Mar Gawa. Il pozzo delle anime."
"Che none strano."
"È per via delle tombe" spiegò l'uomo.
Oren attese che continuasse.
Thait sembrava non aspettare altro. "Secoli fa, forse millenni, i re del deserto venivano portati qui per essere seppelliti. Ci sono centinaia di tombe disseminate per la valle e altre che non sono mai state scoperte."
"Venivano seppellite con i loro tesori?" chiese Aindal.
Thait annuì.
Aindal si grattò il mento.
"Non pensarci nemmeno" disse il mercenario. "I predoni hanno saccheggiato tutte le tombe e rubato i tesori."
Antigo tornò in quel momento, scuro in volto.
"Che succede?" chiese Aindal.
"Dicono che il loro capo è sceso in una delle tombe e non tornerà prima di due o tre giorni."
"E a noi che importa?"
"L'idiota che ha lasciato come sostituto" disse Antigo. "Dice che non può pagarci finché non torna il suo padrone. Siamo bloccati qui."
"Lo sapevo che questo viaggio era nato sotto una cattiva stella" disse Thait.
Oren non capiva come le stelle potessero influenzare la loro situazione, ma tenne per sé quel dubbio.
Aindal scalciò una pietra lanciandola lontana. "Ora ci toccherà stare qui per tre giorni."
"Almeno tre giorni" disse Thait. "Un operaio mi ha detto che una volta il loro capo è rimasto lì sotto per sette giorni."
"Agli inferi" gridò Aindal.
"Calmatevi" disse Antigo. "Tutti quanti."
Oren guardò Shani, aspettandosi una reazione da parte sua, ma la ragazza rimase impassibile.
"In ogni caso" proseguì Antigo. "Ci hanno messo a disposizione una baracca con dei veri letti. Inoltre avremo acqua e cibo per tutto il tempo che resteremo qui. Non moriremo di fame e di sete."
"Bella consolazione" fece Thait.
La baracca sorgeva ai margini della gola, in uno spiazzo occupato da altre abitazioni simili. Oren si chiese a cosa servissero, anche se immaginava che alcune fossero usate come vere e proprie case a altre come magazzini.
Più lontano, nella valle adiacente, sorgeva Mar Gawa, un insieme di case di pietra e fango dominate da un fortilizio di forma quadrata.
Poco lontano dalle baracche, due figure umane sostavano nella penombra. Oren le osservò per qualche minuto. Vestivano abiti variopinti completati da lunghi mantelli color porpora. Quello che più lo colpì fu l'estremo pallore dei loro visi.
"Non li fissare" disse Antigo passandogli accanto.
"Non li stavo fissando."
Il guerriero grugnì. "Invece sì e agli albini non piace essere fissati."
"Albini?"
Antigo annuì. "Sono gli stregoni locali. Di solito non è un buon segno quando li vedi."
"Non mi sembrano così pericolosi."
"Sono schiavisti. Li odio." Antigo sputò davanti ai suoi piedi. "E non voglio averci niente a che fare, perciò fammi il favore di non provocarli."
Oren decise di rientrare nella baracca.
Aindal e Thait si erano già sistemati sui letti, mentre Shani sedeva su una sedia e passava una pietra sulla lama della sua spada ricurva.
Durante il viaggio non avevano scambiato che qualche parola e sempre quando c'erano gli altri in ascolto.
Oren decise di fare un altro tentativo. "È molto bella" disse indicando la spada.
Shani non lo degnò di un'occhiata e continuò a passare la pietra sul metallo.
"Non ne ho mai vista una così" continuò Oren. "Io me ne intendo. Ho lavorato nella forgia di un fabbro. È lì che ho imparato come si lavora il metallo."
"Magari dovevi imparare qualcosa sullo stare zitto" disse la ragazza alzandosi.
Per un attimo Oren temette che volesse colpirlo con la spada. Shani però la rinfoderò con un movimento fluido.
"Vado a fare un giro" disse ad Antigo.
Lui bofonchiò qualcosa di incomprensibile. Quando fu uscita, Oren andò a sedersi sul suo letto.
"Io faccio il primo turno di guardia" disse Antigo. "Poi Aindal, Shani, Thait e Oren."
"Dobbiamo fare la guardia anche qui?" chiese Oren.
"È proprio in questo posto che mi fido di meno ad abbassare la guardia" disse il mercenario.
"Che può succederci?"
"Ha paura degli spettri" disse Aindal.
"Taci" ringhiò Antigo.
"È vero" disse Thait. "L'ho sentito dire in giro. Antigo ha una gran paura degli spettri. Non ci dorme la notte."
"Se dici un'altra parola avrai paura di me" disse il mercenario.
"Me le sto facendo sotto" disse Thait con tono canzonatorio.
Antigo si alzò e prese la spada.
Thait scattò in piedi. "Che vuoi fare con quella?"
Il mercenario alzò la spada e la calò di scatto.
Oren temette di dover raccogliere i pezzi di Thait sparsi per la baracca, ma la spada di Antigo colpì il letto e tagliò in due la spalliera.
La lama rimase conficcata nel legno.
"Questa è la fine che farà la tua testa" disse il mercenario. "Se dici un'altra parola."
Antigo si voltò e uscì dalla baracca.
Solo allora Oren riprese a respirare.
"Hai rischiato grosso" disse Aindal.
Thait tornò a sdraiarsi sul letto senza osare toccare la spada. "Non credevo che se la prendesse così tanto."
"Ant è piuttosto sensibile su questo argomento. Non dovevi tirarlo fuori."
"Sei tu che hai cominciato" lo accusò Thait.
"Ma tu hai proseguito nonostante tutto. Ora mettiti a dormire. E dormi anche tu, ragazzo."
"Mi chiamo Oren."
Aindal sbuffò. "Quello che è. Se ti addormenti nel tuo turno di guardia Antigo è capace di tagliarti un orecchio. Una volta gliel'ho visto fare con i miei occhi."
Oren si distese sul letto. "È vera quella storia dello spettro?"
"Antigo dice di sì" disse Aindal.
"Ma che cosa ha visto?"
"Qualcosa che lo ha terrorizzato. E non è facile mettere paura a uno come lui."
"Allora è qualcosa di pericoloso?"
"Gli spettri lo sono" disse Thait.
"Io una volta ho visto un troll. E un varthag."
"Se tu avessi visto un troll o un varthag, saresti morto" disse Aindal. "Raccontale a qualcun altro queste frottole."
"Ma è vero" si lamentò Oren.
"Dicono che a Valonde ci fossero dei varthag che hanno attaccato la città" disse Thait.
"L'ho sentito anche io" disse Aindal. "Ma i marinai dicono un sacco di sciocchezze quando sono ubriachi."
Oren valutò se fosse il caso di raccontare a quei due che aveva partecipato alla battaglia di Valonde. Alla fine decise che non si fidava abbastanza da metterli a parte e lasciò perdere. Che lo credessero pure un bugiardo o un pazzo. Non gli importava più di tanto.
Antigo tornò qualche minuto dopo. "Tu" disse rivolto a Oren. "Vieni. Mi servi."
Oren lo seguì fuori dalla baracca. "Che succede?"
"Devo andare a parlare con una persona e mi serve uno che mi copra le spalle."
"Aindal e Thait..."
"Quei due idioti..." disse Antigo stringendo i denti. "Per un po' non li voglio vedere. Tu sembri un bravo ragazzo, uno di cui ci si può fidare. Ho ragione?"
Oren si limitò ad annuire. Aveva la spada legata al fianco, ma indossava degli abiti leggeri. Senza armatura che cosa poteva fare in un combattimento? E perché Antigo aveva bisogno di qualcuno che gli coprisse le spalle?
"Vedo che hai capito."
Parlando si erano inoltrati nella gola, ben oltre la zona nella quale le merci venivano caricate e scaricate sui carri.
In quel momento c'erano pochi operai in giro.
"Sono tutti intenti a scavare" disse Antigo dirigendosi verso un edificio in legno che sorgeva a ridosso della parete di roccia. "Mi chiedo che cosa sperano di cavare da queste vecchie pietre. Tutte le tombe sono state saccheggiate secoli fa."
Si fermarono davanti alla porta. Antigo bussò due volte.
"Entra" disse una voce dall'interno.
"Tu resta qui" disse a Oren prima di sparire dentro la baracca.
"Vieni pure" disse la stessa voce prima che il mercenario si richiudesse la porta dietro le spalle.
Oren rimase in attesa all'esterno, le braccia incrociate sul petto. Col passare dei minuti il sole calò dietro le montagne e il buio prese il sopravvento. Si stava chiedendo quanto tempo ci avrebbe messo Antigo, quando la porta della baracca si aprì.
Oren, voltato di spalle, girò la testa e li vide con la coda dell'occhio.
Il mercenario ne uscì sorridente. "Lo sapevo che noi due ci saremmo capiti" stava dicendo.
"Anche io lo speravo" rispose una voce alle sue spalle.
Stava per girarsi e dire qualcosa ad Antigo, quando i suoi occhi scivolarono sulla persona che lo seguiva.
Riconobbe subito i capelli rosso acceso, il viso ovale, gli occhi socchiusi e le labbra atteggiate in un eterno ghigno.
Il ricordo di quel viso gli balenò nella mente come un tuono che squarciava all'improvviso il cielo in una giornata fino a quel momento serena.
"Balda sarà contento di sapere che abbiamo raggiunto un accordo" disse Antigo.
"Portagli i miei saluti" rispose con un ampio sorriso Mirka.

Note: capitolo saltato per cause di forza maggiore, lo recuperiamo oggi.
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