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Autore: RoisXIII    25/08/2018    3 recensioni
Sequel di "Attacco vampiresco".
Diverse cose sono state lasciate in sospeso dall'attacco dei vampiri al museo del Louvre. Perché Adrien ha quasi baciato Marinette? Perché la stessa Marinette profuma come Ladybug? Come si comporteranno Tikki e Plagg adesso che sanno le rispettive identità dei due eroi parigini? E come se le cose non fosse così complicate, ecco che ricompare Luka a far battere il cuore della ragazza. Come si comporterà Marinette?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo lunghetto.
Buona lettura!



Marinette vide Penny e Luka dirigersi verso di lei; il ragazzo aveva un’aria confusa.
La donna sorrise e li condusse verso il palco, non senza faticare un poco in mezzo a tutti i fan. Molti di essi, infatti, la fermavano per chiedere informazioni su Jagged Stone.
Luka sussurrò a Marinette il dispiacere che provava per l’agente del cantante.
Forse notando Penny in difficoltà, arrivò un gruppetto di guardie della sicurezza per allontanare i fan e scortare il trio fino al backstage.
« Aspettate qui, per favore. Vado a cercare Jagged. »
Dopo che Penny se ne fu andata, Luka si guardò intorno emozionato.
« Oh! » esclamò all’improvviso.
Marinette non fece in tempo a chiedergli il problema, visto che il ragazzo si era diretto verso la chitarra del cantante.
La ragazza ridacchiò e lo raggiunse.
« Ho sempre desiderato vedere da vicino questa chitarra! » e iniziò a esporre a Marinette tutto quello che sapeva dello strumento.
Marinette non poté non sorridere di fronte all’amico. Le piaceva sentirlo parlare.
Luka la guardò e smise di parlare della chitarra. « Mi dispiace, Marinette. Non volevo annoiarti. »
« Cosa? Oh, no! Non mi stavi annoiando, davvero. Non ti preoccupare. »
Ma il ragazzo sembrava sentirsi ancora in colpa. « Ne sei sicura? »
« Facciamo così, allora: ti parlerò tutto il tempo di moda mentre mi riaccompagni a casa! »
Lui sorrise e accettò la proposta. « Mi sembra giusto! »
Marinette, però, non lo aveva ascoltato. Gli aveva appena detto che avrebbe dovuto riaccompagnarla a casa! Che cosa le era saltato in mente?
« Ecco la mia ragazza preferita! »
I due ragazzi si voltarono e spalancarono la bocca alla vista di Jagged Stone.
Il cantate passò un braccio intorno alle spalle di Marinette.
« È sempre un piacere vederti, Marinette » le disse tutto sorridente.
« Oh, e questo chi è? » le chiese girandosi verso di Luka. « Da come vi stavate guardando e sorridendo, direi che è il tuo ragazzo. »
Marinette divenne rossa come un pomodoro e prese a scuotere la testa e continuò a negare tutto quanto.
Luka, anche lui rosso, seppur molto di meno rispetto all’amica, confermò le negazioni di Marinette.
Jagged Stone scoppiò a ridere e si staccò da Marinette. « L’ardore degli adolescenti mi fa venire voglia di suonare! Rock… Uhm? »
Il cantante si accorse che Luka era vicino alla sua chitarra.
« Oh, ti chiedo scusa, Jagged Stone! È solo che, be’, mi piace la tua chitarra. »
« Luka è molto bravo a suonare » s’intromise Marinette.
Jagged Stone passò lo sguardo dall’uno all’altro. « Ragazzo, ti andrebbe di provare a suonarla? »
Luka spalancò la bocca. « Posso davvero? »
Il cantante annuì e tirò fuori gli occhiali parigini fatti da Marinette. « Certamente. Dopotutto, sei amico – o il fidanzato −  della ragazza che mi ha fatto questi occhiali, senza dimenticare la copertina del mio ultimo album. »
Il cuore di Marinette si scaldò quando Luka le disse che era fantastica.
Intanto che Luka suonava la chitarra, sotto lo sguardo e seguendo i consigli di Jagged Stone, Marinette tirò fuori il cellulare dalla borsetta e fece una foto ai due, dopodiché la inviò all’amico.
Poco dopo, Jagged Stone riprese la chitarra e suonò lui un pezzo.
« Marinette, è stato incredibile! È tutto grazie a te. »
«Grazie a me? Che stai dicendo? »
Lui annuì e le prese le mani. « Se non avessi detto a Jagged Stone che so suonare, non mi avrebbe mai chiesto di provare la sua chitarra! »
Marinette gli sorrise. « Non ho fatto nulla, Luka. »
Il ragazzo ricambiò il sorriso.
 
Il concerto riprese e i due ragazzi, nel backstage, mangiarono i panini fatti dal padre di Marinette e bevvero le bibite comprate da Luka.
Fang, il coccodrillo del cantante, si avvicinò alle gambe di Luka e si accoccolò.
Penny si avvicinò a Marinette e le disse: « Volevo sapere una cosa, Marinette. Dove hai preso quella maglietta? Ho cercato dappertutto, ma proprio non riesco a trovare il modello. »
Marinette allora le spiegò che aveva disegnato lei stessa il modello, mostrandole anche la versione maschile.
« Puoi inviarmi la foto del modello maschile? E posso fare una foto a quello femminile? Vorrei mostrarle a Bob, il produttore, e magari chissà, potrebbero piacergli e ti chiederà se potremmo metterli sul mercato. »
La ragazza era felicissima! Una sua creazione poteva essere approvata e venduta!
« Sarò ripetitivo, ma sei davvero fantastica, Marinette » le disse Luka quando Penny se ne fu andata.
Marinette si voltò verso di lui e arrossì. « C-Che stai dicendo? » balbettò.
« Sto solo dicendo la verità. Oh, adoro questa canzone! »
Mentre Luka chiudeva gli occhi e canticchiava, Marinette sentì un calore nel petto.
 
Quando il concerto finì, Jagged Stone invitò i due ragazzi a rimanere ancora un po’.
« Oh, io non posso! » esclamò Marinette guardando l’ora. « Ho promesso ai miei genitori di non fare tardi. Luka, rimani pure, se vuoi. »
Luka scosse la testa. « Non voglio farti tornare a casa da sola, Marinette. E poi, abbiamo fatto un patto, non ricordi? »
Marinette se lo ricordava. Toccava a lei “annoiarlo” su tutto quello che conosceva sulla moda.
« Ne sei sicuro? » chiese per sicurezza la ragazza.
«Certo che sì! »
Jagged Stone suonò un assolo. « Rock and roll! Ragazza mia, il tuo amico/fidanzato è la vera essenza del Rock! Un bel bacio ci starebbe! »
Marinette arrossì; Luka fissò un punto indefinito delle scarpe.
Baciare Luka?! Come poteva averle chiesto una cosa del genere? Lei e Luka erano solo amici, no? Certo, sentiva un calore al petto quando stava insieme a lui, ma lei era innamorata di Adrien, che avrebbe visto l’indomani pomeriggio.
Allora perché si sentiva nello stesso modo con lui?
« C-Comunque, noi a-adesso andiamo. È s-stato un piacere essere in-invitati qui. C-Ciao! » balbettò al limite dell’imbarazzo Marinette.
Luka ringraziò e seguì l’amica.
 
« Oh, guarda che bella luna! » esclamò Luka.
I due ragazzi stavano attraversando il “Pont de l’Alma”, uno dei ponti sopra la Senna, per andare a casa di Marinette, quando il ragazzo si era fermato e aveva alzato lo sguardo al cielo.
Marinette lo imitò e rimase meravigliata nel vedere la luna: era gigantesca e illuminava tantissimo!
« Peccato solo per quelle nuvole che stanno per coprirla » si lamentò Marinette.
« No, è molto meglio così. Anche se le nuvole la dovessero coprire del tutto, la luna resterà. Puoi nascondere la bellezza, ma quella rimarrà sempre dove l’hai messa, non scomparirà mai. »
« Credo di capire dove vuoi arrivare » ammirò la ragazza.
I due ragazzi sbagliarono su una cosa: quelle non erano semplici nuvole, erano nuvole di pioggia.
 
Infatti, poco dopo furono investiti in pieno da un acquazzone.
I due ragazzi corsero a ripararsi; Marinette tirò fuori il cellulare.
« Accidenti! Non c’è campo! » esclamò Marinette. « Pensavo di farci venire a prendere da mio padre… »
La ragazza sapeva che la madre di Luka non aveva nessuna auto, quindi aveva pensato di chiamare il proprio padre e accompagnare l’amico a casa.
Luka la sorprese mettendole una mano sulla spalla. «E se andassimo a piedi? Siamo già bagnati, quindi non fa nessuna differenza se prendiamo altra acqua. »
« Rischiamo di ammalarci, Luka… Non che non voglia, intendo dire! »
Lui le sorrise, si tolse la felpa, prese due estremità e la portò in alto, ottenendo così una specie di ombrello.
Marinette scoppiò a ridere.
« È imbarazzante da dire, ma dovresti avvicinarti a me per non bagnarti… »
La ragazza rimase paralizzata. Avvicinarsi a lui? Già vide cosa sarebbe successo da lì in avanti: loro avrebbero corso sotto la pioggia, Adrien li avrebbe visti e si sarebbe allontanato da lei per sempre, la quale non sarebbe mai più uscita con lui!
Qualcosa la colpì “dolcemente” alla gamba. Tikki le stava facendo capire di sbrigarsi. Ma certo, pensò Marinette, stavano perdendo tempo. E poi, il suo kwami si era sentita male per essersi bagnata troppo con la pioggia. Non voleva rischiare un’altra volta.
A piccoli passi, Marinette si avvicinò a Luka e prese un lembo della felpa.
Ce la puoi fare, si disse, è solo una corsetta.
 
« Allora… » iniziò Luka tra un sospiro e l’altro, « parlami… della moda. »
Marinette scoppiò a ridere. « Me lo... me lo stai chiedendo… in un momento… del genere? »
Il ragazzo sorrise. « Be’… abbiamo stretto… un patto… no? »
La ragazza sbuffò divertita. « Come vuoi… però non dovrai… lamentarti! »
E così, tra la pioggia, le pozzanghere, le macchine che passando bagnavano i due ragazzi, Marinette raccontò a Luka ogni cosa che sapeva sulla moda, aggiungendo anche qualche commento personale.
La ragazza, mentre parlava, si accorse che l’amico la ascoltava con attenzione; di volta in volta, questi le chiedeva chiarimenti su determinate cose ed esponeva le proprie perplessità. E lei ne era rimasta sorpresa.
Chissà come si comporterebbe Adrien, si disse.
 
« Ecco… casa mia! » gridò Marinette con l’ultimo fiato a disposizione.
Nell’ultimo tratto, quando oramai mancava davvero poco, aveva iniziato a piovere ancora più forte, tanto che la felpa-ombrello aveva perso il suo utilizzo.
Come una furia, Marinette suonò il campanello e bussò sulla porta.
Suo padre, Tom, aprì subito la porta e si spostò per far entrare i due ragazzi.
« Grazie di tutto, signor Dupain, signora Cheng » iniziò Luka ridando l’asciugamano alla donna. « Ma devo andare, si è fatto tardi. Marinette, mi sono divertito tantissimo stasera. Grazie… di cuore. »
Marinette si sentì inspiegabilmente triste.
« Marinette, perché intanto non vai a farti una doccia? » le ordinò il padre. « Vorrei scambiare qualche parola con questo ragazzo. »
« Papà! »
Sabine le posò una mano sulla spalla e sorrise. « Non ti preoccupare. Tuo padre sta solamente facendo… be’, il padre. Vai pure. Lo tengo d’occhio io. »
In parte rincuorata, Marinette si recò in bagno e fece una bella doccia calda.
 
Con indosso l’accappatoio, Marinette tirò fuori il cellulare dalla borsa, che squillò per diverse volte. Trovò diverse chiamate perse e messaggi di Alya e Juleka. La prima voleva sapere come fosse andata la serata, la seconda che fine avesse fatto il fratello, anche se l’ultimo messaggio era particolare. In pratica, Juleka le scriveva che la madre le aveva spiegato tutto e che si sarebbero visti tutti l’indomani mattina.
Tikki lesse il messaggio e alzò le spalle, segno che nemmeno lei aveva idea del perché del messaggio.
« Marinette! » urlò suo padre. « Hai finito di fare la doccia? »
« Sì » rispose lei. « Sto andando a mettermi il pigiama. »
Prima di andare, però, si lavò i denti, pulì il lavandino e sistemò il bagno.
Tutta tranquilla, la ragazza aprì la porta del soggiorno e divenne tutta rossa. In piedi, vicino al televisore, c’era Luka, il quale le sorrideva imbarazzato.
Guardò i genitori per avere delle spiegazioni.
« Oh, volevo accompagnarlo in macchina fino a casa » spiegò il padre, « ma ha iniziato a diluviare tantissimo e a grandinare, quindi non me la sono sentito di uscire subito. Ho iniziato a interrogare Luka. È proprio un bravo ragazzo! »
« E Tom ha deciso di farlo restare per la notte » continuò la madre. « Luka ha provato a rifiutare, ma alla fine ha dovuto cedere. Abbiamo già avvisato la famiglia, non ti preoccupare. »
Ecco spiegato il perché del messaggio di Juleka, si disse.
Ancora una volta diventò rossa. Luka avrebbe passato la notte da lei!
« Oh, ne sono contenta… no, non sono contenta. Cioè, sono sollevata, in questo modo non avete preso la pioggia » spiegò a fatica la ragazza. « O-ora vado a mettermi il pigiama… L-Luka, che ne dici di u-usare la maglietta che ho fatto come pigiama? »
Il ragazzo annuì e la ringraziò.
« Molto bene » disse Tom affiancandosi alla figlia, « io presterò al tuo amico un paio di pantaloni che mi stanno stretti. Vieni, ragazzo. Ti mostro il bagno. »
 
Marinette corse in camera e chiuse la botola. Che cosa stava accadendo? L’uscita era iniziata bene, perché adesso aveva preso quella piega?
Scosse la testa. Doveva mantenere la calma.
Si tolse l’accappatoio e indossò il pigiama; tolse la maglietta per Nino e la portò in soggiorno.
Consegnò l’indumento al padre e attese insieme alla madre che tornasse.
L’occhio le si posò sul mobile davanti alle scale. Tikki si era nascosta dietro alla foto di famiglia. La ragazza si sentì rincuorata: almeno non era da sola in quella situazione!
« Raccontami un po’ di questo Luka. Parli sempre di Adrien, dopotutto » ridacchiò la madre.
« Mamma! E va bene… »
 
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Toccò finalmente il turno di Luka alla bancarella. Chiese al venditore due bibite fresche e attese che gliele portasse. Nel frattempo, si guardò intorno e sorrise nel vedere qualche bambino tra i presenti.
Qualcuno lo picchiettò sulla spalla. Girandosi, si ritrovo davanti una donna con degli insoliti capelli viola e la pelle scura. Riconobbe in lei Penny, l’agente di Jagged Stone.
« Sei l’amico di Marinette, giusto? Dovresti seguirmi. »
« Oh, un attimo che devo pagare le due bibite » riuscì a dire dopo qualche secondo.
Confuso più che mai, Luka seguì Penny in mezzo alla folla. Che fosse successo qualcosa a Marinette?
 
Arrivati nel backstage, Penny li lasciò da soli e andò a cercare il cantante. Luka ringraziò mentalmente Marinette per avergli spiegato tutto.
Il ragazzo si mangiò con gli occhi tutto quello che vedeva intorno.
« Oh! » esclamò all’improvviso.
Si diresse in tutta fretta verso la mitica chitarra di Jagged Stone. Ammirò ogni singolo centimetro dello strumento.
« Ho sempre desiderato vedere da vicino questa chitarra! » rivelò all’amica.
Iniziò poi a informarla sulle varie particolarità della chitarra, dal materiale alle varie modifiche.
Quando alzò lo sguardo su di lei, Luka smise subito di parlare.  « Mi dispiace, Marinette. Non volevo annoiarti. »
« Cosa? Oh, no! Non mi stavi annoiando, davvero. Non ti preoccupare. »
« Ne sei sicura? »
« Facciamo così, allora: ti parlerò tutto il tempo di moda mentre mi riaccompagni a casa! »
Lui sorrise e accettò la proposta. « Mi sembra giusto! » e la trovava veramente giusta.
Calò poi il silenzio tra i due, che presto fu infranto dalla voce di Jagged Stone: « Ecco la mia ragazza preferita! »
Il cantate passò un braccio intorno alle spalle di Marinette. « È sempre un piacere vederti, Marinette » le disse tutto sorridente.
« Oh, e questo chi è? » le chiese girandosi verso di Luka. « Da come vi stavate guardando e sorridendo, direi che è il tuo ragazzo. »
Luka, rosso in viso, seppur molto di meno rispetto all’amica, confermò le negazioni di Marinette. Loro due non stavano insieme, erano soltanto due amici.
Jagged Stone scoppiò a ridere e si staccò da Marinette. « L’ardore degli adolescenti mi fa venire voglia di suonare! Rock… Uhm? »
Il cantante si accorse che Luka era vicino alla sua chitarra.
« Oh, ti chiedo scusa, Jagged Stone! È solo che, be’, mi piace la tua chitarra » balbettò il ragazzo nervoso.
Ed ecco finalmente il giorno tanto temuto da Luka: il suo cantante preferito gli stava per dire di non farsi più vedere, un po’ com’era successo anche a Vincent Aza, il suo fan più sfegatato.
« Luka è molto bravo a suonare » s’intromise Marinette.
Il ragazzo provò un leggero fastidio per il commento dell’amica.
Jagged Stone passò lo sguardo dall’uno all’altro. « Ragazzo, ti andrebbe di provare a suonarla? »
Luka spalancò la bocca. « Posso davvero? »
Il cantante annuì e tirò fuori gli occhiali parigini fatti da Marinette. « Certamente. Dopotutto, sei amico – o il fidanzato −  della ragazza che mi ha fatto questi occhiali, senza dimenticare la copertina del mio ultimo album. »
Luka non sapeva cosa dire o fare. Jagged Stone gli aveva appena chiesto se volesse provare a suonare la sua chitarra?! Solo uno stupido rifiuterebbe una cosa del genere!
« Marinette, sei fantastica! » le sussurrò mentre prendeva la chitarra.
Sotto lo sguardo attento del cantante, Luka suonò pezzi delle sue canzoni. Quando sbagliava qualcosa, seguiva in modo accurato i consigli del suo mentore improvvisato e riprendeva con più grinta.
Poco prima di restituire la chitarra al legittimo proprietario, sentì il cellulare vibrare, ma lo ignorò.
Mentre Jagged Stone suonava un pezzo, forse tutto per loro, Luka disse all’amica: « Marinette, è stato incredibile! È tutto grazie a te. »
«Grazie a me? Che stai dicendo? »
Il ragazzo le prese le mani e strinse leggermente. « Se non avessi detto a Jagged Stone che so suonare, non mi avrebbe mai chiesto di provare la sua chitarra! »
Marinette gli sorrise. « Non ho fatto nulla, Luka. »
Luka ricambiò il sorriso. La sua amica era proprio umile, e questo gli piaceva.
 
Mentre il concerto riprendeva con ancora più grinta, Luka e Marinette erano intenti a riempirsi lo stomaco con i panini fatti dal padre della ragazza e a dissetarsi con le bibite prese dal ragazzo. Quest’ultimo, poi, si mise ad accarezzare per qualche minuto Fang, il coccodrillo del cantante, che si era avvicinato alle sue gambe.
Penny raggiunse Marinette; le due si misero a parlare sulle due magliette create dalla ragazza.
Quando l’agente se ne fu andata, Luka si complimentò con l’amica:
« Sarò ripetitivo, ma sei davvero fantastica, Marinette »
Lei si voltò e arrossì. « C-Che stai dicendo? » balbettò.
« Sto solo dicendo la verità. Oh, adoro questa canzone! » esclamò cambiando argomento.
Luka, infatti, si era accorto che Marinette sembrava tra il disagio e l’imbarazzo, e non voleva farla sentire così. Chiudendo gli occhi, quindi, aveva iniziato a canticchiare.
 
Quando il concerto finì, Jagged Stone invitò i due ragazzi a rimanere ancora un po’.
« Oh, io non posso! » esclamò Marinette guardando l’ora. « Ho promesso ai miei genitori di non fare tardi. Luka, rimani pure, se vuoi. »
Luka scosse la testa. « Non voglio farti tornare a casa da sola, Marinette. E poi, abbiamo fatto un patto, non ricordi? » aggiunse alla fine.
« Ne sei sicuro? » chiese per sicurezza la ragazza.
«Certo che sì! » esclamò.
Dopotutto, lui manteneva sempre i patti. E poi, non si fidava a lasciarla andare a casa da sola. Sì, era arrivata al concerto da sola, ma il ritorno era più pericolo, visto il tipo di fan che aveva scorto.
Jagged Stone suonò un assolo. « Rock and roll! Ragazza mia, il tuo amico/fidanzato è la vera essenza del Rock! Un bel bacio ci starebbe! »
Luka portò immediatamente lo sguardo alle sue scarpe rosse. Baciare Marinette? Mai e poi mai. Non che non gli piacesse come persona, anzi, gli stava proprio simpatica, ma non provava niente verso di lei. Un po’ gli piaceva, ma la sua non era una cotta. Per il bacio, poi, non sarebbe giusto nei confronti della ragazza.
« C-Comunque, noi a-adesso andiamo. È s-stato un piacere essere in-invitati qui. C-Ciao! » balbettò Marinette.
« Sì, grazie per averci fatto seguire il concerto da qua; e grazie anche per avermi fatto suonare la chitarra. »
 
Durante il ritorno verso la casa di Marinette, Luka fissava il cielo stellato. Il firmamento era proprio bello.
Ma mentre stavano attraverso il “Pont de l’Alma” che Luka scorse la cosa più brillante nel cielo: la luna.
« Oh, guarda che bella luna! » esclamò fermandosi.
« Peccato solo per quelle nuvole che stanno per coprirla » si lamentò Marinette.
« No, è molto meglio così. Anche se le nuvole la dovessero coprire del tutto, la luna resterà. Puoi nascondere la bellezza, ma quella rimarrà sempre dove l’hai messa, non scomparirà mai » recitò lui in risposta.
« Credo di capire dove vuoi arrivare » ammirò la ragazza.
Luka sorrise. Aveva recitato una parte di un testo che aveva scritto lui tempo prima, quando era alle prime armi con la chitarra. Si disse che prima o poi l’avrebbe fatto leggere a Marinette.
 
Poco dopo aver lasciato il ponte, i due giovani furono investiti dall’acquazzone. Completamente fradici, corsero a ripararsi sotto un edificio.
« Accidenti! Non c’è campo! » esclamò Marinette tirando fuori il cellulare. « Pensavo di farci venire a prendere da mio padre… »
Luka si sentì un po’ in colpa. Se solo avesse fatto il patentino! Capì che c’era una soluzione al loro problema, seppur insolita.
Mise una mano sulla spalla dell’amica e disse: «E se andassimo a piedi? Siamo già bagnati, quindi non fa nessuna differenza se prendiamo altra acqua. »
« Rischiamo di ammalarci, Luka… Non che non voglia, intendo dire! »
Lui le sorrise, si tolse la felpa, prese due estremità e la portò in alto, ottenendo così una specie di ombrello, causando una risata da parte di Marinette.
Ora arrivava la parte più difficile.
« È imbarazzante da dire, ma dovresti avvicinarti a me per non bagnarti… »
E lui era molto imbarazzato, anche se non lo diede a vedere. Gli ritornò in mente che già una volta erano stati costretti a stare vicini: quando sua madre era stata akumizzata e aveva legato i due ragazzi con una catena. Ricordò anche come Marinette era riuscita a liberarli e a chiamare Ladybug. Era stata la prima volta che l’aveva trovata simpatica.
 
Mentre stavano correndo, Luka ricordò a Marinette il patto che avevano fatto.
Lei scoppiò a ridere. « Me lo... me lo stai chiedendo… in un momento… del genere? »
Il ragazzo sorrise. « Be’… abbiamo stretto… un patto… no? »
La ragazza sbuffò divertita. « Come vuoi… però non dovrai… lamentarti! »
Luka ascoltò con molta attenzione quello che stava ascoltando. Ogni volta che si perdeva nella spiegazione, fermava la ragazza e le chiedeva di usare termini un po’ più “umani”. Non mancava di esporre le proprie perplessità, notando con piacere che lei non arrabbiava mai, rivelandogli che delle volte era d’accordo con lui.
Marinette amava moda come lui amava suonare la chitarra. Anzi, forse il sentimento della ragazza era ancora più forte.
 
« Ecco… casa mia! » gridò Marinette, suonando poco dopo il campanello e bussando forte alla porta.
Un uomo alto e grosso, ma con il volto gentile, aprì la porta e si spostò per farli entrare, dove una donna asiatica consegnò loro un paio di asciugamani.
Ricordandosi i loro nomi e cognomi – tutto grazie a Juleka −, Luka restituì l’asciugamano alla madre di Marinette.
« Grazie di tutto, signor Dupain, signora Cheng, ma devo andare, si è fatto tardi. Marinette, mi sono divertito tantissimo stasera. Grazie… di cuore. »
La sua famiglia probabilmente era davvero preoccupata. Non voleva, poteva e doveva, farla sentire così.
« Marinette, perché intanto non vai a farti una doccia? » ordinò all’improvviso il padre dell’amica. « Vorrei scambiare qualche parola con questo ragazzo » aggiunse con un tono minaccioso.
Luka si ritrovò a deglutire a vuoto. Era la prima volta che si ritrovava in una situazione del genere. E aveva paura.
 
« Papà! » esclamò Marinette.
La madre le posò una mano sulla spalla e sorrise. « Non ti preoccupare. Tuo padre sta solamente facendo… be’, il padre. Vai pure. Lo tengo d’occhio io. »
Il ragazzo, dopo il commento della donna, si sentì un po’ più tranquillo, anche se la paura era rimasta.
Dopo che Marinette se ne fu andata, il signor Dupain gli si avvicinò, lo superò e aprì la porta. Un fulmine squarciò il cielo, portando con sé anche la grandine.
L’uomo chiuse la porta e fissò il ragazzo. « Pensavo di accompagnati a casa in macchina, ma a questo punto dovremo aspettare che smetta. Bene, seguirmi in soggiorno.»
Luka lo seguì fino al soggiorno. Si sedette sul divano quando lui glielo ordinò.
La signora Cheng gli si sedette vicino e gli sorrise; il signor Dupain, invece, si mise davanti a lui, sovrastandolo con la sua altezza.
« E così, tu sei Luka, il fratello di Juleka » iniziò l’uomo, « e hai portato mia figlia al concerto. Hai fatto il bravo con lei? »
« C-Certamente, signor Dupain. Non farei mai del male a sua, vostra figlia! »
« Perché sei arrivato con lei? La stavi seguendo e si è accorta di te? Per questo? »
« No, non la stavo seguendo. Ho deciso di accompagnarla a casa perché non mi fidavo a farla tornare da sola, non con certa gente in giro. »
« Ne sei sicuro? Mentire non servirà a niente, ragazzo. »
La signora Cheng posò una mano sulla spalla del ragazzo. « Tom, lo stai spaventando. Non vedi che è un bravo ragazzo, nonostante il suo modo di vestirsi? »
Luka abbassò gli occhi imbarazzato.
Il signor Dupain diede loro le spalle. « Non mi fido ancora. Cosa ti piace fare? »
Luka rimase zitto per un po’. « Suonare la chitarra. È la mia passione. »
L’uomo si girò, ma il suo sguardo duro parve vacillare. « Davvero? Anche io da ragazzo suonavo la chitarra. Avevo formato anche una band con i miei amici. »
« Veramente? E che musica avete suonato? »
« Rock, Hip Hop, Classic Rock. »
« Wow! E perché avete smesso, se posso chiedere? »
« Oh, vari impegni, discussioni tra di noi. E anche per la mia passione dei dolci e del pane. »
Luka rimase veramente colpito. Non avrebbe mai detto che il padre di Marinette fosse stato un musicista.
« E poi » continuò l’uomo, « avevo imparato qualche trucchetto con la chitarra. Magari, un giorno di questi, te lo potrei anche insegnare. »
Sicché Luka rispose: « Mi piacerebbe molto, signor Dupain! Oh, ma adesso è meglio che vada. Non si disturbi per il passaggio. »
Il signor Dupain abbassò le spalle, ma poi le rialzò subito. « No, rimarrai qua per la notte. Non fare quella faccia, ragazzo. È come hai detto tu: è meglio non andare in giro da soli con certa gente in strada. »
Luka abbozzò un sorriso. « Non è necessario, davvero. E poi, mia madre e mia sorella saranno preoccupate. Grazie, comunque. »
« Tom ha ragione nel farti rimanere qua » s’intromise la signora Cheng. « Senza contare che la tua famiglia si preoccuperebbe ancora di più se sapesse che sei tornato a casa da solo, sotto questo tremendo diluvio e con “certa gente” in giro.
Luka non poté che cedere. Avevano ragione, dopotutto. Quindi l’uomo si fece dare il numero di casa dal ragazzo e chiamò per informare la madre di Luka che sarebbe rimasto lì a dormire.
« Etciù » starnutì Luka, rabbrividendo subito dopo. « Vi chiedo scusa… »
La signora Cheng annuì. « Non ti preoccupare. Quando Marinette finisce di fare la doccia, vai te. Così non ti ammali. »
« Marinette! » urlò infatti l’uomo. « Hai finito di fare la doccia? »
« Sì » rispose lei. « Sto andando a mettermi il pigiama. »
Allora Luka si alzò in piedi e attese. Nel frattempo, chiacchierò ancora un po’ con il padre dell’amica. Adesso non aveva più timore di lui.
 
La porta del soggiorno si aprì e Marinette, in accappatoio, entrò tutta tranquilla. Quando la ragazza si accorse di lui e divenne rossa in viso, Luka le sorrise imbarazzato e abbassò subito gli occhi.
I genitori spiegarono alla figlia la faccenda.
Al termine, Marinette balbettò: « Oh, ne sono contenta… no, non sono contenta. Cioè, sono sollevata, in questo modo non avete preso la pioggia. O-ora vado a mettermi il pigiama… L-Luka, che ne dici di u-usare la maglietta che ho fatto come pigiama? »
Il ragazzo annuì e la ringraziò. Non aveva pensato a cosa indossare durante la notte! Meno male che a Marinette era venuto in mente.
« Molto bene » disse il padre affiancandosi alla figlia, « io presterò al tuo amico un paio di pantaloni che mi stanno stretti. Vieni, ragazzo. Ti mostro il bagno. »
Un po’ scettico per i pantaloni, Luka seguì il signor Dupain verso uno sgabuzzino. L’uomo prese diverse paia di pantaloni bianchi da panettiere e li consegnò al ragazzo, dicendogli di vedere quello che gli andava bene. Lo accompagnò in bagno, gli spiegò dove tenevano i vari oggetti e lo salutò.
 
Dopo aver fatto una bella doccia calda ed essersi asciugato, Luka provò tre paia di pantaloni prima di trovare un paio adatto a lui, anche se un pochino larghi.
Il signor Dupain lo chiamò da fuori e gli disse che aveva con sé una maglietta per lui. Titubante, Luka aprì la porta e accettò l’indumento, riconoscendo la maglietta fatta da Marinette.
Seguì poi il signor Dupain in soggiorno.
« … ed è molto carino » stava dicendo la signora Cheng. « Oh, eccovi qui! » esclamò quando li vide.
Marinette, notò Luka, divenne rossa e si portò le ginocchia al petto.
La madre dell’amica si alzò in piedi e si diresse verso la cucina, dove tornò con due tazze fumanti di cioccolata.
Mentre i due ragazzi bevvero, i genitori vollero sapere tutti i dettagli del concerto. Come se si fossero messi d’accordo, i due amici non dissero niente riguardo la proposta di Jagged Stone sul baciarsi.
 
« Si è fatto tardi » disse il padre di Marinette. « Direi che è l’ora di andare a dormire. Luka, ti va bene dormire sul divano? »
Se li andava bene? Certo che sì. Dopo tutti i disturbi che si erano presi, rifiutare sarebbe stato scortese.
« Domattina troverai i tuoi vestiti puliti » lo informò invece la madre.
Lui annuì e diede la buonanotte a ciascuno di loro.
Marinette esitò, ma poi ricambiò il saluto e corse in camera.
Luka, rimasto da solo, spense la luce e si coprì con una coperta. Prima di addormentarsi, prese il cellulare e, tra tutti i messaggi ricevuti dalla sua famiglia, ne vide uno di Marinette. Vedendo l’ora, capì che glielo aveva mandato durante il concerto. Si disse che fosse molto strano. Aprì il messaggio e per poco non urlò dalla sorpresa. Marinette gli aveva inviato la foto di lui che suonava la chitarra di Jagged Stone.
« Sei proprio fantastica » sussurrò Luka. « Forse un bacio ci starebbe. »
 
Sentendo un rumore, Luka aprì gli occhi. Dapprima di sentì confuso, poi si ricordò che si trovava nella casa di Marinette.
Si tirò su a sedere e scorse Marinette e la signora Cheng in cucina. La donna si scusò per il rumore; la ragazza sorrise e fece “ciao” con la mano. Il ragazzo notò che l’amica non era più in pigiama.
« Non si preoccupi, signora Cheng. Mi sarei svegliato tra poco. Dov’è il signor Dupain? »
« Papà è in laboratorio. Sta preparando dei dolci. Se vuoi, puoi fare colazione con noi. »
« Naturalmente. »
Mangiarono un croissant, un pane al burro e bevvero un succo di frutta, anche se la signora Cheng optò per il caffè.
« Marinette, ti riporterò la maglia pulita e stirata, così la potrai dare tranquillamente al tuo amico. »
Ma la ragazza scosse la testa. « Te la regalo. Ho parlato anche con Nino. Anche lui è d’accordo con me, aggiungendo che non ha fretta. »
Luka non seppe che cosa dire. Due regali stupendi in due giorni!
La madre di Marinette, finito di sparecchiare, li lasciò un attimo da soli. Quando tornò, aveva con sé i vestiti asciutti di Luka.
« Vado subito a cambiarmi. »
 
Uscito dal bagno, con la maglietta fatta da Marinette in mano, vide che Marinette e la madre erano davanti alla porta. Il ragazzo notò che l’amica aveva con s’è uno zainetto. Gli spiegò che stava andando a studiare chimica.
Luka allora disse che sarebbe tornato a casa. Ringraziò e salutò la signora Cheng e si fece accompagnare da Marinette dal padre.
« La saluto, signor Dupain. La ringraziò per avermi ospitato. »
« Non c’è di che. Ci vediamo. »
I due ragazzi uscirono fuori passando dal negozio. Il cielo era limido, come se la tempesta del giorno prima non ci fosse mai stata.
« Allora io vado a casa. Grazie di tutto, Marinette. Grazie per essere venuta con me al concerto, per avermi ospitato a casa tua e per la maglietta. »
Lei alzò le mani e gli sorrise. « Grazie a te per avermi invitata e per avermi accompagnata a casa. Mi sono divertita tantissimo! Io vado al parco. Ciao! »
Luka si sentì come nervoso. La chiamò, s’inchinò verso di lei e le diede un bacio. Non si era accorto che Marinette, quando si era sentita chiamare, aveva voltato la testa e le labbra di lui si era posate molto vicine a quelle di lei.
Staccandosi, la salutò e si recò verso casa, ignaro di non averle baciato la guancia.
   
 
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