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Autore: Light Clary    29/08/2018    1 recensioni
La Ciurma di Cappello di Paglia si ritrova coinvolta nell'ennesima avventura/
Per uscirne vivi anche stavolta, dovranno fare affidamento su tutta la loro determinazione.
Il nemico è un essere capace di espirare tutto ciò che rende una persona quello che è.
Senza i sogni, senza l'amore, senza gli amici e senza i ricordi, nessuno sarà più lo stesso.
Disposti a tutto pur di aiutare la loro nuova amica Narumi a salvare la sua casa/
Finalmente i veri sentimenti di Nami verranno a galla.
E rivelerà a Sanji ciò che lui non si sarebbe mai aspettato di sentirsi dire.
Non da lei.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nico Robin, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro, Un po' tutti, Z | Coppie: Sanji/Nami
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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Sanji si rese conto che il demone era soddisfatto proprio al limite delle forze. Lo lasciò riprendere fiato e sistemarsi meglio sul letto, lontano dal solco profondo e bagnato che avevano lasciato.
Quanto tempo era trascorso? Era così impegnato a concentrare tutti i suoi pensieri sul suo desiderio nei confronti della navigatrice che non aveva tenuto conto dei minuti che passavano.

Nami gli stava appoggiata sul petto e respirava lentamente. Stava facendo finta o anche i demoni superiori si concedevano un pisolino?

In quel momento anche lui se ne sarebbe volentieri concesso uno anche di pochi minuti, ma aveva altro a cui pensare e stavolta meno timoroso. Infatti quando il veloce pensiero della ragazzina chiusa nell’armadio a muro lì vicino gli passò per la mente, non ricevette nessuna reazione aggressiva da parte del suo aguzzino.
Sentì la ragazza gemere e accoccolarsi meglio su di lui e per essere di parte le accarezzò i capelli. Lei alzò lentamente lo sguardo. I suoi occhi non avevano ancora riassunto i colori diabolici.

-Sai … li ho messi a bad a– gli disse dolcemente.

- C- chi?  – domandò Sanji restando stabile.

-Gli altri – fu la risposta – Mi chiedevano come mai spariamo sempre per ore e ore senza dare segni di vita e senza voler
essere disturbati – gli sfuggì un risolino – Non a caso le mie nuvole li hanno avvertiti di non fare i guastafeste.

Il cuoco emise un verso più simile a una risata che riuscì a fare: - Wow. Avrei … voluto davvero vedere le loro facce.

-Diciamo che per un altro po’ staremo tranquilli – lo rassicurò Nami posandogli un leggero bacio sulle labbra susseguito dal suo allontanamento.

Si alzò dal letto stendendosi per bene e ondeggiando un pochino facendo risaltare le sue curve.
Poi si bloccò. E così anche Sanji.

Strinse i denti pronto a riaffrontare Passus con tutta l’audacia possibile.
Ma quando la navigatrice tornò a fissarlo aveva mantenuti i suoi tratti normali. Sospirò sollevato.

Nami raccolse da terra i suoi vestiti analizzandoli un po’ seccata.
-Credo mi tocchi fare una doccia o neanche questo tessuto così folto riuscirà a nascondere la viscosità – commentò accarezzandosi un braccio. Ripiegò il vestito e lo poggiò sul comodino – Per adesso mi conviene indossare qual cosina giusto per raggiungere le docce. Mi va bene anche qualcosa di sconveniente. Per pochi minuti.

Sanji annuiva a ogni sua parola non sapendo di preciso cosa ribattere. Era ancora col cuore palpitante e il fiato corto. Si asciugò il sudore con un lembo di lenzuolo stranamente rimasto intatto. Il suo cuore però accelerò il battito due volte più potente, quando notò che la ragazza stava allungando una mano verso la maniglia dell’armadio a muro. Il fatto che lui l’avesse aperto dopo chissà quanto tempo che si era minimizzato con la parete, aveva ricreato la forma rettangolare che lo differenziava da essa.

-Nami-San! – sbraitò mettendosi subito seduto. Ciò gli provocò delle forti vertigini che gli offuscarono la vista.
Lei si voltò confusa. Il demone non accingeva a farsi vivo: - Si?

-Vieni qui – la richiamò provando a sorridere – Non mi sento ancora … stanco – quella bugia gli costò il doppio degli sforzi. Era così sfinito da sentirsi svenire.

Ma lei non si mosse di un passo e alzò le spalle: - Certo che sei più degenerato di quel che pensassi, Sanji-Kun. Io direi di
concederci una pausa – era davvero bizzarro che tali parole venissero fuori proprio da lei – Ma se proprio vuoi – ghignò – puoi accompagnarmi a fare il bagno – il cuoco arrossì – dammi solo un momento che mi vesto. Magari è rimasto qualche vestito di Narumi nel suo vecchio armadio.

-No! – Sanji provò a raggiungerla e magari abbracciarla da dietro e riportarla sul letto ma non ne ebbe il tempo.
La vide afferrare la maniglia, tirare e spalancare la porta dell’armadio con nonchalance mentre il cuore ormai gli esplodeva nel petto.

-Ti prego, no! Io … - provò a implorarlo di lasciare in pace Clio, che si sarebbe sottoposto a qualsiasi cosa il demone volesse per soddisfare i desideri di Nami. Le aveva appena afferrato la mano e stava anche per mettersi in ginocchio , ma quando i suoi occhi guizzarono all’interno dell’armadio aperto rimasero di sasso:
Perché al suo interno non c’era nessuno se non dei panni sporchi spiegazzati.

Il cuoco rimase con la bocca semiaperta e lo sguardo fermo. A stento respirava.
Nami lo scostò leggermente di lato: - Ma che ti prende? – gli chiese mentre afferrava un lenzuolo sollevando grumoli di polvere e cercava di aggiustarselo intorno al seno.

La mente di Sanji lo portò a rispondere di botto senza neanche esitare. Non doveva neanche avere il tempo di porsi una domanda: - Poteva esserci qualche ragno … lo so quanto li odi …. Proprio come me – detto questo andò a prendere la sua camicia asciutta e la gliela porse come aveva fatto spesso in passato – Quel lenzuolo è lì da chissà quanto. Sai i germi? Mettiti la mia giacca … giusto per arrivare alla Sunny … io … ti aspetterò qui.

Nami lo guardò ancora confusa. Lui mantenne l’espressione serena con tutta la volontà che poteva ancora possedere.

Funzionò.

Lei sorrise e si avvolse la sua giacca coprendosi fino al pube. Si fermò un attimo a odorare il tessuto e assunse uno sguardo pieno di goduria.

Uno sguardo che si contrasse immediatamente in una forma più perversa. Passus aveva ripreso il controllo sul volto e sulla voce della ragazza e ora guardava il cuoco con malizia. Questi strinse i pugni.

 -Lo sai, Sanji – proferì emanando un’aura svigorente – per un attimo ho creduto che tu volessi … trattenermi. Ho intravisto la paura nei tuoi occhi – il ragazzo deglutì quando le braccia di Nami gli si avvinghiarono intorno al collo e il suo viso trasformato gli si avvicinava anche troppo – Hai paura di me, Sanji-Kun? – gli chiese rubando per un secondo la sua vera voce delicata.

Il cuoco iniziò a sudare. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo spaventato. Perché anche se era il sentimento che lo attanagliava di più in quel momento, manifestarlo davanti la ragazza che amava, seppur sottomessa da uno spirito malvagio, era l’ultima cosa che voleva.

Doveva apparire forte e non preoccupato per la situazione ma sicuro che tutto si sarebbe risolto.

L’allontanò guardandola in cagnesco: - Non mi fai paura, bastardo – rispose risoluto.

-La tua destrezza è molto allettante – replicò il demone leccandosi le labbra – E’ un peccato che per adesso debba accontentarmi di quella della tua ragazza- quel termine lo infastidì parecchio – ma infondo sento sta lentamente crescendo, così come il mio potere- … so essere molto paziente – si diresse nuovamente verso la porta – Tu continua così Sanji  - si girò a guardarlo malizioso. Si tolse la sua camicia e gliela gettò addosso restando solo col seno scoperto e le mutandine. A nessuno là fuori sarebbe importato. Finché Passus la controllava era al protetta da un lato – e magari potrei anche pensare di lasciare la tua anima intatta. Mi dispiacerebbe non averla a mia completa disposizione.

Il cuoco impallidì ma non lo diede a vedere e trattenne lo sguardo ribelle sulla ragazza finché non la vide sparire dietro l’asse di legno malconcia per essere stata sfondata dal demone che possedeva Clio. Fortunatamente non era il primo dei pensieri di Passus.

Quando Nami sparì, Sanji si issò in piedi ansimando e infilò la testa nell’armadio a muro. Non aveva potuto nemmeno porsi la domanda. Dove diavolo era finita Clio? Non si era nascosta sotto i vestiti né era riuscita a sgattaiolare fuori. Se ne sarebbero accorti.

-Ei ! – provò a chiamarla tastando con le mani le pareti di legno – Clio? Clio mi senti? – cominciò anche a chiamarla a bassa voce girando per la stanza ma non ottenne risposta.

Per un attimo pensò che forse si era immaginato tutto. Che la forza demoniaca di quel demone lo avesse mandato in stato allucinogeno e che stesse cominciando a immaginare cose non reali. Scacciò subito via quel pensiero. Com’era possibile allora che per sul suo collo fossero ancora presenti i segni dei morsi inflittagli dal corpo posseduto della bambina (di cui Passus non si era accorto pensando di esserne lui stesso l’artefice) e per terra fossero ancora evidenti le tracce della lotta che aveva portato alla sua liberazione?

-Clio? – continuò a chiamarla guardando anche sotto il letto – Clio, vieni fuori ti prego! Se mi senti vieni fuori!

Quella supplica in qualche modo funzionò: avvertì d’improvviso un tonfo secco provenire dall’armadio e si fiondò a spalancarlo in modo dinamico.

La bambina era lì, ricoperta di ragnatele e ancora tremante. Aveva qualche macchia di fuliggine sul viso e annaspava come appena riemersa dall’acqua.
-Dove caspita eri? – le chiese sbraitando senza volerlo. L’aiutò a uscire e a mettersi seduta sul letto – Mi hai fatto prendere
un colpo … credevo … - si fermò vedendo tracce di mortificazione negli occhi della bambina – stai bene? – disse delicatamente ripulendola dai residui di sporcizia. Questa annuì leggermente: - Mi dici dov’eri finita?

Clio si massaggiò un braccio con fare nervoso, ma non aspettò troppo prima di rispondere: - Nel passaggio segreto.

Il cuoco strabuzzò gli occhi: - Come scusa?

-Il passaggio segreto – ripeté lei indicando l’armadio a muro. Susseguì una dimostrazione. Si avvicinò nuovamente alla cabina, spostò alcuni panni per poi liberare uno spiraglio nell’incavatura del legno che faceva pensare a una porta scorrevole.

Proprio quello che si rivelò. Sanji allungò una mano per scostarla e rivelare una nicchia buia e piena di ragnatele. La luce nella stanza però, riuscì a identificarla come un passaggio verso corridoio nascosto nel muro.
Il cuore del ragazzo ebbe l’ennesimo sobbalzo ma stavolta colmo di sollievo e gioia: - Dove porta? – domandò alla ragazzina sorridendole.

-Mamma diceva che per non fare le scale scricchiolanti di notte  … potevamo raggiungere l-la sua stanza all’ultimo piano con questo passaggio …
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-Chopper! Siamo noi! Ti prego! – lo supplicava Rufy cercando di sporgersi verso di lui. Gli amici lo trattenevano in tutti i modi possibili.

-Non è più Chopper, Rufy! – gridava Zoro – Stagli lontano!
E in un modo o nell’altro riuscirono ad arrivare sul ponte della nave, seguiti a ruota dal Chopper indemoniato.

-Fammi venire! – sibilava andando incontro ad Usopp.

- Vade retro, Satana! – farneticava lui mettendo le dita a croce. Si rifugiò sopra l’albero maestro lanciandogli contro un fumogeno per distrarlo.

La forza naturale della renna permetteva all’entità che gli stava attualmente all’interno di gestirla a suo piacimento. Infatti iniziò a trafiggere di pugni l’albero maestro cercando di farlo franare. Questo fremeva a ogni colpo riempiendo le mani di Chopper di schegge e facendole sanguinare ma lui sembrò non curarsene.

Brook con il suo Soul Solid riuscì ad allontanarlo dall’albero maestro e mandarlo a sbattere contro la sponda.

-Chopper – continuava a chiamarlo Rufy senza reagire in modo violento. Non riusciva a pensare ai suoi compagni che combattevano tra loro.

Il medico di bordo, in risposta, avanzò verso di lui sbavando: - Vieni!

Zoro si parò davanti al suo capitano prima che questi venisse preso di mira e tirò fuori le monete. La renna venne nuovamente sbalzata via.


-Rufy, non farlo avvicinare – gli ordinò.

-Dobbiamo liberarlo! – decise quindi l’amico – Abbiamo l’acqua benedetta di Narumi! Finiamo di compiere il rituale!
Quell’idea colse tutti di sorpresa. Si, poteva essere una soluzione. In questo modo avrebbero tastato il vero effetto di quella purificazione ed essere dunque sicuri che stavano procedendo verso la soluzione per tutto.

-Ci penso io – disse Robin dirigendosi in sottocoperta. Ma qualcosa le sbarrò la strada. Una grossa massa melmosa e maleodorante che le diede la nausea.

Era una di quelle creature melmose che erano uscite dall’acqua quando lei e gli altri erano andati a perlustrare la zona. Solo che questa aveva qualcosa di diverso.
La sagoma era massiccia e dalla forma arcuata, in più, attraverso le zone non del tutto ricoperte di melma era possibile identificare tratti che all’archeologa parve di riconoscere.

Le si gelò il sangue nelle vene: - Franky?
La creatura che il cyborg era diventata ringhiò nella sua direzione e avanzò spalancando la bocca vischiosa e facendo uscire nuvole di fiato tossico.

Robin tossì indietreggiando vertiginosa. Zoro le fu subito dietro a sostenerla.

-Merda! – imprecò ora che la situazione era peggiorata.

-Che ? Franky? – esclamò Brook – Ma che razza di … cosa è diventato?

-Non è una possessione come le altre – valutò l’archeologa con voce rauca – non respirate la sua aria! – avvertì  poi.

Rufy strinse i pugni. Vedere due suoi compagni ridotti in quello stato era la cosa più atroce da sopportare per un capitano che aveva il compito principale di proteggerli. Se l’era giurato il giorno in cui avevano avvistato l’isola. Eppure adesso Nami, Sanji e Narumi risultavano dispersi e Franky e Chopper erano sotto il controllo di creature demoniache.
E pensare che l’obbiettivo che riteneva più importante addirittura dal diventare re dei pirati era quello di diventare più forte per proteggere i suoi amici.

No, non avrebbe permesso che ciò sarebbe durato un secondo di più.

Mantenendo lo sguardo basso si chinò per poi gettare un pugno a terra e trapelare tutta la sua forza. Si alzò un lieve venticello creato dalla sua aurea intensa.

-Gear Second! 

Il suo corpo prese a vaporare e i suoi muscoli a intensificarsi. Con una velocità immane, i ragazzi videro la sua figura spostarsi verso quella di Franky, completamente avvolta dalla foschia creata dal suo alito e spostarla verso la poppa con forza incredibile.

-Robin – ordinò nuovamente alla ragazza senza voltarsi a guardarla – prendi l’acqua e le monete e finisci il rituale. Noi ci occupiamo di loro due.
  
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