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Autore: alaal    29/08/2018    0 recensioni
Tutto inizia con una banale missione nel passato: consegnare la medicina cardiaca potenziata a Goku. Un lavoro non troppo difficile. Ma durante il viaggio nel tempo, qualcosa va storto. E il passato ancora una volta subirà pesanti ripercussioni, a causa di una visita di un ragazzo del futuro.
Fanfiction su Dragon Ball, liberamente ispirata al manga "Wrong Time" di SelphieSK. Con sostanziali differenze nella trama proposta dal nostro amico, e riletta in chiave moderna.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Mai, Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il caffelatte era pronto, la tazza era proprio davanti ai suoi occhi. Caffelatte fumante e zuccherato proprio come piaceva a lui. Nonostante la veglia notturna e il continuo tormentarsi le mani, Trunks non aveva alcun appetito. Mai era passata di buon mattino alla Capsule Corporation, portando dolcetti e croissant per il suo amico e la madre di lui. Bulma aveva accolto la donna vestita di nero nella propria cucina, proprio come se quest’ultima facesse ormai parte della sua famiglia. Il ragazzo quasi non si accorse della presenza di Mai, totalmente assorto nella contemplazione delle scritte azzurre della tazza rossa, ancora piena quasi fino all’orlo.

-Trunks, tesoro, non hai fame? Mai ha portato tanto cose buone…- Il ragazzo sollevò gli occhi dalla tazza e scosse la testa, sorridendo leggermente.

-Sto aspettando che il caffè si freddi…-

-Signora Briefs – si intromise nel discorso Mai, sedendosi al tavolo e scartando i vari dolci sul tavolo della cucina – i lavori stanno procedendo come previsto. Se non ci sono intoppi, entro domani l’ospedale sarà nuovamente operativo.- Bulma annuì e sorrise, sorseggiando la tazza di caffè e controllando l’orologio che aveva al polso.

-Perfetto, siamo nei tempi come preventivato. La cosa buona è che la città si sta ripopolando mese dopo mese, e questa è la cosa più importan…- Mentre Bulma osservava l’orologio, il suo volto divenne improvvisamente serio e concentrato. Trunks si accorse immediatamente del cambio di umore di sua madre e si alzò addirittura dalla sedia, percependo il suo cuore accelerare improvvisamente.

-Cosa c’è, mamma? Qualche problema?-

-No, no, Trunks, stai tranquillo…- Poi la donna appoggiò la schiena alla spalliera della sedia, incrociando le braccia al petto. Trunks e Mai si guardarono negli occhi, visibilmente tesi e preoccupati.

-Qualche anno fa mi autoinviai una mail per ricordarmi di una cosa molto importante… purtroppo, il server che gestisce il servizio delle mail è andato distrutto, e sfortunatamente non ricordo più il contenuto di quella mail. Ho solo una notifica, riportata dal mio orologio, che avrei dovuto fare qualcosa oggi, ma non ricordo che cosa…-

-Qualcosa di importante, mamma?- La donna sbuffò e scosse la testa, alzando gli occhi al soffitto.

-Se me lo ricordassi! Purtroppo con gli Androidi di mezzo e mezzo mondo distrutto, ho avuto parecchio da fare con le capsule…- Trunks scosse la testa, non sapendo a quale impegno si riferisse sua madre. Mai ne approfittò per sorridere e riportare la conversazione su un argomento più vivace.

 

-Cosa pensi si riferisse tua madre oggi a colazione?- Trunks e Mai erano usciti di casa e avevano percorso il viale alberato poco distante da casa. Da piccolo, il Saiyan lo aveva percorso migliaia di volte con il suo triciclo. Passare in mezzo a quegli alberi, miracolosamente sopravvissuti alle esplosioni energetiche dei due Androidi, era come fare un salto indietro nel tempo.

-Non so… magari un impegno di lavoro…- La conversazione ben presto si spense. La ragazza dai capelli neri scorse nuovamente il suo amico camminare a testa bassa, come se fosse preoccupato di qualcosa.

-Trunks, è da qualche giorno che sei giù di morale. Mi dici che cos’hai?- Costrinse il Saiyan a fermarsi e a guardarlo negli occhi. Vedere così abbattuto il suo amico le strinse il cuore. L’aveva così tanto aiutata in passato, con Black Goku… adesso era giunto il suo momento aiutarlo.

-Non… non è niente. Sono solo un po’ stanco.-

-Sono i soliti incubi, vero?- Il ragazzo annuì, aggrottando leggermente le sopracciglia. Si guardò nuovamente attorno, cercando le giuste parole per confessarle quello che più gli gravava sul cuore.

-Ho paura che gli Androidi possano tornare da un momento all’altro, Mai.- La ragazza rimase in silenzio, mentre Trunks continuava a camminare e lei che lo seguiva.

-So che li ho uccisi io stesso, e ho liberato il mondo dalla loro presenza… ma ho paura che da qualche parte in questo mondo, il Computer del Dottor Gero continui a funzionare…-

-Anche se fosse – replicò Mai, dopo qualche secondo di silenzio – il Laboratorio è vuoto, non ci sono più Androidi…-

-Non lo so, Mai. E per di più, quei mostri sono ancora vivi nel passato.- La ragazza si avvicinò al suo amico e gli sorrise, nel tentativo di riscaldare il suo cuore pieno di apprensione.

-Hai visto tu stesso che ormai fanno parte del gruppo degli eroi! Hai visitato il passato due volte, dovresti averne la certezza!- Trunks annuì, sospirando lentamente. Si erano diretti in una delle poche gelaterie aperte di West City, parzialmente operativa in seguito al lento ripristino delle funzioni di approvvigionamento della città.

-Magari hai ragione, ho solo bisogno di riposarmi un po’…- Improvvisamente, lo smartphone di Trunks iniziò a vibrare con prepotenza, poco prima che i due ragazzi arrivassero a destinazione. Il Saiyan estrasse il cellulare dalla tasca e vide che sullo schermo era impresso il nome di sua madre.

-Sarà successo qualcosa?- Premette il pulsante verde sullo schermo e partì la conversazione con Bulma.

-Pronto mamma?-

-Trunks, ho appena scoperto qual era quella cosa che mi ero appuntata di fare!-

-Eh, di che si tratta?-

-Di una cosa gravissima! Negli ultimi tempi ho continuato gli studi di biologia e chimica, e mi sono accorta che la soluzione antivirus che avevo preparato per Goku, nel corso del tempo perde di efficacia!- Trunks spalancò gli occhi nel vuoto, mentre reggeva con una mano il telefono e nell’altra il cono gelato. Il ragazzo e Mai si erano seduti su una panchina di metallo poco distante alla gelateria.

-E… e quindi?-

-La medicina che tu consegnasti a Goku… era incompleta.-

-Come sarebbe a dire, scusa?!- Il tono di voce allarmato di Trunks mise apprensione a Mai, che si voltò e tentò di capire qualcosa nella conversazione tra il ragazzo e sua madre, purtroppo senza successo.

-In questi anni, come ti dicevo, ho continuato a studiare la composizione molecolare della medicina antivirus, che dovrei consegnare all’ospedale di West City tra qualche settimana, e mi sono accorta che essa non è completa e duratura. Adesso ho una soluzione definitiva che può debellare qualunque virus cardiaco per sempre!-

-Ah… capisco. Quindi, cosa bisognerebbe fare?-

-Temo che dovrò chiederti un altro enorme favore, Trunks.-

 

In cuor suo, Trunks sapeva che c’era qualcosa che non andava. Ma saperlo con certezza, stranamente, non lo rincuorò affatto. Avrebbe dovuto essere contento di tornare nel passato, rivedere i suoi amici e alleati, per la quarta volta. La prima volta fu parecchi anni fa, prima dell’arrivo di Frieza sulla Terra. All’epoca, il ragazzo si era allenato moltissimo per giungere nella Terra del passato e sconfiggere il terribile dittatore spaziale con un solo colpo di spada. In quell’occasione, incontrò Goku per la prima volta e gli consegnò la medicina utile per la sua malattia cardiaca. Poi, la seconda volta avvenne durante l’arrivo degli Androidi (mai visti nel suo arco temporale), C-19 e C-20, e Trunks rimase nel passato fino a che il temibile Cell non fu distrutto definitivamente. Il terzo ritorno nel passato accadde in occasione dell’arrivo del misterioso Black Goku, che aveva ridotto ad un colabrodo il già difficile ripristino della civiltà futura del pianeta Terra.

E adesso, strano a dirsi, il motivo del quarto ritorno nel passato coincideva assolutamente con il primo: consegnare la medicina cardiaca a Goku. Fortunatamente, pensò Trunks, non c’era in allegato un messaggio di morte e distruzione.

Il Saiyan osservò distrattamente la spada Z appoggiata sulla sua scrivania, di fronte al letto. Il ragazzo era seduto sul materasso, con la schiena china e gli avambracci appoggiati sulle gambe, e le mani giunte. I suoi pensieri si perdevano in tutte le avventure che aveva vissuto fino a quel momento, dall’uccisione di Frieza fino al ritorno a quella “realtà parallela”, quel “futuro alternativo” in cui Trunks era stato ucciso da Cell del futuro.

E ora, lui era lì. Pronto a ritornare nel passato. Ne aveva discusso a lungo, sia con Mai che con sua madre Bulma. La ragazza non aveva perso un istante nell’appoggiare la causa, e si era offerta volontaria nel voler accompagnare il suo amico nel nuovo viaggio nel passato. Trunks però si era opposto, la presenza della giovane donna era fondamentale per la riedificazione dei principali edifici della città di West City.

Le tue conoscenze di architettura e di ingegneria sono indispensabili in questo momento. Non puoi lasciare la città adesso, Mai.”

Ma Trunks, potresti avere bisogno di aiuto!

Non c’è più alcun pericolo nel passato, Mai. Devo solo consegnare la medicina a Goku, e sarò immediatamente di ritorno. Lo prometto.

Questa discussione si era protratta per un bel pezzo, immediatamente dopo la richiesta di Bulma di tornare indietro nel tempo per consegnare la medicina migliorata a Goku. Erano ancora seduti sulla panchina, e i gelati si erano sciolti, rendendo necessario cestinarli senza avere dato loro neppure un assaggio.

“Non posso permettere a Mai di correre dei rischi durante il viaggio nel tempo. Non è quasi mai una cosa sicura. Se dovesse accadere qualcosa di sbagliato e io non dovessi più riuscire a tornare indietro, non mi perdonerei mai di avere coinvolto Mai in qualcosa che si sarebbe potuto tranquillamente evitare.” La decisione dunque era già stata presa. Trunks sarebbe andato da solo nel passato, e il periodo storico di approdo più indicato era proprio quello “Post Black-Goku”. Una visita veloce a tutti quanti, consegnata la medicina, e via di ritorno nel futuro. Ogni volta che il ragazzo faceva un viaggio nel tempo, esisteva una circostanza non prevista che poteva cambiare in modo irrimediabile il corso degli eventi.

La partenza era prevista entro un paio d’ore. Trunks era già pronto: maglietta nera, giacca di jeans blu con il logo della Capsule Corporation, foulard rosso scuro attorno al collo, jeans con in tasca due scatole piene di capsule per ogni emergenza, scarpe da ginnastica comode e uno zaino pieno di accessori utili in caso di guasti alla macchina del tempo, oltre che indumenti di ricambio e un radar cercasfere.

Non si sa mai, Trunks, che tu non abbia bisogno di invocare il drago Shenron.

Non ti sembra di esagerare, mamma?”

Sapendo tutto quello che è accaduto nel passato, non mi meraviglierei se tu ne avessi urgente bisogno.” Trunks annuì, sospirando. Sua madre aveva ragione, la prudenza non era mai troppa. Si diede dei leggeri schiaffi in faccia, nel tentativo di darsi la carica e si alzò dal letto con un balzo. Si avvicinò alla finestra e diede uno sguardo all’esterno, con il sole che era ancora alto sull’orizzonte. Le persone camminavano con una insolita fretta in giro per le strade. Sembrava che avessero ancora paura di incontrare qualche pericoloso nemico, pronto a ucciderle senza pietà e senza cerimonie.

-Il mondo è in pace, ora. Non dovete avere paura!-

 

-Sei antipatico, Trunks. Lasciatelo dire!- Tutto era pronto per la partenza. La macchina del tempo, via via sempre più perfezionata sia dalla Bulma del passato che da quella del futuro, aveva attualmente installato un display all’interno con la possibilità di poter impostare, tramite un tastierino numerico, la data esatta alla quale viaggiare direttamente. I posti a sedere erano stati progressivamente ridotti, anche per impedire al fluido speciale necessario per viaggiare nel tempo di terminare prima del previsto. Il peso dell’intero macchinario, osservò tristemente Bulma, incideva paurosamente sulle scorte già esigue della sostanza azzurrognola. Il ragazzo si era spesso chiesto che materiale fosse composto quel liquido chiuso in quelle enormi capsule, inserite direttamente nel vano motore della macchina del tempo.

-Non capisco perché tu debba lasciarmi qui…-

-Te l’ho già spiegato, Mai. Non sono tenuto a ripetere quello che è già stato deciso.-

-Ehi, ehi, ragazzi, calmatevi!- Bulma si intromise tra i due ragazzi, separandoli con le mani e mettendosi in mezzo. La macchina del tempo era stata posizionata sul retro del laboratorio di Bulma, al riparo da sguardi indiscreti, in un posto abbastanza largo e comodo per far partire il marchingegno senza intralci né impedimenti.

La scritta “Hope!” scintillava su una delle spalline metalliche della macchina del tempo. Quella scritta l’aveva eseguita lo stesso Trunks diversi anni fa, in onore del primo viaggio, simbolo di speranza e di cambiamento. Adesso, quella scritta è stata rinnovata con colori più decisi, quasi fosse stata stampata direttamente sul metallo.

Mai osservò Trunks salire nell’abitacolo della macchina del tempo con un balzo. La ragazza incrociò le braccia al petto, fortemente risentita di essere stata esclusa da quella missione apparentemente semplice. Se, come diceva lo stesso Saiyan, si trattava di un facile viaggio di andata e ritorno di una spicciolata di minuti, perché non avrebbe dovuto partecipare anche lei? Dopotutto, anche a lei avrebbe fatto piacere rivedere i suoi vecchi amici…

-Io vado, mamma. Sarò subito di ritorno.- La donna annuì e sorrise mentre osservò suo figlio sedersi comodamente e allacciarsi la cintura di sicurezza. Non sarebbe comunque servita a molto, ma era abitudine di Trunks indossarla da sempre. Il ragazzo controllò, prima di chiudere i finestrini e gli schermi protettori, di avere tutto con sé: zaino, spada, capsule, e medicina…

-Buon viaggio tesoro! Salutaci tutti quanti quando li rivedi!- Bulma e Mai si allontanarono di qualche metro, mentre la macchina del tempo iniziava a sfrigolare e a mettersi in moto. Trunks annuì e, ormai completamente isolato dallo schermo protettivo della macchina del tempo, alzò il pollice della mano destra e salutò con un cenno della mano le due donne, mentre il macchinario, sollevandosi lentamente da terra, con un colpo secco e due lampi, scomparve alla vista delle presenti.

   
 
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