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Autore: Meramadia94    31/08/2018    4 recensioni
Dean Winchester è un brillante medico, che lavora nell'ospedale gestito dal padre. Malgrado non avesse pensato da sempre di fare il medico è bravo nel suo lavoro, ha un fratello minore che è tutta la sua vita, gode della stima di suo padre e dell'amore di Castiel Novak. Ma la confessione al padre della sua omosessualità e la sua reazione mettono a rischio le sue certezze, che rischiano di non lasciargli scampo quando rimane vittima di un incidente.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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- Cioè fatemi capire....- fece Dean - Davvero pensate che mi piaccia essere morto, che mi vada di stare qui?- 
- Beh...- fece Tessa - Non ti sei messo a supplicare di tornare indietro quindi...- 
- Ok, sai cosa non capisco?- fece Dean - perchè ti dai tanta pena per salvare me? Il mondo è pieno di gente che è morta e continua a morire per guerre in cui non c'entra nulla, che non ha mai chiesto nè voluto... si muore per malnutrizione in pieno ventunesimo secolo, per malattie per cui basterebbe un cavolo di vaccino, per un taglietto.... e tu ti vieni a preoccupare di me?-
- Lo vedi che sei tu che ti ostini a dire che non meriti di essere salvato?- sbottò Karen - Hai idea di quanto sia doloroso?- 
- Karen...- fece Dean.
- Sai cosa ti dico? Che a pensarci bene quello che mi è successo è un vero schifo.- fece la bionda - avevo trent'anni, era bella, ed un uomo meraviglioso accanto. 
Dovevamo sposarci, e invece un ubriaco troppo ubriaco per rendersi conto di essere troppo ubriaco per mettersi al volante mi ha travolto.
E ora arrivi tu... ti offrono una possibilità unica.
Di tornare alla tua vita, dall'amore della tua vita e tu che fai? Sembra quasi che tu sia felice di essere morto.- 
- Cosa vuoi farci...- fece Will - E' DNA. Il figlio di John Winchester...- 
- Questa cosa non riguarda mio padre.- fece Dean. 
- Hai ragione. Sono fatti tuoi se vuoi morire. Ma sono fatti anche di Castiel Novak.- fece Emma - Dean. Ti ricordi cosa mi dicevi, quando ero ricoverata per quella ferita al viso?- 
Il medico non rispose, lasciandosi andare al ricordo. 

'' Ok Emma...''- fece Dean prendendo un batuffolo imbevuto di acqua ossigenata -'' Ora disinfetto. Ti farò un pochino male, tu guardami con i tuoi bellissimi occhi e finirà tutto molto più in fretta.''
'' D'accordo dottore.''- fece Emma.
'' Sei stata fortunata...''- fece Dean iniziando a lavorare sulla ferita della ragazza stando attendo a farle meno male possibile -''  Per poco non ti prendeva l'occhio.'' 
'' Almeno avrei evitato di vedere la compassione negli occhi della gente... quegli sguardi che dicono... povera cretina, se l'è cercata...''-  fece Emma.
'' Ehy.''- fece Dean -'' non mi piacciono questi discorsi. Tu non ti sei cercata niente. Hai solo avuto la sfortuna di aver investito tempo ed energie sulla persona sbagliata.'' 
'' Ed è anche l'unica su cui investirò mai qualcosa.''
'' Perchè dici così?''
'' Lei darebbe anche solo uno sguardo ad una con una faccia sfigurata?''
Dean posò gli strumenti e si sedette vicino ad Emma, sorridendole teneramente -'' La guarderei mille volte di più, pensando che dopo tanta sofferenza, dopo tanto dolore... è arrivato il momento di illuminare quel volto con tutta la luce del mondo. 
Emma, tu sei una bellissima ragazza... e no, non lo dico perchè questo è il mio lavoro o per farti stare tranquilla... è vero. 
Ed un giorno, incontrerai una persona che dietro al ricordo di questa brutta avventura vedrà una persona straordinaria. Vi innamorerete, e sarà un amore vero, che per quello che ti chiederà ti ripagherà dieci volte tanto.
E poi... non rimarrai sfigurata a lungo. Ho già preso contatti con un mio collega a Boston per un intervento di ricostruzione facciale.''

Sì, lui l'aveva aiutata a non lasciarsi andare alla disperazione... ma non era riuscito a salvarla la seconda volta, quando aveva deciso di ritirare la denuncia contro chi le aveva fatto del male, e non era riuscito a salvarla nemmeno la terza quando era in fin di vita sul suo tavolo operatorio. 
La persona speciale che le avrebbe reso il sorriso non era arrivata in tempo. 
- Tu la tua persona speciale l'hai trovata.- fece Emma - come puoi lasciarla così, senza una parola, una spiegazione.. no, di nuovo...- la macchia di sangue sul ventre di Emma si allargò di nuovo. 
Dean la fece stendere per tentare di soccorrerla... ma la ragazza era scomparsa. Di nuovo. 
- La smetti di perdere tempo?- fece Will. 
...
...
...
- Temperatura?- fece John.
- Trenta gradi.- fece Ellen.
- Come trenta...?- fece John - era a trentatre!- 
- Fenomeno di calo successivo.- fece la dottoressa Ellen.
- Andiamo Dean!- fece John continuando con le compressioni - Reagisci! Sembra che della tua vita non te ne importi niente.- 
'' Lo sai perchè.''- fece una voce nella sua testa -'' Lo sai perchè. Sammy ha ragione. E' colpa tua se Dean sta morendo. L'hai distrutto.'' 
Se ne rendeva conto solo adesso di quello che aveva fatto a quel ragazzo che in quel momento stava morendo rapidamente....
Era colpa sua. 
Quando Dean e Sam erano nati, quando li aveva presi tra le braccia la prima volta, aveva pensato che non sarebbe mai potuto essere più felice... e nella sua testa avevano iniziato a formarsi le immagini di quando avrebbe insegnato loro ad andare in bicicletta, di quando avrebbe fatto loro foto e filmini per riprendere ogni momento della loro vita, di quando li avrebbe accompagnati a scuola il primo giorno, di quando avrebbe gioito per i loro piccoli grandi successi, quando si sarebbero confidati con loro per i primi amori, quando avrebbero fatto fronte comune con la mamma...
Invece era sparito tutto il 2 Novembre 1983, alle undici e mezzo di sera, quando Mary era morta.
E lui... da quel momento divenne furioso. Con sè stesso per non essersi accorto prima che quell'influenza particolarmente aggressiva era un tumore, con il destino che gli aveva portato via l'amore della sua vita, si era rinchiuso a lavorare, ad esaminare cartelle su cartelle, per evitare che altri patissero quello che sua moglie aveva dovuto sopportare, per evitare ad altri mariti innamorati di vedere la donna che amavano consumata da una malattia che poteva essere sconfitta se presa in tempo...
Ma il medico, il professionista serio e stacanovista che c'era in lui, aveva completamente oscurato il padre amorevole che avrebbe tanto voluto essere.... Dean aveva preso il suo posto in tutto: nella cura e nell'educazione di Sam, quando era stanco o depresso da un'operazione andata male gli si sedeva accanto, lo abbracciava e diceva '' Papà, va tutto bene''.... ma non erano i figli a dover rassicurare i genitori. 
E poi l'aveva costretto a seguire le sue orme, senza nemmeno chiedergli se lo voleva, se lo avrebbe reso felice.... 
Ma tutto questo era niente in confronto a quello che gli aveva fatto poco prima dell''incidente. 
Aveva visto nei suoi occhi una luce, un bagliore che era in grado di illuminare tutto il mondo, mentre gli confidava di essersi innamorato... e doveva ammetterlo, non l'aveva visto così felice da quando... non ricordava nemmeno lui quando l'aveva visto realmente felice e non semplicemente soddisfatto o appagato. 
E lui, senza la minima pietà, aveva spento quella luce dicendogli la frase che ogni figlio temeva di sentirsi dire... 
L'ultima volta che l'aveva visto sano e vivo, con il sangue che scorreva nelle vene, avrebbe voluto dirgli '' Scusami. Ti voglio tantissimo bene, sei una delle cose più belle della mia vita ed io sono fiero di te''- e invece gli aveva dato solo altre direttive. 
'' Dean...''- pensava mentre continuava con le compressioni -'' Perdonami, ti prego.''
Sapeva che non era sufficente dire '' Mi dispiace'' per cancellare tutto il male fatto, togliere tutto il veleno delle vecchie ferite... ma lui non chiedeva null'altro se non... un'altra possibilità. Per dimostrare ai suoi figli, a sè stesso... che poteva ancora essere un buon padre.
...
...
...
- Che stai cercando?- chiese Karen. 
- Un bisturi, guanti e teli chirurgici.- fece Dean aprendo ogni cassetto - La prossima volta che Emma avrà un'emorragia non mi farò trovare impreparato... solo che non li trovo...-
- Dean. Emma non può essere salvata, e tu lo sai.- 
- Sì, perchè non me ne date la possibilità!- sbottò il medico sbattendo con rabbia il cassetto che aveva aperto. 
- Dean. Emma è morta. Trapassata, sparita, non c'è più.- fece Karen - e non c'è nulla che tu possa fare per salvarla. Nessuno poteva. E tu non puoi rimanere qui.- 
- Ancora?- fece Dean - Io non voglio!- 
- Si invece.- fece Karen - Lo vuoi. E sai che ti dico? Hai ragione. E' più facile. Però non puoi.- 
- Ah, davvero? E sentiamo, come mai?- iniziava a stufarsi. Perchè cavolo non doveva lasciarsi morire se lo desiderava? Che ne era dell'assoluto '' Ogni paziente può scegliere in autonomia la cura a cui sottoporsi'' o '' il corpo è mio e quindi ci faccio quello che credo sia giusto fare''? 
- Perchè Bobby ha perduto me.- fece Karen - Perchè tua madre è morta, e tuo padre anche se non sembra è molto fragile e tu sei l'unico che può tenerlo su.
E Sam? Per tutti questi anni sei stato l'unica famiglia e l'unico genitore che abbia mai effettivamente conosciuto. 
E Castiel? Quando aveva nove anni ha perso tutta la sua famiglia, madre, padre, e i suoi fratelli in un incidente d'auto. E' uscito da solo dalle lamiere, ha chiamato lui l'ambulanza, e la sua famiglia è morta dissanguata sotto i suoi occhi mentre aspettava per i soccorsi.-
Dean stava già preparando un discorso che iniziava con '' Come potete mettermi sulle spalle tutto questo peso'' ma si zittì. Lui e Castiel avevano sempre parlato di tutto... almeno così aveva creduto. Non avevano mai parlato di famiglie. 
Lui gli aveva detto che aveva un padre primario in ospedale, un fratello alla facoltà di legge ed uno '' zio'' che da piccoli si era preso cura di loro quando nessuno poteva, che la madre era morta di malattia... Castiel invece abbassava sempre gli occhi, cambiava discorso... all'inizio aveva pensato che fosse una famiglia ancora più disastrata della loro, ma ora si rendeva conto che quando abbassava lo sguardo era per non fargli vedere l'immenso dolore che sfigurava quegli occhi azzurri come il mare che lui amava tanto e nei quali più di una volta aveva desiderato di perdersi.
- E sai la cosa bella?- fece Karen - Che malgrado tutto... malgrado i dolori che hanno sconvolto la sua vita, è rimasto un ottimista, uno di quelli che crede che finchè al mondo c'è una cosa buona e pulita, vale la pena di combattere...
Tu sei la sua cosa buona.
E se ora te ne vai... perderà ogni voglia e motivo per rimanere al mondo.- 
- C'è anche un altro motivo per cui non puoi rimanere.- fece Will - Il giuramento di Ippocrate. 
Sei un medico, ma sei anche un paziente. Ed in quanto tale hai delle responsabilità verso di te. Come puoi pretendere che i tuoi pazienti si fidino di te se tu per primo hai così poco rispetto per la tua vita?- 
Dean non rispose, e si mise a sedere per terra, meditabondo. 
Intervenne Tessa.
- O sei dentro o fuori.- fece il Mietitore - Non ci sono vie di mezzo. O muori o te ne torni a casa. 
Mentre ci pensi... che ne diresti di dirmi cosa è veramente accaduto in acqua?-
...
...
...
Tre ore.
Tre fottutissime ore da quando Benny aveva soccorso Dean e l'aveva affidato al reparto traumatologico. 
E avevano provato di tutto... emogas analisi, massaggio cardiaco, non avevano fatto altro che somministrargli adrenalina per via endovenosa... erano solo riusciti a riportare la temperatura a 35 gradi, che era la temperatura di una persona sana e viva... ma il sangue non scorreva ancora. Il cuore non si muoveva.
E intanto l'orologio camminava impietoso.
Sam non riusciva a pensare ad altri che al fratello... a quel fratello che quando stava male si prendeva cura di lui con la stessa cura ed attenzione di un genitore, che si preoccupava sempre che fosse ben nutrito, che più di una volta aveva fatto i salti mortali per essere presente alle recite o alle fiere della scienza a cui partecipava con la classe... che ogni tanto gli dava dei consigli con le ragazze.... adesso fosse in una stanza, con cinque medici intorno, con un tubo in gola, legato ad un computer... 
Un medico che finiva vittima di un incidente nel quale prestava soccorso ai feriti.... sembrava l'inizio di una barzelletta. 
Jessica gli si avvicinò con una tazza da cui si sprigionava un odore molto gradevole.
- Prendi... è per te...- 
Sam prese la tazza con le mani che tremavano - Grazie.....- ed iniziò a bere a piccoli sorsi.
- Ancora niente?- 
- Mi sembra di impazzire.- fece Sam - perchè lui?- 
'' Già, e perchè non qualcun'altro?''- fece una voce nella sua testa -'' Saresti disposto a far patire questa sofferenza a qualcun'altro pur di non sopportare questo dolore? E sarebbe tuo padre l'egoista bastardo?''
Sì, si rendeva conto che non era un pensiero che gli rendeva onore... ma in quel momento l'unica cosa che voleva era riavere Dean accanto a lui. Vivo. Con le guance colorire. Con i suoi occhi verdi sorridenti e magari sentirlo fare una di quelle battute a cui di solito rideva solo lui...
- Vedrai, starà bene. Ascolta, io non lo conosco, e quindi non posso dirti che te lo dico perchè lo so...- fece Jessica - Lo conosco solo attraverso i tuoi occhi... e so che è giovane, forte, pieno di voglia di vivere... -
Sam asciugò le lacrime con il dorso della mano destra. 
Aveva ragione solo a metà. Dean non aveva più voglia di vivere... ed era comprensibile in fondo... Dean non aveva una vita sua.
Era da quando aveva quattro anni che metteva la sua vita a disposizione di tutti quelli che lo circondavano. 
Prima a lui, poi aveva messo da parte le sue ambizioni per soddisfare quelle del padre, poi l'aveva messa a disposizione dei suoi pazienti...  non era rimasto quasi nulla. 
La morte tutto sommato, era una pacchia. Basta problemi, basta preoccupazioni, e basta sentirsi addosso l'ansia di non dover sbagliare mai per non deludere nessuno.
Faceva più danno a chi rimaneva che a quelli che se ne andavano.... forse era un modo cinico di pensarlo... ma era così.
- L'ultima volta che ci siamo parlati è stato per dirgli che avevo preso un voto alto in uno stupido esame...- fece Sam - e ho dimenticato di dirgli quanto gli voglio bene... non gliel'ho detto abbastanza... fin da quando eravamo piccoli...- 
'' Non chiedo molto... ti prego... un'ultima possibilità per dirgli quanto tengo a lui... non chiedo di più.''
Voleva riaverlo un'altra volta accanto, parlargli... perchè rivederlo solo quando lo cercava nei suoi pensieri... non gli bastava. 
  
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