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Autore: NyxTNeko    01/09/2018    2 recensioni
Roma, 37 d.C.
Una giovanissima schiava proveniente dalla Gallia, abile conoscitrice di ogni tipo di erba, approda nella Città Eterna. Divenuta libera, la sua vita sembra essere destinata a svolgersi nell'ombra della Capitale del Mondo...fino a quando il potere non entrerà dalla porta della sua piccola bottega di filtri e veleni e le stravolgerà l'esistenza risucchiandola inevitabilmente nel suo vorticoso buco nero.
Locusta, la prima serial killer della storia, fu un personaggio enigmatico, quasi leggendario, di cui si sapeva davvero poco anche ai suoi tempi, una cosa, però, era assolutamente certa: la strega di Nerone non sarebbe sopravvissuta a lungo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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"Non est quod nos tumulis metiaris et his monumentis quae viam disparia praetexunt: aequat omnes cinis. Impares nascimur, pares morimur"
Seneca, Epistulae ad Lucilium, XCI, 16

6 giugno

Il buio della notte aveva inghiottito l'azzurrino del cielo con la sua oscurità, era una nottata nuvolosa e fredda, e Nerone, non riuscendo a chiudere occhio, quasi del tutto abituato a convivere con i mostri della sua coscienza, osservava il soffitto e pensava a come agire.  

"A quanto pare il finto processo per adulterio messo su non ha sortito l'effetto sperato: anziché scatenare una rivolta contro Ottavia, l'hanno mossa contro di me, anche la massa si è lasciata impressionare da quella donnetta e sarà condotta a palazzo, il popolo pensa che tornerà come moglie" questa situazione lo stava facendo sempre più innervosire e spossare.

Non ne poteva più di quella donna: ogni volta che la nominavano gli ritornava nella mente sua madre, era stata lei a farlo sposare con la "sorella adottiva", elaborando leggi apposite che permettessero l'incesto, come lei aveva fatto con lo zio Claudio.

Ottavia restava, pertanto, l'ultimo aggancio che lo legava ad Agrippina, al suo terribile passato. E tale fattore la rendeva ancora più odiosa agli occhi dell'imperatore; aggiungendo il fatto che negli ultimi anni le due immagini di quelle donne maledette sembravano sovrapporsi: stessi atteggiamenti aristocratici, altezzosi, stessi sguardi severi, arroganti, quel naso poi, la faceva sembrare ad un avvoltoio.

Il Princeps era intenzionato a recidere ogni contatto con la sua vita precedente, non gli importava come, ma doveva sbarazzarsene al più presto "Prima che io diventi completamente pazzo" si disse cercando di restare calmo. Ispirò profondamente e voltò leggermente la testa, osservò Poppea dormire accanto a lui, ignara di tutte le tribolazioni del marito.

Il suo respiro regolare, la sua tranquillità, la sua sicurezza aumentarono l'ansia nel suo spirito e si ripromise di esaudire quel desiderio che premeva ad entrambi: - Eliminare l'ultimo ostacolo e abbracciare la felicità... sempre che sia scritto nel mio Fato, Poppea...- sussurrò sospirando Nerone - Ma se non è per me questa serenità interiore, spero che sia destinata a voi...amore mio...

Si alzò dal letto e intravedendo il corpo scomposto la coprì con il lenzuolo leggero fin sulle spalle, le diede un bacio sulla guancia, accese una torcia ed uscì dalla stanza. Era meglio riflettere in spazi più arieggiati rispetto ad una stanza, che per quanto grande, gli dava una sempre più opprimente sensazione claustrofobica.

- Neppure voi riuscite a dormire Tigellino? - chiese non appena lo vide giocherellare con il pugnale.

- Altezza! - finse di stupirsi il Prefetto, nascondendo il gladio ed eseguendo un inchino.

- Basta con tutte queste reverenze, ve ne prego, comincio a non sopportarle più - sbuffò Nerone, si avvicinò ad una finestra  - Anzi venite qui e mettete a posto questa dannata torcia, non ci arrivo così in alto!

- Nervosetto - disse tra i denti Gaio Ofonio, si precipitò da lui per eseguire contro voglia l'ordine, posizionò la torcia nell'apposito spazio sul muro, sorrise ipocritamente e gli domandò - Vi vedo poco quieto, altezza, è per via della vostra ex moglie?

- Mi sembra ovvio, prima o poi sarà qui ed io non ho ancora trovato un pretesto valido per togliermela definitivamente dai piedi - lo fissò e proseguì, usando un tono quasi di rimprovero - La falsa accusa di adulterio ha provocato solo danni...ed ora il popolo la difende...

Tigellino mostrò un atteggiamento di profondo dispiacere - Mi sento in colpa per quanto accaduto, altezza, e vorrei pure proporre qualche alternativa, però credo che quell'accusa ormai non si possa più ritirare

- In che senso? - alzò un sopracciglio per verificare se fosse esattamente ciò che stava pensando lui.

Il Prefetto continuò nella sua recita remissiva e adulatrice - Nel senso che già avete cambiato versione, altezza, siete passato dalla sterilità all'adulterio, un accusa totalmente opposta e se... - s'interruppe nel vedere Nerone riflettere, completamente immobile - Altezza imperiale...

- Ah si...si - si riscosse l'imperatore, sbatté più volte le palpebre - Si a questo punto dobbiamo procedere in questa direzione, Tigellino, sarebbe sospettoso modificare ancora - alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi neri per testare la sua sincerità - Avete qualcuno da proporre come cavia?

Il pretoriano sorrise maliziosamente e gli rispose di si, quell'uomo sarebbe stato Aniceto, colui il quale escogitò la morte di sua madre e che in quel momento si stava sacrificando nuovamente per obbedire all'imperatore ed ex allievo.

Nerone fu senz'altro sollevato di sapere che quell'uomo fidato si stesse prodigando per lui, tuttavia una pulce nell'orecchio gli mise un dubbio: e se stesse agendo per un tornaconto? Per ottenere qualcosa?

Tigellino scoprì nella sua espressione tesa, l'acutezza dell'imperatore, stupendosi degli enormi progressi compiuti da quel ragazzo, sperò solo che quella titubanza non andasse a scapito del piano - Altezza dovete avere fiducia in Aniceto, ho saputo da lui stesso di quanto zelo e rispetto abbia nei vostri confronti...

- Questo lo so, ma non vi ha detto altro?

- Ecco... - soffuse sudando il Prefetto; Nerone, conoscendo meglio di chiunque altro le tecniche di recitazione, percepì dal simulato imbarazzo di Tigellino che il suo ragionamento era esatto, nonostante ciò, fece finta di non essersene accorto e lo incoraggiò, concitato, a proseguire - Ecco, Aniceto mi ha pregato di riferirvi un suo desiderio...

"Come avevo immaginato, pure lui si è lasciato compromettere..." si mise a braccia conserte - Insomma, volete che faccia giorno?

- Lui desidererebbe passare il resto della sua vita in Sardegna, dopo aver svolto quest'ultimo compito - riferì tutto di un fiato il Prefetto.

- Seneca in Corsica, quest'altro in Sardegna, non è che vogliono mettersi d'accordo quei due e tramare contro di me? Come ben sapete quelle due isole non sono poi così lontane l'una dall'altra... - questa affermazione spiazzò Tigellino il quale, per la prima volta, fu messo in difficoltà da qualcuno.

- Ma cosa dite, non lo farebbero mai, altezza - ammise per tranquillizzarlo - E se dovessero anche solo pensarlo, li punirò con il mio pugno di ferro

"Sempre che non decidiate di unirvi a qualche congiura, Tigellino, il triste esito di Giulio Cesare potrebbe ripetersi ancora" si disse ancora teso, poi, per dargli l'illusione di non avere più dubbi gli diede una lieve gomitata e con fare d'intesa, scoppiò a ridere - Era per entrare di più nella parte, caro amico mio, a volte penso che sia così divertente essere un imperatore, si può ingannare chiunque

"Non riesco a capire se sia uno stupido, uno stolto o finga di esserlo, è incredibile come riesca a spiazzare pure me".

- Andate a chiamare Aniceto e ditegli di giunge qui prima di Ottavia, per impedirle ogni possibilità di discolparsi - ordinò sorridendogli - Io andrò ad allestire un "tribunale provvisorio" nella sala del trono

- Agli ordini, altezza imperiale - emise Tigellino eseguendo il saluto militare, dopodiché corse all'uscita dove Aniceto lo stava aspettando da un bel pezzo. 
 

In breve tempo tutto fu pronto per la messinscena contro Ottavia, tenuta volutamente all'oscuro del misfatto che si sarebbe compiuto alle sue spalle.

Aniceto, senza perdere tempo per le dovute reverenze, arrivò al cospetto dei giudici e dell'imperatore, il quale fece credere a tutti di essere sorpreso dalle confessioni sciorinate di quell'uomo tanto fidato - Oh Aniceto, Aniceto fedele, mai avrei pensato che la mia precedente moglie, alla quale ero legato fino a non molto fa, potesse rivolgere simili attenzioni nei vostri confronti, invece che farlo con me - recitò disperato Nerone, che simulò un quasi svenimento.

- Mi spiace solo che non abbia potuto dirvele prima, perché mi minacciò più e più volte di uccidermi se avessi confessato di essere stato il suo amante per complottare contro la vostra figura, altezza...

- Addirittura? Si è spinta così tanto! - sobbalzò Nerone sempre più sconvolto, posando una mano sul petto - Il mio cuore non può reggere ancora

Nel frattempo Poppea, svegliata dall'imperatore stesso con fremente eccitazione, e preparata in fretta e furia, 
rivolse un'occhiata d'intesa a Tigellino, che ricambiò silenziosamente - Se quello che dite è vero, sapete che Claudia Ottavia non potrà restare impunita

- La colpa è in parte mia, in quanto consenziente, altezza, poichè non ho saputo resistere al richiamo dell'erotismo e l'istinto ha guidato le mie azioni - si autocondannò il colpevole/vittima a testa bassa, scoppiando a piangere, incapace per qualche minuto di procedere. 

L'imperatore rimase ammutolito, sorpreso per davvero dalla sua performance "Non ricordavo affatto del suo talento in campo attoriale, d'ora in poi dovrò stare attento, non vorrei che altri al mio fianco mi superino in bravura".

Dopo non molto, l'uomo riprese a parlare, stavolta, in maniera convinta - Se davvero, voi qui presenti, rappresentate la giustizia dovete punire anche me, ho tradito la fiducia dell'imperatore 

I giudici presero a confabulare animatamente esprimendo le loro opinioni favorevoli o contrarie. D'improvviso Nerone si alzò e tutti zittirono all'istante, credendo che volesse emanare direttamente la condanna, ciò che ordinò fu solamente un foglio per trascrivere la pena su carta. 

Aniceto restò immobile, pronto ad accettare stoicamente qualsiasi pena.

L'imperatore fece un lungo respiro e si alzò nuovamente, si schiarì la voce, avvicinò il foglio per poter leggere senza l'uso dello smeraldo e lesse con tono imperioso la condanna per Aniceto: l'esilio a vita in Sardegna, come aveva promesso.

Con Ottavia, invece, non fu altrettanto clemente, oltre alle ammissioni di Aniceto aggiunse altri dettagli che sarebbero serviti per evitare il contrattacco della donna: 'l'imperatrice, oltre ad essersi fatta ingravidare dal colpevole, ha abortito per nascondere il misfatto e continuare a mostrarsi sterile, ingannando il suo consorte, pertanto verrà relegata nell'isola Pandataria', l'attuale Ventotene, nel Mar Tirreno. 
 

La notizia dell'esilio forzato giunse subitamente alle orecchie della scorta dell'ex imperatrice, e non potendo dissobedire agli ordini di Nerone si attrezzarono, noleggiando una nave, per condurla nel luogo indicato.

La villa presso la quale fu collocata non esprimeva altro che dolore e desolazione, era spoglia, misera, svuotata esattamente come Claudia Ottavia che una volta rimasta sola, non poté più trattenere la sua profonda tristezza.

Aveva sperato fino all'ultimo che Nerone la risparmiasse, ma l'antico odio non aveva fatto altro che acuire il rancore nel suo cuore, rendendolo di pietra; sapeva della sua rabbia repressa e soprattutto conosceva i suoi traumi, in particolare quelli provocati dalla morte della zia, che lo avevano tramuto nell'uomo insicuro, capriccioso, perenne nervoso, adirato, astioso, ostile che era.

"Se solo si fosse ricordato di quando lo consolai dopo quel terribile incubo, in cui espose solo e soltanto a me il suo lato più devastato" sospirò amareggiata. Si mise ad osservare il mare attendendo pazientemente la sua condanna a morte. 

Pandataria, 8 giugno

- Siete venuti per sopprimermi non è così? È stato Nerone ad avervi mandato? - sollecitò la donna non appena vide un gruppo di pretoriani giunto sull'isola.

- Brava, così ci risparmi inutili presentazioni e resistenze - sogghignò beffardamente uno dei soldati srotolando la corda.

- Bene, allora fate quello che dovete - lo bloccò la giovane donna fermamente, allungando le braccia. Un altro la avvicinò con forza a sé e le legò i polsi - Che bravo cagnolino che sei - rise sarcasticamente, prese il pugnale e gli recise il braccio, tagliando i capillari superficiali, dai quali fuoriuscì una fontana di sangue.

- Mi raccomando, dobbiamo restare qui fino a quando non sarà crepata, così come ci ha ordinato il Prefetto Tigellino, lo sai che non vuole fallimenti o si vendicherà con le nostre vite - gli ricordò un terzo preoccupato.

- Credi che sia uno stupido? Ti pare che mi metto a fare il ribelle con quella belva? - infervuorò l'altro tenendo occhio la donna.

"Quel Tigellino sarà la sua rovina, più di Poppea" rifletté Ottavia, tentando di non mostrare cedimenti per via della perdita di sangue.

I pretoriani, stanchi di attendere la sua dipartita, decisero di passare alle maniere forti: riempirono una vasca di acqua bollente e trascinandola la immersero brutalmente fino al fondo non molto profondo, sufficiente, però, per soffocarla con il vapore. "Finalmente potrò riposare in pace" si disse, semicosciente, creando l'ultima bolla d'aria prima di spirare.

Per confermare la riuscita della missione uno di quelli la decapitò crudelmente con la spada - Ci copriranno d'oro e onori a corte e il compenso lo spenderemo in donne e vino! - sghignazzarono i tre ficcando la testa mozzata in un sacco e avviandosi per tornare nella capitale, abbandonando in una pozza di acqua e sangue quel che rimaneva del giovane corpo mutilato dell'ex imperatrice e moglie di Nerone, Claudia Ottavia. 

10 agosto

- Nerone, Nerone adorato - proruppe Poppea tutta sudata e affannata nella sala del trono, interrompendo un colloquio del marito con alcuni senatori e ministri.

- Poppea, amore mio, sapete che non dovete distarmi mentre mi dedico all'Impero - la rimproverò benevolmente,  scorgendo Locusta, anch'ella agitata - Locusta anche voi? Che succede?

- Devo rivelarvi una cosa... - soffuse emozionata Poppea.

Il Princeps s'impensierì - Cosa? Non mi fate preoccupare tutte e due! Avanti ditemi...

- Vi ricordate quando mi avete detto che avevo delle forme più curve del solito... - arrossì violentemente.

- Non mi avrete interrotto solo per un complimento! - sbottò Nerone.

- Vostra moglie aspetta un bambino, mio imperatore - s'intromise Locusta.

- Diventerete padre, amore mio - confermò entusiasta Poppea.

Nerone sbiancò improvvisamente, sentì il mondo girare vorticosamente intorno a lui e cadde al suolo.

- Non ha retto alla notizia...forse avremmo dovuto dirglielo con più calma... - ridacchiò Locusta.

- Avete ragione, per i padri è sempre un po' traumatico...

Le due donne si misero subito all'opera per farlo rinsavire e, dopo un paio di minuti passati a dargli colpetti sulle guance, riprese conoscenza - Mio imperatore come vi sentite? - la voce di Locusta lo ridestò completamente.

- Penso di aver fatto un sogno strano...mia moglie che mi diceva di essere incinta...

- Non è un sogno...amore mio...è la verità... - gli diede un bacio sulla fronte. 

Il Princeps fissò Locusta come per avere certezza assoluta e lei annuì con la testa, dopo aver sorriso a Poppea, esclamando - Il ventre non mente!

L'imperatore balzò in piedi - Sarò padre! Sarò padre! Gli dei hanno voluto finalmente rendermi felice! - gridò euforico, esplodendo di gioia. Abbracciò la moglie e poi la sollevò dal terreno per qualche millimetro - Oh Poppea, un figlio, un figlio tutto nostro...gli dedicherò intere composizioni per esprimere la mia gioia traboccante

"Spero che questa creatura porti felicità e prosperità a tutti" pregò Locusta, quasi commossa da quell'immagine di famiglia serena e completa.

   
 
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