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Autore: Meramadia94    02/09/2018    3 recensioni
Dean Winchester è un brillante medico, che lavora nell'ospedale gestito dal padre. Malgrado non avesse pensato da sempre di fare il medico è bravo nel suo lavoro, ha un fratello minore che è tutta la sua vita, gode della stima di suo padre e dell'amore di Castiel Novak. Ma la confessione al padre della sua omosessualità e la sua reazione mettono a rischio le sue certezze, che rischiano di non lasciargli scampo quando rimane vittima di un incidente.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Castiel non si era mosso dalla cappella dell'ospedale. Era rimasto lì, in preghiera. 
'' Prendi me... se questo è un modo per dirmi che quello che abbiamo è sbagliato... prendi me, punisci me, ma ti prego... lascia vivere lui... ti imploro.''
Le sue preghiere vennero interrotte da un uomo di colore che gli chiese - Lei per chi aspetta?-
- Come scusi....?- 
- Io sto pregando e aspettando per sapere di mia figlia...- fece l'uomo - investita da un' auto. Non è incredibile?
Sul ferry-boat.
Come si fa ad essere travolti e quasi uccisi da un'auto nel bel mezzo del fiume?- fece l'uomo asciugandosi una lacrima - dovevamo andare a pranzo fuori, per il suo compleanno... ed ora mia figlia sta lottando contro la morte.- 
Castiel annuì - C'è... c'era anche il mio....- non conoscendo quali fossero i pensieri del suo interlocutore a riguardo, per un attimo fu tentato di dire '' migliore amico'' o '' coinquilino''. Ma poi ricordò la discussione che aveva ascoltato tra Sam e Winchester Senior... su come Dean si fosse presumibilmente lasciato andare in acqua.
Dean aveva fatto Coming Out, aveva detto a qualcuno di essere innamorato, si era messo in gioco per lui senza calcolare le conseguenze... poteva lui essere da meno? - C'era anche il mio fidanzato.- 
L'uomo non battè ciglio - Non mi hanno detto molto. E' difficile sapere qualcosa... è tutto nelle mani dei medici. Non so nemmeno che ci faccio qui...- 
- Per avere conforto...?-
- Io non credo più in queste cose.- fece l'uomo - E' solo che.... quando vedo una chiesa, mi tornano in mente le persone che amavo e che mi hanno lasciato... i miei genitori, mia sorella... ed ora ho il desiderio impellente di vedere mia figlia. Viva. Sana. In salute. Che mi corre incontro con il suo sorriso radioso...- 
Castiel chiuse gli occhi concentrandosi. 
Sentiva l'impellente bisogno di vedere Dean... solo che in sala rianimazione non l'avrebbero fatto entrare, o almeno non mentre lottavano per salvargli la vita... ed anche se glielo avessero permesso, non era certo di voler vedere l'amore della sua vita coperto di fili, attaccato ad una macchina....
Chiuse gli occhi e ritornò indietro con la memoria, alla sera in cui era iniziata la loro magia.

- Ma porca miseria...- fece Dean strofinandosi convulsamente gli occhi con l'acqua fresca cercando di lenire il bruciore. Cosa che però non pareva funzionare molto bene - lo dico sempre io... quando giocano gli Yankees... succedono sempre cose brutte!-
Cas rise di cuore - Amico, non puoi dare la colpa agli Yankees se sei distratto...- 
- Chi, io?- fece Dean risentito continuando a lavarsi gli occhi.
- E chi, mia nonna?- rispose a tono il moro - Dovresti saperlo che non devi toccare le parti sensibili quando  maneggi la polvere di peperoncino.- 
- Sì, ma non hai avvertito la mosca che mi ronzava attorno alla faccia che deve stare lontano dalla mia faccia quando maneggio spezie piccanti... porca miseria, se brucia...- 
- Per forza, hai ancora le mani sporche di quella roba..- fece Castiel arrotolandosi una manica a livello dell'avambraccio - Lascia fare a me.-
Castiel iniziò a lavare con cura ed attenzione gli occhi dell'amico, e a poco a poco, Dean sentì il bruciore scemare lentamente.
- Va meglio?- s'informò Cas senza smettere l'operazione di lavaggio.
- Si... ormai non brucia più.- fece Dean.
- Vuoi che ti porti in ospedale?- fece Castiel prendendo un asciugamano pulito per asciugare gli occhi arrossati del medico.
- Ma scherzi?- fece Dean - pensa alla figura che ci farei se si viene a sapere...'' Il dottor Winchester finisce in ospedale per un incidente domestico dovuto alla distrazione''... diventerei lo zimbello dell'ospedale in un battito di ciglia... e mio padre non la prenderebbe troppo bene.- 
- Ok, come preferisci...- fece Castiel - Apri gli occhi e dimmi cosa vedi...-
Dean sollevò lentamente le palpebre... e quegli occhi sconvolsero il mondo di Castiel Novak. Non aveva mai fatto caso a quanto fossero vividi, profondi e belli quei due pezzi di ametista che il coinquilino aveva al posto degli occhi... era come se li vedesse in quel momento per la prima volta.
Da lì fu un attimo perchè il moro cedesse a quelle labbra così invitanti, carnose... annullò semplicemente la distanza tra loro ed iniziò a baciare il coinquilino, che dopo l'iniziale sorpresa, rimase seduto, fermo a godersi il momento. 
Castiel si staccò da lui con gli occhi sgranati.
- Scusa... scusa... mi dispiace tanto.... ti giuro non so cosa mi sia preso...- fece Castiel concitato - ti prego, fai finta che non sia successo nulla... va bene?-
Solo che non poteva. Nessuno dei due poteva fingere che tutto fosse come al solito. 
Guardarono la partita in silenzio religioso, senza proferire parola.
- Non credi che dovremo parlare di quello che è successo...?- chiese Dean spegnendo la tv. 
- Dean... è stato...- fece Castiel - non so nemmeno io cosa è stato... possiamo solo dimenticare, fingere che non sia successo nulla?- 
- No. Non possiamo.- fece Dean - Io... io non so mentire su quello che provo, e faccio schifo a fingere di star bene, di far finta che vada tutto bene, come da copione quando invece c'è qualcosa che mi turba o che non mi da pace. 
E nemmeno tu.-
Castiel si guardò attorno per qualche secondo come se stesse cercando aiuto per uscire da quella situazione assurda in cui si era cacciato, da solo peraltro, poi sbottò - Ok. Lo vuoi proprio sapere? Io credo, anzi no, sono certo al cento per cento di essermi innamorato di te.-
- Beh, non posso biasimarti...- sorrise il biondo. 
- No, fammi finire.- pregò Castiel - Io... non ci volevo credere che con April fosse finita per quel motivo... che mi avesse lasciato perchè pensava che mi piacessero gli uomini....  me lo sono ripetuto ogni giorno da allora... poi ho conosciuto te.
E penso che tu sia la più incredibile, fantastica, persona che abbia mai incontrato... e so che preferirei la dannazione eterna piuttosto che perderti.- 
- Cas...-
- Lo so, non si può perdere una persona che non è mai stata tua e che mai lo sarà ma...- fece il moro - ascolta, lo so che non potrà mai esserci niente tra noi... è stato solo un errore. Ti assicuro che non ricapiterà più... ti prego di scusarmi per quello che è successo...-
Dean gli si avvicinò, e stavolta fu lui a prendere l'iniziativa. Lo baciò con passione, venendo ricambianto prima di dire con un soffio quasi - Gli errori non si fanno per puro caso... che ne diresti di discuterne... magari dopo che ci siamo messi comodi?-


Avevano fatto l'amore tutta la notte, fino alle prime luci dell'alba. E da quella sera, avevano iniziato a pensare alla loro vita assieme... le classiche cose da coppiette felici... una cena fuori quando nessuno dei due aveva voglia di mettersi ai fornelli ma allo stesso tempo non volevano la solita pizza fredda e una birra, un regalo per San Valentino, i turni per decidere che film guardare, un bacio prima di scappare al lavoro... e nessuno dei due aveva mai pensato che dirlo a qualcuno potesse essere un problema.
Fino a quel giorno. Erano stati felici. 
Fino alla sera precedentente, Castiel Novak aveva pensato che chiedere di più fosse un crimine di guerra... ma ora chiedeva con ogni fibra del suo essere di riaverlo accanto per dirgli ancora, per ogni battito del cuore, quanto lo amava.
- Come si chiama il tuo fidanzato?- gli chiese l'uomo.
- Dean.... Dean Winchester.- fece Castiel con gli occhi ancora chiusi. Gli sembrava quasi di vederlo... con quegli occhi pieni di vita, il suo sguardo carico di voglia di combattere... anzi, gli sembrava quasi di riuscire a sfiorargli il viso.
- Dirò una preghiera per lui.- fece l'uomo - ammesso che Qualcuno non sia troppo occupato in altro.-
Castiel sorrise leggermente.
- Grazie...-
....
....
....
Dean era seduto su un lettino d'ospedale, con Tessa accanto.
- Allora?- fece Tessa - Sei pronto a parlarne?-
Dean sospirò.
- Io... io stavo nuotando... stavo lottando per tornare a riva...- fece Dean rivedendo l'immagine sotto gli occhi... stava avvolgendo la sua giacca attorno alla gamba di quell'uomo perchè aveva finito garze e bende, lui si era ribellato, una piccola spinta... era caduto all'indietro ed era finito nell'acqua... aveva iniziato a battere gambe e braccia come se da questo dipendesse la sua vita... e considerato che l'alternativa era affogare era vero.... cercando di ignorare la stanchezza, il freddo, il suo corpo che iniziava ad intorpidirsi...
- Volevo tornare a riva... dico davvero.- 
- Ma poi hai smesso.- fece Tessa - che cosa ti è successo per farti cambiare idea?- 
- Ho sentito le parole di mio padre... l'ultima volta che abbiamo parlato abbiamo litigato... - fece Dean.
'' Sei la peggior delusione della mia vita''- gli aveva detto. Con quello sguardo freddo ed impassibile.
Ed aveva pensato a tutto quello che aveva sacrificato per renderlo felice.... i suoi sogni personali messi da parte, la possibilità di diventare un atleta, amici, relazioni.... tutto. Aveva messo da parte tutto quello a cui teneva in nome dell'orgoglio paterno... 
Ma non poteva mettere da parte l'amore. E non si riferiva ad un'infatuazione, ad una cotta passeggera o ad una delle sue vecchia classiche '' una botta via'' di uno appena rimorchiato in un locale.... Castiel gli aveva riempito il cuore e la vita... l'idea si svegliarsi al mattino e di non vederlo accanto a lui gli dava la nausea... era l'unica eccezione che si era concesso nei suoi ventisette anni di vita... e suo padre la considerava una cosa inaccettabile. 
- Mi sono innamorato e lui ha detto che stare con un uomo per lui era inaccettabile... così mi sono detto.... a che scopo?- l'immagine cambiò e si vide mentre scompariva dalla superficie dell'acqua e andare verso il fondo del fiume, giù, a candela. 
- Lo so, sembra un crimine inaccettabile buttare via la propria vita per una scaramuccia con un genitore ma...- 
- Ti sei sentito perso.- fece Tessa. 
- No. Inutile.- fece Dean - Non ti dico che non ho mai avuto rimpianti.... ma mi piaceva la mia vita. Avevo un lavoro utile, salvavo tante persone, mio padre ne era felice, avevo un fidanzato che mi amava e che amavo con tutto l'amore del mondo...
Ma quando ho sentito quelle parole uscire dalla bocca della persona che ammiravo di più.... come medico, come persona.... mi sono sentito spento, vuoto, come se avessi sprecato tutto il tempo che avevo a disposizione per vivere la vita di un altro...- fece Dean mentre le lacrime iniziavano a cadere  - lo so. Sono un vigliacco.- 
- No.- fece Tessa - Sei solo umano.- fece Tessa.
- Sai... una volta io e Sammy abbiamo litigato....- 

'' Voglio solo prendere in mano le redini della mia vita!''- urlava il minore -'' Non voglio arrivare a cinquant'anni e pensare con rimpianto di essere prigioniero di una vita, di un lavoro che neanche mi piace... come succederà a te.''
'' Che cosa vorresti dire con questo?''- fece Dean sbattendo con forza una cartella clinica. 
'' Secondo te?''- fece Sam -'' Guardati! Potevi essere un atleta, scegliere la facoltà che volevi, stavi cercando un college con un buon corso di scrittura creativa.... poi papà ti dice che sarebbe felice di vederti medico e butti tutto via! Ti sembra un comportamento normale?'' 
'' Sto solo cercando di fare la cosa giusta!''
'' Per chi? Per lui, non certo per te! Perchè non provi a pensare con la tua testa di tanto in tanto? Giuro che a volte non capisco la ceca obbedienza che dimostri a quell'uomo.''
'' Forse perchè è questo che fa un buon figlio!''

- Aveva ragione.- fece Dean - Quando diceva che ero solo una marionetta, un involucro riempito di idee non mie... un soldatino che esegue gli ordini senza fiatare.... è sempre stato lui quello coraggioso.-
- Forse è vero.- fece Tessa - Ma.... ora vieni con me.- 
Dean trattenne un singulto.
In fin dei conti stava per dissolversi completamente, la sua anima, la sua coscienza sarebbe scomparsa... non sarebbe rimasto più nulla di lui... ed anche se aveva deciso lui di fermare quella folle giostra su cui l'avevano fatto salire... provava un po' di timore. 
- Quindi... ci siamo...- fece Dean.
- Non ancora.- fece Tessa - Voglio solo mostrarti.... cosa è riuscito a fare un involucro pieno di idee degli altri. Non aver paura, non ti succederà nulla...- 
...
...
...
Era passata un'altra ora. 
Ellen continuava a fornire ossigeno a Dean, ancora cianotico ed incosciente sul lettino, mentre John gli praticava il massaggio cardiaco. Si vedeva che era stanco, ma malgrado questo non dava  segno di voler smettere con le compressioni. 
Erano riusciti a riportare la temperatura corporea in regola, ma in quel corpo sembrava non scorrere più nè la vita nè la voglia  di tornare alla vita.
- Gli serve qualcosa di più forte.- fece Ellen. 
- Non posso somministrargli altri farmaci, almeno per ora, o rischio di mandarlo in overdose.- fece John.
- Non capisci.- fece Ellen - Gli serve qualcosa che gli dia forza e voglia di lottare. Faccio entrare qualcuno che gli parli... potrebbe servire.- 
- Gli servono cure mediche, non qualcuno che gli tenga la mano mentre muore. Non serve a nessuno: non è servito a Mary, non è servito a Will, cosa ti fa pensare che a lui servirà?- 
- Hai ragione.- fece Ellen - Forse non serve a nessuno. Però qui fuori ci sono persone che tengono a lui e che sono quattro ore che aspettano di sapere se ce la farà o meno. 
E se come purtroppo sembra, Dean non ce la farà... queste persone hanno il sacrosanto diritto di dirgli addio, almeno un'ultima volta.- lei non aveva fatto in tempo a dire addio a suo marito.
Era morto mentre lei combatteva contro il traffico, per arrivare in ospedale, quando aveva saputo che le sue condizioni si erano aggravate.
Non sarebbe successo un'altra volta.
  
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