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Autore: Meramadia94    02/09/2018    3 recensioni
Dean Winchester è un brillante medico, che lavora nell'ospedale gestito dal padre. Malgrado non avesse pensato da sempre di fare il medico è bravo nel suo lavoro, ha un fratello minore che è tutta la sua vita, gode della stima di suo padre e dell'amore di Castiel Novak. Ma la confessione al padre della sua omosessualità e la sua reazione mettono a rischio le sue certezze, che rischiano di non lasciargli scampo quando rimane vittima di un incidente.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Ellen uscì da traumatologia, e subito le persone che erano in attesa di notizie su Dean Winchester saltarono in piedi come pupazzi a molla.
- Allora?- fece Sam - come... come sta...?- 
- Qual'è la temperatura?- chiese Bobby.
- E' ancora cianotico?- fece Benny - ci sono rischi di danno cerebrale, forse dovremmo chiamare qualcuno da neurologia...-
- Ragazzi.- fece Ellen - Dean non sta bene. E' come se si fosse arreso... da ore ormai. 
Sam con le lacrime che aveva trattenuto pure troppo a lungo quel giorno e che scalpitavano per uscire quasi borbottò - Ellen... ci deve essere qualcosa che si può fare.... ti prego...- 
-Ascolta...- fece Ellen. Non voleva dare false speranze a quel ragazzo, anzi, forse la cosa migliore che avrebbe potuto fare sarebbe stato dirgli che forse era il caso che iniziasse a prepararsi all'eventualità che anche suo fratello, per quanto forte e coraggioso fosse, era pur sempre un essere umano e quindi mortale... che solo nei film, quando tutto sembrava perduto, quando ormai qualcuno era praticamente morto succedeva un qualche miracolo che riportava tutto in parità... solo che anche lei aveva sofferto per la scomparsa di una persona cara... ricordava ancora quando i medici le avevano detto '' Signora, si prepari: quello che si poteva fare è stato fatto''- ed aveva iniziato ad urlare, piangere...
- Tuo padre non pensa che possa funzionare...- fece Ellen. E probabilmente non aveva tutti i torti nel suo cinismo - Però... potrebbe essere utile trasmettere a Dean la voglia di combattere... e credo che tu possa aiutarci...- 
- Qualunque cosa mi chiederai.- fece Sam. 
- Potresti... entrare là dentro e parlargli.... non importa di cosa. Del tempo, che non sai se comprare i pelati o la salsa di pomodoro già pronta, della prima sciocchezza che ti passa per la testa... ma fagli sentire che ci sei.-
- D'accordo...- fece Sam. 
- Ti avverto: non è bello da vedere...- fece Ellen - perciò, entra solo se te la senti...- 
- Senti Ellen. Lì dentro c'è tutto quello che rimane della mia famiglia.- suo padre non contava nemmeno. Pensava tutto quello che gli aveva detto poche ore prima. Che era un padre degenere, un bastardo ossessionato che aveva scaricato il peso del mondo sulle spalle di una creatura innocente quando lei stessa aveva ancora bisogno di cura e attenzione e che non era stato nemmeno di gioire per la cosa più bella che gli fosse capitata di recente.
Dean era la sua famiglia. Era lui che l'aveva cresciuto con cura ed attenzione, mettendolo sempre davanti al resto del mondo. 
- E se... se questa è l'ultima volta che posso vederlo mentre è ancora su questa terra... io ci devo essere...- fece Sam. 
- Va bene... ti prendo un camice allora...-
- Due.- fece Jessica per poi stringere la mano al fidanzato - Vengo con te.- 
Sam la ringraziò con un sorriso. 
...
...
...
- Dove mi hai portato?- fece Dean guardandosi attorno. Sembrava di essere nell'archivio dell'ospedale, dove conservavano le copie originali di tutte le cartelle cliniche.
- E' il nostro archivio.- fece Tessa.
- Ah, avete bisogno di un archivio per tenere il conteggio di tutte le persone che muoiono?- fece Dean - pensavo che aveste una memoria di ferro...- 
- Spiritoso.- fece Tessa - No. Non è quello che pensi tu.
Come ti ho già spiegato, quando una persona che ha deciso di porre fine alla sua vita, non muore perchè il medico non è stato abbastanza bravo o perchè ha ferite troppo profonde. Ha semplicemento scelto di lasciarsi andare.- 
- E quindi?- fece Dean. 
- Non credere che la Morte sia una dama avida di sofferenza ed anime.- fece Tessa - so che la cosa può sembrarti assurda ma lei non vuole portarsi via qualcuno che pensa di non aver più via di scampo... sono loro che decidono di andar via con lei.- 
- Non hai risposto alla mia domanda.-
- Pazienta Dean.- sbuffò Tessa. Uomini. Tutti uguali, di ogni specie vivente, vivi e non - Quando un'anima decide di oltrepassare la soglia, interveniamo con il nostro archivio.... gli viene mostrata una cartella che racchiude tutta la sua vita, ma gli viene mostrato solo qualcosa.
Quello che conta. Quello che ha fatto di buono. E quello che potrebbe ancora fare.- nel dir così prese un raccoglitore su cui campeggiava il nome '' Dean Winchester''.
- Uh, quindi gli mostrate vita, morte e miracoli?- 
- Più o meno... cominciamo a vedere cosa ha combinato di buono... questo involucro pieno di idee altrui.- fece Tessa - Cominciamo con il piccolo Ben Braden.- 
Dean sussultò nel sentire quel nome. Il figlio di Lisa Braden. La donna che, prima di conoscere ed innamorarsi di Castiel, per poco tempo era stato convinto di amare veramente. Si erano conosciuti in una cornice che però di romantico aveva ben poco... niente passeggiate sulla spiaggia, nessun incontro in un locale, non l'aveva rincorsa per strada per restituirle un fazzoletto dimenticato o un braccialetto... 
L'aveva conosciuta quando aveva portato il figlio di appena otto anni in ospedale dopo che questi si era sentito male. Il medico curante del bambino aveva detto alla madre che il piccolo aveva la leucemia. Sua madre era disperata e il ragazzino si vedeva già con un piede nella fossa. 
- Poi facendo altre analisi hai scoperto che non era cancro, ma avvelenamento da mercurio.- fece Tessa - e con la terapia che gli hai perscritto... si, certo, le sue ossa sono indebolite, forse non diventerà mai un atleta... ma quel bambino vivrà. Ma sarebbe morto se non fosse stato per te.- 
- Era solo il mio dovere... non credo che meriti di avere più tempo solo perchè...- 
- Ma a salvare l'ispettore capo Henrickesen.... non eri tenuto.- 
- Non l'ho salvato io infatti.- fece Dean - si, è arrivato in ospedale con una ferita da arma da fuoco al torace, ma è stato mio padre a salvargli la vita con un'intervento. Io ero solo un tirocinante all'epoca.- 
- Memoria corta?- fece Tessa - Non si possono fare mattoni senza l'argilla. Tuo padre può essere il chirurgo migliore del mondo per quel che mi riguarda... ma non lo avrebbe salvato se non ti fossi messo in mezzo tu.
Ti ricordi? Mentre eri tirocinante, ti hanno anticipato la data di un appello e quindi hai dovuto recuperare le ore in ospedale. Avevi appena finito un turno di quasi quindici ore quando è arrivato Henrickesen... e lì si sono accorti che il tipo di sangue per l'intervento era lo stesso di un paziente che avevano appena operato ed avevano finito le scorte. 
Sei stato tu ad offrirti per donare il sangue, malgrado fossi stanco morto, e non eri tenuto a fare niente... non lo conoscevi, non era un tuo paziente, anzi tu non eri nemmeno un medico.
Pensi davvero che tuo padre gli avrebbe salvato la vita se tu non ti fossi esposto?- 
- Chiunque avrebbe fatto lo stesso.- fece Dean. 
- Se fossi in te non ne sarei tanto sicura.- fece Tessa - da quando faccio questo mestiere ho preso con me molte persone. Ed alcuni potevano essere salvati. Potevano restare se avessero avuto attorno qualcuno di abbastanza coraggioso da esporsi per loro anche se non si conoscevano.-
- Se è per questo ci sono un sacco di brave persone in tutto il mondo... ma non mi pare che vengano risparmiate loro disgrazie, incidenti e malattie solo perchè aiutano le vecchiette agli incroci o perchè fanno volontariato...- fece Dean. 
- Parliamo di Molly McNamara allora.- fece Tessa - Era in vacanza con suo marito quando a causa del comportamento sconsiderato ed incivile dell'auto di fronte a loro hanno sbandato. Lei è sopravvissuta, ma purtroppo suo marito David non ce l'ha fatta. 
Non ti sei limitato a salvarle la vita in sala operatoria e a starle vicino mentre era ricoverata... l'hai aiutata ad accettare il suo lutto e a non cedere al desiderio di vendetta.- fece Tessa - e poi... non dimenticare quello che hai fatto per tutte le persone che ti circondano.
Sei stato l'unico in grado di garantire a tuo fratello l'amore ed il calore di una famiglia. 
Hai dato a Bobby la consapevolezza di cosa vuol dire essere padre e sei il più valido appoggio che Jo abbia mai avuto... per non parlare di Castiel. Hai illuminato la sua vita con la sola tua presenza... 
Tuo padre non apprezza il fatto che tu stia con un uomo. E allora? Non siamo nel medioevo dove i genitori combinano i matrimoni dei figli. 
Fregatene di quello che pensa quell'uomo. Sarà pure un bravo medico e sarà pure tuo padre, ma ciò non gli conferisce certo il sapere assoluto su quello che è meglio per i suoi figli. 
Torna alla tua vita. 
Potresti essere felice.
Meriti di essere felice.
Ma decidi in fretta. Il tuo tempo è agli sgoccioli- fece Tessa, lasciandolo solo con i suoi pensieri. 
...
...
...
- Qual'è la temperatura?- fece John sospendendo per un momento le compressioni.
- Trentasei gradi dottore.- fece uno dei medici. 
- Perfetto, adesso dobbiamo riattivargli il cuore.- fece il dottor Winchester - Una fiala di epinefrina, un grammo di magnesio ed una fiala di calcio, in quest'ordine, andiamo, andiamo.- 
Fu in quel momento che vide rientrare Ellen, e con lei c'erano due persone che indossavano i camici, cuffiette e mascherine che di solito venivano dati a parenti, amici ed infermieri che entravano in terapia intensiva o in qualunque stanza in cui vi era un paziente con pochi globuli bianchi nel sangue, per impedire loro di portare batteri dall'esterno.
La mascherina e la cuffia copriva la maggior parte del volto, ma riconobbe lo sguardo del figlio minore.
L'altra invece era la sua ragazza.
- Dean...- fece Ellen - guarda un po' chi ti ho portato... tuo fratello è qui da ore...- 
- Ciao Dean...- fece Sam. Per un brevissimo istante, si era pentito di voler essere entrato e vederlo. Il fratello maggiore era praticamente sepolto sotto i teli caldi, un tubo per respirare in gola fissato con il nastro adesivo, le braccia distese lungo i fianchi... era pallido come non lo aveva mai visto, gli occhi sembravano cuciti assieme...
Era così surreale credere che colui che gli aveva insegnato ad andare in bici quando era piccolo, che lo aveva sempre protetto e tenuto al sicuro, fosse lo stesso uomo che vedeva su quel lettino, ormai più morto che vivo. 
'' Oh Mio Dio...''- pensò il minore sentendosi mancare. Sarebbe crollato se Jessica non lo avesse sostenuto. 
- Ciao Dean...- fece Sam - Hai visto? Chi l'avrebbe mai detto... mi sono messo un camice ed una mascherina... sono in sala rianimazione... tu guarda che ti sei inventato per vedere come stavo vestito da dottore...- fece Sam ringraziando il cielo che il suo viso fosse coperto quel tanto che bastava per non far vedere a nessuno di avere due lacrimoni che gli solcavano il viso.
- A proposito... lei è la mia ragazza, Jessica...- fece ancora Sam - sai, non me l'era immaginata così la scena... di me che vi presentavo... ti avverto, se solo ci provi a farle la corte ti spezzo le gambe... e guarda che ne sono capace...- 
'' Continua Sam...''- fece Ellen - '' Forza Dean, forza.''
- Andiamo... che stai facendo? Non vorrai mollarmi qui vero?- fece Sam cercando di non piangere.
...
...
...
- Che succede?- fece Dean vedendo che Will era immobile e sorridente. 
Will sorrise - Ellen. Sai, a volte... siamo nello stesso posto, nello stesso momento. Certe volte mi sento quasi come se la toccassi.- 
- Quindi... anche la storia che ogni volta che uno si sfiora i capelli o qualcosa di simile è perchè un fantasma a lui caro gli sta parlando...- fece Dean - è vera?- 
- Sì, Dean.- fece Will - è così che potrai comunicare con loro quando avrai scelto di andartene. Avrai solo qualche secondo con le persone a cui tieni... le vedrai mentre soffrono la tua perdita, ma non potrai fare nulla per alleviare la loro pena. Solo sperare che riescano a convivere con questo dolore.- 
Will sparì e Dean si ritrovò da solo. 
L'acqua iniziò a scorrere senza freni sul pavimento. Si accoccolò contro una parete, quasi per trovare riparo da quell'inondazione.
- Dovete chiamare un idraulico mi sa...- fece Dean. Poi però si inginocchiò tossendo convulsamente... e capì.
Era arrivato il momento. 
Il suo tempo era ufficialmente scaduto. 
'' No... per favore...''- pensò annaspando disperatamente per l'aria che gli veniva negata mentre il livello dell'acqua continuava a salire. 
Solo in quel momento si rendeva conto di quanto volesse disperatamente vivere... che quei pochi momenti che gli sarebbero stati concessi con le persone a cui teneva non gli sarebbero bastati...
Voleva vivere ancora... trovare il modo di far accettare al padre che non sarebbe potuto essere felice con nessuno che non fosse Castiel e sentirlo dire di essere felice per lui, voleva essere presente il giorno della laurea di Sammy, voleva essere lì a testimoniare la sua felicità il giorno del suo matrimonio e quando sarebbero nati i suoi figli... voleva vivere ancora.
Solo che forse ormai era troppo tardi.
L'aria iniziava seriamente a mancargli.
- Aiuto...- supplicò con un filo di voce.
...
...
...
- Ho sentito che hai detto a papà il fatto tuo...- continuava a parlare Sam - Hai fatto benissimo... sei suo figlio, deve accettarti così come se.... se non ti accetta un padre chi dovrebbe farlo?
E poi... andiamo Dean, hai un ragazzo invece di una ragazza, non è che hai rapinato una banca.- cercava di tirar su suo fratello, ma allo stesso tempo quelle parole erano una frecciata per il padre - e non ti sei messo con un serial killer.... sai, Castiel è simpatico... dovremmo uscire una sera tutti e quattro...- fece sfiorando il polso del fratello pensando -'' Ti prego non lasciarmi da solo... sei... sei tutta la famiglia che mi è rimasta.... dobbiamo ancora fare tante cose assieme... ti ricordi, io e te contro il mondo...''
- Il pacemaker esterno?- fece John.
- Non da segni di vita.- fece un medico.
- Dosi di epinefrina somministrate?- 
- Sei.-
La linea dell'encefalogramma, quella che segnava l'attività cerebrale divenne piatta.
- E' morto...- fece un medico. 
- No...- fece Sam sentendosi svenire, mentre Jessica si portò le mani alla bocca per l'orrore di quella tragedia che si era consumata sotto i suoi occhi e gli occhi di Ellen si riempivano di lacrime. 
John si appoggiò al muro, incapace di sopportare un dolore tanto grande.
- Dean... no...- fece Sam che non voleva credere avvicinandosi al fratello iniziando a comprimere il petto del maggiore - andiamo... ti prego... per favore... - ma poco dopo dovette arrendersi all'evidenza.
Le lacrime che aveva trattenuto troppo e a lungo quel giorno iniziarono a scorrere libere, mentre era abbracciato a quel corpo morto, ancora fissato a tubi e macchine, urlando e piangendo.
Le sue urla attirarono Bobby, Jo e Benny.
Il primo cercando di non mettersi a piangere sussurrò con un filo di voce - Figlio di puttana...-, Jessica e Jo si abbracciarono in lacrime, mentre Benny cadde in ginocchio mentre prendeva a pugni il pavimento - Non ci credo, no, non è possibile!!!-
  
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