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Autore: steffirah    03/09/2018    2 recensioni
Sakura va avanti con la sua quotidianità, convinta di avere già tutto ciò di cui ha bisogno, nonostante sembri esserci un piccolo vuoto da riempire nella sua vita. Prova a farlo acquistando un libro per bambini, cercandovi una risposta, ed effettivamente sarà proprio esso a dargliela, facendole conoscere l’amore. Così nel corso di un anno, a partire da un incontro avvenuto casualmente in un treno, capirà di aver finalmente trovato quel pezzo che le mancava.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Kinomoto, Syaoran Li, Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO
 
 
Approfittando di un giorno libero sono riuscita ad incontrarmi con Tomoyo-chan, andando a casa sua per chiederle di aiutarmi ad abbellire il mio regalo. L’ho arricchito con merletti e, sfruttando la sua bravura, ho lasciato che realizzasse dei piccoli fiocchetti che, con una supercolla che mi ha prestato, ho incollato sui fogli, accanto alle fotografie.
C’è tutto, in ordine cronologico.
La prima nostra foto insieme, quella che lui stesso ha proposto di scattare dopo essere saliti sull'albero, per poter immortalare anche il tramonto. Allora fu la prima volta che mi arrampicavo, la prima volta che, immersa nella natura, salivo così in alto, quasi toccando il cielo. E poi c’ero io, io con la peonia tra i capelli, quell’unica peonia sbocciata in mezzo ad un mare di fiori, di cui Syaoran-kun mi aveva fatto dono.
A ripensarci adesso, è stato un gesto dolcissimo da parte sua. Aveva trovato quel piccolo tesoro e se ne era privato per darmelo, nonostante fosse il suo fiore preferito. Nonostante significasse il mondo per lui. Dato che per lui rappresenta un legame, era forse un modo per dimostrarmi che voleva vincolarsi a me? È un qualcosa che devo ancora scoprire, che ancora non gli ho chiesto, ma sono sicura che per quanti interrogativi io ancora abbia in serbo ci sarà tutto il tempo per esprimerli e ottenere risposte.
Quello stesso giorno gli dissi che lui per me era il mio più caro amico, ma gli lasciai intendere che fosse molto di più e probabilmente Tomoyo-chan aveva ragione. Forse inconsciamente già allora mi dichiarai. Perché già allora mi accorsi che per quell’abbraccio che lui avrebbe voluto darmi ma mai messo in pratica c’ero rimasta male e che la sola idea della sua sparizione mi aveva dilaniata, mi aveva sconvolta, mi aveva fatto temere il peggio e, per questo, volevo condurlo dalla mia parte, sulla mia riva, per quanto fosse possibile. Per quanto fosse egoistico volevo tenerlo per me, volevo averlo al mio fianco e anche se dapprincipio era perché sperassi così di salvarlo dal suo dolore, alla fine è stato anche perché la sua vicinanza mi è essenziale, mi è vitale come l’aria che respiro.
Seguono poi le foto che mi ha mandato Feimei, che apparentemente sembrano non avere molto a che fare con la nostra storia; invece non è così. Fu in quel periodo in cui eravamo distanti che compresi quanto avessi bisogno di lui, quanto mi sentissi sola, triste, abbandonata, vuota oltre che preoccupata nel non aver avuto più sue notizie, finché sua sorella non riempì di speranze le mie giornate, mettendomi nuovamente in contatto con lui, affidandomi ad una promessa divina e celestiale, mandandomi poi questi scatti che dimostrano quanto lui sia stato bene, alla fine, insieme alla sua famiglia, dopo aver fatto pace col passato, chiudendosi in buoni rapporti con suo padre.
Pertanto ho dovuto ahimè infrangere la promessa, mostrandole anche a mia cugina, ma è stato necessario affinché tutto assumesse un che di più bello – sebbene lei abbia lasciato fare tutto a me e non vi abbia neppure poggiato le mani sopra, ragion per cui le sono grata, essendo questo il mio regalo per noi.
Ci sono poi le foto dei nostri compleanni, quella del mio che non ricordavo neppure fosse stata scattata e non avevo idea che Tomoyo-chan avesse fatto in modo di inquadrarci da soli, proprio mentre eravamo vicini e ci sorridevamo, io immensamente felice che lui fosse lì, lui con un’espressione carezzevole, come se io fossi qualcosa di bellissimo. Ma era lui, era sempre lui ad essere bellissimo, così come lo era anche al suo compleanno, quando sempre Tomoyo-chan ci aveva scattato una foto mentre tornavamo dai getti d’acqua gelata. Allora mi accorsi della sua bellezza mozzafiato, anche se ero ancora cieca del fatto che non fossi l’unica a vederla, per cui non ero affatto gelosa. Se una situazione come quella di quel giorno dovesse ripetersi adesso probabilmente mi sentirei rodere dentro. La reazione di Chiharu-chan ora è piuttosto comprensibile.
Tralasciando ciò, Tomoyo-chan ci ha scattato tantissime foto in gran segreto, come quelle di quando a Okinawa andammo all’acquario Churaumi con Chiaki-chan, in cui pure ci ha ripresi insieme – nonostante fossi stata quasi sempre con la sorellina di Chiharu-chan; era il periodo in cui mi prendeva una strana ed incomprensibile agitazione ogni volta che vedevo Syaoran-kun, il mio stomaco si stringeva, mi sentivo talvolta tesa e a disagio, il cuore batteva più forte e spesso quando incontravo i suoi occhi mi sembrava di precipitare nel vuoto. Erano quelli i segnali a cui avrei dovuto prestare sempre attenzione, e invece ero sempre stata troppo ingenua e superficiale, mi basavo solo su cose insignificanti, sulle più comprensibili, su quelle che riuscivo a spiegarmi, ignorando così i miei sentimenti, ingannando il mio cuore. Ammetto che all’epoca era anche la paura a spingermi a comportarmi così, il timore di non essere ricambiata, il dubbio sul chi fosse la famigerata persona che gli piaceva, il terrore di divenire nessuno per lui se soltanto avessi ceduto a quelle emozioni… Cosa che alla fine feci, in seguito alla sfilata.
Riguardo quella fotografia di noi come re e regina degli abissi, imbarazzandomi. Già in quel periodo ero così senza riserve, così audace, così disinibita, così istintiva da comportarmi come desideravo, senza preoccuparmi di cosa potesse pensare Syaoran-kun o di come io potessi influenzarlo con le mie azioni. Ma poi mi fece capire che mi cedeva il permesso, mi dava il consenso di mettere in pratica tutto quel che volevo e sentivo di fare. Almeno finché si trattava di lui, perché lui combatté per me, e solo ora ha senso quel che disse Eriol-kun. Solo ora capisco che Syaoran-kun lottò per il mio amore. Lottò per il nostro primo appuntamento, il nostro appuntamento da sogno a Disneyland.
Sfoglio anche queste foto, che mostrano quanto ci divertimmo quel giorno, quanto fossimo entrambi sereni e quanto stessimo bene, insieme. Tuttavia allora ancora non stavamo insieme, mentre invece nelle ultime foto inserite, quelle di Hong Kong che ci ha scattato sempre di nascosto sua sorella, stavolta Fanren, già siamo una coppia. Sorrido nel guardare l’ultima, immaginando che quando lui la vedrà avvamperà come un pomodoro maturo, proprio come feci io quando la ricevetti. Fu Shiefa – che senza avvisarci quell’ultima notte era tornata a casa per cenare con la madre – ad immortalarci proprio mentre ci baciavamo, contro la notte, contro la città, contro i fuochi d’artificio. C’eravamo solo noi due, noi e il nostro amore.
Le fotografie non sono le uniche cose inserite in quest’album perché tutto è cominciato proprio con quel fiore rosato, col desiderio di pressarlo, cui ben presto si è aggiunto a farvi compagnia il rametto di pruno, la rosa e il ciliegio del mio giardino, l’osmanto da Hangzhou, la foglia di ginkgo, i miei due fiori di prova per far capire che sì, anche in amore ho dovuto prepararmi e fare profondi respiri, ho esitato e spesso sono fuggita con le gambe molli e il cuore in tumulto, ma alla fine ci sono riuscita. Mi sono abituata a questo sentimento, finalmente lui mi ha addomesticata e io l’ho addomesticato, ci siamo trovati e siamo diventati l’uno ciò di cui più aveva bisogno l’altra, tornando sul nostro pianeta.
C’è poi il foglio con le sue correzioni e il bigliettino della fortuna della nostra prima cena insieme, così veritiero, perché proprio uno squarcio nella mia vita mi ha mostrato Syaoran-kun e tutto ciò che piano piano, poco alla volta, ho cominciato a coltivare per lui, per poi fiorire e maturare, giungendo ad adesso, ad ora che non mi vergogno più di dire ad alta voce che sì, lo amo, lo amo come niente io sia mai riuscita ad amare, perché anche se mi ha portata più volte a fare un giro nell’universo e me ne ha anche fatto dono mi basta un suo sorriso per vedere le stelle e nessuno, nessuno prima aveva mai avuto tanto potere su di me.
Ed è per dirgli tutto questo che stasera, 4 dicembre, ad un anno dal nostro incontro nel treno, ho deciso di vederci. Per potergli comunicare tutto, tutto quello che ho nel cuore, e le date accompagnate semplicemente dai miei fregi e le mie annotazioni sintetiche non penso bastino per raggiungerlo. No, deve essere tutto più bello, tutto più speciale, tutto perfetto.
Per questo, tenendomi il regalo ben nascosto in borsa, passeggiamo sotto le luci di una Tokyo già pronta al Natale,  mano nella mano, mentre mi racconta della bonenkai che sta organizzando Eriol-kun alla sua kaisha, pensando già di prenotare un izakaya per la fine dell’anno.
«E non mi trovo d’accordo, il karaoke è l’ultima cosa che vorrei.», si lamenta, facendomi ridere.
«Anche se la tua voce è così bella?»
«Lo dici solo perché sei sorda e sei di parte.»
Preferisco assecondarlo, continuando a ridacchiare di fronte a questo suo lato infantile e testardo, e gli racconto in cambio di quando siamo andate al tempio Tenjin dopo i corsi, durante il kiku matsuri.
Ciononostante, dopo essere arrivati su una strada in salita nei pressi di un parco Syaoran-kun mi interrompe, portandomi a sedermi al di sotto di un acero, affiancandomi, guardandomi in pensiero, facendomi notare che mi sto comportando in maniera strana.
«Strana?»
«Non intendo in senso negativo, ma sei comunque diversa dal solito.»
Convinta che mi abbia ormai scoperta decido di approfittare di quel momento in cui siamo soli per dargli il mio regalo. Lui si mostra inizialmente confuso nel riceverlo, ma nell’istante in cui apre la prima pagina i suoi occhi si riempiono di stupore e meraviglia. A mano a mano che lo sfoglia cerco di esternargli tutto ciò che provo così come l’ho sempre pensato, sperando di non confondermi e non tralasciare nulla, facendomi coraggio contro l’imbarazzo, affrontandolo e sconfiggendolo per poter giungere fino alla fine e rivelargli, finalmente, quel che ho sempre nascosto nel cuore dal giorno in cui l’ho conosciuto, ossia che lui è stato il mio regalo di Natale in anticipo, il migliore dono che mi sia mai stato fatto dalla vita. Gli rivelo di quel che cercavo in quel libro e che alla fine l’ho trovato lì, su quel treno, a poca distanza da me. Gli dichiaro, così, tutto l’incommensurabile amore che provo per lui e quando i miei occhi rincontrano i suoi li trovano pieni di lacrime trattenute.
Mi ringrazia di cuore e abbassa un attimo lo sguardo, confessando: «In realtà, anche io avevo pensato ad un regalo per te. Ci conosciamo soltanto da un anno, è vero, ma è tantissimo se consideriamo quanto abbiamo imparato l’uno dell’altro, quanto siamo cresciuti, quante esperienze abbiamo vissuto, quanto tempo abbiamo trascorso insieme e quanto siamo cambiati. Ci sono ancora tante cose che aspetto di scoprire su di te e immagino lo stesso valga per te, Sakura. Però…» Si apre in un sorriso enorme, prendendo delicatamente una mia mano, posandovi sul palmo una piccola scatolina con un fiocchetto. «Ne abbiamo già parlato e non deve essere subito perché so che desideri sentirti più realizzata. Non è per metterti fretta, né per legarti egoisticamente a me, ma solo perché ci tengo che sia tu ad averlo.»
La apro incuriosita ed è allora che scopro un anello bellissimo, con fili intrecciati dorati e intarsi sottili, in cui sono incastonate piccole pietre verdi. Lo guardo con le lacrime agli occhi, ma in parte mi imbroncio.
«Syaoran-kun, avrai speso tantissimo.»
«Per niente.», mi contraddice, prendendo nuovamente la mia mano nella sua, quasi chiedendomi il permesso per far scivolare il gioiello sul mio dito.
Lo lascio fare col cuore in gola e mi sorprendo vedendo che mi calza a pennello.
«Aveva ragione mia madre.», ridacchia, stringendo le sue dita alle mie. «Sembra essere stato forgiato per te.»
«Tua madre?», ripeto confusa.
«Non chiedermi come l’abbia scoperto, era certa che la misura delle tue dita fosse la stessa della nonna.»
Spalanco gli occhi, capendo ora perché sembri tanto antico e fine. È di un’altra epoca!
«Sei sicuro che io possa riceverlo? È troppo prezioso!», domando dubbiosa, chiedendomi cosa abbia fatto per meritarmi un tesoro simile, un tesoro inestimabile quanto Syaoran-kun.
«Mia madre ha dato la sua approvazione e contro la sua parola non si può nulla, ma al di là di ciò… per me meriti anche di più, Sakura. Meriti di essere felice, sempre e -»
«Syaoran-kun, io già lo sono!», lo interrompo abbracciandolo. «Grazie! Lo custodirò con cura!»
Mi stringe a sé, contento, e io osservo addolcita il suo sorriso, per poi realizzare una cosa. Mi stacco da lui, arrossendo lievemente, aggiungendo emozionata: «Comunque Syaoran-kun, se questa è una proposta indiretta di matrimonio la accetto.»
«N-non è una proposta indiretta! Cioè sì, lo è, e al contempo non lo è… Un giorno te la farò per bene!»
Sorrido divertita dinanzi alla sua agitazione e appoggio la testa contro il suo petto, sopprimendo una risata, sopraffatta dalla gioia.
«Accetto in ogni caso, Syaoran-kun.»
«Accetteresti, quindi, di stare al mio fianco, per sempre?», si assicura, abbassando la voce.
«Per sempre.», confermo accorata.
Alziamo la testa contemporaneamente per guardarci, sorridendoci pieni di felicità. Le nostre labbra si incontrano e le nostre dita si intrecciano, insieme al filo rosso del destino che ci ha fatti trovare e ci ha legati, esattamente un anno fa.




 
Angolino autrice:
Sto piangendo. Non posso crederci che siamo arrivati alla fine di questa enorme avventura. Mi scuso se non sono riuscita a completare tutto entro agosto, ma non ne ho avuto proprio il tempo... Tralasciando questo, spero che non sia stata una delusione proprio la fine - che immagino possa risultare un tantino ridondante trattandosi effettivamente di una sorta di riassunto... Tuttavia, doveva essere così.
Ecco qui le mie ultime spiegazioni: la bonenkai è la festa che un'azienda (kaisha) fa alla fine dell'anno e solitamente si tiene in un izakaya, ossia un locale dove si vendono bevande accompagnate da cibo (in pratica, si fa un "drink party" tra colleghi). Il kiku matsuri, invece, è il festival dei crisantemi.
Per concludere, ringrazio infinitamente chi ha avuto la forza e perseveranza di leggere ben cento capitoli e passa. Mi auguro, quanto meno, che ne sia valsa la pena.
Ringrazio, naturalmente, anche chi segue la storia e l'ha aggiunta tra le preferite.
Infine, un grazie particolare va a coloro che mi hanno recensita, quindi _fioredineve_, Teddy_bear, Aretha e AnyaVeritas. Non sapete quanto le vostre parole mi siano state di supporto. Ne farò tesoro per sempre.
Grazie davvero, dal profondo del cuore.
  
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