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Autore: KomadoriZ71    04/09/2018    4 recensioni
[ Fan Fiction ~ Giovanni, Ivan, Max, Cyrus, Ghecis & Acromio ]
"Sono passati anni da quando i Leader dei vari Team hanno provato a mettere in ginocchio le regioni dei Pokémon ma, a causa di ragazzini spuntati fuori da chissà dove, ognuno di loro ha visto ogni progetto andare in fumo.
Ma che fine hanno fatto, ora che la pace sembra essere tornata?
Semplice: sono stati arrestati e ora si ritrovano limitati dentro un carcere di altissima sicurezza, il quale è stato costruito sopra a un isolotto posto in punto sperduto del mare.
Cosa mai succederà all'interno delle minuscole celle?"
Genere: Angst, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Cyrus, Ghecis, Giovanni
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Videogioco
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max
16. Nunc est bibendum!
By Xavier



maxina




Finalmente siamo usciti da quell'inferno di carcere, quasi non mi sembra vero, dopo tutto questo tempo passato tra le sbarre, ed è ancora più incredibile che dopo la rocambolesca fuga siamo  sopravvissuti, più o meno. La mia caviglia fa ancora un po' male, sebbene sia stata medicata con un rimedio a base di Baccafrago, e Cyrus non si è ancora destato dal suo svenimento, per cui abbiamo deciso di adagiarlo su un letto del dormitorio maschile.
Nonostante la stanchezza, abbiamo imbandito una cena a bordo della nave, a cui sto partecipando anche io, per celebrare l'evasione, rifocillarci e appianare qualche divergenza che s'è instaurata durante la permanenza nel penitenziario.
Come capotavola, abbiamo Ghetsis da un lato e Giovanni dall'altro, e alla loro destra rispettivamente N e Silver. Io sono posto tra quest'ultimo e Ivan, ed infine c'è un posto vuoto che sarebbe riservato al Capo del Team Galassia; sia Gerardo sia Alan hanno deciso di salpare con l'imbarcazione destinata agli altri detenuti, per cui non sono presenti.
L'atmosfera è apparentemente tranquilla, dal momento che siamo tutti esausti ed affamati e non vediamo  l'ora di andare a dormire, nonostante questo però si può chiaramente avvertire della tensione nell'aria, tensione dovuta agli sguardi torvi che di tanto in tanto saettano tra i due più anziani commensali. Non sono mai andati d'accordo quei due, fin dal primo giorno non hanno fatto altro che sfidarsi in maniera più o meno esplicita, eppure qualcosa mi dice che tra di loro deve essere successo qualcosa di particolarmente grave e recente, e sebbene io voglia capirne di più, credo sia meglio che mi faccia gli affari miei per il momento, sono adulti e vaccinati e troveranno il modo di fare pace, ne sono sicuro, anche perché ora hanno i loro due figli accanto, sarebbe imbarazzante se si mettessero a bisticciare come ragazzini proprio davanti a loro!

Mi verso dello champagne appena stappato nel bicchiere e inizio a berlo, a piccoli sorsi, ci voleva proprio questa rinfrescata, il mio palato deve riabituarsi a dei piatti così saporiti e pieni di spezie, ed è la prima volta che assaggio le tipicità di Unima, meglio andarci adagio.  Scuoto la testa e sospiro spossato, Ivan invece non ha proprio il senso del "contegno", si sta abbuffando di cibo a più non posso con una voracità unica, insozzandosi la barba e i vestiti e producendo rumori molesti.
«Ivan… potresti fare più piano? Ti stanno guardando tutti…»
«Nom nom stai zitto Maxie, nom nom… non sottovalutare l'appetito di un marinaio!»
«E tu non sottovalutare gli standard di educazione del padrone di casa!»
«Zitto e mangia»
Mi ritrovo con la faccia nel piatto, grazie alla spinta del mio compagno, scena che desta l'ilarità degli altri commensali. Mi tolgo gli occhiali, li pulisco e mi risistemo, tutto pronto a tuonare una catilinaria nei timpani del pirata, ma a vedere le risa degli altri banchettanti, finalmente uniti e sorridenti, mi fermo, è un'occasione più unica che rara, e sorrido anche io.
Ci lasciamo un po' andare, sarà anche l'alcol che fa effetto, sarà l'ebbrezza della libertà, l'aria frizzante della notte, saranno un po' tutte queste cose a farci uscire da noi stessi ma, per Arceus,  quand'è stata l'ultima volta che io abbia avuto modo di esprimere una spensieratezza tale? Dovrei risalire ai tempi del reclutamento nel Team Rocket, o forse anche prima, ma non è il momento di tuffarsi in questi pensieri, adesso!

«Beh, allora? Un bel brindisi a Maxie non lo facciamo?» un Giovanni non particolarmente sobrio si alza in piedi, rivolgendomi il suo calice colmo di spumante.
«Un brindisi… per me?» chiedo un po' confuso.
«Sei sordo, quattrocchi? Ci hai salvato la pellaccia, per questa sera, e per questa sera soltanto, devo ammettere che hai avuto fegato ahah, avanti raccontaci come hai fatto a ottenere quel mazzo di chiavi, sono curioso!»
Giusto, loro non sanno la verità, quasi mi dispiace smorzare il suo entusiasmo.
«Temo, Giovanni, di dover rifiutare l'onore di questo brindisi…»
«Eh? Maxie che fai? Ti sembra il momento di metterti a fare il modesto solo per ricevere altri complimenti?» - farfuglia Ivan con la bocca piena- «sempre a fare la principessa preziosa!»
«Ma che c'entra questo, Ivan? Posso finire di spiegare prima di ricevere il tuo giudizio universale?»
«Dai, Ivan, lascialo finire, e ingoia quel boccone per piacere!» interviene anche Ghetsis in mia difesa, sono sollevato.
«Dicevo… in realtà è tutta opera di Cyrus, è stato lui a prendere le chiavi da una guardia, si è liberato e poi me le ha passate e non ho perso tempo a venire da voi. Ribadisco, senza il suo intervento non sarei riuscito nell'impresa, se proprio dobbiamo brindare alla salute di qualcuno, beh quel qualcuno è decisamente lui».
Cala il silenzio sulla tavola, mentre tutti iniziano a guardarsi sbigottiti tra di loro.
«Maxie, quanto hai bevuto? Sul serio quel vegetale è riuscito a fregare una sentinella?» Giovanni non sembra molto convinto della mia testimonianza e sbraita.
«Sono più sobrio di tutti voi messi insieme e so bene come sono andati i fatti! Mi spiace solo che Cyrus non sia qui a testimoniare!»
«Cyrus sarebbe il tizio con i capelli azzurri? Tsk!  Ma fammi il piacere, credeva che tu fossi mio padre, Maxie! Quel tizio è un idiota senza speranze» interviene anche Silver, maldisposto come sempre.
«Su, non dire così…» - la voce delicata di N, l'unico a non aver toccato un goccio d'alcol, lo zittisce all'istante- «non ti ha mai visto, non avrebbe mai potuto indovinare di chi sei figlio, e quando ci ho parlato, m'è parso spaventato e disorientato, ma nonostante ciò sono riuscito a dialogarci con calma, non lo definirei affatto un idiota…»
«Tsk!» è l'unica risposta che esce dalle labbra dell'altro adolescente, le cui gote sembrano essersi mimetizzate col colore dei suoi capelli.
N sorride celatamente alla sua reazione, poi mi rivolge la parola: «le va di raccontarci cos'è successo veramente?»
«Purtroppo non ho avuto modo di vederlo nitidamente» - mento, ricordo benissimo la scena, non sarà facile dimenticare un omicidio di quel calibro- «inoltre, sarebbe meglio chiederlo al diretto interessato, no? La mia deposizione potrebbe essere fallace»
«Hm, capisco, ha ragione…» - replica un po' amareggiato il ragazzino, poi si alza dal tavolo e va via, seguito a ruota dal coetaneo leggermente brillo- «beh, è stato un piacere, buonanotte!».
Poco dopo anche i loro padri, delusi dalla mia confessione, prendono vie separate sparendo dalla mia vista. Rimaniamo solo io e Ivan.
«…Ivan hai finito di ingozzarti?» gli pongo la domanda retoricamente, incrociando le braccia al petto.
«Ma se ho appena iniziato, nom nom… e ora che hai fatto andare via tutti con le tue lagne, posso spazzolare anche i loro piatti, eheh, grazie Maxie!»
«Come se fosse colpa mia!» mi giro con stizza alla sua affermazione e faccio per andarmene, ma la sua mano unta di olio mi blocca per una spalla: «nom nom… dove credi di andare, adesso?»
«Hm, fammi indovinare, lontano da te?  E non toccarmi con quelle zampe fecciose!» mi libero dalla sua presa e lo fisso in malo modo, sa che non sopporto le sue maniere avventate.
«Vuoi andare da Cyrus, non è così?»
«Or dunque? Voglio assicurarmi che stia bene, ti pare una cosa tanto strana? Vuoi fare il geloso anche adesso?»
«Ma non ho detto proprio nulla, Maxie!»  trasalisce alla mia frecciatina.
«Non fare il finto innocente adesso! Ti conosco fin troppo bene per sapere che stai mentendo…»
«Pensala come vuoi, Maxie. Ad ogni modo, sbrigati con quel vegetale azzurro, perché poi devo parlarti, da solo!»
«Non dirmi di sbrigarmi, non posso sapere quanto tempo ci vorrà, perché non vieni anche tu piuttosto? Sai, sarebbe gentile da parte tua dopo quello che ha fatto!» gli ringhio contro, non ha un briciolo di gratitudine!
«Va bene hai vinto, ti aspetterò a prua, vicino al bompresso» - termina la sua frase con una sonora eruttazione e mi porge un vassoio riempito con bacche e altri avanzi della cena- «e portagli da mangiare a quel disgraziato!»
Rimango esterrefatto dal suo gesto, per una volta ha dimostrato di saper fare un gesto carino verso qualcun altro.
«Grazie, sarà affamato… a dopo, Ivan»
«A dopo, Maxie».




Mi dirigo con il piatto in mano verso il dormitorio maschile, sembra che tutti siano già andati a letto, regna il silenzio, posso solo udire il soffio mite del vento. Entro nella camera in punta di piedi e scorgo la figura dell'uomo seduto sul giaciglio, con le ginocchia tirate al torace e la testa tra le mani: accanto a lui, un esemplare di Clefairy.
«Cyrus, come stai?» - mi avvicino silenziosamente, posandogli una mano sulla spalla  e il recipiente sul comodino- «sei riuscito a riposare almeno un po'?»
«… e così avete deciso di salvarmi, hm» replica, il suo tono è basso e cogitabondo.
«Sì, dopo che sei svenuto, ho chiesto a Ivan di portarti fin qui, al sicuro. Dubitavi, forse?»
«Potevi risparmiartelo questo disgustoso dettaglio. Perché l'hai fatto? Perché non mi avete abbandonato sulla riva?»
«E perché mai avremmo dovuto abbandonarti? Sei il nostro eroe! Volevano dedicarti un brindisi a cena, sai?»
«Forse perché siamo tutti criminali senza scrupoli, Max?»
«Senti…» - sospiro e vado a sedermi alla sua sinistra, sotto lo sguardo incuriosito del Pokémon- «tutti abbiamo commesso errori, è un discorso che ti ho già fatto, ma in qualche modo questa esperienza ci ha uniti, e proprio questa unione ci ha permesso di evadere, insieme. Adesso puoi dirmi come stai?»
«Mpf, lo sai che questi discorsi sono al di fuori della mia comprensione. Ad ogni modo, sto meglio».
Tiro un sospiro di sollievo, credevo che le sue condizioni fossero molto più gravi, Cyrus ha proprio  una pellaccia dura!
«Mi fa piacere, anche perché, se te la senti, vorrei chiarire una questione con te».
Mi guarda con gli occhi sbarrati, sorpreso dalla mia richiesta: «… che questione?»
«Riguarda Acrom…» non riesco a finire la frase perché vengo interrotto bruscamente da lui: «No! Non nominarmelo nemmeno!»
«Per favore Cyrus, è una cosa importante, non ti agitare!»
«Non capisci, Max? Non voglio discuterne, soprattutto perché è ancora vivo».
Lo osservo preoccupato, sta ansimando e ha iniziato a sudare, devo aver toccato un tasto molto dolente, sembra quasi che stia per avere un attacco di panico, non l'ho mai visto così irrequieto.
«Questo non lo sappiamo per certo, ad ogni modo… perché non  mandi giù un boccone?  Guarda che è tutto buonissimo» suggerisco, indicandogli  le varie pietanze.
Si mette a fissarle, analizzandole una per una, indeciso su quale prendere; improvvisamente il Clefairy, rimasto immobile per tutta la discussione, prende il piattino su cui avevo messo un pezzo di torta e glielo porge, squittendo allegro.
«Ah, ma è tuo quel Pokémon?» chiedo, deliziato dalla scena.
«No» - risponde, iniziando a manducare il dolce- «quando mi sono risvegliato l'ho trovato accanto al mio cuscino e non voleva scollarsi da me. Sarà di qualche recluta»
«Devi piacergli molto, che io sappia sono Pokémon abbastanza timidi...»
«Taci».
Mi lancia uno dei suoi sguardi minacciosi, al quale rispondo con un sorriso, e torna a mangiare, mentre io ne approfitto per regalare qualche carezza al nuovo compagno fatato.

Una volta terminato il pasto, ripone le stoviglie sporche sul comodino e continua a leccarsi le labbra con gusto, deve aver apprezzato molto, e sembra anche essersi calmato assai rispetto a prima.
«Senti Maxie…» - drizzo subito le orecchie a sentir pronunciare il mio nome, cerco di guardarlo negli occhi ma il suo sguardo continua ad essere puntato per terra- «se risolviamo adesso quella questione, mi riferisco al bastardo… poi te ne vai e mi lasci in pace almeno fino a domattina?»
Rimango alquanto sorpreso dalla sua richiesta e non sono sicurissimo di voler rivangare quei fatti, poiché noto dai suoi gesti che ha comunque degli scatti di nervosismo.
«Ti lascerò in pace fino a quando lo vorrai, in tal caso»
«Bene» - si schiarisce la voce con un colpo di tosse e riprende- «avanti, dimmi cosa vuoi sapere, sii celere»
«Voglio solo sapere se… se è stato lui, a conciarti in quel modo, quel giorno… mi riferisco a quando ti abbiamo ritrovato ricoperto di tagli ed escoriazioni…»
«Sì, sì ho capito a cosa ti riferisci» - mi interrompe praticamente subito- «e sì, è stato lui, quel maledetto, dopo avermi drogato… contento adesso?»
E me lo chiede pure? Come potrei essere contento di una cosa simile? Ho mille pensieri che mi frullano per la testa, mi sono fatto davvero prendere in giro così facilmente da quel doppiogiochista? Sono stato davvero tanto sciocco?
«Volevo sapere solo questo… capisco… mi dispiace davvero per tutto quello che hai dovuto passare...»
«Perfetto, non mi pare di aver richiesto la tua pietà, quindi adesso sparisci, voglio dormire».
Detto ciò, mi fa cenno di togliermi dal suo giaciglio ed io obbedisco all'istante, così da permettergli di infilarsi sotto le lenzuola.
«Buonanotte, Cyrus» sussurro con un filo di voce, e con l'aiuto di Clefairy raccolgo le varie scodelle della cena ed esco dal dormitorio, chiudendo la porta alle mie spalle senza fare il minimo rumore. Sospiro pesantemente, mirando il cielo stellato che si estende all'infinito, visuale magnifica che vorrei condividere con una persona in particolare, e riporto i piatti sulla tavola, dove alcune reclute di Ghetsis hanno già iniziato a sparecchiare, poi mi reco nel punto accordato con Ivan.
Eccolo là, Ivan, poggiato al parapetto e intento a fumare una sigaretta.

«Ma quanto ci hai messo, Maxie?» chiede, girandosi nella mia direzione.
«Giusto il necessario» - rispondo in modo secco- «piuttosto, vedo che tu non perdi mai l'abitudine di rovinarti la salute, vero?»
«Beh se ti fossi sbrigato prima, non mi sarei innervosito, e se non mi fossi innervosito, non avrei sentito il bisogno di accendermi del buon tabacco! Sempre colpa tua, Maxie!»
So che non lo pensa davvero, cerca solo di  giustificare il suo vizio.
«Questa mi è nuova, e sai che ti dico? Sembra proprio che il tuo metodo non funzioni più, non mi pare tu sia rilassato!»
«Quante storie! Possiamo parlare, adesso?»
Mi sistemo gli occhiali sul naso e annuisco, dunque vado ad appoggiarmi di schiena al parapetto, proprio accanto a lui, sebbene il fumo mi infastidisca un poco.
«Adesso sì, fortunatamente ho risolto la questione con Cyrus anche se, devo dire… avrei preferito non farlo…»  incomincio il discorso, mordendomi il labbro inferiore ad ogni pausa.
«Perché? Di cosa avete parlato, eh?» replica, guardandomi un po' torvo, come se stessi nascondendo qualcosa.
«Ho semplicemente scoperto che è stato Acromio a conciarlo così quel giorno, non era un tentato suicidio, tutto qui. Non deve essere stata una bella esperienza, Cyrus ne era evidentemente traumatizzato»
«Suvvia Maxie, se la caverà, è sopravvissuto al Mondo Distorto, cosa vuoi che siano quattro molestie di uno scienziato?» risponde e getta via la sigaretta, sbuffando l'ultima nube dalle narici.
«Non possiamo saperlo, ognuno reagisce in maniera diversa alle situazioni che capitano» -  affermo con un tono serio e stanco, scuotendo la testa- «… ma adesso basta parlare di lui, mi ha chiesto di essere lasciato in pace. Che dovevi dirmi?»
«Beh volevo parlare di noi due!» esclama concitato, lasciandomi un po' sbigottito.
«Del nostro rapporto, vuoi dire?»
«Esattamente. So di non essermi comportato benissimo nel carcere, ma io, ecco…»
«Tu, cosa?»  insisto, lo vedo titubante.
«Insomma, tu ci tieni ancora a me, giusto? Non mi odi?»
«Perché mai dovrei odiarti?»
«Perché ti ho tradito, ma te lo giuro… ho capito di tenere a te più di chiunque altro» e si volta a pronunciare le ultime parole, rosso dall'imbarazzo.
«Sono solo arrabbiato, ma non ti odio. Prima o poi mi passerà» lo tranquillizzo posandogli una mano sulla schiena.
«D-Davvero?»
«Dipende da come ti comporterai da oggi in poi, devi riconquistarti la mia fiducia…  e non sarà facile»  sibilo con una certa malizia, tanto da farlo sussultare.
«C-Cosa devo fare di preciso? Portarti a cena? Lume di candela? Regalarti fiori e cioccolatini, eh? So che sei una sirenetta pretenziosa!»
Osa chiamarmi in quel modo in una situazione come questa? Sul serio?
«Per esempio potresti smetterla di usare quell'epiteto!»  sbotto infuriato.
«M-Ma Maxie! Ti chiamo così perché tu sei come una sirena, nel senso che… mi hai ammaliato…»
«Ivan…» rimango sorpreso dal suo intervento, credevo usasse quel termine per prendermi in giro, e invece no, c'era un significato più profondo e serio.
«M-Maxie?»
«Niente, per una volta sei riuscito a dire qualcosa di sensato e lievemente carino, fai progressi…»
«Quindi adesso possiamo baciarci?» chiede tutto speranzoso, afferrandomi per i fianchi.
«C-Cosa baciarci ora? No Ivan, I-IVAAAAN!»
E ci ritroviamo improvvisamente abbracciati, come un tempo, a intrecciare le nostre labbra in bramosi baci.



   
 
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