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Autore: Chainblack    07/09/2018    1 recensioni
In fuga dalla disperazione dilagante della Hope's Peak Academy, sedici talentuosi studenti vengono rapiti e rinchiusi in una località sconosciuta, costretti a partecipare ad un nuova edizione del Gioco al Massacro senza conoscerne il motivo.
Ciò che sanno è che, per scappare da lì, dovranno uccidere un compagno senza farsi scoprire.
Guardandosi le spalle e facendo di tutto per sopravvivere, i sedici ragazzi tenteranno di scoprire la verità sul loro imprigionamento sapendo che non tutti potrebbero giungere illesi fino alla fine.
Ambientata nell'universo narrativo di Danganronpa, questa storia si svolge tra i primi due capitoli della saga.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Xavier squadrò una seconda volta la sagoma del ragazzo che gli si ergeva di fronte, alzando debolmente lo sguardo verso l'alto.
La corporatura massiccia, gli abiti scuri, e il volto severo e spigoloso; non vi era dubbio che si trattasse di Nate, ma credette fino all'ultimo che i propri sensi lo stessero traendo in inganno; uno scherzo di pessimo gusto, una ridicola farsa.
Osservò il pugnale sporco di sangue nella mano destra di Nate, grondante di liquido ancora fresco.
Rimirò le sue movenze imperscrutabili, il suo respiro misurato ma profondo, i capelli corti e scuri.
Non vi era una sola incongruenza con la persona che aveva conosciuto per tutti quegli anni, eppure non riuscì a riconoscerla.
Non c'era più nulla di lui; solo uno sguardo torvo e colmo d'odio.
Xavier si passò la mano sull'occhio sinistro, ma la scostò subito; bruciava da morire, e il solo sfiorarla gli provocò una fitta acutissima.
Avvertì lo scorrere di numerose stille sanguigne colargli lungo la faccia e cadere sul pavimento, poco distante dal punto in cui il corpo di Ewan era stato lasciato.
In mezzo al caos, ricordò anche quel cruciale dettaglio: Ewan e Kristen erano morti. O, per meglio dire, brutalmente uccisi.
Rifiutò categoricamente l'idea di attribuire il loro decesso all'uomo che aveva di fronte in un ultimo, labile tentativo di rifuggire l'assurda realtà dei fatti.
- ...Nate...? Ma che cosa...? - biascicò con voce strozzata - ...che cosa stai facendo...? -
Xavier si spinse contro la parete, immettendo forza nel piede destro per aiutarsi ad alzarsi.
Nate notò quel movimento, e brandì il coltello in avanti intimandogli di non muoversi.
Xavier deglutì, e rimase seduto con le spalle al muro.
- Cosa credi che stia facendo? - rispose sarcasticamente l'altro, senza perdere serietà.
- Questo è...assurdo...! E' impossibile...! - tossicchiò Xavier, lanciando la voce in avanti con le energie rimaste.
Nate scosse il capo, emettendo un lungo sospiro.
- "Impossibile", dici? Eppure, eccomi qui - rispose - Come sempre sei il solito ingenuo. Cadere in un trabocchetto così elementare... vergognati -
- Stai delirando, Nate...! Tu non...! - 
- Io ti ho ingannato, "Xavier"; è la realtà dei fatti - sibilò Nate - Quanto altro sangue dovrai vedere scorrere prima di accettare le cose come stanno? -
Xavier strinse i pugni fino ad arrossarsi le nocche.
Aveva perso molto sangue e faceva fatica a mantenere la concentrazione, ma una raffica di pensieri ed emozioni lo costrinsero a rimanere sveglio.
- Assurdo... - mormorò - Tu avresti fatto... il doppio gioco? Per tutti questi anni...? Non è concepibile... -
- Non essere stupido: il mio lavoro consisteva proprio in questo. Insediarmi tra i ranghi dei servizi segreti del regno e riferire informazioni ai miei veri alleati -
spiegò lui, palesandola come un'ovvietà - E se sono riuscito a mantenere la facciata per tutto questo tempo vuol solo dire che ho fatto bene il mio mestiere -
- Ma allora... allora tu sei...! -
Nate fece un passo in avanti; riecheggiò lungo tutto l'atrio.
- ...un terrorista, sì - rispose, impassibile - Un membro dell'alleanza che sta cercando di rovesciare l'attuale governo monarchico con la forza. Ecco la verità -
Fu ancora più doloroso da sentire a parole, pur avendolo già perfettamente intuito.
Un'espressione di orrore e paura comparve sul volto di Xavier, il cui unico occhio si era ridotto ad una minuscola fessura e le cui spalle non cessavano di tremare dal panico.
Capì come mai quella persona appariva così diversa dal Nate a cui era stato abituato: quest'ultimo non era mai davvero esistito.
Il ragazzo vide passarsi davanti tutti i momenti trascorsi con l'intero gruppo, inevitabilmente analizzandolo sotto una luce diversa.
- ...una bugia... questi anni sono stati tutta una bugia... per approfittarti di me...? -
- Mi sembra un riassunto conciso - replicò lui - Non averne a male; non sei l'unico ad esserci cascato. Kristen, Ewan... persino i piani alti ne erano all'oscuro. E tu, da bravo amico, hai finito per raccomandarmi ai superiori per i miei distinti meriti sul campo. Mi hai decisamente agevolato, e te ne sono grato -
- Smettila... - sbottò Xavier, serrando i denti - Smettila di dire queste assurdità... come puoi calpestare il nostro rapporto come se... come se non fosse mai accaduto nulla...!? -
Nate inarcò le narici e aggrottò la fronte.
- ...razza di sciocco. Ancora ti ostini a non vedere le cose come stanno!? Ti ho mentito! Non sono mai stato un tuo compagno; men che meno tuo amico. Ti ho usato per raggiungere il mio scopo... ed eccomi qui, ad un passo dal raggiungimento -
A quel punto, Nate alzò il braccio libero e compì un gesto rapido con la mano.
Xavier notò due figure di uomini adulti uscire da uno dei corridoi adiacenti; erano persone che non aveva mai visto, ma che erano palesemente agli ordini di Nate.
Uno dei due, in particolare, trasportava una valigetta scura dall'aria sospetta.
- Qui è tutto sistemato - li esortò Nate - Ora andate, prima che si accorgano di noi. E portate la valigia al sicuro -
I due non se lo fecero ripetere e sgattaiolarono via tramite una finestra aperta, svanendo nella notte.
Xavier assistette impotente allo svolgersi degli eventi, maledicendo se stesso per non poter intervenire.
Gli sguardi dei due ragazzi tornarono a confrontarsi.
- ...ma perché...? - domandò Xavier, con la gola quasi soffocata da sangue e muco - Perché tutto questo...? Qual è il vostro obiettivo!? -
Nate sbuffò, irritato.
- ...il nostro paese sta affrontando una grave crisi, sai? - disse - Una crisi che continua ad imperversare sui nostri cittadini, e che peggiorerà se la famiglia reale continuerà a regnare indisturbata. Una monarchia assoluta non è un sistema in grado di far prosperare una nazione: la condannerà in un futuro prossimo -
- Il nostro paese... esiste sulla base di una storia antica e travagliata... ha delle fondamenta antichissime che ne hanno consolidato la struttura socio-economica, e non avete il diritto di imporre il vostro ideale rivoluzionario con la forza! -
- Parli come se i reali non nascondessero numerosi scheletri nell'armadio... - sibilò Nate - Il nostro è uno stato militarizzato che sarebbe in grado di sopprimere qualunque avversario politico con uno schiocco di dita. E con la crisi internazionale degli ultimi tempi, quel presentimento si sta per avverare. Dobbiamo fermarli prima che sia troppo tardi, e se l'unico modo per farci ascoltare è un colpo di stato, così sia! -
Xavier batté con forza un pugno sul pavimento, utilizzando ogni briciolo di forza residua nei suoi muscoli.
- MA ALLORA PERCHE'!? PERCHE' HAI UCCISO KRISTEN ED EWAN!? - gridò a pieni polmoni - COSA SPERAVI DI OTTENERE!? PERCHE' NOI!? -
- ...fai il finto tonto? O davvero credevi che io non conoscessi la verità...? -
Xavier si bloccò; quelle parole lasciavano presagire un orrendo risvolto nella faccenda.
Deglutì, sputacchiando un grumo di sangue.
- ...la verità? -
- La verità su di te; su chi sei veramente - rispose con estrema freddezza, cosciente di avere ragione - Non hai mai rivelato nulla a me e a Kristen, ma io ho le mie fonti. Conosco il tuo segreto -
- ...come puoi... sapere qualcosa di simile? - balbettò lui - Quasi nessuno dovrebbe...! -
- ...dovrebbe essere a conoscenza del fatto che tu sei uno degli eredi al trono? - pronunciò, impassibile - Non sei semplicemente il preferito dei piani alti; sei il loro protetto. Sei a tutti gli effetti uno dei pretendenti al trono del regno, un membro della famiglia reale. Mi sbaglio? -
Uno sconfortante senso di angoscia lo pervase. 
Sapeva troppo, anche più di quanto il suo ruolo gli avrebbe potuto consentire.
Xavier sentì di aver fortemente sottovalutato i suoi avversari, e che quell'errore di calcolo madornale aveva fatto la differenza.
- ...che follia - commentò Xavier - Anche se conosci la mia identità, bersagliare me non ha alcun senso...! Il trono è già occupato dalla principessa! Io sono solo
un membro del ramo cadetto della famiglia! Non indosserei la corona nemmeno volendo! -
- Non hai prestato attenzione - lo corresse Nate - Noi intendiamo estirpare TUTTA la famiglia reale, dal primo all'ultimo. Una volta uccisa la principessa, il diritto di regnare sarebbe passato alla persona successiva sulla lista: tu. Con la tua morte, stiamo agendo d'anticipo su uno scomodo problema futuro -
- Ma questo non giustifica ciò che hai fatto, dannazione! - strepitò lui - Eravamo soli, IO E TE, POCHI MINUTI FA! Fuori la scuola, all'inizio della missione... avresti potuto uccidermi lì, IN QUEL MOMENTO! PERCHE' COINVOLGERE ANCHE EWAN E KRISTEN!? LORO ERANO INNOCENTI! -
A quel punto, Nate gli rivolse nuovamente un acido sguardo sdegnoso e iracondo.
Xavier sudò freddo per alcuni attimi.
- ...ancora una volta mi prendi per un idiota? - ringhiò Nate - So benissimo che ti è stato innestato un tracciatore sotto pelle. Nel momento in cui il tuo corpo subisce una ferita, un impatto grave, o è percosso da un forte stress, un segnale viene immediatamente mandato ad Ewan. Non potevo uccidere te per primo, o sarei stato scoperto -
"D-dannazione... sa anche questo...!?"
Xavier non riuscì a nascondere la sorpresa di essere stato sconfitto su ogni fronte, e vacillò sensibilmente.
- Ewan non era una semplice spia; era la tua guardia del corpo - continuò Nate - Era l'unico ad essere stato messo al corrente di tutto, ed è sempre stato colui che più di chiunque altro garantiva per la tua sicurezza. Dovevo sbarazzarmi di lui in modo da eliminare ogni testimone scomodo -
- Ecco perché... hai elaborato tutto questo...? -
Nate emise un getto d'aria dalle grosse narici, come a dare un cenno di assenso.
- ...quando il segnale delle ricetrasmittenti si è misteriosamente interrotto, è stato per opera mia. Ho fatto in modo da interrompere le comunicazioni per costringerci ad entrare nella scuola. Dovevo fornirti... il giusto pretesto -
- ...ecco perché non hai esitato ad entrare... - realizzò Xavier.
- Incolpa te stesso per esserti affidato alla strumentazione che IO vi ho fornito. Era già tutto predisposto da settimane: i miei collaboratori all'interno della scuola sapevano del nostro arrivo da un sacco di tempo, e si sono preparati di conseguenza seguendo le mie direttive - spiegò Nate - Una volta visto che Kristen aveva superato il quarto piano, i miei uomini hanno rimosso una porzione della scala per impedire a lei di scappare e a te di raggiungerla. Ero certo che saresti voluto andare a soccorrere lei, per prima. Sei sempre stato troppo protettivo nei suoi confronti -
- ...era tutto per costringermi a rifare la strada al rovescio e farmi perdere tempo...! -
- Proprio così. E, mentre tu tornavi indietro facendo il giro della scuola, io sono salito sul tetto... e l'ho uccisa -
Quelle parole furono come un colpo al cuore.
Xavier dovette prendere qualche momento per convincersi che le aveva pronunciate davvero.
Le riferì con una calma proverbiale, quasi innaturale. Gli aveva appena detto di aver ucciso la sua migliore amica come se fosse la cosa più naturale del mondo.
- ...la hai uccisa a sangue freddo... -
- Ancora una volta devi rimproverare le tue scarse facoltà di giudizio - continuò Nate - Che una come Kristen, estremamente dotata per il combattimento corpo a corpo, possa essere uccisa colpita alle spalle è pazzesco. Avrai notato di certo che il suo corpo presenta una singola ferita alla schiena, no? Sarebbe bastata un po' di lucidità mentale per capire che, ad approcciarla per ucciderla, era stato qualcuno a cui lei stessa aveva dato le spalle. Qualcuno... di cui si fidava -
- ...schifoso bastardo -
- E mentre tu te ne stavi lassù a piangere per la tua amica... - proseguì Nate, ignorando l'insulto - Io scappavo dalla scala anti incendio, appositamente ripristinata dai miei compagni nascosti nell'ombra. Ho incontrato Ewan alcuni piani più sotto; aveva appena finito di disattivare l'allarme. Con lui è stato... più complicato -
Xavier non poté fare a meno di girarsi alla propria sinistra, osservando il cadavere del rosso: aveva numerose ferite al petto ed una alla gola.
Era chiaro che non fosse andato al tappeto senza opporre resistenza.
- Ewan... - mormorò Xavier.
- ...ha sempre avuto un sesto senso, quando si trattava di proteggerti - commentò Nate - Si fidava di me, ma aveva capito che qualcosa non tornava... ed ha alzato la guardia. Davvero... Ewan incarnava pienamente il mio ideale di "spia". A differenza tua, d'altronde -
Xavier notò il tono vagamente polemico di quell'ultima asserzione.
Una nota discordante da tutto il resto del discorso, che rivelava un'informazione nuova.
- ...parli sempre in modo composto e misurato, Nate - constatò lui - Eppure non posso fare a meno di notare un certo... disprezzo nei miei confronti -
Il volto di Nate si scurì, mostrando venature rossastre nei suoi occhi e uno sguardo quasi inferocito.
- Non sbagli, no di certo. Per una volta in sei anni voglio essere onesto con te: io ti detesto - disse, rivolgendosi con un tono alterato - Tu hai un grave difetto, uno che decine di persone hanno cercato di correggerti ma che hai sempre bellamente ignorato: tu ti affezioni troppo! Sei completamente vincolato dai tuoi legami, assuefatto dall'amicizia, ottenebrato dalla fiducia! Tendi a fidarti troppo del prossimo, sei una persona troppo affettuosa! Io ed Ewan te lo avremo ripetuto fino allo sfinimento, e guarda dove ti ha condotto il tuo comportamento! Che uno come te... che uno come te possa essere considerato la migliore spia del regno... mi viene da ridere, e da vomitare! Ewan era cento volte più uomo di te, ti era superiore in tutto! Ma tu, cocco dei reali e il favorito dei superiori, gli eri sempre avanti a prescindere, da bravo raccomandato. Mi disgusta pensare che un rammollito come te sia considerato una spia eccellente, quando la base delle basi ancora ti manca! Affezionarsi alle persone porta a questo! A rimanere devastati alla loro scomparsa! Tu e Kristen... siete deboli. E la vostra debolezza vi ha portato alla disfatta. Questa sera hai agito proprio come volevo, perché ho saputo anticipare e sfruttare le tue mosse in base ai tuoi sentimenti sbizzarriti. E una persona simile dovrebbe avere il diritto di sedersi sul trono novoselita? Giammai, non finché avrò fiato in corpo. Sei un debole, e sarà mio compito rimuoverti dalla posizione che non meriti -
Lo sfogo ebbe infine termine.
Xavier osservò Nate mentre riprendeva aria, trasportato dall'intensità e dalla lunghezza del discorso.
Il ragazzo non aveva mai avvertito una simile quantità di sentimenti negativi diretti verso se stesso, e di certo non si attendeva di riceverla da parte di qualcuno che, fino a poco prima, considerava un importante compagno.
Quella sera sembrava ancora troppo surreale per poter essere vera, quasi come fosse un sogno ad occhi aperti.
Un Nate che non conosceva, in una situazione impossibile, in una notte senza luna.
I corpi di Kristen ed Ewan a circondarlo, il coltello di Nate puntato verso di lui, la ferita all'occhio che non smetteva di sanguinare.
I terroristi, la famiglia reale, l'ordine delle spie.
I suoi stessi sentimenti.
Tutti attori o elementi di quell'elaborata opera teatrale in cui la sua vita si era tramutata.
Ma Xavier sapeva che era ora di smettere di assecondare il puerile desiderio che si trattasse di un sogno e di affrontare la realtà; la realtà in cui il suo affetto aveva portato alla morte di molte persone a lui care e allo spezzarsi dell'equilibrio di quella guerra civile.
Inspirò, ed espirò, ritrovando un'apparente calma.
Aprì il suo unico occhio verso Nate, che ricambiò lo sguardo di sfida.
- ...mi odi a tal punto perché amo i miei amici...? -
- Il tuo lignaggio ti imponeva di non farti incatenare da simili vincoli - rispose - Sei la vergogna del casato -
- Dimmi, Nate... - fece improvvisamente la giovane spia - Tutto questo enorme discorso... tutte queste spiegazioni... mi stavo chiedendo come mai me le stessi fornendo invece di piantarmi quella lama nel collo -
Vi fu un momento di silenzio. Nate tentennò.
- E' davvero raro sentirti parlare così tanto. Beh, dopotutto... io non conosco niente del vero te stesso, quindi non dovrei sorprendermene. Ma se c'è qualcosa di cui sono assolutamente certo è che tu sia una persona affidabile ed efficiente - continuò Xavier, con voce pacata - Se davvero volevi uccidermi, non avresti perso tempo a spiegarmi le tue ragioni o a dirmi come mai mi disprezzi. Dopotutto... proprio tu di certo non ti fai scrupoli in base ai sentimenti, no? -
- Dove vuoi arrivare...? - disse, stringendo la presa sul coltello - Credi che io non voglia ucciderti? -
- Oh, al contrario. Ne sono convinto - replicò - Solo che... ancora non puoi. Vero? -
Una goccia di sudore attraversò la tempia di Nate. Tentò di non dare a vedere il proprio disagio, ma fallì nel tentativo.
Incurvò le sopracciglia in un'espressione rabbiosa.
- Come immaginavo... - sospirò Xavier - Sei fin troppo preparato per non saperlo. Sì, nel mio corpo è stata impiantata una piccola microspia. In caso di ferite, Ewan sarebbe stato avvisato subito. Ma, se mai dovesse giungere la mia morte, allora il segnale verrebbe inviato al quartier generale, allarmando tutti i piani alti. Il regno non se ne starà in silenzio dopo aver perduto uno dei principi candidati, non credi? Ma il tuo obiettivo è uccidermi... ciò vuol dire che stai semplicemente aspettando il momento giusto per farlo, dico bene? -
- E cosa te lo fa credere? -
- Quei due uomini, i tuoi compari... trasportavano qualcosa - sibilò, facendo rabbrividire Nate - Avevamo deciso di ispezionare questa scuola perché eravamo certi che i terroristi stessero architettando qualcosa... e ho come l'impressione che quel fantomatico "qualcosa" fosse il contenuto di quella valigetta. Mi sbaglio? -
- Non vedo perché dovrei risponderti -
Xavier abbozzò un sorriso storto.
- Non ve n'è il bisogno. La tua faccia parla da sé - commentò, provocando nel nemico un ulteriore sentore di nervosismo - Deve essere qualcosa di scottante, se intendi proteggerlo. Il tuo scopo sarebbe quello di... uccidermi solo nel momento in cui i tuoi alleati saranno troppo lontani per poter essere rintracciati. Una volta che mi avrai ammazzato, l'intero esercito reale ti sarà alle calcagna. Ti stai sacrificando per la tua causa, vero? Ho motivo di credere che sia così -
Nate sbuffò con irritazione.
- Ma che bravo... - si complimentò ironicamente - E credi forse di poter prevenire il concretizzarsi della mia strategia? Senza energie, senza un occhio, e con buona parte del tuo sangue che si riversa sul pavimento? -
Xavier abbassò la testa per un istante. Prese aria.
- Ah, ma tu dimentichi un dettaglio importante... - disse, abbozzando un sorriso - Io... ho avuto il privilegio di essere protetto dalle due migliori guardie del corpo al mondo -
Un orrendo sospetto si tramutò in un gelido brivido che attraversò la schiena di Nate in un istante.
Il suo corpo si irrigidì, mettendosi prontamente in guardia.
Non sapeva ancora cosa, ma vi era qualcosa fuori posto.
La sua mano tremò, e il pugnale con essa.
I suoi occhi scrutarono la sagoma immobile di Xavier, il cui occhio stava emettendo uno strano bagliore inquietante.
Iniziò a sudare; il corpo gli richiese di indietreggiare, ma non poteva.
Non poteva ancora abbandonare quella posizione in cui il collo di Xavier era  a portata della sua lama.
Obbligò i suoi timori a farsi da parte con ogni briciolo della sua sanità mentale.
Ma fu troppo tardi.
Fu tardi quando si accorse di due elementi cruciali.
Le sue pupille notarono un rapidissimo gesto delle mani di Xavier; il coltello da guerra di Kristen era sparito, e una delle tasche della cintura di Ewan era stata aperta e trafugata.
In una frazione di secondo, si domandò quando fosse riuscito a trovare il tempo di farlo.
Realizzò che i cadaveri dei compagni erano rimasti troppo vicini, dandogli l'opportunità di farlo, ma non riuscì a concepire quando potesse essere accaduto o quanto rapidamente.
Abbandonando ogni esitazione, Nate si preparò ad affondare il pugnale in avanti e dare il colpo di grazia.
Le dita di Xavier si mossero per prime.
Un rapido schiocco di pollice ed indice fece partire la capsula nera verso il volto di Nate.
Questi ebbe appena il tempo di sussultare.
La bomba luminosa gli esplose in viso, accecandolo in un tripudio di luci che lo colpirono con l'intensità di dieci soli.
Sentì gli occhi bruciare e la vista appannarsi di scatto; una sensazione di ustione gli avvolse il viso, ma Nate non indietreggiò.
Diede fondo a tutta la propria disperazione e lanciò un lungo affondo con il braccio destro.
La lama del pugnale si abbatté su ciò che aveva di fronte; udì un tonfo sordo, e un possente rinculo gli aveva sconquassato il braccio. Aveva colpito il muro.
Tutto ciò che udì nei secondi dopo fu un urlo disumano che risuonò per l'intero edificio scolastico.
Xavier aveva chiuso l'occhio e si era gettato istintivamente verso destra, evitando il colpo di Nate.
Strinse le dita fino a sbucciarsele attorno all'impugnatura del coltellaccio di Kristen, e gridò.
Gridò e pianse; urlò a squarciagola, e lacrime e sangue piovettero dal suo volto.
Urlò dando fondo a tutto ciò che restava della sua lucidità, mettendo tutto se stesso in quel singolo attacco.
Era un unico colpo, una sola possibilità.
Memorizzò la posizione di Nate nello spazio, e affondò il coltello in avanti.
Una sola sferzata, una sola chance di salvezza.
Gridò ancora, e i polmoni si svuotarono. La gola si seccò, e sputacchiò altro sangue.
Non uscì più alcun suono, nemmeno un soffio o un alito.
Dopo le luci e il rumore seguirono il buio e il silenzio.
Poi, l'oblio.




Era pomeriggio inoltrato, e nonostante vi fosse un bel sole senza nuvole l'aria risultava comunque gelida. Era un segno che la fine dell'anno stava per giungere, e avrebbe portato con sé il periodo invernale più rigido e freddo.
Aster si passò una tazza di cioccolata calda bollente sotto i baffetti grigiastri, assaporandone sia il gusto che il tepore.
Quella bevanda era l'unico vizio stagionale a cui proprio non riusciva a rinunciare.
Era risaputo che ne fosse ghiotto, e arrivava a consumare anche tre tazze al giorno quando non era di buonumore.
Quel pomeriggio, difatti, era alla quarta.
L'uomo mise temporaneamente da parte le scartoffie a cui stava lavorando, decidendo di dare al proprio cervello una pausa.
I suoi occhi si poggiarono sull'articolo di giornale che aveva opportunamente ritagliato dal quotidiano di alcuni giorni prima e che gli aveva procurato non poche preoccupazioni.
L'inserto parlava di un misterioso avvenimento accaduto in un prestigioso istituto scolastico di un'importante città di confine.
All'interno del Viktor Helios erano state rinvenute tracce di sangue e brandelli di indumenti in più di una locazione; l'allarme era stato dato da un custode che aveva fatto un giro di ronda due mattini dopo la fine ufficiale delle lezioni, quando l'edificio era oramai deserto.
Dettagli degni di nota erano che il sistema di sorveglianza era stato reso inutilizzabile a causa di una manomissione del generatore elettrico, e il sangue sembrava appartenere a molti individui differenti, probabilmente prova che si trattava di uno scontro armato.
La scuola era divenuta immediatamente territorio di indagini, ma la polizia sembrava in alto mare; c'è chi ricollegava quell'evento, pur in assenza di prove concrete, ai numerosi incidenti dovuti alle manovre terroriste mosse contro il regno, che avevano provocato già notevoli danni in circostanze differenti, ma affini.
Si era trattato decisamente del Natale più caotico che le forze dell'ordine cittadine avessero mai affrontato, e il polverone sollevato fece eco in quasi tutti i borghi del paese.
Aster ispezionò con cura ogni altra notizia o informazione in merito a quanto accaduto: mai una volta venivano menzionati i servizi segreti, men che meno le spie al diretto servizio di Sua Maestà. Tirò un sospiro di sollievo.
Sbuffò con vaga irritazione mentre ingollava un altro sorso di cioccolata; erano avvenuti troppi contrattempi in una missione che doveva essere semplice.
Un tale epilogo non era ciò che Aster aveva predetto, e ciò non faceva altro che incrementare la sua inquietudine.
"Doveva essere una semplice ricognizione..." pensò "Eppure, nonostante io abbia sguinzagliato alcuni tra i miei migliori ragazzi, il nemico era un passo avanti. Non mi convince..."
Poggiò la tazza sul bancone, appoggiando le spalle allo schienale della sedia. Odiava essere preso in contropiede.
Ancora di più detestava il doversi guardare le spalle in casa propria, come a sentirsi minacciato dalle proprie mura.
La notte dell'incidente, Aster aveva ricevuto una telefonata urgente da una delle spie mandate sul posto; il ragazzo sembrava ferito, ma riuscì comunque a riportare il suo messaggio: i servizi segreti erano stati traditi. Poi, ansimando e gemendo, il ragazzo aveva riagganciato promettendo di farsi sentire presto.
Erano trascorsi quattro giorni da quel momento, e ancora non vi era stata alcuna notizia.
Aster tamburellò con le dita sul bancone, facendo alcuni calcoli a mente e ipotizzando vari scenari.
"...a rigor di logica, sarebbe dovuto rientrare ieri. Il tempo per raggiungere la capitale dalla sua posizione rientra nei tre giorni, con mezzi convenzionali"
Ripassò mnemonicamente le notizie estrapolate dai vari giornali che avevano trattato lo stesso articolo.
Erano state trovate tracce di sangue non identificato in almeno tre luoghi della scuola, portando le possibili vittime a tre come minimo.
Ipotizzando che il ragazzo si fosse salvato, le speranze che l'intera squadra si fosse salvata erano esigue, ad essere ottimisti.
"...è l'unico ad avere quelle informazioni" ponderò Aster "Devo assolutamente averle... ad ogni costo"
Nel bel mezzo delle sue elucubrazioni, uno squillo familiare lo colse di sorpresa.
Si girò di scatto verso l'angolo della scrivania, dove l'interfono stava emettendo un segnale acustico.
Aster scattò in piedi; un vago sorriso si piazzò sul suo volto.
"Possibile che...!?"
La possibilità che le sue speranze potessero realizzarsi in maniera così improvvisa gli provocò una notevole euforia.
Si affrettò a raggiungere il pulsante di ricezione e lo pigiò con il dito tremolante.
- Qui parla Aster - disse frettolosamente.
- Signore, ho urgenti novità - disse la voce del suo sottoposto attraverso l'interfono - ZN08 è tornato -
L'intuizione si era rivelata corretta; Aster assunse un volto compiaciuto.
Uno sprizzo di gioia percorse ogni fibra del corpo dell'uomo oramai attempato, che ricomponendo modi e tono rispose con placidità.
- Magnifico! Fallo entrare -





Appena pochi minuti dopo la chiamata ricevuta all'interfono, la porta dello studio si aprì con un lento cigolio.
Aster osservò esterrefatto la sagoma che attraversò la soglia in quell'istante, riconoscendo a malapena l'individuo.
Un ragazzo pallidissimo e dai capelli scuri strascicò il proprio corpo in avanti con passo lento e stanco; aveva occhiaie scure marcate e i vestiti sporchi e logori.
Avanzò a viso basso verso di lui, emanando un'aura di spossatezza e sfinimento.
Si sedette alla poltroncina proprio di fronte alla scrivania, esalando un flebile respiro nel momento in cui il suo corpo sprofondò nel cuscino.
Aster rimase a fissarlo ancora un po', incerto su ciò che aveva di fronte agli occhi.
Il primo dettaglio che saltò alla vista una volta che il ragazzo fu abbastanza vicino fu la presenza di un fitto bendaggio attorno all'occhio sinistro.
Erano state applicate garze e fasciature su più strati, rendendo l'emisfero sinistro della faccia impossibile da distinguere.
La prima cosa a cui pensò fu di trovarsi al cospetto di un morto ambulante, poiché l'unica pupilla visibile del giovane non emanava alcuna luce.
Tamburellò nervosamente con le dita; non accennava ad esprimersi nemmeno con una parola, e la cosa lo inquietava.
Era la prima volta che lo vedeva in quello stato; che fosse successo qualcosa di cui i giornali, ovviamente, non erano a conoscenza era evidente.
Vi era solo un modo per scoprirlo, ma Aster sapeva che le risposte non sarebbero state piacevoli.
L'espressione del ragazzo parlava per lui, e anche senza pronunciare una sillaba era chiaro che nella sua mente stava avvenendo qualcosa.
Un pensiero, un turbamento, una paura; tutte cose che Aster riteneva scomode, se non pericolose.
Se era certo che tutto ciò stava accadendo, era perché aveva già toccato con mano il suo carattere in più di un'occasione.
Aster lo conosceva meglio di chiunque altro, più di qualunque altra persona.
Lo conosceva fin dal giorno in cui era nato.
- Bentornato a casa, Zeno -
- Ciao, papà... -
Fu tutto ciò che fu in grado di rispondere. Aster fu lieto di aver almeno ricevuto una vaga risposta, ma la situazione non era delle migliori.
Dopo qualunque altra missione, il figlio era solito introdursi con un resoconto piuttosto dettagliato del lavoro svolto, delle risorse utilizzate, degli obiettivi raggiunti.
Quell'assenza di intraprendenza colloquiale era sembrata anomala fin dal suo primo passo nella stanza.
Aster attese ancora una decina di secondi; sperò che Zeno proferisse qualcosa, ma intuì che avrebbe dovuto malauguratamente prendere le redini della conversazione.
- Allora... sembra che tu sia andato incontro a delle difficoltà - osservò con ovvietà - Come sta l'occhio? -
Zeno contrasse lo sguardo, poi fece un cenno col capo.
- ...dubito tornerà mai a funzionare -
- Che tipo di ferita è? - continuò il padre.
- Da taglio. Me lo hanno infilzato... -
- Ero certo di averti fornito un'ottima scorta - fece Aster, incrociando le braccia - Mi meraviglio di questo risultato -
Zeno produsse un gemito sofferente.
- Non è stata colpa loro... - mormorò, stringendosi tra le spalle.
- Suppongo si siano verificate circostanze complicate - esordì Aster, annuendo - Ma, sai, il fatto che tu sia l'unico ad essere tornato, assieme alle altre informazioni accumulate, non mi spinge ad essere ottimista. Potresti raccontarmi ciò che è accaduto dal principio? Dove sono gli agenti EM02, KC16 ed NN29? -
Fu necessario un ulteriore sprone, ma alla fine si decise a parlare dietro le incessanti richieste del genitore.
- ...era tutta una trappola. Il nemico aveva intravisto il nostro arrivo ben prima di quanto ci immaginassimo -
- Sapevano di noi pur essendo una manovra in gran segreto? - Aster alzò un sopracciglio - Insolito -
- C'è stato un fattore determinante... - deglutì - Avevano un agente nei nostri ranghi -
L'uomo brizzolato annuì un paio di volte, come ad intendere che oramai se lo aspettava.
Era la prima volta in numerosi anni che aveva incontrato un simile ostacolo, uno svantaggio di informazioni e addirittura una talpa tra le proprie fila.
- E immagino tu sappia l'identità di questa persona. Dico bene? -
Zeno esitò, prima di rispondere. Pur essendo passati diversi giorni, sembrava tutto ancora irreale e assurdo.
- ...NN29 era un agente dei terroristi... - mormorò, con un groppo alla gola pesantissimo - Ha orchestrato tutto in modo da coglierci in fallo... -
- NN29, eh...? - sbuffò l'uomo - Maledizione. Era giovane, ma molto scaltro. Si vede che sto invecchiando, se non ho saputo smascherarlo -
- ...me ne assumo la responsabilità -
Aster denotò un cambio di tono, in quella frase.
- Come dici? -
- Ho consigliato io il dispiegamento di NN29... il fallimento della missione ricade sulle mie spalle - disse, straziato - Non sono riuscito a rendermi conto di nulla... di chi fosse in realtà, di che tipo di persona fosse... è tutta... tutta colpa mia... -
La fronte di Aster si aggrottò, pronunciandosi verso il basso in un'espressione accigliata. Quell'ultima asserzione del figlio consolidò in lui un sospetto e un timore.
- ...qual è lo stato di NN29? -
Zeno esitò un'altra volta. Il suo occhio divenne lucido.
- ...morto... lo ho ucciso con le mie mani... -
- E il suo corpo? - 
- Nascosto... non lo troveranno -
Aster batté lievemente il piede sul pavimento con ritmo cadenzato; poi sorrise.
- Eccellente! Il traditore è stato neutralizzato - disse, congratulandosi - Ottimo lavoro -
- Un complimento sprecato, papà - Zeno si trovò in disaccordo - Ha... fatto molti più danni di quanti avrei potuto prevenire... -
Aster rimosse il sorriso dal suo volto e tornò a mostrarsi severo.
Sospirò; era giunto il momento delle domande fatidiche.
- ...qual è lo stato di EM02 e di KC16? -
Zeno affondò la testa tra le ginocchia.
- ...m-morti... assassinati durante la missione... - gemette - Ho... seppellito i corpi in un prato... poco fuori città... -
- Hai portato in giro tre cadaveri senza farti notare? -
Zeno non ripose; si limitò ad annuire brevemente continuando a celare il proprio viso.
Il padre grattò nervosamente la superficie della scrivania; quella scena gli era più sgradita di quanto non apparisse in realtà.
- Suvvia, Zeno, tirati su - gli disse - Capisco che tu abbia visto la morte in faccia e ti sia spaventato, ma ciò che conta è che tu abbia riportato un successo. Lo sai? Il tuo avvertimento ci ha dato un enorme vantaggio su quei maledetti estremisti -
Pur prestando poca attenzione a ciò che il padre gli stava dicendo, quell'ultima parte non passò inosservata.
- Un... vantaggio? -
- Proprio così. Ricordi quando contattasti il quartier generale, la sera della missione? - spiegò - Ci dicesti che avevi assistito alla fuga di due individui che facevano parte delle forze nemiche, descrivendoli fisicamente. Beh, proprio ieri siamo riusciti a rintracciarli e ad arrestarli. Ed è stato tutto grazie a te -
Zeno ricordò solo allora il momento in cui aveva fornito l'identikit delle due persone che stavano accompagnando Nate in quella fatidica nottata.
In una telefonata fatta nel cuore della notte, aveva fatto in modo che altri concludessero ciò che il suo gruppo aveva iniziato.
In mezzo al caos, la paura, e la miriade di difficoltà affrontate per tornare a casa sano e salvo quel dettaglio gli era sfuggito di mente.
- ...quindi li avete presi -
- Esatto! Magnifico, vero? - compiaciuto, Aster si lasciò scappare un leggero applauso - E non è tutto. A quanto pare stavano portando con sé i risultati di un esperimento segreto piuttosto sospetto. Siamo di nuovo noi ad avere il vantaggio, figliolo! -
- Quale esperimento? -
Aster ridacchiò sotto i baffi ed estrasse qualcosa dal cassetto della scrivania.
La mano tirò fuori un piccolo corpo metallico di colore scuro, poggiandolo sul tavolo con espressione gratificata.
Zeno rimirò il minuscolo strumento: aveva una strana forma simile ad un cilindro ed era molto sottile. Il materiale di cui era composto era opaco, ma pur non vedendo al suo interno capì che doveva trattarsi di un congegno altamente sofisticato.
- Di che si tratta? -
- Questa, figlio mio, è una diavoleria che quei pazzi stavano sviluppando in gran segreto. A quanto pare il Viktor Helios nascondeva nel proprio sotterraneo un laboratorio segreto che produceva questi affari. Si tratta di elettrodi neurali; un'invenzione geniale quanto diabolica -
Zeno si massaggiò il capo.
- ..."neurali"? Immettono energia nel cervello? -
- Proprio così. Stando alle nostre ricerche, questi affari immettono onde radio all'interno del cervello provocandone un malfunzionamento - proseguì Aster - Siamo solo agli inizi delle nostre indagini, ma supponiamo che possano abilitare una sorta di... controllo mentale -
Zeno sussultò.
- Possono manovrare le persone con questi...!? -
- A quanto pare sì, se li conficchi nel cranio di qualcuno - annuì Aster - Terrificante, vero? Pensa solo a quanti utilizzi possano avere nelle mani sbagliate -
- F-fin troppi... - mormorò lui - E i terroristi li stanno creando...? -
- Forse anche in questo momento. Ma almeno sappiamo ciò che stanno combinando; è un passo in avanti -
- Sembra così... surreale - commentò Zeno, incerto - Davvero la mente umana può arrendersi a qualcosa di simile...? -
- Mhh, la tecnologia ha fatto passi da gigante negli ultimi anni. La possibilità di un controllo remoto di un cervello non è un'ipotesi così astratta -
Il solo pensiero gettò un brivido di disagio lungo la schiena di Zeno.
- Santo cielo... -
- Non devi temere, Zeno. Le tue azioni ci hanno permesso di fare enormi passi avanti nella nostra guerra - 
Aster si alzò in piedi ed iniziò a fare il giro della scrivania. Zeno osservò il lento susseguirsi dei suoi passi, silenziosi e felpati.
Se lo vide arrivare di fianco; la mano del padre si poggiò sulla sua spalla in una pacca vigorosa.
- Saremo in grado di salvare molte vite, grazie a te - sorrise - Hai svolto uno splendido lavoro, un successo su tutta la linea -
- ...no, ti sbagli -
Avvenne nel giro di un secondo.
Zeno sentì improvvisamente la presa della mano del padre divenire più rigida, più forzata.
Pur non guardandolo in viso, sapeva bene che tipo di faccia stava esibendo: una irritata, e forse delusa. Nulla di positivo, quello era certo.
Aster scostò la mano e iniziò a vagare senza meta lungo la stanza, costeggiando la sedia su cui era seduto il figlio. Sospirò.
- Cosa intendi dire? - domandò.
- Non è ciò che chiamerei un successo... - rispose Zeno - Non dopo ciò che è accaduto -
- Dovrai essere più specifico, Zeno. A cosa ti riferisci? -
- Lo sai benissimo, papà... - serrò i denti - Loro... sono morti...! Non sono riuscito a...! -
- Zeno! -
Un'esclamazione a tono più alto lo rimise in riga, zittendolo. Zeno strinse i pugni con impotenza.
- ...ancora con questa storia, non è così? - mormorò il padre, sbuffando con tristezza - Proprio non riesco a fartelo comprendere -
- Papà, tu non capisci! Loro non... non erano semplici colleghi! - gridò lui - Erano miei...! -
- "Amici"? E' ciò che stavi per dire, non è così? - lo interruppe - Zeno, una spia non può concedersi lussi simili! Quante volte dovrai ignorare la nostra regola principale affinché tu lo capisca!? -
- MA IO NON CE LA FACCIO! - a quel punto si alzò anche lui - Ewan, Kristen... persino Nate! Erano miei amici, persone A CUI TENEVO! -
- Zeno, loro erano EM02, KC16 e NN29 - lo riprese lui - Il tuo chiamarli per nome non ha favorito nient'altro che il tuo morboso attaccamento a loro, e guardati ora! Ogni spia sa che, nel momento in cui apre gli occhi al mattino, potrebbe star affrontando l'ultimo giorno della propria esistenza. La loro sopravvivenza non era scontata,  e tu non dovevi darla per garantita! Sei ridotto a pezzi a causa di quello sciocco sentimentalismo che ti ho raccomandato mille volte di accantonare! -
- Li conoscevo... da tutta la vita...! - gridò furiosamente, iniziando a secernere qualche lacrima solitaria - Tenevo a loro più che a me stesso! -
- E come ti sei sentito quando NN29 ti ha pugnalato alle spalle...? - Aster non risparmiò i colpi bassi.
Zeno si portò le mani tra i capelli e cominciò a strepitare con ancora più forza.
- COME VUOI CHE MI SIA SENTITO!? - urlò - MALE! OVVIAMENTE MALE! Ma vuoi davvero farmi una colpa per aver... voluto bene a qualcuno!? -
- Eppure, osserva. Osserva a che cosa ha portato questo tuo sentimento - disse Aster, puntando l'indice contro di lui - Ecco il tuo problema, Zeno: ti affezioni troppo,  anche più di una persona normale. Provi un bene morboso per i tuoi amici, un affetto indescrivibile. Finisci sempre col voler proteggere chi ti è caro anteponendo il loro bene al tuo, mettendoli addirittura prima del mondo intero. E il tuo affetto è una tua profonda debolezza, figliolo: come uomo, e soprattutto come spia -
- Ma io non... - Zeno soffocò quelle parole dentro di sé a fatica - Io non volevo che... desideravo unicamente... -
- ...che sopravvivessero, non è così? Ecco un altro dettaglio cruciale: hai paura della morte. Non tanto della tua, come di quella di chi ti è caro. Hai il terrore di restare da solo, il che ti spinge ulteriormente a fare il possibile per gli altri. Ma come spia, Zeno, la tua priorità è l'obiettivo professionale, la missione. Devi avere a cuore il benessere della tua gente, che riusciamo a proteggere con il nostro lavoro. Il voler difendere solo chi ti è caro è un egoismo che non puoi permetterti -
- ...quindi è questo che siamo? -
- Prego? -
Vi fu un momento di silenzio. Lo sguardo di Zeno perse di intensità, divenendo pian piano più mansueto, ma non meno ferito.
Inspirò profondamente.
- E questo che descrive noi spie...? Siamo... carne da cannone? Non dobbiamo curarci della nostra esistenza in favore del bene comune...? Non abbiamo il diritto di amare perché...? -
- Zeno, spero almeno che tu non abbia dimenticato il nostro motto di famiglia -
Il ragazzo sbuffò, ma compì inevitabilmente un cenno di diniego.
Non lo aveva rimosso dalla mente; era un mantra che gli era stato inculcato fin dall'infanzia, e gli bastò immaginarsi le labbra del padre muoversi mentre lo pronunciava 
per riuscire ad udirlo come il primo giorno in cui gli venne insegnato a rispettarlo.
Lo ripeté a voce, come una cantilena imparata a memoria, ma senza sentimento.
- ..."Il collettivo prospera sul sacrificio del singolo" - sospirò.
Aster annuì lentamente.
- Proprio così. Un insegnamento volto a ricordarci che noi siamo strumenti del popolo. Viviamo per la gente comune e moriamo per essa - asserì - Uno solo di noi può agire in modo da salvare milioni di persone, e che alcuni finiscano per perire in servizio è inevitabile, ma ogni morte contribuisce al raggiungimento di uno scopo più alto. EM02 e KC16 lo sapevano, quando sono andati in missione; sono morti per permetterti di uscire vincitore. E perché no? Persino NN29 stava lottando per un suo ideale, per quanto malsano, e ha messo da parte ogni scrupolo. Tu, Zeno, sei l'unico a non averlo ancora compreso -
Aster gli si avvicinò di nuovo, stavolta porgendogli una mano più amichevole, più calda.
La poggiò delicatamente sulla sua spalla, rassicurandolo.
- Ed è stato giusto così. Tu, tra tutti, hai un ruolo molto importante in questa nazione -
- Ti prego, smettila... - disse Zeno, scostandosi - La mia vita non è più preziosa di quella di una persona comune. La nostra parentela con la famiglia reale non significa nulla... -
- E' vero... noi apparteniamo al ramo cadetto del casato - annuì Aster, con una voce che trasudava un certo orgoglio - Mio fratello maggiore è diventato Re, mentre io sono il capo del Dipartimento dei Servizi Segreti. In teoria non avremmo alcun diritto al trono, ma... siamo comunque parte della famiglia. E, se dovesse accadere qualcosa di spiacevole alla principessa, starà a te prendere in mano le redini del paese e proteggerlo. Sarò onesto: non te lo auguro. E' un onere molto gravoso -
- ...non invidio per nulla mia cugina - ammise Zeno - Né ho alcuna voglia di portare la corona... ma a quanto pare i nostri nemici la pensano diversamente -
- Che cosa intendi dire? - domandò Aster, preoccupato.
Il giovane abbassò lo sguardo verso il pavimento.
- ...il loro obiettivo era portare in salvo la loro ricerca, ma... ambivano a togliermi di mezzo - spiegò lui - In base a quanto ho capito, vogliono uccidere tutti i membri della famiglia reale; a partire dalla principessa e... da coloro che possono prendere il suo posto - 
- In pratica: tu - disse il genitore, massaggiandosi il mento - Che questa missione avesse come scopo collaterale quello di ucciderti? -
- Suppongo sia stata un'iniziativa di Nate, ma è chiaro che rientrasse nei loro piani fin dal principio... - sospirò - Vogliono rovesciare il governo, papà. Il primo passo che compiranno sarà di uccidere la principessa, e poi stermineranno tutti noi. Creeranno un regime partendo da zero, sulle ceneri di quello vecchio... che cosa facciamo? -
- Agiamo; ecco cosa - rispose Aster, prontamente tornando alla scrivania - Non ce ne staremo con le mani in mano adesso che abbiamo scoperto le loro priorità -
Zeno osservò come il padre aveva già iniziato a scrivere a mano una lettera, impugnando la penna che aveva nel taschino.
Essendo stato spesso fuori in missione, il ragazzo non aveva mai avuto molte occasioni per osservare le mansioni burocratiche del padre; tutto ciò che sapeva era che,
in quanto leader dei servizi segreti, una sua parola era in grado di far muovere ogni singolo agente del regno ovunque potesse trovarsi.
Aster lo aveva detto spesso; suo fratello poteva essere il Re, ma a reggere le redini di Novoselic era sempre stato lui, da un luogo dove nessuno poteva vederlo.
Era il principale motivo per cui non aveva mai ambito ad indossare la corona, e probabilmente la sua abilità gli aveva permesso di non incontrare opposizione da parte di nessuno.
Come suo figlio, Zeno aveva sempre ritenuto di essere stato bersaglio di pesanti aspettative, gravose quasi quanto quelle ricadute sulla figlia dell'attuale sovrano.
Pur diventando una spia eccellente e riconosciuta, il ragazzo sapeva che i propri limiti lo avrebbero per sempre relegato in una nicchia diversa da quella del padre.
Osservandolo all'opera, provò al contempo ammirazione e paura; lo rispettava, ma in cuor suo aveva il timore di diventare come lui.
Nessuno seguiva la regola d'oro più di Aster; Zeno lo sapeva bene. 
Il capo del Dipartimento dei Servizi Segreti avrebbe messo il benessere del popolo davanti a qualunque altra cosa, senza alcuna eccezione. 
"Persino la vita di suo figlio" pensò Zeno, tenendo quel commento per sé così come aveva sempre fatto.
Aster terminò di scrivere l'epistola e la sigillò in una busta.
- Avremo molto da fare nel periodo a venire - disse l'uomo - Siamo ad un passo dallo scoprire dove si nasconde quella feccia. Setacceremo tutto il regno da cima a fondo -
- Pensi di poterci riuscire prima che facciano la loro prossima mossa? - domandò il ragazzo - Mi sembra difficile -
- Oh, il nostro è un territorio piccolo dopotutto - sorrise - Vedrai, non ci metteremo molto a stanarli. Ma dobbiamo agire su più fronti: qui entri in gioco tu, figliolo -
Zeno deglutì. Non aveva ancora avuto il tempo di abituarsi ad avere la vista dimezzata e già vi era un incarico in arrivo, e per giunta di enorme portata.
Riconobbe nel padre l'assenza di scrupoli che lo aveva sempre caratterizzato.
- ...cosa devo fare? -
- Quei maledetti puntano alla principessa. Quindi, mentre li cerchiamo, dobbiamo anche assicurarci che lei non corra alcun rischio -
- Mi sembra sensato. Dobbiamo aspettarci tentativi di assassinio in qualunque momento - commentò Zeno - I terroristi sono ufficialmente attivi non da molto... possibile che non siano a conoscenza che...? -
- No, non essere ingenuo - lo rimproverò Aster - Se NN29 stava passando informazioni, è quasi sicuro che il nemico sappia che la principessa non si trova al castello, in questo momento. Anzi, sarà necessario che io faccia un'indagine a tappeto per scongiurare la presenza di ulteriori... scomode talpe -
- Quindi come agiremo? -
A quelle parole, Aster alzò in alto la busta che aveva appena finito di chiudere. Il timbro ufficiale del casato era stato posto sul sigillo di cera, formalizzandolo a tutti gli effetti.
- La principessa ha già una piccola scorta che la ha seguita oltre l'oceano, ma non è sufficiente. Voglio che ti infiltri nell'istituto che sta frequentando e la tenga d'occhio da vicino -
- Un'altra scuola... - il solo pensiero gli provocò una sensazione sgradevole.
- Sei ancora giovanissimo. Mescolarti tra gli studenti ti è molto più semplice che mimetizzarti in una città straniera. Inoltre, in mezzo ai giapponesi salteresti troppo all'occhio -
- Niente da dire al riguardo - ammise lui - ...quando dovrò partire? -
- Verso Marzo. Un gruppo di studenti europei sarà condotto lì per un percorso di orientamento. Ti unirai a loro e agirai come da manuale. Piuttosto semplice, in teoria, no? -
Zeno non mancò di notare quel bizzarro rimarco. Era piuttosto comune, per Aster, stuzzicarlo in quel modo.
- ..."in teoria"? -
- Già, farai meglio a non sottovalutare quella scuola - ridacchiò il padre - Non è un istituto qualunque: è la Hope's Peak Academy, il pinnacolo del mondo dell'istruzione. Solo il meglio del meglio è ammesso tra quelle mura, capisci? Per poter avere una copertura perfetta, sarà bene che ti abitui ad avere a che fare con persone fuori dal comune e restare al loro passo -
- Conosco quella scuola... - rimuginò lui - Solo studenti con talenti innati possono iscriversi, stando a quanto ho sentito dire -
- Hai tutte le credenziali, figlio mio. Non dimenticare che sei pur sempre la spia migliore della nostra divisione giovanile -
- Mi consideri ancora... "il migliore"? - Zeno palesò quella contraddizione - Anche se i miei difetti sono inaccettabili? -
Aster scosse il capo.
- ...sono certo che il tuo potenziale risplenderà una volta che avrai imparato a gestire i tuoi sentimenti, Zeno. Hai solo bisogno di più tempo. Sei intelligente, sveglio, adattabile, prestante, ed esperto in molti settori tecnici.  Hai tutto ciò che "l'Ultimate Spy" dovrebbe avere - disse, mostrando quelle lusinghe come genuine - Certo, ovviamente non ti presenterai come tale. Ti ho preparato una lettera di iscrizione alla Hope's Peak con un titolo differente; ti consiglio di impiegare questi pochi mesi a disposizione per guarire ed imparare tutto ciò che ti serve: la cultura locale, l'area in cui ti muoverai, informazioni sulla scuola e, soprattutto, l'identità che dovrai rivestire -
Il giovane strinse i pugni.
- Io... non so se riuscirò a... -
- Dimenticati di KC16, EM02 e NN29. Oramai sono morti; il loro ricordo è solo un fardello che ti farà da zavorra per la vita -
Fu quello il momento in cui Zeno riuscì finalmente a scorgere l'incolmabile divario che lo separava dall'uomo che aveva di fronte.
Una spaccatura grande quanto una voragine, che separava due mondi differenti e inconciliabili.
Ripercorrendo la propria vita a ritroso, Zeno capì che quello proposto era un compromesso che non sarebbe mai stato in grado di accettare.
Ancora una volta, mentire era l'unica soluzione.
- ...va bene -
- Bene. Ma intendo prendere una precauzione aggiuntiva - il volto di Aster si incupì - D'ora in avanti lavorerai da solo, Zeno. Solo missioni in solitaria -
Il ragazzo spalancò l'occhio. Era abituato a lavorare spesso da solo, ma sentirsi forzare un'assenza di supporto era una sensazione nuova e sgradevole.
- ...sempre da solo? -
- Devo farti capire che puoi contare solo su te stesso, con le buone o con le cattive - asserì - Abbiamo concluso. Puoi andare -
Un sentore di bruciante conflitto ancora divampava nel suo cuore, ma proseguire nella conversazione era inutile.
Zeno si alzò dalla sedia cosciente che il padre non avrebbe mai capito, e si allontanò lentamente dalla scrivania.
Avvertì lo sguardo severo del genitore giudicarlo ad ogni passo, come una presenza che lo perseguitava.
Si arrestò sulla soglia della porta, voltando lo sguardo sfregiato verso Aster un'ultima volta.
- ...vorrei avanzare una sola richiesta -
L'uomo ne restò sorpreso, ma non vide motivo di non acconsentire ad ascoltarlo.
- Di che si tratta? -
- Vorrei... - deglutì - ...anche solo per quest'ultima missione... vorrei continuare ad essere "Xavier" -
Ne seguì un lungo silenzio.
Aster picchiettò con la punta del dito sul bordo del tavolo, contemplando quella richiesta e considerandola strana quanto preoccupante. 
Uno sguardo scuro si rivelò sul suo volto.
- Per quale motivo? -
- E' difficile da spiegare... - ammise - E' come se sentissi di... non aver ancora concluso qualcosa che "Xavier" avrebbe dovuto finire -
- Zeno, proprio come non dovresti affezionarti alle persone non dovresti neppure legarti troppo ad un nome, o un'identità che hai ricoperto. Questo tuo attaccamento al  passato si manifesta in molte forme, ed io intendo estirparle tutte. Sono stato chiaro? -
- Te ne prego! - esclamò lui, sorprendentemente insistente - Solo... solo per quest'ultima volta. Ne ho bisogno... per chiarire i miei dubbi -
Si trattava di un caso più unico che raro che Zeno premesse così tanto per un qualcosa di simile; Aster riconobbe l'inusualità del momento e il non sapere che approccio dare.
Sospirò; avrebbe compiuto un ultimo azzardo.
- ...molto bene; intendo accontentarti - affermò - Modificherò i tuoi dati nell'iscrizione. Solo stavolta, Zeno; siamo intesi? -
- Sì... ti ringrazio - si esibì in un breve inchino, e si voltò di spalle - Allora... mi congedo -
Sospinto da quella piccola vittoria, accelerò il passo sperando di allontanarsi prima che il padre cambiasse idea.
Un richiamo distante, però, lo obbligò a fermarsi.
- Zeno! -
Si congelò sul posto. Voltò lentamente lo sguardo verso lo studio, da dove il padre lo aveva chiamato.
Ebbe momentaneamente il timore che lo stesse per sgridare una seconda volta, o che avesse malauguratamente cambiato idea sulla concessione richiesta poco prima.
Ma uno sguardo differente era comparso sul viso di Aster; un qualcosa che Zeno non seppe definire, poiché non lo aveva mai scorto fino a quel momento.
Era un'espressione neutra; severa, ma al contempo quasi delicata.
Rimase immobile a fissarla fino a che Aster non si decise a proferire parola un'ultima volta.
- ...come spia ti sarà richiesto di mentire. Mentirai su tutto: su ciò che pensi, su ciò che provi, su ciò che credi. Racconterai un'infinità di menzogne, assumerai innumerevoli identità, diventerai persone che non sei, tutto per il bene della missione - gli disse - Sei uno strumento del tuo popolo, ma... non dimenticare mai chi sei, figliolo. Non dimenticare mai il tuo nome; la tua vita appartiene a Novoselic, ma il tuo nome è solo e unicamente tuo. L'unica cosa che sarà incisa sulla tua bara sarà "Zeno Nevermind". Tienilo a mente -




Qualche mese dopo...




Xavier oltrepassò il portone metallico col cuore in gola.
Udì sbuffi di vapore sollevarsi allo scorrere delle spesse ante blindate alle sue spalle, richiudendosi con un tonfo.
Era in trappola, ma una via di fuga non era ciò che cercava.
Era giunto in quel luogo solo per andare avanti.
La stanza in cui era finito era buia, ma una fioca luce rossastra davanti a sé gli permise di individuare la sua malevola guida.
Il Monokuma che lo aveva accolto lo precedette, arrampicandosi su di una struttura verticale posizionata proprio davanti al ragazzo.
Xavier guardò lentamente verso l'alto, cercando di capire cosa fosse.
Poi, le luci si accesero.
Dei fari abbaglianti illuminarono l'intera stanza, rivelando ciò che vi era all'interno.
Stropicciandosi l'occhio, il ragazzo capì che ciò che gli si parava davanti era un imponente, maestoso trono bianco perlaceo.
Sulla sua sommità, svettando ad almeno un metro sopra la sua testa, una persona lo stava fissando con un largo e terso sorriso; limpido, splendente, quasi divino.
A ricambiargli lo sguardo era una ragazza dai lunghi e setosi capelli biondi, la pelle pallida come porcellana, ed un vestito sfarzoso e scintillante che le giungeva fino ai tacchi a spillo.
La fanciulla porse in avanti il braccio ed aprì la mano, come ad accoglierlo amorevolmente.
Xavier rimase paralizzato alla sua vista; la sua intuizione aveva fatto centro, ma il vederla di persona sortì comunque un effetto disarmante.
La giovane fece svolazzare la chioma bionda con un gesto elegante e allargò il sorriso.
- Ben arrivato, Zeno, mio caro... - sussurrò, con voce melliflua.
Xavier deglutì.
- ...Sonia... - mormorò - Che follia è mai questa...? -








   
 
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