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Autore: italiangirl1970    07/09/2018    3 recensioni
Molly Hooper prende finalmente in mano la propria vita e Sherlok Holmes fatica a capire quello che gli manca.
Ecco cosa succede quando il patologo più bravo di San Bart. abbandona tutto e non si fa trovare
Breve storia ( penso massimo tre capitoli ), ma i personaggi sono davvero interessanti ed io avevo bisogno di un hobby
Spero di incuriosirvi
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Irene Adler, Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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« Sei sicura, signora Patel ?»

In piedi dietro lo specchio, Horatio Caine e Molly Hooper fissavano l’uomo dentro la stanza degli interrogatori. Da quando si era seduto a quel tavolo, non aveva cessato di tamburellare con le dita, mettendo a dura prova i nervi dell’agente di guardia

« Ho paura che prima o poi gli spari » rispose Molly « E preferirei che accadesse dopo che gli ho parlato.»

« Come credi » inclinò la testa nel suo modo caratteristico « Sarò qui fuori »

Molly prese un lungo respiro « Non ce ne sarà bisogno » ed entrò.

Si sentiva come se stesse andando al patibolo mentre chiudeva la porta dietro di sé e appoggiava le spalle alla parete. Il cuore le scoppiava nel petto, ed era una vera stupida a sentirsi ancora così vulnerabile in presenza dell’unico consulente investigativo al mondo... ma non ci poteva fare nulla… non sarebbero bastati anni ( o miglia ) per farle dimenticare quello che provava.

Sherlock si schiarì la voce, cessando immediatamente il tamburellio

« Ciao Molly» esordì « che ne dici di accomodarti? Ti offrirei una tazza di té, ma sembra che da queste parti sia una cosa piuttosto rara» era quasi surreale rivolgerle la parola senza sotterfugi o mascheramenti, e anche se era stato colto con le mani nel sacco non riusciva a smettere di sorridere. Molly si avvicinò e prese la sedia di fronte a lui. Notò che le tremavano le mani «Ti sei tagliata i capelli » continuò « Ti donano» in realtà si scoprì a trovarla bellissima

« Grazie, ho pensato che fosse ora di cambiare »

Sherlock si schiarì ancora la voce « In generale, ti trovo bene» e bella. Da quando era così importante il trasporto?

« Perché sto bene»

Seguì una pausa piuttosto imbarazzante. Ci sarebbero state molte cose da dire, ma sembrava che nessuno dei due volesse iniziare. Alla fine, Molly ruppe il silenzio

« Che cosa combini, Sherlock?» chiese « Cosa ti passa per la testa? » si era imposta di mantenere la calma ma più ci pensava e più le andava il sangue alla testa. Aveva violato la sua privacy! « Non hai casi a cui dedicarti? O lo stalker è la tua nuova professione?»

« Mi sento di correggerti, Molly. Non ti ho lasciato messaggi inquietanti, proposte oscene o minacce. Nemmeno un mazzo di fiori. Non ho fatto nulla per importunarti…»

« Può darsi che sia così, ma ti assicuro che avere alle costole qualcuno in maniera ossessiva è altrettanto angosciante. E comunque… come diavolo mi hai trovata?»

Il detective alzò le spalle « Ho i miei metodi, anche se non hai fatto molto per facilitarmi le cose. »

Molly rise amara « Io non ho fatto niente, hai fatto tutto da solo» si sporse in avanti sulla sedia «Dimmi Sherlock: quanto tempo hai impiegato per accorgerti che mancavo? Scommetto che ti sei ricordato che esistevo soltanto quando hai avuto bisogno di qualche pezzo » Sherlock tacque, e in effetti non sapeva nemmeno cosa avrebbe potuto risponderle « Cosa cavolo vuoi da me, ora?» gli chiese furiosa « Non ho più niente da darti!»

« Intanto… » iniziò, fissando le mani davanti a sé « vorrei farti i miei complimenti» Molly lo guardò confusa « Ho sempre saputo che eri una donna piena di risorse e me lo hai dimostrato in molte occasioni, solo che non ho mai avuto l’accortezza di fartelo sapere… Sei stata lungimirante a scegliere il cognome di tua madre per lasciare il Paese… non ci avrei mai pensato. No. Non è corretto. Ci ho pensato quando tutto quello che avevo tentato si è rivelato un buco nell’acqua. Solo che poi nemmeno lo conoscevo il cognome di tua madre e trovare qualcuno che fosse disposto a dirmelo...»

« Non sei simpatico a tutti, eh?»

« No. Non lo sono… » riprese a giocherellare con le dita « Non è che… non è che non mi importasse di te… »

« Immagino… Hai avuto problemi con gli altri patologi? » Sherlock tacque ancora « Ovviamente… Se fossi venuto un po’ prima, tipo tre anni fa, o giù di lì, avrei pensato che volessi portarmi indietro per soddisfare il tuo egocentrismo. Ma ora… Dopo tre anni? Non c’è nulla che giustifichi il tuo spiarmi!»

« Tre anni fa mi avresti giustificato? Perché se è così, ti assicuro che i miei intenti non sono cambiati. Ci ho provato, ma non esistono persone competenti che possano lavorare per me»

« Cosa? » Molly quasi saltò sulla sedia « Non ho mai lavorato per te!»

Il detective sventolò una mano « Dettaglio insignificante: é la stessa cosa »

« No che non lo è!» si indignò « Non sono mai stata un tuo lacché o un tuo subalterno, ma mi hai sempre trattata come tale! Sono un medico, sono laureata, so quello che faccio e merito il tuo rispetto»

« Ti assicuro che ce l’hai»

« Non farmi ridere!!! Tu non dai rispetto a nessuno e di sicuro non a me.» Sherlock sussultò alle parole, ma non riuscì ad obiettare perché erano dannatamente vere « Mi hai sempre dato per scontata, come se bastasse una tua parola per farmi correre… » la voce le si smorzò in gola, incapace di continuare.« Dio… avevi dannatamente ragione. Non ci sarebbe stato niente che non avrei fatto per te...»

« Lo so...» si arruffò meccanicamente i capelli « Io… mi dispiace… » Molly sbuffò « Davvero, mi dispiace e so che non basta, per ripagarti di tutto, ma non era mia intenzione. Non lo era mai stata. Io… sono una merda con i ragionamenti, ho un modo tutto mio di vedere le cose e perdo l’insieme… »

Molly tirò su col naso « Cosa sei venuto a fare? »

Alzò la testa disorientato. In effetti non sapeva di preciso cosa fosse venuto a fare, solo che aveva bisogno di farlo. Gli ci volle un po’ perché dalla bocca aperta uscisse qualche suono

« Credo... scusarmi ? »

« E intendevi farlo prima, o dopo essere arrestato?» lo provocò scettica « Voglio dire, quante settimane saranno che mi segui? Due? Tre?»

Sherlock abbassò la testa imbarazzato « Quasi due… » tossicchiò « mesi... »

Molly sbiancò.
Mesi? Cosa diamine aveva da guardare per così tanto tempo? Non sapeva se essere arrabbiata o imbarazzata, forse si era resa ridicola ai suoi occhi, forse avrebbe usato le nuove informazioni per dedurla e tornare a sferzarla con parole taglienti. Si portò la mano alla bocca e al detective ci volle molto poco per leggere le sue emozioni
Si scoprì inorridito da quello che vide

« Molly» iniziò « Ti assicuro… Non volevo farti del male. Era solo… » sospirò « Doveva durare molto poco. Venire qui, assicurarmi che stessi bene e andarmene. » Molly lo guardò accigliata « Ma non so pianificare molto bene certe cose… semplicemente non mi è bastato. »

« Perché? » chiese incredula

« Tu eri… un rompicapo. Ero venuto per cercare Molly Hooper e ho trovato Margareth Patel »

« Siamo la stessa persona, Sherlock! »

« Sì, ma… ho realizzato di non sapere niente di te, e ogni giorno che ho passato qui avevo un tassello in più per… »

« Quindi… sono diventata un caso… »

Sherlock tacque un’altra volta

Perfetto.
Molly scosse la testa rassegnata, non che si fosse aspettata qualcosa di diverso, ma non poté impedire la delusione che le crebbe nel petto. Anche dopo 3 anni del cazzo…

« Comunque non hai risposto alla mia domanda.» il detective la guardò, confuso « Perché? Perché prendersi la briga di venirmi a cercare? Di vedere cosa ne era stato di me? Perché non lasciarmi nel mio… brodo? Cosa ti importa di come sto?»

« Ahem… » il detective tornò a guardarsi le mani « Temo che anche in questo io sia stato tremendamente egoista. La tua scelta di andartene da un giorno all’altro...»

Molly quasi soffocò alle sue parole « Non proprio da un giorno all’altro. Due settimane di anticipo per le dimissioni, una per imballare tutte le mie cose, separarmi da Toby e salutare gli amici. Avresti potuto essere fra quelli»

« Ho come il sentore che in quel caso non te ne saresti andata»

« Forse…» gli concesse « ma continua, ti ho interrotto »

« Sì. Giusto. Eravamo rimasti all’egoismo » si passò una mano fra i capelli « Ho una certa mania di controllo, credo che tu lo sappia. Ognuno ha una propria collocazione: John e Rosie, Lestrade, Microft ( anche se mi secca ammetterlo ) , la signora Hudson, i miei genitori e… tu… » sospirò « Una volta c’era anche Mary. » fece una pausa « Ad ogni modo… faccio fatica ad accettare i cambiamenti che non ho personalmente pianificato…»

« Ti avrei tolto il sonno?» chiese sarcastica

« Diciamo così. Avevo bisogno di tornare ad avere un minimo di controllo e per farlo dovevo sapere cosa ne era stato di te…» giunse le mani sotto il mento « Da qui l'egoismo… »

La spiegazione non stava in piedi, era evidente che mancasse qualche pezzo importante. Sherlock era Sherlock. La sua mente non avrebbe mai funzionato come quella degli altri e per alcuni aspetti era terribilmente carente

« Non lo sai nemmeno tu eh?… » lo sorprese

Gli occhi del detective sfrecciarono in tutte le direzioni ma non toccarono mai i suoi

« No...» ammise a malincuore

« Bene. Allora non c'è più niente da dire. Hai soddisfatto una tua curiosità ed è giunta l'ora per te di tornare a Londra. Potrei dire che sono felice di averti rivisto, ma non lo farò. Accontentati che sia felice di vederti in salute e tutto d'un pezzo. Porta i miei saluti a tutti, e dai un grosso bacio a Rosie. » disse Molly tutto d’un fiato, come se temesse di perdere il filo del discorso, poi si alzò e raggiunse la porta « Un giorno potrei venire a Londra in visita. Addio Sherlock, Horatio si accerterà che tu raggiunga l'aeroporto »

« Aspetta! » il cuore di Molly mancò un battito « Cosa mi ha tradito? »

Se avesse avuto le palle, le sarebbero cadute.
Raccolse se stessa per non far trapelare la sua delusione ( o almeno lo sperò ) e, con un ultimo triste sorriso, gli rispose

« Sei stato troppo sicuro di te stesso. Davvero pensavi che non avrei notato che persone all'apparenza così diverse, avessero invece in comune molte cose? » gli occhi di Sherlock si illuminarono di comprensione « Stessa corporatura, stessa tendenza ad arruffarsi i capelli, stessa concentrazione ipnotico-maniacale per lo schermo del cellulare… Mi ci è voluto un po', ma alla fine ero praticamente certa che fossi tu… »

« Sei geniale… »

« Addio Sherlock »

Lo lasciò nella stanza degli interrogatori, perso nei suoi pensieri. Probabilmente non si era nemmeno accorto che se n’era andata, tanto era intento a ricostruire le sue mosse, per capire il momento esatto in cui lei l’aveva riconosciuto.

« Prima o poi si renderà conto di quello che ha perso » l’accolse Horatio

« E’ solo perché non lo conosci » in un altro tempo, Molly avrebbe pianto. Ora invece era solo rassegnata « Non sono nemmeno un 3, per lui» il tenente la guardò interrogativo « Lascia stare… lascia stare »

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Molly era stata di parola.

Horatio Caine si era assicurato che raggiungesse l’aeroporto e che salisse sull’aereo per Londra.

Non che gli avesse reso le cose facili, ovviamente, gli mancavano ancora dei dati e aveva fatto di tutto per raccogliere più indizi possibile, con o senza il consenso del Dipartimento di Miami

Sherlock si appoggiò allo schienale, inspirando profondamente.
Detestava volare.
Era in momenti come questi che gli mancava una dose, anche se non era del tutto sicuro che fosse il volo in sé a renderlo irrequieto, o piuttosto, la spiacevole sensazione di aver lasciato qualcosa di incompiuto.

A ben guardare, non era soddisfatto di se stesso
Si era rivelato imprudente e superficiale in questa sua ultima missione, probabilmente a causa del fatto che non era una vera e propria missione, e fallirla non avrebbe causato la morte di nessuno.

Forse miravi inconsciamente ad essere scoperto…

Non essere ridicolo, John

Davvero? Mi vuoi dire che non hai sperato che ti avrebbe accolto a braccia aperte? Che magari ti avrebbe ringraziato per essere venuto fin qui da Londra apposta per lei?

Sono venuto per me, non per lei, solo per me, ricordatelo

Cazzate, cazzate, cazzate.
John ridacchiò Spiegami allora cosa ci fa il suo perizoma verde nella tasca della tua giacca

Sherlock imprecò sottovoce mentre si accertava della presenza del maltolto. L’hai preso tu, non io...

Andiamo amico, io sono nella tua testa, ricordi? Assai difficile che possa appropriarmi di qualcosa di tangibile…


Si era scordato di riporlo nel cassetto e quella era l’unica spiegazione plausibile. Passò la leggera stoffa fra i polpastrelli e represse l’impulso di lanciare l’indumento fra i sedili, quando si rese conto che stava quasi per portarselo al naso.

Dio stava impazzendo

Dovrei essere gelosa, Sherlock? E’ per lei che mi hai respinta? Quel piccolo patetico topolino che non sa tenersi un uomo vero quando lo vede? Che ha come unica possibilità di essere amata, quella di fare volontariato fra i poveri bambini malati dell’ospedale?


Tu non avrai mai nemmeno quello, Irene! Rispose rabbioso

Il detective aprì e chiuse le mani in un tentativo di mantenere la calma. Non era da lui reagire alle provocazioni, specie se erano vuote illazioni, ma di tutte le persone, Irene Adler era l’ultima che potesse permettersi di parlare di Molly.
Stava per chiederle di andarsene, quando lo baciò.

Non c’era modo che una cosa del genere accadesse nel suo Palazzo Mentale ed anche se non aveva colto l’attimo, era lampante che stesse dormendo. Forse era perché non aveva chiuso occhio nelle ultime settantadue ore( ma non era una cosa nuova per lui ); forse era per la tensione del viaggio che si era accumulata con la stanchezza già presente o forse era per la piccola pasticca di valeriana che si era preso, ma che dubitava sarebbe servita…
Gemette quando una bocca sapiente lo prese in bocca facendolo inarcare… il sogno era un po’ confuso, la donna era passata dalla sua bocca ad essere in ginocchio fra le sue gambe in una frazione di secondo, e lui era combattuto fra il cedere al piacere e l’allontanarla con uno spintone.

Solo che aveva le membra intorpidite e nessuna volontà di mandarla via
Si sentiva così strano e in colpa, ma il suo corpo traditore non era affatto d’accordo con lui.

Fu quasi un sollievo quando lei si staccò con un POP

Poi la sua bocca fu al suo orecchio


Sherlock Holmes scattò sul sedile,come una molla.

« Ho bisogno che l’aereo torni indietro !» quasi urlò all’hostess che passava con gli stuzzichini « Non mi guardi con quella faccia da ebete, ha capito benissimo!» insistette alzandosi

Lo sguardo che gli regalò fu di assoluta commiserazione mista ad un pizzico di sospetto, come se il solo fatto di apparire con le occhiaie, allampanato e pallido lo etichettasse come un drogato. Non che potesse biasimarla, lo era stato molte volte, ma non era questo il caso.
Se avesse insistito avrebbe però peggiorato la situazione, con il rischio di finire in “isolamento” come elemento pericoloso o, peggio, come presunto terrorista, e lui non voleva perdere i bonus della prima classe…

« Lasci stare » si corresse tornando a sedersi « Ho solo fatto un brutto sogno»

La hostess gli sorrise sollevata « Non si preoccupi, fra un paio d’ore atterreremo. Se davvero deve tornare indietro, basterà che prenda il primo volo disponibile» e gli offrì un flute di Champagne

Sherlock le diede uno dei suoi falsi sorrisi « Perfetto!»

Trangugiò tutto d’un fiato. Lo sarebbe stato entro 24 ore

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« Ho avuto un sogno »

Molly imprecò alla voce dietro la porta e per un lungo momento fu tentata di chiamare il 911. Era appena andata a dormire e anche se l'indomani era la sua giornata libera, non intendeva passare la notte ad ascoltare i vaneggiamenti di un uomo a cui credeva di aver detto addio solo poche ore prima

« Non puoi arrivare qui in piena notte ed aspettarti che io ti faccia entrare» gli disse, affacciandosi alla soglia.

« E allora non avresti dovuto aprirmi» le spalle della donna caddero, mentre Sherlock si faceva strada nell'appartamento « Inoltre, sappiamo entrambi che avrei svegliato l'intero palazzo se non mi avessi risposto»

Molly fece un respiro profondo, massaggiandosi le tempie

« Cosa vuoi, ancora, Sherlock?»

« Io... » di colpo non era più sicuro di come procedere

« Sì??? Non ho tutta la notte, Sherlock!» non voleva alzare la voce, ma non era più la Molly Hooper che si faceva usare come uno zerbino, ed era arrabbiata che pensasse ancora di dettare le regole.

Poi lo vide, insicuro e vulnerabile, ed ebbe di nuovo paura per lui

« Che cosa è successo? Stai male?»

« No... Sì...» fece un sorriso sconsolato « non lo so più...» si sedette sul divanetto all'ingresso e gettò la testa all'indietro coprendosi il viso con le mani.

« Che cosa? Cosa non sai? Sei in pericolo? E' successo qualcosa a John? O a Rosie? E' così? E' per quello che sei qui in piena notte? » Molly si precipitò ai suoi piedi « Parlami, Sherlock, cosa succede? »

« Molly...» sussurrò al limite del pianto. Ancora non la guardava « Credo di stare impazzendo e c'è stato un momento in cui ho pensato di dover cancellare certi pensieri dalla mia testa nell'unico modo che conosco...»

Questo non era di buon auspicio

« Sono qui, dimmi cosa ti turba »

« Ho questa cosa... Un sogno ... »

« Il sogno di cui parlavi? » Sherlock assentì impercettibilmente « Di cosa si tratta?»

Il detective inspirò bruscamente.
Si sentiva piuttosto a disagio, ora, a rispondere ad una tale questione, e non gli piaceva, lo faceva sembrare vulnerabile

« Non so se vuoi sentirlo... » sbottò, facendola sobbalzare « Sono venuto qui stupidamente. Adesso che ci penso, un vero errore » si arruffò i capelli agitato, alla ricerca della porta d'uscita

« Che cosa? »

« Sì, è strano che venga da me, ma mi sono sbagliato »

Molly Hooper non credeva alle proprie orecchie

« SIGNOR HOLMES!» urlò, prima che raggiungesse l'uscita « NON USCIRAI DI LI' SENZA UNA SPIEGAZIONE!» si alzò in tutta la sua minuscola statura, gonfiando i polmoni e arrossendo per la rabbia « NON PUOI PRESENTARTI QUI, SCONVOLGERMI E POI ANDARTENE COME SE NIENTE FOSSE! COSA DOVREI PENSARE POI? COME DOVREI SENTIRMI, AD IMMAGINARE LE COSE PEGGIORI?... CAZZO SHERLOCK!...SEI TORNATO IN VOLO DALL'INGHILTERRA E VUOI FARMI CREDERE DI ESSERTI SBAGLIATO? »

« In effetti, messa così...»

« VAFFANCULO SHERLOCK ! » Dio, quanto era stanca! Non era servito andare dall'altra parte del pianeta, che si ritrovava ancora nella stessa situazione. Alzò le mani al cielo, esasperata « FAI COME TI PARE! SONO STANCA DI QUESTO... TUTTO QUESTO! COSA VUOI DA ME? COSA CAZZO VUOI SHERLOCK? » non voleva piangere. Era stata forte fino a quel momento e non intendeva dargli la soddisfazione di vederla piangere, ma aveva un grosso groppo in gola ed era sempre più difficile da mandare giù « Non avresti mai dovuto cercarmi... stavo bene, prima, a fingere che tu non esistessi, mi stavo facendo una vita, mi piace qui, ho degli amici che mi amano per quella che sono e che non si dimenticano mai di me...»

Alle parole di Molly seguì il silenzio.
Non si era aspettata nulla di diverso, in realtà, ma non per questo, faceva meno male. Stava per invitarlo ad andarsene quando infine la sorprese

« Non ti ho mai dimenticata... » iniziò « Quando ho saputo che te ne eri andata mi sono sentito strano e come... disorientato... Ho cercato di rimuovere la sensazione, e credevo che sarebbe stato facile...mi ero sbagliato... ancora. » fece un sorriso mortificato « capita spesso, ultimamente... Ad ogni modo, ero riuscito a ridurre il problema all'incompetenza dei patologi che si sono susseguiti dopo di te. Ed erano incompetenti, credimi. » Molly sbuffò « Ma anche quando non ero su un caso, mi sentivo costantemente insoddisfatto, nemmeno Rosie metteva a tacere il mio cervello... John insisteva che era per la tua mancanza, per averti persa così all'improvviso...» si passò una mano fra i ricci « Ho dovuto dargli ragione »

« Non dire fesserie, Sherlock» replicò secca, Molly « Mi avevi persa già da prima »

« E' qui che ti sbagli. Non ti avevo persa, solo archiviata. Messa da parte in attesa...»

«... che ti fossi ancora utile...» anche dopo tutto quel tempo, saperlo, le faceva salire la bile allo stomaco

« Invece, tu hai scelto diversamente. Mi hai tolto ogni tipo di controllo e di colpo si è aperto un buco nella mia testa.» la guardò con occhi velati «Il buco di Molly Hooper. »

« Oh! E nella tua magnificenza non sapevi come chiuderlo?» ironizzò amaramente

« A dire il vero ci ho provato. Sono sempre stato bravo a costruire stanze nel mio palazzo mentale, e mi sono detto che avrei potuto farne una dove seppellire te... Ma per quanto provassi, quando mi trovavo solo, senza casi, senza John o Rosie, a tarda sera o anche in pieno giorno, finivo lì. Ad aprire quella dannata porta e a non trovarci niente...»

« Bene. Non credi? Il niente non è un problema, in fin dei conti hai solo riportato le cose al loro giusto livello, con me. Ero niente e sono tornata ad essere niente»

« Lo sai che non è vero...» c'erano così tante cose da obbiettare a questo, ma Sherlock non le diede il tempo « Però, sono giunto alla conclusione, che volevo che lo fosse. Sarebbe stato più facile averti accanto senza dovermi preoccupare, senza doverti tenere al sicuro...»

« Naturalmente... A John e a Martha... o a Rosie, non potevi applicare lo stesso ragionamento...»

« Con te era più facile » ammise senza guardarla negli occhi « Non ti saresti opposta e saresti sempre stata disponibile, all'occorrenza»

« Ma sicuro!» quasi gridò di rimando « L'idiota Molly Hooper, il topolino, il tuo personale tappeto, dove pulirti i piedi ogni tanto!»

« Mi fai sembrare un mostro...»

« Non un mostro, ma una macchina, un calcolatore indifferente, capace di selezionare e cancellare e poi di ripristinare all'occorrenza » Dio si sentiva male, aveva dimenticato come ci si sentiva ad essere usata da Sherlock Holmes. Tirò su col naso, trattenendo un singhiozzo.

E lui era lì come una statua, a parlare come un automa, senza intoppi nella voce che tradissero una qualunque emozione

« Hai sovvertito ogni mia logica... » continuò in maniera quasi atona « Perché se allontanarti da me doveva servire a non farmi preoccupare, non sapere niente di te mi ha quasi fatto impazzire. Non avevo il controllo sulla tua vita, sulle tue amicizie, sulle tue conoscenze. Mi chiedevo di continuo cosa facessi, se eri al sicuro o se qualcuno si stesse prendendo cura di te. » fece un lungo respiro e solo allora Molly si rese conto che stava tremando « Non capivo perchè tu potessi influenzarmi così. Più che altro non lo accettavo. Detesto dipendere dagli altri e cerco sempre una risposta razionale. Come ho detto, insistevo a credere che mi mancasse solo il patologo, quindi, ho cercato di andare avanti. Ma non ha funzionato. » la fissò di colpo« Hai capito perché dovevo trovarti?»

Annuì « Ero diventata una fastidiosa distrazione.»

«Volevo estinguere finalmente l'ossessione che avevo per la tua persona e ho sperato, davvero sperato, che avrei ripreso la mia vita senza più interferenze da parte tua» bene, almeno era stata una spina nel fianco « Ad un certo punto, ho iniziato a sognare la donna » aggiunse, facendola trasalire

«Questo non voglio sentirlo» non ora, non mai. Come poteva essere così crudele? « Lei era dolce e morbida » Molly fece una smorfia « mi faceva sentire al sicuro, in pace con me stesso e felice »

Una lacrima traditrice scese lungo la guancia della ragazza. Indietreggiò di un passo. Era ridicolo che volesse fuggire da casa propria, era lui a doversene andare

« Vattene » sussurrò

Sherlock parve non sentirla. O forse, non gli importava

« Non so di preciso quando è iniziato, ma capitava con una certa regolarità, quando ero più stanco e faticavo a tenere alta la guardia. » si avvicinò a Molly quasi inconsapevolmente « Solo che i dati non coincidevano...Non vedevo quasi nulla di lei, e anche se credevo che fosse Irene, cominciavo a dubitarne man mano che ai sogni si aggiungeva qualche particolare, un'imperfezione della pelle, un neo che non doveva esserci, il colore delle unghie... » fece un altro passo, facendola indietreggiare ancora

« Perché mi fai questo?» la voce di Molly era un sussurro strappato

« I sogni hanno smesso quando ho iniziato a cercarti. Ho pensato che fosse per l'esaltazione del caso... »

« Quindi te ne puoi andare »

« Ci ho provato. Ho preso quell'aereo e giuro che ci sono salito a bordo » ora Sherlock aveva invaso il suo spazio personale, costringendola con la schiena alla parete

« Cosa c'entro, io, con la donna?» chiese in un soffio

«Il fatto è che mi sono addormentato, durante il volo, e ho sognato di nuovo la stessa donna morbida ed accogliente che mi faceva sentire bene» Molly deglutì, ostinandosi a fissargli il torace. Non voleva ascoltare, ma la sua voce era inflessibile e si rifiutava di lasciarla stare « Poi è successa una cosa nuova. » aggiunse « La donna ha parlato...» scese ad accarezzarle l'orecchio con il suo respiro« Non era mai successo prima. » le scostò i capelli, e le carezzò il collo «Lo sai cosa ha detto? » Molly ora piangeva spudoratamente: perché non la lasciava in pace? « Ha detto: di che cosa hai bisogno?»

Certamente non aveva sentito bene.

Forse lo aveva solo immaginato, in un patetico tentativo di tenere fuori le vere parole della donna.

Sicuramente.

Non c'era altra spiegazione


Poi Sherlock le sfiorò con le labbra la pelle dietro l'orecchio ed il suo cervello andò in cortocircuito. Registrò a malapena di aver battuto la testa contro il muro, tale era lo shock e la sensazione di andare a fuoco là, dove la stava toccando. Piagnucolò e le sembrò di non essere nemmeno lei, una voce lontana, sconosciuta

sì... stava guardando la vita di un'altra , non era logico che questo accadesse a lei

« Molly, oh Molly... ho provato così tanto ad allontanarti... pensavo di proteggerti, ma ero solo un vigliacco» la ragazza cigolò quando la strinse alla vita facendola aderire a lui. Era stordita, incapace di connettere: come si era passati dal parlare della donna, a "questo"? Come si era passati dal fastidio che gli procurava, ai baci a bocca aperta sulla mascella? La spinse più forte contro la parete, come se volesse farcela entrare, l'aria le uscì dai polmoni e credette per un attimo che volesse liberarsi di lei schiacciandola.Pensò che non avrebbe avuto scampo. Sarebbe stato capace di farlo? Era davvero una minaccia così grande per lui?

Poi il mondo si capovolse e si ritrovò scaraventata sul divano a testa in giù, con uno Sherlock Holmes stravolto ed ansante ad almeno due metri di distanza da lei

« Questa conversazione non è andata come avevo previsto» provò, cercando di riprendere il controllo, ma tremava visibilmente e sembrava faticasse a respirare « Questa non è la mia area e preferisco fermarmi qui. »

Ah...

Lo stordimento che l'aveva tenuta prigioniera fino a quel momento si dissipò, facendo riemergere la rabbia e una spiacevole sensazione di inadeguatezza.

Maledetto consulente investigativo


Molly si portò a sedere con tutta la disinvoltura di cui era capace. Si riassettò la canotta che nella foga del momento era scesa da una spalla

« Non mi risulta che con la donna tu abbia lavorato secondo le tue aree di competenza. » sputò

« Due cose differenti»

« Davvero? » rise amara « Non sono quindi alla tua altezza? Mi vuoi abbastanza da iniziare, ma nella tua valutazione del caso, non ne valgo la pena?» questo era il massimo dell'umiliazione « Sai una cosa? » lo raggiunse a testa alta, puntandogli un dito al petto e scandì ogni parola premendolo con forza al suo torace. Domani avrebbe avuto dei buchi a forma di dita, o lei si sarebbe fratturata una falange « Io valgo. Molto più di te e molto più della tua signora Adler e non ho bisogno della tua pietà o delle tue false lusinghe »

Sherlock chiuse gli occhi inspirando profondamente

« Questo è vero » esalò, afferrandole li polso « Ma hai completamente travisato le mie motivazioni »

« Non vedo altri motivi!» replicò tentando di liberarsi

La attirò nuovamente a sé intrappolandola, bloccando anche l'altra mano che batteva arrabbiata contro il suo torace.
Era confuso, strappato dal desiderio di fuggire e travolto dal bisogno di trattenerla. Non riusciva quasi a respirare ad averla così vicina, ed era ridicolo che lui, che aveva inscenato la propria morte, smantellato da solo la rete di Moriarty, subito torture, affrontato criminali, tremasse di fronte a questa piccola donna.

Molly si divincolava senza speranza, furiosa e mortificata. Persino in quel momento, Sherlock era stato capace di rintanarsi in quel suo palazzo mentale, il suo viso una maschera vuota, il suo sguardo fisso, oltre lei.

« Lasciami subito » sibilò e gli avrebbe dato un calcio alle parti basse, se non avesse deciso di tornare al mondo proprio in quel preciso istante

« Troppo intenso… » lo sentì mormorare.

O almeno credeva di averlo sentito

« Cosa?… »

« Troppo intenso » ripetè più forte, schiarendosi la voce. Allentò la presa, ma non la lasciò, lo sguardo agganciato al suo « Mi sento… sopraffatto, senza controllo » Molly era senza parole « Il sesso non è altro che un atto meccanico, necessario alla riproduzione e allo sfogo degli istinti primordiali… cosa… cosa c'entra con la mancanza di respiro e le montagne russe nello stomaco? »

« E' quello che provi? » chiese Molly in un sussurro. Sherlock fece un breve cenno del capo « E non ti è mai capitato prima?...» negò, senza staccare gli occhi da lei.

Ora, la cosa non le era passata per la testa nemmeno di sfuggita, era ben consapevole che quando si trattava di emozioni e di sentimenti, il detective si muovesse come in un campo minato. Ma lo aveva visto scambiarsi effusioni con la Adler e aveva immaginato che fra loro ci fosse qualcosa, che gli eventi di Sherrinford gli avessero aperto un mondo nuovo e che lo stesse esplorando con lei, forte dei suoi sentimenti per lei

«... e la donna?»

« Un'ottima insegnate. Una valvola di sfogo, un'interessante passatempo...» l'espressione sconvolta del patologo fra le sue braccia lo spinse a spiegarsi meglio « Ero tentato... » farfugliò « C'era un dolore nel mio petto, dopo Sherrinford... la consapevolezza di non essere onnipotente e di poter...perdere... » deglutì rumorosamente « I sentimenti non sono la mia area... temevo di ricominciare a farmi...»

« Avrei potuto aiutarti...» mormorò dolcemente Molly. Aveva smesso di combattere e si era abbandonata completamente a lui

La smorfia che Sherlock fece, era quasi di dolore fisico « Tu dovevi uscire dalla mia vita, avresti dovuto accettare di essere messa da parte, ed io non avrei più dovuto preoccuparmi per te…»

« Non è un buon ragionamento, Sherlock»

« E' naturale, per me, catalogare cose e persone in compartimenti. O almeno credevo che lo fosse... Comunque» riprese «ho valutato che sarebbe stato efficace e relativamente innocuo beneficiare delle endorfine rilasciate da un buon rapporto sessuale...»

« Non molto etico...»

« Miss Adler sa calcolare rischi e benefici...»

Molly fissò l'uomo di fronte a lei. Aveva fatto un gran casino della sua vita, ed invece di scegliere la via più semplice, aveva naturalmente optato per quella più complicata, creando dolore a lei (alla dominatrice assai improbabile ) e, a quanto pareva, anche a sé stesso.
Un uomo tanto intelligente, ma così deficitario
Si chiese se avesse compreso fino in fondo le implicazioni della sua confessione o se navigasse ancora in acque sconosciute.
Era teso e pallido, come se fosse sul punto di svenire o gli fosse stata diagnosticata un morbo incurabile. Probabilmente si considerava vittima di una qualche malattia o non si spiegava come facesse, un uomo controllato come lui, ad avere le mani sudate e a faticare quasi a respirare... Le venne da ridere perché per una volta era lei la più forte, fra loro

« Correggimi se sbaglio» iniziò Molly « Mi stai dicendo che eri troppo sopraffatto dall'amore per me, che hai scelto di negarlo e invece che venire a scoparmi a sangue, hai scopato Irene Adler? »

Sherlock sbattè le palpebre, ed inspirò bruscamente.
Non l'aveva mai sentita parlare in quei termini e l'immagine che gli era apparsa davanti agli occhi l'aveva fatto quasi retrocedere. Non si era reso conto che la sua camicia era tenuta strettamente da due piccoli e tenaci mani.

« Io...» boccheggiò. Era disorientato. Gli aveva attribuito... amore? «... Non ho mai parlato di “amore”» replicò in un tentativo di riprendere il controllo

« Non è servito... » Molly recuperò i pochi centimetri che li separavano ancorandosi alla stoffa ancora più saldamente « Parlano i fatti. .. Se non ti importava di me perché era così importante allontanarmi, per tenermi al sicuro?»

« Eri una distrazione di troppo che non potevo permettermi...»

« E allora, perché non andare avanti con la tua vita? Quale modo migliore per cancellarmi, una volta che me n'ero andata? » inspirò il suo odore, un misto di sudore e spezie « Se non ti importa di me... perché hai le pupille dilatate e» gli prese il polso « i battiti accelerati? »

« Una reazione meccanica... »

Molly si portò il polso alla bocca. Lo baciò, indugiando sulla pelle pallida. Fece scivolare fuori la lingua; nulla di volgare o grossolano, solo un piccolo assaggio, il bisogno di vedergli sgretolare la facciata.

Sherlock inspirò bruscamente.

Era surreale.
Tutto quanto.
Intanto, lui non era capace di amore, al massimo di cura, o devozione. Poi era impossibile che una bocca così educata ed istruita potesse evocargli sensazioni così... sporche? ... No... non proprio, o almeno non come effetto principale...


Sentiva ogni leggero colpo di lingua nello stomaco, e dovette pescare fra le nozioni classificate come inutili, per riconoscerle per quello che erano: farfalle. Ne aveva ricercato il significato per curiosità, dopo che la vittima di un caso a cui aveva lavorato, asseriva di essersi fidata dell'individuo che le aveva prosciugato il conto, perché fra loro c'era una forte intesa e lui le faceva sentire, testuali parole, le farfalle nella pancia. Il che era impossibile.
Anche ammettendo di poter ingoiare premeditatamente o accidentalmente delle larve, era scientificamente inattuabile che si schiudessero nello stomaco per solleticarlo con le loro ali.
Un'approfondita anche se breve ricerca, convalidò il suo pensiero, imputando il fenomeno ad una manifestazione dello stress, dovuta a situazioni di pericolo, di paura o di forte emozione...

Forte emozione...

Era dunque quello, che stava provando? Secondo il calcolo delle probabilità, scartando il pericolo e la paura... paura di Molly? Andiamo!...


Gemette ad alta voce quando Molly prese a succhiargli il dito medio, di colpo consapevole di quanto fosse teso il tessuto dei pantaloni. Perché non sapeva darsi un contegno? Come mai l'unica cosa che vedeva e sentiva era quella bocca cattiva che succhiava il suo dito ,e quella lingua dolce che mandava una scossa al suo inguine ogni volta che lo assaggiava?

« Se non ti fermi subito non rispondo delle mie azioni » la avvertì in una bassa minaccia

« Da quando, Sherlock Holmes non sa mantenere i nervi saldi?»

Il detective trattenne il respiro, mentre Molly si infilava il suo dito medio in bocca, ipnotizzato dal lento movimento dentro e fuori, una sensuale imitazione dell'atto sessuale... Se quella era una sfida, era certo di averla persa

« Cosa mi rispondi, Sherlock?» incalzò maliziosa.

Non era mai stata di una tale audacia, ma era cambiata parecchio da quando viveva a Miami. Era divenuta meno riluttante, capace di cantare in pubblico o di raccontare barzellette nel bel mezzo di un'autopsia, senza correre il rischio di essere derisa o criticata. Gli americani avevano uno spiccato senso dell'umorismo, e anche se prendevano il lavoro e la vita sul serio, sapevano divertirsi, e facevano il possibile per mettere l'altro a proprio agio.
Si chiese se non stesse esagerando con il detective, ma poi, se avesse voluto, a quell'ora sarebbe stato già a metà strada per l'aeroporto.

Quello fu l'ultimo pensiero coerente di Molly

Non seppe come iniziò, o quando. Semplicemente, si ritrovò con la lingua di Sherlock in bocca, di nuovo ad annaspare per l'aria, a lottare per tenere il passo, divorata, assaggiata, esplorata.
Non c'era un punto della sua bocca che lui non avesse raggiunto. Mio Dio! Stava succhiando la lingua di Sherlock!
Si aggrappò al suo collo e venne sollevata, lo cinse con le gambe e non potè evitare di sciogliersi in un lungo gemito quando il suo centro si strofinò contro la durezza del detective.

Questo fece finire il bacio.

Già si immaginava un brusco ritorno alla realtà con rifiuti, scuse e inevitabili addii, in cui lei restava a ricostruire nuovamente la sua vita sentimentale. Non dire stronzate, Molly, tu non hai una vita sentimentale.
Invece Sherlock non smise di trattenerla. Annaspava, come un uomo che aveva rischiato di annegare, e l'occhio era velato di passione, ma anche stranamente lucido, come se stesse combattendo una battaglia di emozioni

« Stai bene?» gli chiese mordicchiandogli il mento. Che fosse dannata. Se stava per essere respinta, ne avrebbe approfittato finché avesse potuto

« Non lo so...» le rispose ad occhi chiusi « questo è così... diverso...»

« Diverso ma... buono?» sperò, leccandolo dalla mascella all'incavo della spalla

Sherlock barcollò.

Tutto questo era disorientante. Le pulsazioni del suo membro non erano mai state tanto intense, sentiva il sangue scorrere nelle vene e gettarsi a capofitto nelle palle, e voleva impalarla lì, dove si trovava per cessare subito quella agonia. Poi sentiva il suo odore, l'umidità della sua fessura anche attraverso la biancheria.
Sentiva ogni centimetro della sua pelle toccarlo, e non voleva altro che assaggiare ogni angolo del suo corpo, baciarla, abbracciarla, stringerla. Aveva un tale bisogno di lei, tutto di lei, e non sapeva come impedirsi di perdere la testa.
Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, in cerca di qualcosa di intelligente da dire, ma erano andate le deduzioni, le macchinazioni, le manipolazioni e persino le nozioni. Era come se la sua vita fosse tutta concentrata in quell'unico momento, il prima una nebbia insignificante ed il dopo... la realtà era che non riusciva a pensare ad un dopo, non con le mani di Molly fra i capelli.
Non aveva mai sentito la donna, in maniera altrettanto forte, non come se ogni sensazione si facesse strada sotto pelle, non come se lei si insinuasse sotto pelle o direttamente... deglutì alla realizzazione... al cuore.


Quello fu il momento in cui Sherlock Holmes capì

Sentì la tensione finalmente lasciarlo, mentre modellava il proprio corpo a quello di lei, e mandava il residuo del suo contegno a puttane, reclamando la bocca di Molly come sua. Non era il bisogno, a muoverlo, ma il desiderio di diventare con lei, e con lei soltanto, una cosa sola.
La spinse sul divano senza interrompere il bacio, si sistemò fra le sue gambe e fece sentire a Molly quanto la desiderasse.
Era duro al limite del sopportabile.
Diede due leggere spinte al suo centro e lei si inarcò al contatto con un cigolio di sorpresa. Non era il tempo dei preliminari, non questa volta, tanto era il desiderio: se avesse atteso troppo a lungo sarebbe venuto nei pantaloni.

Molly lo aveva seriamente, seriamente fottuto

Aprì con urgenza la patta dei pantaloni e si prese in mano, pompando un paio di volte

« Ora» le disse fra gli ansiti « Intendo fotterti a sangue, come avrei dovuto fare molto tempo fa» Molly non ebbe il tempo di reagire, o di protestare ( non che lo avesse voluto, naturalmente ), che Sherlock le aveva scostato gli shorts e gli slip e si era spinto in profondità dentro di lei.

Urlò all’invasione

« Confermami che è un modo di dire, Molly»

« Cosa???» chiese sobbalzando ad ogni spinta

« Fotterti a sangue... Non voglio farti del male e non credo» si immerse in lei con colpi sempre più veloci « di resistere a lungo per poterlo fare »

Molly quasi rise
Salvo che Sherlock era l'immagine della lussuria e del selvaggio, irriconoscibile senza il suo solito self-control, e lei si sentì arrivare con una tale scarica, un fulmine fra le gambe, che la fece inarcare, e stringere le pareti intorno allla sua durezza.
Quello sembrò solo peggiorare una situazione già al limite.
Ringhiò, spinse per toccarla ancora più a fondo, la mascella serrata per lo sforzo, i denti digrignati; il ritmo si fece incalzante esaltato dalla visione di lei che sobbalzava ad ogni colpo, assolutamente ed irreparabilmente sfatta. Poi un'onda lo travolse, un brivido partì dal suo membro, gli percorse il corpo, gli riempì il cervello di un bianco assoluto, e con gli ultimi scatti del bacino, riversò tutto il suo seme in Molly.

Si accasciò su di lei, il respiro in rantoli duri.

Era così dolce e intimo che fu tentata di avvolgergli le braccia intorno, per trattenerlo a sé.
Invece attese, dolorosamente consapevole che avrebbe riacquistato la facciata, negando o fingendo che questo fosse mai successo…
Il tempo parve allungarsi mentre i loro respiri si normalizzavano

« Non so quale era il tuo piano quando sei venuto qui» disse alla fine, incapace di trattenersi oltre

Sherlock si irrigidì impercettibilmente « Ah già… Il mio piano… » si sollevò sui gomiti per fissarla negli occhi « Temo di essere stato travolto... da qualcosa che va oltre la mia... area... » Molly aggrottò la fronte « Ho... paura di non sapere come muovermi...»

« Mi sembra che tu ti sia mosso benissimo...» il detective alzò gli occhi al soffitto « Ok, ok scusa... Cercavo di sdrammatizzare... non è che muoia dalla voglia di sentirti dire che è stato piacevole, ma che non può... funzionare... »

« Lo sai che è vero... » Molly distolse lo sguardo « Sono una persona terribile, scostante, priva di tatto, egoista, petulante e capricciosa... Trovo inutili gli scambi affettivi, ricordare date ed avvenimenti, le cene romantiche e se è per quello trovo stucchevole ogni forma di romanticismo... »

« Ok... » mormorò sconfitta. Lo sapeva che sarebbe finita così, era troppo preso dalle proprie convinzioni per ammettere qualunque cosa... Almeno ora sapeva cosa si provava ad essere sotto di lui...

« Però...» aggiunse, attirando la sua attenzione « la distrazione derivata dal non sapere nulla di te è stata disarmante e per mia grande sfortuna, una volta che ho provato a lasciarti alla tua vita, sono stato nuovamente sopraffatto dal… vuoto e dalla mancanza. » chiuse gli occhi alla ricerca delle parole « la tua, mancanza, a quanto pare… » Molly rilasciò un cigolio, incerta di aver capito bene « Oh, non fare quella faccia! Non una cosa così semplice, non illuderti. Avrò bisogno di capire quanto in profondità tu abbia scavato. Per cui preparati a visite a sorpresa, lunghi soggiorni di studio presso il tuo appartamento, a proposito intendo proporre il mio talento al tenente Caine. Non ho mai visto un caimano e meno ancora, resti umani nello stomaco di un caimano… »

« Come? Cosa?… Cosa stai dicendo?»

« Andiamo Molly, credevo fossi più sveglia di John » questo gli fece guadagnare uno schiaffo sul torace « Il tuo lavoro qui è interessante e molto più vario che a Londra. Per questo trovo controproducente chiederti di rientrare. Non subito, almeno. Potrei prendere qualche caso, lavorare con te e, magari » si strinse nelle spalle « cercare il tuo appoggio ogni volta che lo stress minaccia di sopraffarmi o che sono annoiato…»

« Mi stai dicendo che non intendi lasciarmi alle spalle? »

« Ammetto che quello era l’intento iniziale, vedere con i miei occhi, testare il terreno… ingaggiare qualcuno che ti monitorasse in mia assenza...»

« Non credo alle mie orecchie!» Molly era esterrefatta. Non solo era venuto per spiarla, ma intendeva controllarla a vita! Che fine aveva fatto il rispetto per la sua privacy? Ma poi era di Sherlock che si stava parlando, cos’altro poteva aspettarsi? « Non dovrebbe essere difficile crederci... Ad ogni modo stiamo divagando perché non è questo il punto»

« E quale sarebbe?...Ti dispiace spostarti? Stai diventando pesante e non so se ho voglia di sentire che mi vorresti utilizzare come con la tua Irene, mentre ancora mi stai addosso...»

«No non come lei. Mai come lei » si affrettò a farle sapere, ma non si mosse, nemmeno quando provò a spingerlo via.

« Cosa sarei, allora? La tua coperta di Linus? »

Sherlock si disintonizzò per qualche minuto, prima di recuperarne il paragone «In effetti … è proprio così !» Molly rimase di stucco, mentre sorrideva come un pazzo « Io ho sempre avuto bisogno di te, non come patologo, amica, collaboratrice, complice, o, concedimi, amante… ma per tutte queste cose insieme! » la tenerezza con cui la guardò le fece venire le lacrime agli occhi. Se qualcuno le avesse raccontato che un giorno sarebbe successo, gli avrebbe riso in faccia « Ho detto qualcosa che non va? Perché piangi?»

« Perché sei un idiota, Sherlock! Perché sono scappata dall’altra parte del mondo per sfuggirti e anche se hai appena detto una cosa carina, poco prima mi hai fatto capire che non vuoi saperne di coinvolgimenti!» tirò su col naso, e si asciugò una lacrima col lembo della sua camicia

« Non l’ho detto. Ti sbagli. Ho detto di non essere bravo. In niente del genere. Anzi, faccio proprio schifo e in realtà nemmeno lo so quanto schifo, perché non è la mia area, ma sono un uomo che brama l’ignoto, la conoscenza e gli esperimenti…»

« Non sono un esperimento, Sherlock...»

«Molly… sono ancora su un divano, con una tua gamba appoggiata al mio… culo e il tuo calore che si strofina energicamente sul mio inguine, ad ogni singulto che fai. In passato un tale evento, non debitamente programmato, sarebbe stato da me ignorato. In questo momento, mi scopro a non saper pensare a nient’altro e devo assolutamente capire il perché. » le mise una mano sotto il sedere e la spinse verso di lui, per farle sentire quanto fosse ancora duro « Io sono l’esperimento, non tu… »

« Che cosa mi chiedi?» sussurrò

« Di guidarmi, di tollerarmi e di… » deglutì « sopportare tutte le mie stranezze. Fatico a comprendere, ma il senso di beatitudine e leggerezza che provo in questo momento, non può essere solo un caso » chiuse gli occhi e poggiò la fronte alla mascella di Molly« Giuro, lo giuro, non ho mai provato una tale euforia nemmeno dopo aver risolto un caso, e la cosa più strana è che non ho più la mente sovraffollata… sono in pace... » lasciò che le sue parole aleggiassero nell’aria, cullato dal respiro di Molly e dai lenti cerchi che aveva preso a disegnargli fra le scapole « Che cosa mi hai fatto?» chiese, meravigliato di godere di una cosa tanto semplice

« Nulla » La realtà era che aveva fatto tutto da solo, lasciando che lentamente i sentimenti venissero allo scoperto. Non era mai stato un automa, o un sociopatico altamente funzionante, ma un uomo che aveva paura. Una paura folle. Forse non avrebbe mai detto le parole giuste, ma Molly era una ragazza pratica e finché fosse stato capace di trovarla anche in capo al mondo, lei si sarebbe accontentata… « Quindi…» gli disse allacciando le gambe dietro la schiena « hai un problema da risolvere, mi pare… »

Sherlock diede un lungo gemito « Sei una ragazza cattiva Molly Hooper… »

« Non ne hai idea… Seconda porta sulla...»

«… destra, lo so » si alzò ignorando lo sbuffo di disappunto di Molly « Credi davvero che abbia passato tre mesi senza esplorare queste stanze? » chiese superando la porta della camera da letto con Molly aggrappata al collo

Ovviamente no.
Aspetta…ma... non erano due…?





Quindi ecco il finale. Se vi va i commenti sono molto graditi
  
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