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Autore: Sacchan_    07/09/2018    0 recensioni
La sabbia che scotta, il rumore delle onde, la bancarella ambulante che vende gelato e granite... Atsushi non avrebbe potuto chiedere niente di meglio per festeggiare quel giorno di improvvisa libertà che il signor Kunikida aveva concesso ai membri dell'Agenzia dei Detective Armati... Peccato che la scomparsa di Dazai mandi all'aria tutto! E il nostro giovane detective si ritroverà, suo malgrado, a doverlo cercare in lungo e in largo per tutta la spiaggia.
O meglio, la prima volta di Atsushi al mare!
Leggeri accenni di DazAtsu.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Atsushi Nakajima, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Atsushi liquidò Kenj pregandolo di tornare indietro; gli disse di restare insieme a Kyouka, di tranquillizzare quest'ultima in caso avesse iniziato a preoccuparsi della sua assenza; in realtà desiderò soltanto poter condurre quella ricerca in solitaria.
Già dal principio sospettò che quella missione era impossibile da portare a termine, -del resto quando mai il signor Dazai gli rendeva la vita facile?- ma farsi vedere dal signor Kunikida come uno su cui non si poteva contare era fuori discussione.
Il giorno in cui entrò nell'Agenzia il ragazzo promise a se stesso che avrebbe lavorato sodo, dando il massimo in ogni situazione; ora non doveva assolutamente venire meno a quell'impegno solo perché Dazai gli rendeva le cose impossibili o faceva di tutto per ostacolare i piani perfetti e giornalieri di Kunikida.
Rinnovando questo vigore Atsushi strinse i pugni a sé: la spiaggia era finalmente tornata calma, persino di quell'uomo appartenente alla Mafia si erano perse le tracce, perciò, ora che il pericolo era scampato, finalmente era giunto il momento di recarsi su quei famigerati scogli e guardare se il suo mentore si trovava lì; e anche se lassù Atsushi non l'avrebbe trovato, il ragazzo aveva già pensato a un piano di riserva: sfruttare l'altezza per perlustrare il panorama, attivando la super-vista che la sua Abilità gli donava.
Annuendo a se stesso fu pronto a scattare verso gli scogli, ma il tremendo pianto di qualcuno lo bloccò sul posto: il giovane detective si girò giusto in tempo per vedere un uomo sulla quarantina chiamare disperatamente qualcuno.
A giudicare dall'insistenza sembrò davvero disperato, al punto tale che Atsushi ne provò immediatamente compassione, dato che si trovava nella medesima situazione.
Assottigliando lo sguardo qualcosa gli ricordò di aver già visto quell'uomo da qualche parte: forse era per l'aspetto trasandato, il viso dotato di un leggerro accenno di barba o i capelli neri leggermente lunghi fino alla base del collo... sì, decisamente Atsushi, quell'uomo, lo aveva già incontrato e quando i loro occhi si incontrarono entrambi aprirono la bocca per lo stupore di essersi già visti da qualche parte. 
"Shounen!"
"Il dottore di quella volta!"
Atsushi lo ricordò bene quell'uomo, vestito da medico del quartiere, che gli diede quel prezioso consiglio nella lotta contro Lucy della Guild; certo, non immaginò che sarebbe arrivato il giorno in cui se lo sarebbe trovato di nuovo davanti, e ancora una volta era disperato e con il moccio al naso per il pianto.
"Non mi dica che ha perso di nuovo quella bambina?" Sospirò Atsushi incredulo: possibile che tutti i contrattempi del mondo si manifestavano sempre e solo a lui?
Dannato il signor Dazai! Come minimo si sarebbe fatto offrire la cena, quella sera.
"La mia Eliseee! Era dietro di me e mi sono allontanato solo per prenderle un gelato e poi non c'era più." Spiegò quell'uomo tormentato, strofinandosi gli occhi, per poi scoppiare in un pianto disperato, che il detective dell'Agenzia trovò alquanto esagerato. In realtà quello avvilito e demoralizzato doveva essere lui.
Atsushi pensò a come evitare questo nuovo problema quando si vide afferrare le mani da quello strambo uomo, con l'espressione sempre più angosciata.
"Ti prego, dimmi che l'hai vista!" Lo implorò, stringendogli forte le mani, ma così forte che Atsushi fu tentato a lasciar andare la presa immediatamente per evitare che gli facesse del male. Quell'uomo appariva magro, ma di forza ne aveva. 
"Ecco, mi dispiace, io... non ricordo nemmeno che aspetto aveva quella bambina..." Dichiarò con onestà.
In verità sperò che così facendo l'uomo lo lasciasse perdere e tornasse alla sua ricerca da solo, così anche lui sarebbe tornato sulle tracce del signor Dazai, ma capì ben presto che non c'era niente da fare, che quella non era giornata e che tutto gli sarebbe andato storto.
"Che cosa farò se le succedesse qualcosa? E se affogasse? Come potrei giustificarmelo per tutta la vita?"
Un brivido corse giù per la spina dorsale di Atsushi: il signor Dazai era un uomo adulto e vaccinato, consapevole, o forse, delle sue azioni, ma una bambina? I principi dell'Agenzia ponevano il benessere dei cittadini al primo posto, se avesse lasciato perdere sarebbe stato come tradire il credo del luogo dove lavorava; avrebbe prontamente deluso tutti coloro che credevano in lui solo per essersi rifiutato di aiutare un uomo in difficoltà, nella ricerca di una povera e innocente bambina.
Atsushi si rassegnò presto all'idea che sarebbe tornato da Kunikida senza aver trovato Dazai. Si arrese anche all'idea di subire una ramanzina da suoi colleghi per essere così inutile come detective, ma forse avrebbe ricevuto delle lodi per non aver ignorato la richiesta d'aiuto di un uomo in difficoltà.
"Ok, allora... che aspetto ha questa bambina?" Domandò Atsushi gentilmente, sperando così di quietarlo; forse grazie al tono garbato che usò, unito al suo sorriso rassicurante, l'uomo lo lasciò andare, strofinandosi gli occhi e riacquistando un certo contegno.
"Si tratta di una adorabile bambina con lunghi capelli biondi legati in una coda e grandi occhi azzurri. Ha un costumino rosa con dei fiocchetti neri, gliel'ho regalato io proprio perché le avevo promesso che l'avrei portata in spiaggia oggi."
"Bene, allora direi che ora non ci rimane che andare in giro a chiedere se qualcuno l'ha vista..."
Immediatamente Atsushi si congelò: quella descrizione non apparteneva forse alla ragazzina che,proprio poco prima, aveva tirato un gavettone contro l'uomo della Port Mafia? Quell'uomo stesso non l'aveva forse chiamata per nome prima di rincorrerla? Più ci rifletteva più Atsushi pensò che il nome di quella bambina era proprio Elise.
"Un momento..." Deglutì il ragazzo a disagio. "Non sarà che anche quest'uomo fa parte della Port Mafia? E se mi sta approcciando apposta per tendermi una trappola?"
Atsushi condannò se stesso per aver mandato via Kenji, quando forse era meglio restare in coppia proprio per far fronte a una situazione simile. E ora come si sarebbe tolto da quell'impaccio?
Come avrebbe evitato a quell'uomo dei sospetti che aveva capito il suo piano? Sempre ammesso che la sua teoria fosse giusta e non stava travisando tutto come al solito.
"Tutto bene, shounen?"
Appena si sentì chiamare Atsushi si ricompose: doveva farsi vedere in modo naturale, fare finta di niente e ignorare i suoi sospetti; il piano migliore che la sua testa gli diceva era quello di aiutare l'uomo a trovare la bambina il prima possibile, per poi liquidarlo immediatamente.
Quel punto della spiaggia si stava rivelando affollato di nemici, e quello doveva essere un giorno di vacanza per i membri dell'Agenzia!
"Assolutamente sì! Allora... proviamo come prima cosa a vedere se..." Atsushi cercò di ricordare la direzione che aveva preso Nakahara Chuuya. I suoi occhi eterocromatici incrociarono il bar di uno stabilimento balneare. "Ecco! Possiamo iniziare da lì a chiedere, che ne dice?"
"Ti seguo, ragazzo." Rispose l'uomo evidentemente sconsolato.
Sul suo viso Atsushi ne lesse la totale amarezza, unita alla sincera preoccupazione e, per quanto ne provò pena, decise che restare in guardia era la scelta più saggia da fare, onde evitare che la sua persona venisse danneggiata da una trappola a sorpresa. Troppe volte l'Agenzia si era ritrovato a soccorrerlo, sebbene ormai la taglia sulla sua testa era stata ritirata dal capo della Gilda in persona.
Mezz'ora dopo Atsushi si rese conto che quella bambina doveva essere per l'uomo una fonte di preoccupazione tale uguale a come Dazai lo era per lui: nonostante entrarono in più di un bar nessuno reclamò la presenza di una bimba solitaria, senza un adulto accompagnante.
Il giovane provò pure a rintracciare Chuuya Nakahara tra i turisti e i bagnanti, ma persino quest'ultimo sembrava dileguatosi nel nulla e l'uomo pareva sempre più sull'orlo di una crisi di panico più le ricerche andarono avanti e si rivelarono infruttuose.
La cosa bella, per Atsushi, fu che per quanto girò alla ricerca di questa bambina, sfruttando la cosa come un pretesto per cercare quella dannata macchina spreca-bende, come lo chiamava Kunikida, nemmeno di Dazai c'erano tracce da qualche parte.
Alla fine, lui e l'uomo si trovarono stremati, a causa del sole e della ricerca, seduti sulle sedie di un tavolino, sotto il gazebo di uno stabilimento balneare.
Guardandosi attorno Atsushi intuì persino di essersi parecchio allontanato da quello che era il suo obbiettivo iniziale: addio scogli e addio punto di osservazione.
Fortunatamente l'uomo lo distolse da quel pensiero, richiamando la sua attenzione, mentre si asciugava la fronte dal sudore usando un fazzoletto di stoffa.
"Mi dispiace di averti trascinato con me, sicuramente avevi altri piani per oggi pomeriggio..."Si scusò chinando il capo, e proseguì le sue scuse elencando quanto quella bambina fosse importante per lui, di come la sua assenza lo faceva sentire indifeso perché quella bambina era in realtà la sua forza.
Atsushi lo continuò a fissare chiedendosi se il sospetto su di lui era poi fondato oppure no; certamente voleva ancora allontanarsi e abbandonarlo, ma farlo senza un'apparente ragione sarebbe stato alquanto sospetto e finora quell'uomo non aveva dato segnali di ostilità verso di lui.
L'unica cosa che aveva fatto finora era crogiolarsi nella sua disperazione perché la sua adorata Elise non si trovava da nessuna parte.
"Oh, uhm, non c'è problema, dico davvero. Il fatto è che anche io sto cercando qualcuno, e ho approfittato della situazione per cercare di trovarlo, ma..." Lasciò scivolare il mento fino alla superficie del tavolino mostrandosi così sconfitto e scoraggiato. "...penso che tornerò da chi mi ha chiesto di cercarlo a mani vuote."
Davanti ad Atsushi quell'uomo giunse le mani sotto al mento e gli sorrise affettuosamente.
"Questa persona che stai cercando sembra davvero darti tanti grattacapi."
Le spalle di Atsushi subito si raddrizzarono, lasciando intendere il dovere di spiegarsi meglio. Certamente il signor Dazai rappresentava una delle sue primarie fonti di preoccupazioni, eppure per quante volte gli avrebbero chiesto di cercarlo e farlo tornare in riga a causa della sua svogliatezza Atsushi non avrebbe mai detto di no.
"La verità è che io devo molto a quest'uomo! Ma a volte vorrei che si comportasse da adulto quale dovrebbe essere, così che io non debba sempre preoccuparmi per lui..." Farfugliò imbarazzato Atsushi, non capendo nemmeno perché  avesse avvertito il bisogno di dover dare delle spiegazioni a uno sconosciuto.
L'uomo inclinò lo sguardo interessato. Sotto effetto di quegli occhi Atsushi non poté fare a meno di continuare imbarazzato la sua spiegazione, abbassando lo sguardo per evitare un contatto diretto.
"Cioè, quello che voglio dire è che questa persona che sto cercando è quanto di peggio possa esistere: è pigro, e non è ligio al dovere per niente, se può evitare qualcosa che non gli va a genio lo farà sicuramente ed è la mia causa costante di guai! Nonostante ciò... lo ammiro molto perché sa sempre qual è la cosa giusta da fare in qualsiasi momento."
"Capisco. Quindi è davvero una persona importante."
Atsushi portò una mano al collo strofinandolo imbarazzato, ridendo nervosamente. Inconsapevolmente stava persino dicendo a qualcuno di estraneo, e che poteva benissimo trattarsi di un nemico, qualcosa di sconveniente; per fortuna che l'uomo sembrò essersi accorto del suo disagio e si era volutamente inserito nel discorso per lasciarlo cadere esattamente come era nato. Chissà se lo aveva fatto, senza volerlo, o aveva intuito che il ragazzo si era messo con le mani nel sacco da solo? Atsushi preferì non trovare una risposta.
Quando poi il cellulare di quel signore, ancora senza un nome, squillò la suoneria di un messaggio immediatamente provò sollievo: temeva davvero che avrebbe finito col dire qualcosa di troppo.
Dopo aver letto il messaggio l'uomo saltò in piedi, . balzando di gioia. Il tutto sotto lo sguardo attonito di Atsushi.
"Hanno trovato la mia Elise!" Esclamò accarezzando il dispositivo come se fosse il tesoro più prezioso del mondo.
"Ah, ehm... mi fa piacere per lei. Non serve che l'accompagni, vero, signor...?"
L'uomo ripose il cellulare dentro la tasca dei pantaloni prima di rispondergli.
"Rintaro. Effettivamente quella volta non ho avuto la possibilità di presentarmi." Piegandosi appena sulle ginocchia Rintaro porse la mano ad Atsushi, mano che il ragazzo esitò per un secondo o due prima di stringere, ma che alla fine accettò.
La stretta di Rintaro fu vigorosa e forte, talmente salda che per un attimo ricordò ad Atsushi quella di Fukuzawa, forse questa sensazione era dovuto al fatto che i due uomini sembravano avere all'incirca la stessa età.
"Permetti un consiglio, giovane?" 
"Ehm, certo!" Rispose Atsushi titubante, per la serietà con cui l'uomo, finalmente presentatosi con il suo nome, lo aveva guardato negli occhi e parlato.
"Noi ci innamoriamo non quando troviamo una persona perfetta, ma quando arriviamo a considerare perfetta una persona imperfetta."
Le palpebre di Atsushi sbatterono più di una volta, prima che il suo cervello collegò le parole al significato e le guance si colorarono di rosa a causa dell'imbarazzo.
"Ma io non ho mai detto che...!"
Rintaro si portò le dita alle labbra ghigando leggermente, divertito dalla situazione.
"Uhuhuh, è solo un aforisma di chissà quale filosofo. Non darci troppo peso, shounen, mi sembrava solo adatto al momento."
Atsushi si strinse nelle spalle per l'imbarazzo, nel frattempo che Rintaro si allontanava salutandolo con la mano.
Decisamente Dazai avrebbe dovuto pagare anche per questo, rimuginò il giovane alzandosi dalla sedia e incamminandosi nel verso opposto che aveva preso Rintaro.
Tanto continuare a cercare quel pazzo suicida di Dazai era completamente inutile, visto tutto il tempo che era passato; Atsushi pregò che Kunikida non lo sgridasse eccessivamente per la sua incompetenza, o meglio che si fosse quietato e avesse dimenticato del compito che gli aveva assegnato.
Alle sue spalle il sole aveva già iniziato ad assumere i toni rossastri tipici del tramonto.


(e nemmeno stavolta Atsushi ha rintracciato il suo obbiettivo)
   
 
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