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Autore: _ Arya _    08/09/2018    3 recensioni
Killian Jones, 18 anni, è l'unico mago al mondo ad essere stato posseduto da un Obscurus per oltre 14 anni ed essere riuscito a liberarsene. Dopo aver trascorso l'infanzia nell'oscurità, la sua vita è lentamente tornata alla normalità.
È sull'Espresso diretto alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, insieme ad Emma Swan, la giovane e bellissima Salvatrice. Riusciranno, nonostante le loro differenze e divergenze ad unirsi come lo Yin e lo Yang per prepararsi ai tempi bui e la guerra che attende il mondo magico?
La trama segue in parte le vicende di Harry Potter e ci sono dettagli di Animali Fantastici e Dove Trovarli. Non serve necessariamente conoscere nei dettagli la saga per riuscire a seguire perché molte cose cercherò di spiegarle io.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire, Regina Mills
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Harsh Truth



KILLIAN POV

-Che... cosa?
Non ci credeva. Ovvio. Probabilmente pensava che la stessi prendendo in giro – il che sarebbe stato umorismo molto nero.
Oppure non voleva neanche prendere in considerazione che potesse essere vero.
-Sono serio, Emma. Ho ucciso mio padre.
-Cosa vuol dire che hai ucciso tuo padre...
-Esattamente quel che è. Non nella mia forma, ma cambia ben poco.
Ero stato io, poco importava che fosse successo durante la trasformazione. Avevo perso il senno? Certo. Ma forse, se non si fosse trattato di lui, avrei trovato uno spiraglio di lucidità... se mi fossi trovato davanti mia madre, Milah o una qualsiasi altra persona... chi mi assicurava che non mi sarei fermato in tempo? O forse non sarebbe cambiato niente, ma non lo avrei mai saputo.
E mai, mai avrei dimenticato il corpo esanime e spezzato di mio padre. Ricurvo a causa di tutte le ossa spezzate, gli occhi ancora aperti nella loro maschera di terrore.
E mai, mai avrei dimenticato di essere stato io a causarlo.
-Killian, non è vero... cambia tutto! Io... io so poco degli Obscurus, so quello che è scritto nei libri ma... non eri in te.
Solo quando passò la mano fredda sulla mia guancia mi resi conto di stare piangendo, ma non ebbi neanche le forze per contrastare le lacrime. Avevo già fatto la figura del rammollito davanti a tutta la classe, tanto valeva continuassi a farlo anche davanti alla mia ragazza.
Ero totalmente impotente, e soprattutto mi chiedevo come facessi a non disgustarla. Come potesse non fuggire a gambe levate.
Non avevo le forze per chiederglielo e forse questo mi rendeva una persona orribile – ma non potevo perderla. Non volevo perderla. Era la prima persona con cui riuscivo ad essere me stesso completamente. In tutta la mia vita, non avevo mai avuto nessuno con cui poter condividere ogni aspetto della mia vita. Fino ad ora.
-Vuoi sapere quello che non è nei libri?
-Cosa? Non... cioè, non è che non voglio ma... posso solo immaginare e... non posso chiedertelo. Io... io mi fido di te, non serve.
-Dai, sediamoci. Non me lo stai chiedendo tu, è qualcosa di cui è giusto parlare. È stato parte di me per più di 10 anni...
-Se... se sei sicuro...
-Certo.- le assicurai, accennando un sorriso. Il solo fatto che non le importasse sapere mi convinse ulteriormente a farlo. Era diversa da chiunque avessi conosciuto, si fidava di me pur potendo immaginare le cose orribili che avevo fatto, e sapendone poco e niente. Quello era il genere di relazione che avrei voluto evitare ma, allo stesso tempo, era più di quanto avrei sperato di poter trovare.
Le presi quindi la mano e la portai all'ultimo banco in fondo all'aula, dove ci accomodammo in silenzio, semplicemente guardandoci. Era davvero bella, ma le occhiaie rendevano evidente il fatto che non avesse dormito molto più di me. E come poteva essere altrimenti? Era stata la prima a trovare il corpo privo di vita di quel bambino... e l'unica che ne aveva avuto una visione completa. Dio...
-Prima dimmi come stai tu.
-Sto... abbastanza bene. Ho già visto la morte più di quanto avrei voluto. Sembra orribile da dire, ma sono abituata. Ovviamente sono sconvolta, ma non più degli altri.
Annuii, cercando di studiare attentamente il suo sguardo. Sembrava sincera. Era sincera. Dopotutto, sapeva di non avere alcuna ragione di mentirmi... no?
-Siamo in due ad aver visto cose orribili allora.
-Già.
Poi restammo ancora un po' a guardarci, al che mi domandai se non sarebbe stato meglio andare nel nostro posto. Nella Stanza delle Necessità era sempre stato più facile parlare.
Ma in fondo, era sempre lei. Ero sempre io. Eravamo noi, il posto in cui ci trovavamo non avrebbe dovuto fare la differenza.
-Quando vuoi sono pronto.
-Ok, ma se in qualsiasi momento non dovessi più sentirtela...
-Per chi mi hai preso, Swan. Senti, ho avuto un momento di debolezza ma sto alla grande.
E non avrei certo permesso che un secondo momento di debolezza mi prendesse di nuovo alla sprovvista. Forse parlarne e finalmente condividere quell'esperienza con qualcuno in grado di capirmi, mi avrebbe addirittura alleggerito.
Cominciai quindi a raccontarle della prima volta che avevo manifestato la magia, o meglio, conclusi ciò che avevo iniziato giorni fa a raccontarle, stavolta senza escludere la parte spiacevole. Rimase subito colpita, ma forse neanche troppo: sapeva che diventare Obscurus voleva dire venir oppressa la propria indole magica.
Andai quindi avanti senza tralasciare il minimo dettaglio e mi resi conto che fosse più semplice di quanto avrei immaginato.

-Sei in punizione, per una settimana dopo scuola fili direttamente a casa! Niente pomeriggi a giocare fuori!
-Papà, io non volevo! Ti prometto che non lo faccio più!
-Me lo prometti da tanto tempo eppure continui! Non voglio repliche, ragazzino! Non lo voglio un mostro in casa mia, che ti sia da lezione per la prossima volta!
Brennan colpì il bambino così forte da farlo scivolare a terra, poi senza alcuna pietà si sbatté la porta alle spalle.
Più i giorni passavano e meno Killian riusciva a capire perché dovesse capitare proprio a lui. Lui non la voleva la magia, voleva essere un bambino come tutti gli altri, ma a volte non riusciva a controllare gli impulsi. Riusciva a fare cose senza neanche rendersene conto, ed i colpi che suo padre gli infliggeva facevano sempre più male. Perché suo papà non riusciva a capire che non lo faceva apposta?!
Con le lacrime che scivolavano lungo le guance, una color rosso porpora, si buttò sul letto e strinse forte a sé il maialino di peluche verde con cui dormiva da quando era nato.
Pianse, pianse fino a che ai suoi singhiozzi si unì un grugnito.
O forse aveva sentito male, non valeva la pena smettere di piangere per la sua sciocca immaginazione. Forse suo padre aveva ragione, forse aveva davvero qualcosa che non andava! La magia era qualcosa di cattivo, altrimenti perché sua mamma avrebbe rinunciato? Anche lui voleva rinunciare, solo che non sapeva come fare.
Un altro grugnito. E un altro ancora.
Veniva dal suo peluche.
Lo prese bene tra le mani e lo guardò, e quello grugnì un'altra volta. I peluche non grugnivano, almeno quelli senza batterie... e quel maialino non ne aveva, lo sapeva per certo.
-Smettila! Sta' zitto!
Un altro grugnito.
-Basta! Non voglio. Non voglio, voglio essere normale e forse papà mi vorrà bene! BASTA!
Lanciò il giocattolo sulla poltrona in fondo alla stanza e si strinse forte le mani, voleva farle smettere. Voleva smettere, era stufo di tutte quelle stranezze!
Il grugnito continuò, ma lui decise di non demordere e strizzò forte gli occhi cercando di concentrarsi il più possibile per farlo smettere. Forse, se avesse scoperto come far smettere la magia, alla fine sarebbe andata via da sola.
La testa gli faceva male e perse il conto dei secondi, dei minuti, o forse delle ore in cui rimase fermo in quella posizione con gli occhi chiusi.
Alla fine i grugniti cessarono.
In quello stesso istante, però, un dolore che non aveva mai provato prima lo percosse da capo a piedi. Iniziò a urlare, sembrava che i muscoli, le ossa, la pelle e perfino i capelli stessero andando a fuoco. E allo stesso tempo era come se centinaia di chiodi stessero penetrando la sua pelle... ed infine, quando il dolore passò il limite tra il sopportabile e l'insopportabile, esplose.
Esplose e si sentì trascinare via, fuori dalla finestra.
Quella fu la sua prima volta. La prima di tante, dolorose trasformazioni che avrebbero segnato la sua vita più di quanto immaginasse.

-Sai è... è un dolore difficile da descrivere. È come la Maledizione Cruciatus ma allo stesso tempo ti senti anche andare a fuoco. Fino a che non ho capito che non sarebbe successo, pensavo che sarei morto e... e lo desideravo. Purché il dolore smettesse. Durava solo pochi secondi, ma li percepivo come ore. Credo che senza averlo provato sulla propria pelle, non si possa neanche immaginare...
Un singhiozzo mi costrinse a fermarmi. Non il mio.
Alzai lo sguardo, che era rimasto fisso sulle mie mani mentre raccontavo, ed incontrai quello della mia bellissima Emma, segnato completamente dalle lacrime.
-S... scusa... sono... sono una...
-Scusa... dio, scusami tu! Io non volevo... non... mi sarei fermato. Dovevi dirmelo, non volevo... turbarti...
Rimasi fermo, non seppi neanche se abbracciarla. E se avessi peggiorato le cose? Se in quel momento l'ultima cosa che desiderava fosse il mio contatto? Non volevo farle male e tanto meno volevo vederla piangere per le mie parole. Forse avevo sbagliato...
-Sto... sto bene. È solo che... è così... così... come hai fatto a sopravvivere, Killian?
A quella domanda fissò lo sguardo nel mio, era seria. Si stava davvero chiedendo come facessi ad essere ancora vivo ed io, in tutta sincerità, non lo sapevo.
-Io... immagino perché volevo vivere. Anche quando volevo morire, volevo vivere. Col tempo mi sono abituato, ho incontrato persone per cui in quel momento valeva la pena vivere e... sai, avevo una ragazza. Milah. Credo sia stata la mia ancora.
-La senti ancora?
Scossi la testa. No, non la sentivo più da tanto tempo. Da quella notte d'inferno avevo totalmente tagliato i ponti col mio passato, un passato che comprendeva anche lei. Ma non l'avevo mai dimenticata e mai lo avrei fatto. E come avrei potuto? Forse, in fin dei conti, era il motivo per cui ero ancora vivo. Per cui ero diventato il primo Obscurus con un'anima possibile da salvare.
-E' crudele che non possa sapere di averti salvato.
-Lo so io. Lei andrà avanti con la sua vita, sarà felice senza di me e... e nonostante tutto, non la rimpiango.
-Cosa vuoi dire?
-E' andata come doveva andare. Non tornerei indietro, adesso ho te. Mi ero ripromesso di non affezionarmi troppo a nessuno, e invece...
-Che dolce! Ti sei affezionato a me?- mi prese in giro, ed inevitabilmente mi scappò una risata. Mi ero molto più che affezionato!
-Non osare chiamarmi dolce, Swan.
-Perché? Altrimenti che fai?
-Lo scoprirai, se mai dovessi commettere lo stesso errore...
Fece per aprir bocca, poi però sembrò cambiare idea e strinse le labbra, tornando seria. Non aveva idea di quanto avessi voglia di baciarla in quel momento, e ringraziarla per avermi fatto sentire molto meglio semplicemente ascoltandomi.
-E... poi? Cos'è successo? Solo se ti va, sai...
-Ah... certo. Certo.- ormai avevo deciso di andare fino in fondo, tanto valeva farlo subito. Se alla fine di tutto mi avesse ancora voluto, avremmo avuto tanto tempo per i baci e le chiacchiere. Era rischioso? Certo. Quella stessa relazione era rischiosa eppure, nonostante i miei buoni propositi, mi ci ero buttato a capofitto. A questo punto dovevo e volevo fare le cose per bene, lo meritava.
-All'inizio le trasformazioni sono state molto rare. Una volta al mese, una volta ogni due... il fatto è che la mia magia non era sparita ed ogni tanto continuava a manifestarsi. Quando mio padre se ne accorgeva si arrabbiava sempre tanto e mi picchiava. Ed io per paura di fargli involontariamente male mi chiudevo in me stesso, reprimevo i miei poteri... e l'Obscurus tornava. Più gli anni passavano e più questo succedeva, era come se la mia magia combattesse per uscire, non l'ho mai persa.
Le raccontai poi di come mia madre mi avesse insegnato a controllarmi, per quanto possibile e di come, aldilà di questo, avessi avuto un'esistenza abbastanza normale. Discretamente bravo a scuola, capitano della squadra di football, tanti amici, una ragazza... per questo ero diverso dagli Obscurus citati nei libri. Non mi ero mai isolato o chiuso in me stesso, avevo cercato di condurre una vita più normale possibile; fino a che, nell'ultimo periodo, la situazione aveva iniziato a degenerare rapidamente. Più mi trasformavo, più la magia si ribellava, e più questo mi costringeva a trasformarmi ancora. E le forze avevano iniziato a venirmi meno, insieme al mio autocontrollo.
-Quella notte mi sono ritrovato a letto senza ricordarmi come ci fossi finito... Ero... distrutto. Non riuscivo neanche ad aprire gli occhi, almeno fino a che mia madre è venuta a chiamarmi. È tutto ancora molto confuso, è successo davvero in fretta e... ho dei flash, ma non lo ricordo bene. C'erano mia madre, il Ministro e... dei medimaghi. Hanno fatto fluttuare il tavolo della cucina in camera mia, e il corpo di mio padre era lì... spezzato, senza vita... è stato... e loro mi hanno detto che ero stato io. Che l'avevo ucciso io. Ero in stato di shock, ero senza forze e allo stesso tempo sentivo l'Obscurus sul punto di liberarsi... ero così debole che pensavo sarebbe finita lì. E invece, un momento prima che si liberasse, mi ha colpito una luce dorata... tante luci dorate. Immagino mi avessero circondato, non so dirtelo. Ho visto la creatura nera venire risucchiata in una specie di bolla, piuttosto che diffondersi, e alla fine era rimasta attaccata solo alla mia mano. Stavo male ma ero abbastanza lucido da capire cosa stesse succedendo e gli ho detto di tagliare e basta. Non mi importava. Dopodiché mi sono svegliato in ospedale. Libero. Con accanto quello che ho scoperto fosse mio nonno, da parte di mia madre. Lei è rimasta colpita dall'impatto finale ed era... è... in coma. Dicono che non c'è possibilità che si riprenda, ma mio nonno non vuole lasciarla andare. Il mio percorso è stato abbastanza lungo, tra cure, accertamenti, strizzacervelli... ma alla fine sono uscito dal San Mungo e sono andato a vivere da mio nonno. Dopo l'estate a girare l'Irlanda ho scoperto che avrei potuto frequentare Durmstrang, così in un anno mi sono messo sotto e ho recuperato tutto, fino a dare i Gufo. Non so quale sia il motivo, ho sempre pensato e continuo a pensare possa avere a che fare con l'energia dell'Obscurus, ma ho scoperto di essere... diciamo, dotato nella magia. Non ho mai avuto grosse difficoltà negli incantesimi, la maggior parte mi riuscivano ai primi tentativi... comunque. Da lì in poi sai la storia.
-Non so cosa è davvero successo con quel... ragazzo.
Non disse altro e continuò a guardarmi in attesa. Non mi stava colpevolizzando, voleva solo che concludessi la mia “storia” e aveva ragione. Non che mi disturbasse parlarne, soprattutto sapendo che lei mi avrebbe creduto... non come tutti gli altri.
-E' stato durante una partita... Hai notato che le partite possono diventare violente no? Per fartela breve, diciamo che a Durmstrang c'erano molti più falli. Comunque stavamo volando fianco a fianco, avevamo il boccino davanti... ci stavamo spintonando a vicenda. Con la stessa forza. Il fatto è che c'era brutto tempo e l'altro ragazzo portava gli occhiali da vista e gli si sono appannati credo. È stata una frazione di secondo, ha sollevato la mano per pulirsi e... l'ho spinto proprio in quel momento. Non sono riuscito a fare niente. Nessuno ha potuto fare niente perché la nebbia era fittissima, solo all'ultimo momento il preside è riuscito ad attutirgli un po' la caduta... ma non è stato abbastanza, evidentemente. Ha perso l'uso del braccio e non c'è stato nulla da fare e... credimi, Emma, non lo avrei mai fatto di proposito. E non credo riuscirò mai a perdonarmi del tutto... quando ti ho vista cadere dalla scopa è stato come riviverlo. O forse è stato peggio perché si trattava di te e... se non fossi riuscito a prenderti in tempo, io...
-Ma l'hai fatto.
La ragazza posò delicatamente la mano sulla mia spalla, dandomi il coraggio di alzare di nuovo lo sguardo. Il suo era dolce, l'accenno di un sorriso le incorniciava il volto... e non c'era segno di disprezzo. Neanche il più piccolo. Invece avvicinò la sedia ancora di più alla mia e mi abbracciò, in una stretta che non potei non ricambiare.
Le avevo raccontato tutto ed era ancora accanto a me.
Tirò su col naso, il che mi costrinse a sciogliere la stretta per guardarla in viso. Le lacrime avevano iniziato a scendere senza sosta una dopo l'altra, ma continuò a guardarmi e stringermi forte le mani.
-Scusami...- singhiozzò -Ho cercato di trattenermi, ma... ma... tutto quello che hai dovuto passare, io non riesco a crederci. Non è giusto. Pensavo di avere avuto io un'infanzia di merda e invece... invece non è stata poi così male. Non è giusto Killian, lo so che nessuno è perfetto ma... sei una brava persona e non meritavi tutto quel dolore. E non è giusto che ti vedano per ciò che non hai scelto di essere, non è...
-Non mi importa.- la fermai, cercando di asciugarle la lacrime con le dita -Possono pensare quello che vogliono, non mi importa più. Quel che conta è cosa pensano le persone a cui voglio bene... cosa pensi tu.
-Io penso che tu sia meraviglioso e che io sono stata una stupida a non averlo capito subito!- pianse ancora più forte e si gettò di nuovo tra le mie braccia. La strinsi forte contro il petto, usando tutto l'autocontrollo di cui ero capace per non scoppiare in un pianto liberatorio. Ma quando il suo dolce profumo mi inebriò le narici, divenne molto più semplice e un attimo dopo, come se ci fossimo messi d'accordo, le labbra dell'uno andarono a cercare quelle dell'altro.
Finalmente.
Ci baciammo con forza, con intensità e senza barriere. Le lingue che si cercavano e respingevano, e poi tornavano a fondersi. Anche quando il fiato ci venne a mancare non ci concedemmo che un breve attimo di tregua; poi la ragazza lasciò il suo posto per spostarsi sulle mie gambe, e mentre tornava a baciarmi le sue mani si insinuarono sotto la mia maglia.
Il mio corpo reagì all'istante al contatto e mi sollevai leggermente per riuscire a farla accomodare meglio, ovviamente senza smettere di baciarla. E non riuscii a trattenere le mani che imitarono le sue, spingendosi sotto la camicetta che la copriva. Sussultò leggermente, ma non diede segno di non apprezzare.
Le sue mani salirono lungo il mio ventre, poi passarono sulla schiena; le mie, invece, percorsero lentamente i suoi fianchi...
-Killian...
-Mh...
-Killian... ti prego. Fermati.
E lo feci. Fermai le mie mani lì dov'erano... i mignoli ormai poggiati contro il reggiseno, l'unica barriera che mi impediva di sfiorare le sue forme.
Certo. Certo che dovevo fermarmi. Non era il momento. Non era giusto. Non così. Mi vergognavo solo che avessi avuto bisogno che fosse lei a farmelo notare...
-Scusami, ho inizio io, lo so, è che...
-No...- borbottai, sfilando velocemente le mani -Hai ragione. Non è... il caso.
-Non è che non voglio...- chiarì, col viso completamente in fiamme mentre cercava – senza successo – di alzarsi; -E' che... qui... ora... non...
-No. No hai ragione, hai completamente ragione, lo so. Scusami tu, non avrei dovuto... insomma.
-E' colpa di entrambi.- tagliò corto -Stai meglio?
-Non sono mai stato meglio, puoi credermi Swan.
Ci guardammo un attimo in silenzio, poi scoppiammo entrambi a ridere per la situazione piacevole quanto imbarazzante in cui ci eravamo lasciati trasportare.
La aiutai quindi ad alzarsi e poi la imitai, era giunto il momento di lasciare quell'aula prima che qualcuno ci beccasse in atteggiamenti sicuramente poco consoni all'ambiente. Non avevo intenzione di tornare in aula, tuttavia potevamo sempre fare un salto in cucina e chiedere uno spuntino agli elfi. Sì, era una gran bella idea... e il suo stomaco che brontolò me lo confermò!
-Un'ultima cosa, Killian- mi afferrò la mano prima che uscissi dall'aula -Ti insegnerò ad evocare il Patronus. Scoprirai che quando hai dei ricordi felici è davvero facile... me ne assicurerò io.
Qualcosa mi diceva che non si riferisse all'insegnarmi, quanto al regalarmi ricordi felici insieme.
Qualcosa mi diceva che non sarebbe stato poi così difficile.


EMMA POV

-Eccoti! Non sei più tornata...
I miei amici mi raggiunsero al nostro tavolo da pranzo: che ero stata la prima ad arrivare non essendo più tornata a lezione. Io e Killian avevamo approfittato del fatto che tutti fossero dentro per fare una passeggiata sotto il sole, che rendeva il freddo decisamente più sopportabile. Era stato piacevole, finalmente, rilassarsi un po'... dopo tutto ciò che era successo, nessuno aveva avuto modo di farlo. Non eravamo ipocriti, non avremmo mai dimenticato il piccolo Hansel, ma rinchiuderci in noi stessi e smettere di vivere sarebbe stato come stare al gioco di Rumple. Se l'avessimo sconfitto, sarebbe stato anche in nome di tutti i caduti, degli innocenti che non ce l'avevano fatta.
-Non aveva senso tornare- scossi le spalle -Quindi sono rimasta... fuori.
-Con lui.
-Sì Neal, con lui. Anche lui è una persona, e aveva bisogno di... un'amica.
Odiavo dover continuare a mentire, ma speravo sarebbe stato ancora per poco. Avrei voluto parlare a Killian anche di quella faccenda, dirgli che ero pronta a smettere di nascondermi... e lo avrei fatto, solo non oggi.
-Mh...
-Come sta?- intervenne Mary -Mi è dispiaciuto per lui, sono stati così cattivi...
-Sta bene, non gli frega niente di ciò che pensano quei deficienti. È più arrabbiato con se stesso... per questo ho voluto seguirlo, conosco bene la situazione. Lo capisco.
Neanche Neal trovò nulla da ridire, sapeva bene come stavano le cose. Sia lui che gli altri, erano in treno con me quel giorno.
-Direi che è stato fin troppo bravo a trattenersi.- convenne David -Al posto suo avrei spaccato la faccia almeno ad Arthur, probabilmente.
Non ero del tutto certa che non lo avrei fatto io, ma preferii tacere per il momento. Se fosse stato lui al posto di Killian, se avesse vissuto le stesse cose... altro che perdere i sensi per un minuto! Se la sarebbe fatta sotto. Avevo ancora i brividi al pensiero delle parole del ragazzo, al racconto della sua vita... e lo trovavo estremamente coraggioso per come era riuscito a gestire il tutto. Solo una persona con tanta forza d'animo poteva sopravvivere a qualcosa del genere ed uscirne tanto bene, e trovavo che lui ne avesse da vendere.
-Com'è andata la lezione il resto del tempo, comunque?
-Bene! Cioè, nessuno è riuscito a far uscire una scintilla dopo Regina, ma Zelena si è bruciata le punte dei capelli!
-Esatto. Ed ora sta facendo l'isterica in sala comune!
Regina mi sbucò alle spalle e per poco non mi fece venire un infarto, ma decisi di perdonarla vista quell'informazione! Scoppiammo tutti a ridere all'immagine di Zelena che faceva scappare tutti con le sue scene d'isterismo e i capelli bruciacchiati a renderla ancor più terrificante. Era un vero peccato che mi fossi persa la scena!
Visto che la giornata era tranquilla e pochi avevano deciso di cenare in sala, facemmo spazio alla mora. Solo un paio di bambini del primo anno la guardarono male, ma alla sua occhiataccia si girarono subito e non osarono fiatare.
-Killian stava cercando di calmarla, ma alla fine è venuto a pranzo anche lui.- accennò al tavolo di Serpeverde -Mia sorella è intrattabile. Vuole preparare una pozione riparatrice ma ha già sbagliato. Solo che non mi sono presa la briga di dirglielo... sono curiosa di vedere cosa combinerà.
Ridemmo ancora. Se fosse rimasta pelata, probabilmente avremmo sentito il suo grido in ogni parte del castello! Magari gliene avrei chiesto un po' per versarla nel succo di zucca di Arthur, così forse avrebbe smesso di fare il galletto.
-Comunque penso sia il caso di fare i Patronus al prossimo incontro. Quindi inizia a chiedere alla Lucas di procurarti un molliccio ed incantartelo, eh?
Io e gli altri tre ci guardammo, tutti consapevoli che la nostra amica Serpeverde avesse ragione. Avrei mentito se avessi detto di non averci pensato anch'io, era la cosa più logica da fare dopo l'accaduto. Più persone avessero imparato, più possibilità avremmo avuto di difenderci in caso di nuovi attacchi. L'avremmo fatto e basta, e già il giorno dopo. Ero certa che gli altri si sarebbero liberati di qualunque impegno, vista la serietà della situazione.
E anche Killian sarebbe riuscito. Lo sapevo.




 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Scusate per l'immenso ritardo! Purtroppo agosto per me è stato il mese lavorativo più pieno, come sempre... e mi è mancata l'ispirazione! Ma in questi giorni ho finito questo e scritto altri capitoli quindi posso tornare ad essere puntuale :)
Killian ha trovato il coraggio di raccontare ad Emma una verità molto dura. Ha davvero ucciso suo padre ed anche se non era in sé, nella sua forma umana, è qualcosa che lo ha ovviamente segnato a vita. Per liberare l'Obscurus un'ultima volta e catturarlo, hanno dovuto farlo soffrire e mostrargli il cadavere dell'uomo... ricordandogli fosse stato lui a farlo. Ha funzionato, ha perso una ma è così che se ne è liberato. Purtroppo ci sono state gravi conseguenze per sua madre, l'impatto della magia sprigionata per quell'incantesimo l'ha mandata in coma. E senza la minima speranza di risveglio.
Aveva paura che Emma fuggisse schifata, ma ovviamente non l'ha fatto. Ha invece sofferto per lui mentre raccontava e non è riuscita a trattenere le lacrime. Piuttosto che essere disgustata è invece sorpresa di quanto Killian sia forte. Di come sia sopravvissuto a tanto dolore uscendone così bene. Ha realizzato quanto forte sia e vorrebbe sicuramente che anche lui se ne rendesse conto...
L'intensità del loro momento è stata quasi tale che avessero la loro prima volta in un'aula, ma si sono fermati in tempo perché se li avessero beccati sarebbero finiti in guai molto grossi xD Però ora Emma sa per certo di volerlo e di non avere voglia di aspettare di finire gli studi.
Adesso gli ha promesso di insegnargli ad evocare un Patronus, cosa che sicuramente gli sarà di grande aiuto. Vedremo se ci riuscirà.
Grazie a chi leggerà nonostante sia passato un mese e più dallo scorso capitolo xD Il prossimo aggiornamento sarà puntuale tra una settimana, promesso!
Un abbraccio :)
   
 
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