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Autore: Rota    11/07/2009    6 recensioni
Una piccola storiella su di un futuro ipotetico riguardante la coppia ShinoTemari.
Piccoli spaccati di vita quotidiana di una coppia decisamente particolare, inconsueta, per nulla scontata.
Spero possa allietarvi ^^
[a Roro]
Genere: Generale, Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari, Nuovo Personaggio, Shino Aburame
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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clan aburame 3 -Muori!-
Si, i ninja sono delle macchine assassine, addestrate fin dalla tenera età per il lavoro sporco del mercenario. Mani sporche di sangue, mani lorde e imbrattate del liquido vitale così crudelmente sottratto al nemico o target prefissato.
Omicidi, sporchi peccatori su di questa terra.
Certo, se l’attacco mortale viene sferrato da una neo iscritta all’accademia ninja, armata di un kunai di gommapiuma e piccola all’incirca un quarto del suo avversario, la cosa può anche risultare oltremodo ridicola.
Eppure Gaara, rotolando per terra come schiacciato dal peso incombente della piccola nipote, implorava pietà come il più osceno dei maiali sgozzati.
-No, ti prego! Abbi pietà di me!-
E così, quando il nemico è prostrato ai tuoi piedi, si può distinguere chiaramente tra le anime buone e quelle semplicemente opportuniste. Le prime, dotate di senso dell’onore, lasciano in vita e quel poco di dignità rimasta al proprio avversario, le seconde invece infieriscono sul nemico senza il minimo pudore o risentimento interiore.
-Ora ti ho cattura e ti uccido!-
La risata sadica della bambina si elevò dal giardino fin fuori la piccola casetta bianca, mentre la mano mimava con una certa noncuranza il gesto dello sgozzamento.
E così Gaara morì, un’altra volta, per mano della piccola Miyako.
Il suo corpo ebbe qualche spasmo, mentre i muscoli tremavano e si irrigidivano per il dolore e l’adrenalina impazzita, gli occhi si allargavano tanto fino a diventare vacui e vuoti. Si afflosciò a terra, privo ormai dello spirito vitale.
Che attore nato…
Miyako si alzò trionfante sulla preda, gridando soddisfatta.
-Vittoria!-
Altra risata sadica, molto teatrale a dire la verità. Poi però calò il silenzio, sulla bimba così come sul corpo martoriato del perdente. Gli occhietti chiari della bimba, nascosti dalle lenti scure che indossava ormai in ogni occasione, si puntarono sul cadavere steso a terra. E vi restarono a lungo.
Il rimorso si fece strada lungo tutta la piccola personcina della primogenita dell’Entomologo per eccellenza, fino ad arrivare agli occhi, dove si trasformò in un pianto dirotto e decisamente poco Aburame.
-No, zio! Noo! Non voglio che tu muoia! Non voglio!-
Singhiozzi su singhiozzi, la bimba pianse tutto il suo rimorso.
Ma ecco che una voce annunciò il miracolo, una voce che venne da qualche parte indefinita del giardino.
-Dolce fanciulla, le tue lacrime tanto sincere hanno commosso me, Dio della Morte…-
Silenzio, un poco imbarazzato e anche un poco sospetto per chi non avesse l’età di sei anni. Dopo però il Dio della Morte riprese il suo annuncio.
-Ti restituirò tuo zio…-
E, come per magia, Gaara si mosse appena dalla sua posizione e, cosa fondamentale, tornò alla vita.

Nel momento in cui un piccolo Aburame entra all’Accademia ninja deve indossare gli occhiali scuri che rendono chiara la sua appartenenza al Clan tanto in vista all’interno di Konoha.
Ognuno ha il suo paio d’occhiali, assieme naturalmente ad un paio di scorta dato in dotazione direttamente dal capo famiglia, in questo caso Shibi Aburame.
Così era stato anche per la piccola Miyako che all’età di sei anni aveva dovuto fare i conti col ritrovarsi immediatamente di fronte ad un oscurante di prima categoria.
Cadute, inciampi, rotolamenti a non finire. Miyako s’era ritrovata più volte per terra che ben ritta in piedi. E ogni volta che era arrivata a far collidere le sue povere, martoriate ginocchia col suolo duro o la terra secca, s’era ritrovata a piangere chiamando uno dei genitori.
Temari l’avrebbe volentieri strozzata già ai primi giorni, non era stata certo preparata per una simile tortura psicologica, e certo il pensiero che l’attendevano altre due pargole del medesimo destino non era molto positivo. Ma si era ripromessa di salvarne una, almeno una di quelle povere piccole creature, obbligando la famiglia del marito a risparmiarla dalla tortura degli occhiali da sole.
Gli Aburame, purtroppo, usano le poche parole che pronunciano per essere i più chiari ed esaustivi possibili.
Così, all’occhiata quasi omicida di Shibi erano seguite della parole secche e perentorie.
-Ogni Aburame porta gli occhiali.-
E basta, Temari si sarebbe dovuta adattare a tale regola, senza dire nulla.
Certamente, se Shibi si sarebbe ritrovato con una nipote in meno non sarebbe stata solo colpa sua…

La piccola Miyako, stretta tra le braccia dello zio maggiore, stava gustando la sua granita nella piccola pausa tra un allenamento e l’altro. Giocare ai ninja con i due zii era davvero molto stancante, specie se uno moriva e si doveva richiedere l’intervento dello stesso Dio della Morte per farlo tornare in vita e funzionante.
Kankuro sorrise, andando ad accarezzare la testa crespa della piccola.
La figlia della sorella era davvero una Temari in miniatura, con la differenza che era mora, portava gli occhiali ed era Aburame. Eppure assomigliava così tanto a Temari che gli faceva davvero una tenerezza infinita.
-Zio Kanky, non vuoi un po’ di granita?-
Il cucchiaio fu allungato in su, mentre il suo contenuto verdognolo, traballante nell’involucro che lo racchiudeva più o meno efficacemente, si ergeva in tutto il suo splendore davanti agli occhi dell’uomo.
Kankuro si espose appena, per accogliere la granita fresca tra le labbra, ed emettere un mugugno estasiato un po’ troppo forte per essere realmente ispirato. Ma tant’è, l’affetto fa fare cose razionalmente inspiegabili.
-Che buona che è questa granita!-
La bimba sorrise di rimando, andò a pescare altra granita nella sua tazza e gliene porse un altro cucchiaio; alla terza volta che il processo veniva ripetuto, Kankuro ebbe qualche dubbio sull’effettiva bontà dell’azione, pensando invece che la bimba semplicemente s’era stufata della granita e gliela stava rifilando a lui. Poco male, l’arsura della giornata era davvero intollerabile.
-A me non dai niente?-
La voce poco espressiva di Gaara fece voltare la testolina della piccola Aburame. L’uomo, forse nel tentativo di avere la sua meritata dose d’attenzioni (era stato persino ucciso da Miyako, ricordiamocelo!) s’era sprecato ad aprire le sue labbra ed emettere qualche suono riconoscibile nella lingua corrente.
Dopotutto, al Kazekage non erano permessi tanti giorni da dedicare alla propria vita privata, ed era un miracolo che Shino, dopo soli quattro mesi dalla nascita della terza figlia, aveva deciso di affrontare il deserto per annunciare ai nobili parenti della moglie la nascita di Midori. L’indifferenza di Gaara e la somma impassibilità di Shino s’erano già scontrate più volte, dimostrando all’umanità quanto due persone riuscissero a stare zitte l’una di fronte all’altra restando straordinariamente ferme per quasi tre ore di seguito, senza fare alcuna mossa o dire una sola sillaba.
Due mostri a confronto, questo era stato palese a chiunque.
Dunque, Gaara s’era oltremodo stupido che il genero rischiasse la vita della propria bambina per annunciarla ai suoi parenti più prossimi.
-Certo, se tu fossi stato meno impegnato ci saremmo risparmiati la fatica…-
Perché un Aburame non lascia correre nulla, e Gaara avrebbe dovuto tenerlo molto bene a mente.
Così, di fronte alla nipotina, non aveva resistito dal chiedere, elemosinare un briciolo di affetto familiare; un sorriso andava più che bene, per gli standar d’assoluta piattezza emotiva a cui era abituato.
Ma la piccina lo guardò un attimo sorpresa, abbassò lo sguardo pensierosa e poi tornò a sorridere allo zio.
La vocina uscì dalle sue labbra sicura come mai era stata.
E prima ti tornare a gustarsi la sua buonissima granita sotto gli sguardi esterrefatti di entrambi gli zii, Miyako rispose con una sola parola.
-No!-

Shino non aveva mai aiutato la comprensione, mai e poi mai.
Per quanti sforzi facessero, Gaara e Kankuro non erano mai riusciti a comprendere quel poco che bastava del carattere del loro unico genero. Freddo, razionale, imperturbabile; questi aggettivi non bastavano loro per essere soddisfatti.
Insomma, si trattava oramai di un membro della loro famiglia, non di un estraneo a cui potevano anche non interessarsi. Il marito della loro unica sorella urgeva di attenzioni che ne esplicassero la natura segreta.
La discrezione, il distacco dell’uomo li misero a dura prova, ma rimediare su stratagemmi infidi quali richiedere istruzioni a Temari voleva dire ammettere la propria sconfitta, e un tale disonore non faceva parte dei loro piani.
Indi avevano optato per un piano trasversale, conquistare le sue figlie e, ragionando secondo logica quasi matematica, vedere quali comportamenti non fossero simili a quelli materni, deducendo così, quasi per osmosi, il comportamento del padre.
Una tecnica infallibile, senonché avevano preso la bimba sbagliata.
Miyako era Temari, tutti i difetti e tutti i suoi pregi li aveva ereditati unicamente dalla madre; la piccola Karura, per un mistero della fede che ancora loro non riuscivano a decifrare, come il resto della famiglia e specialmente il padre della bimba, era simile allo zio talmente tanto che a Kankuro venne qualche serio dubbio a riguardo; l’unica che restava era proprio Midori, ma era ancora troppo piccola per riuscire a ricavare qualcosa di interessante dal suo comportamento.
Praticamente, erano riusciti sconfitti dalla sfida che avevano concepito solo loro.

Midori gattonava, eccome se gattonava.
Andava avanti e indietro, seguiva corridoi, usciva ed entrava dalle stanze, divertendosi come una matta ad esplorare quel luogo sconosciuto e tanto immenso che era il palazzo del Kazekage. Che ovviamente la struttura fosse sovraffollata di gente che lì ci lavorava, schiavizzata dal Capo Villaggio con una noncuranza degna solamente del signor Sabaku non tingeva assolutamente alla sua coscienza da poppante troppo esaltata.
Alle sue calcagna, silenzioso e veloce come un’ombra fedele, Shino, che non le aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno un secondo, rischiando più di una volta di andare a collidere con un povero sventurato che passava ignaro accanto alla coppia, come se fosse colpa sua il ritrovarsi al mondo e specialmente troppo, troppo vicino alla terzogenita dell’Aburame.
Ma il solo fatto di essere un Aburame sembrava una buona scusa perché nessuno osasse avvicinarsi quel tanto che bastava a far coincidere i propri tragitti, per cui Shino non aveva dovuto attuare la tecnica ninja di tortura tanto amata dal suo Clan: la Rivelazione Degli Occhi, detta anche Ora ti Acceco Idiota.
Ogni tanto la bimba si girava, come a cercare la conferma che la sua Body guard personale fosse sempre presente, nel caso qualche cretino le fosse finito addosso aveva la garanzia della vendetta.
Dopo una semplice occhiata, dove padre e figlia si scambiavano dieci secondi di silenzio assortito, dove ai mortali non è concesso sapere cosa esattamente i due si dicessero, la piccola tornava a cinguettare allegra e a zampettare come un cagnolino, proseguendo la sua passeggiata.
FU in questa situazione che Gaara avvicinò Shino, con una cautela che ricordava tanto la discrezione che si deve usare quando si sta interrompendo un rito sacro.
-Shino…-
L’Aburame non alzò lo sguardo da terra, troppo intento ad osservare la figlia alle prese con un angolo a gomito.
-Gaara…-
Gli occhi chiari del Kazekage caddero inevitabilmente sulla figurina semovente davanti ai suoi occhi, come se Midori fungesse da piccolo magnete ambulante.
-La tua bimba gattona già…-
Qualche passo in silenzio, poi, come un sospiro appena accennato, arrivò la risposta dell’Entomologo.
-Midori è una vera Aburame. Sta spendendo i suoi cinque anni di sonorità infantile… dopo non sarà più così…-
Il Kazekage cercò d’ignorare la velata minaccia sul destino infausto della nipote davanti ai suoi occhi, concentrandosi sul proprio obbiettivo.
Attacco diretto, chiaro, puro e semplice.
-Ogni Aburame è toccato da un destino infausto…-
-Solo chi non è Aburame considera infausto il nostro destino…-
E Gaara constatò quanto un Aburame possa diventare loquace se provocato opportunamente, così come che il vero carattere di un uomo non si possa celare né dietro lenti scure né dietro abiti pesanti.

-Constaterai con me che indossare occhiali da sole per tutta la durata della propria vita è piuttosto gravoso…-
-E’ come portare un cognome altisonante… la stessa medesima cosa…-
-L’impedimento fisico, nella crescita di un ninja, risulta un ulteriore ostacolo alla carriera…-
-Prima si forma la persona, poi il guerriero… Se le mie figlie si fossero chiamate Uchiha, la società non avrebbe concesso loro un solo sbaglio…-
-Essere predestinati a una cosa risulta come una gabbia per la volontà…-
-Essere predestinati significa poter spaziare in ciò che ti è stato concesso… ho dato un fine alla mia prole, se vorranno cambiare nome quando saranno adulte lo potranno fare…-
-Gi occhi delle tue figlie non potranno vedere la luce del sole…-
-Gli occhi delle mie figlie saranno protetti dalle tenebre più profonde…-
Qualche secondo di silenzio, per un ultimo attacco.
-Dimmi una cosa, Shino… da dove avete tirato fuori il nome di Midori?-
E anche questa volta la risposta fu secca e fin troppo veloce.
-Abbiamo preso la guida telefonica e l’abbiamo aperta a caso…-

La mantide religiosa, la mangusta e la vespa. La vendetta, la devastazione e il potere.
Tre insetti simbolo per tre figlie, come era abitudine del Clan Aburame.
Così come Shino era la libellula, ognuna delle sue figlie aveva dovuto scegliere da quale insetto essere rappresentata, e così fu.
Certo, dover dire alle figlie che per essere un vero Aburame dovevano diventare una sorta di formicaio vivente fu la prova più ardua che Shino dovette mai affrontare in tutta la sua esistenza.




Hollala **
Io vi amo sempre di più **
Sette, dico, SETTE recensioni ** tutte per me **
Seriamente, mi state riempiendo di gioia, questa ff si sta rivelando una fonte di soddisfazione che mai credevo potesse essere **
Continuerò col mio lavoro, è una promessa **
Oh, una notizia doverosa… oggi ho raggiunto un accordo con me stessa ^^ Questa ff non sarà più lunga dei sei capitoli u_u più che altro perché devo fare 3000 cose °° sono davvero, davvero incasinata °°
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto ^////^
E ancora GRAZIE *W*
Alla prossima ^^
Ciao ciao
   
 
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