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Autore: Amily Ross    17/09/2018    5 recensioni
(Sequel de: “Il Ritiro Natalizio della Nazionale Giovanile.”)
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È passato circa un mese dal ritiro natalizio in Austria, molte cose sono cambiate da allora, e molte altre dovranno ancora cambiare; è rimasto indelebile il ricordo di quella “vacanza” nel cuore di tutti. Ognuno ritorna a vivere la propria vita: chi in Francia, chi in Germania e chi in Giappone, ma c’è profumo di cambiamenti nell’aria: nuove vite, nuove città e nuove conoscenze, cambieranno la vita di alcuni di loro. Fanny ha intrapreso la carriera di manager alla Mambo, al fianco di Amy, ma presto una nuova avventura la porterà nel paese dei suoi sogni, là dove gioca il suo ragazzo: la Germania.
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Questa fiction è temporalmente collocata nel 2018, e i ragazzi e le ragazze hanno tutti ventuno anni o quasi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Grace (Machiko Machida), Jun Misugi/Julian Ross, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 20: Me la caverò!

 

La giornata in Germania inizia presto per tutti, oggi è un giorno importante – decisivo – per il Kaiser e per tutte le persone a lui care, un giorno così importante da tener sulle spine l’intero mondo del calcio tedesco… e forse un po’ anche quello europeo, e anche in Giappone c’è gente col fiato in sospeso – nonostante il fuso orario – e poi ci sono i medici: John Brown e Alfred Ross, il primo è il miglior neurochirurgo d’Europa, il secondo il migliore del Sol Levante. Tra qualche ora Karl Heinz Schneider varcherà la porta della sala operatoria e andrà incontro al suo destino.

Non manca nessuno all’appello: la famiglia al completo, gli amici di sempre e quelli che è come se ci fossero sempre stati – anche se fanno parte del gruppo da poco – Grace e i compagni di squadra, immancabili; fuori dall’ospedale i tifosi dell’Amburgo giunti a sostegno del loro capitano e persino le forze dell’ordine, chiamate a tener a bada l’orda di giornalisti.

Amburgo: martedì 20 marzo, 2018 camera d’ospedale di Karl, h. 8:00.

Il Kaiser guarda uno per uno i suoi familiari e sorride, gli occhi lucidi di gioia per il loro fondamentale sostegno e di paura per ciò che lo aspetta, ma non vuole piangere, sorride ancora e stringe la sorellina in lacrime. «Non piangere, Prinzessin, ti prometto che tornerò a essere il tuo fratellone di sempre e che faremo anche quest’estate quello che abbiamo sempre fatto.» le dice con dolcezza, stringendola forte al suo petto e carezzando lei lunghi capelli biondi – che oggi ha lasciato liberi dalle trecce – e baciandole il capo. «Me lo prometti, goßer bruder?[1]» sussurra la piccola Marie Käte, stringendogli forte la maglia. «Sì, kleine schwester,[2] lo sai che mantengo sempre la mia parola.» le risponde ancora con dolcezza, allontanandola dal suo petto e specchiandosi in quei dolcissimi occhi azzurri – così identici ai suoi – eppure diversi.

Thomas e Beatrix, nonostante tutto, sorridono guardando i loro meravigliosi figli così uniti, saldo sostegno l’uno dell’altra – immancabili sono i litigi come qualsiasi fratello e sorella – ma nei momenti importanti si sono sempre sorretti, anche da bambini. Beatrix sorride con le lacrime agli occhi, commossa e anche spaventata, e stringe i suoi tesori – anche Thomas sorride e si unisce all’abbraccio. «Andrà tutto bene, ne sono sicurissimo.» dice con tono deciso e sicuro, nascondendo tutte le sue ansie e paure. Angelika inevitabilmente piange, memore di un giorno analogo, finito in tragedia e stringe più forte al petto la busta che tiene tra le mani. «Non piangere, amore mio, andrà tutto bene… non sarà come per Bernd.» le sussurra suo marito Joseph, stringendola e guardando il figlio che stringe la sua famiglia.

«Karl, tesoro di nonno.» dice dolcemente, facendolo staccare dai suoi e sorridendogli. «Sei un grande campione e io so che non ti arrenderai e ci renderai fieri di te come hai sempre fatto, anche se questa è la partita più difficile della tua vita, la vincerai senza alcun problema. So quanto sia difficile e spaventoso, ma tu sei forte ed affronterai tutto quanto con coraggio come hai fatto finora e ne uscirai vincitore.» dice stringendolo a sé e baciandolo sulla fronte. «Grazie, nonno, non ti deluderò, non vi deluderò.» sorride il Kaiser. «Anche se probabilmente non potrai indossarla in sala operatoria abbiamo pensato di portarti una cosa, è come se fosse acanto a te.» aggiunge nonna Angelika, asciugando le lacrime e  porgendogli la busta con un sorriso.

Karl la guarda e sorride, ha già capito di cosa si tratta, e non può che essere felice – orgoglioso e onorato – di indossare la maglia che appartenne a suo zio nel Bayer Leverkusen, all’apparenza può sembrar solo una semplice maglia, ma per tutti gli Schneider ha un valore infinito, così tanto che hanno chiesto alla società di averla, e loro non hanno fatto obiezioni – si sono subito dimostrati accondiscendi – decidendo anche di ritirare il numero venticinque in onore e in memoria di un grande campione. «Grazie, nonna. Forse non potrò indossarla durante l’intervento, ma posso indossarla adesso.» sorride il ragazzo con gli occhi lucidi, dandole un bacio in guancia, prende la busta ed estrae il capo con mani tremanti per l’emozione, la osserva con un sorriso e, guardando suo padre  commosso, gliela porge per togliersi la maglia che ha addosso.

Thomas Schneider quasi trema e la prende con mani tremule, stringendola poi e sorridendo, lasciando sfuggire le lacrime, porgendola poi al figlio, Karl sorride, la guarda ancora e l’avvicina al viso baciandola e poi la indossa chiudendo un attimo gli occhi – un brivido lungo la schiena – che gli provoca la pelle d’oca in tutto il corpo, una sensazione stranissima e indescrivibile a parole, nell’indossare quella maglia che ha sempre ammirato sin da bambino e che è appartenuta al suo idolo, mentore e guida. «Non ti deluderò, zio, né ora né mai. Vincerò anche per te, immenso campione.» sussurra portando la mano destra sul cuore e stringendo quella stoffa a mo’ di promessa, mentre i suoi familiari lo guardano con orgoglio. «Campione c’è anche un’altra sorpresa.» gli dice il nonno, ricevendo uno sguardo interrogativo dal nipote. «C’è una persona fuori che ti aspetta.» aggiunge Thomas, stringendo suo padre e sorridendo a suo figlio.

Karl non ha idea di chi possa essere, e di certo non è colui che vorrebbe stringere più di tutti in questo momento, li guarda ancora interrogativo e apre la porta della camera: sorride a ognuno dei suoi compagni di squadra, che riconoscono all’istante quei colori sociali e sorridono – sanno quanto significhi quella maglia per il loro capitano – e ciò non è tradire la propria squadra. Il Kaiser intercetta lo sguardo ambra della sua Starlet e il suo sorriso si allarga ancora di più; Benji, Hermann, Fanny, Derek, Eva – non manca nessuno – sono tutti lì per lui e con lui – ma una persona tra tutte lo lascia a bocca aperta, facendogli spalancare gli occhi incredulo, lei sorride con dolcezza e gli si avvicina con passo lento, facendo ondeggiare i suoi lunghi ricci neri guardandolo con quei suoi occhi azzurri che trasmettono tutta la sua emozione – e celano anche un gran dolore.

«Marika!» esclama il calciatore, guardandola sorpreso e felice di vederla, sorride e la stringe fortissimo, ricevendo dalla ragazza un affettuoso bacio sulla guancia e delle carezze sulla schiena. «Quando sei tornata?» le chiede mal celando una certa emozione nella voce. «Due giorni fa, Karl, sebbene lo sapevo già da molto più tempo. Scusami se non sono venuta prima, ma è difficilissimo per me riaffrontare tutto questo…» sussurra la ragazza con gli occhi pieni di lacrime, chinando il capo, profondamente dispiaciuta. Karl le sorride e le asciuga le lacrime con i pollici, stringendola forte a sé. «Non scusarti, non hai alcun motivo per farlo, è difficile per tutti noi.» le dice, carezzandole la lunga chioma ebano, Marika si scosta dal suo petto e lo guarda negli occhi. «Però sono felice di esser qui con voi, mi siete mancati immensamente e tu sei cresciuto tantissimo in questi due anni, kleine stichprobe.[3]» sorride baciandolo sulla fronte.

Il Kaiser le sorride e le carezza la guancia. «Anche tu ci sei mancata in questi anni, per noi farai sempre parte della famiglia Schneider, Marika.» le dice, guardandola negli occhi e facendola sorridere. «Anche per me è così.» risponde lei col cuore. «Sai, sono stata da lui ieri. Lo so, è stupido e non ha senso…» inizia, sedendosi sulla panca, seguita dal calciatore, che le stringe la mano, incitandola tacitamente a continuare. «Sono rimasta seduta davanti alla sua lapide per ore, osservando la sua foto e gli ho parlato tantissimo, immaginando le sue risposte nella mia mente, sentendo la sua voce come se mi fosse accanto. È ancora indescrivibile il sentimento che provo per lui ed è come se non se ne fosse mai andato, a differenza mia che sono scappata come una vigliacca, lui è sempre rimasto accanto a tutti noi.» sussurra piangendo scossa dai singhiozzi.

Karl sorride e si lecca le labbra, stringendola ancora e baciandole i capelli. «Non dire così, non sei affatto una vigliacca, hai avuto le tue ragione come tutti noi. È stato un dolore immenso per ognuno di noi, anche per me è stato orribile accettare la sua morte e riprendere in mano la mia vita – Grace mi ha aiutato tantissimo – ma anche il suo ricordo e il suo amore per il calcio, che mi ha sempre trasmesso, mi ha stimolato a non arrendermi e a continuare a migliorarmi giorno dopo giorno, per realizzare il mio sogno e renderlo orgoglioso del suo campione.» sussurra dolcemente, lasciando libere le lacrime. «Sai, non sei l’unica, anche io quando ho saputo di essere malato sono scappato dall’ospedale e sono andato a Leverkusen da lui – non è stata sicuramente la mia idea migliore – e ho fatto preoccupare tutti, ma in quel momento avevo solo bisogno di sentirlo vicino e parlargli come se mi fosse accanto, in un certo senso è stato catartico e mi ha aiutato moltissimo a razionalizzare la cosa, accettarla e stimolarmi a non arrendermi.» continua il Kaiser, ancora in lacrime, con la voce che trema, ma con un sorriso.

«Sono fiera di te, piccolo mio, lo sono sempre stata e sempre lo sarò. Sei sempre stato coraggioso e determinato sin da bambino e adesso sei un uomo straordinario, non perdere mai tutto questo, Karl, anche lui è sempre stato fierissimo e orgogliosissimo di te e lo sarà ancora di più quando vincerai questa guerra.» sorride Marika, baciandolo sul naso – come faceva quando era piccolo facendolo puntualmente arrabbiare – Karl la guarda e ride, ricordando anche lui quanto questo gesto gli desse fastidio da bambino. «Grazie. È importante per me sapere che nonostante tutto non è cambiato nulla, per me sarai sempre mia zia e non smetterò  mai di volerti bene, sono felicissimo che tu sia qui in questo giorno importante e vorrei che tornassi a far parte della nostra vita come allora, non sarà facile vincere il dolore, ma insieme ce la faremo e continueremo a vivere anche per lui.» dice il Kaiser con il suo sorriso fiero.

«Hai ragione, nipotino, non sarà facile ma uniti ce la faremo anche per Bernd…» sussurra con un soffio di voce Marika, pronunciare il nome del defunto fidanzato le provoca un emozione incommensurabile, ma al contempo le dà una gran carica che pensava di aver perso quel maledettissimo giorno. «Probabilmente non riuscirò mai più ad amare un altro uomo come ho amato lui, ma penso che devo andare avanti anche io e che anche lui lo vorrebbe, so che vorrebbe vedermi felice – anche se la mia felicità era lui e nulla potrà restituirmela – ma il suo ricordo e il mio profondo sentimento nei suoi confronti mi aiuterà ad andare avanti e ricominciare a vivere, ed è qui che voglio vivere, con tutti voi.» sorride ancora Marika, guardando quei dolcissimi occhi azzurri, in apparenza gelidi e privi di ogni emozione, ma immensamente espressivi per chi li conosce bene; quegli occhi così identici a quelli dell’uomo della sua vita.

Karl annuisce e le sorride. «Non ci arrenderemo mai, lotteremo tutti insieme e vinceremo, gliel’ho promesso tantissime volte in questo periodo e non lo deluderò, sai anche tu che non mi sono mai arreso e non ho nessuna intenzione di farlo adesso. Vincerò questa stupida malattia anche per lui e mi rialzerò più forte di prima, realizzerò tutti i miei sogni e vivrò ogni giorno della mia vita come se lui fosse sempre al mio fianco.» afferma con tutta la sua determinazione. «Ci riuscirai, immenso campione.» sorride Marika, ora più forte dallo sfogo e dalla condivisione di dolori ed emozioni. Sorride ancora e carezza la maglia che indossa il ragazzo, quella maglia che il suo uomo indossò sempre con onore, che anche lei stessa indossava a ogni partita del fidanzato. «Amore mio sii fiero del tuo adorato nipotino, è identico a te in tutto e per tutto e non smetterà mai di lottare. Io dalla mia ti prometto che tornerò a essere la ragazza che amavi.» sussurra promettendo su quella maglia e sull’amore che prova per Bernd.

Karl sorride e le stringe la mano con la quale lei tiene ancora stretta la maglia. «Brava, non arrenderti, è quello che lui vorrebbe per te: il meglio. Vinceremo tutti insieme, anche con lui, che vivrà per sempre nei nostri cuori e ricordi.» sorride commosso. «Scusate, non vorrei, ma purtroppo sono costretto a invitarvi ad accomodarvi fuori dall’ospedale. Capisco quanto sia importante per ognuno di voi stare qui, ma siete troppi e non potete rimanere.» esordisce Alfred Ross, dispiaciuto di dover cacciare tutti. Fanny guarda suo padre con gli occhi lucidi, non vuole lasciare il suo migliore amico. «La famiglia, la fidanzata e gli amici più stretti possono rimanere, è già tanta gente.» aggiunge, guardando sua figlia e sorridendole. «Ragazzi mi dispiace, ma voi dovrete aspettare fuori.» aggiunge ancora, ora rivolto alla squadra, che – capisce – e annuisce.

 I calciatori, sfilano uno per uno, stringendo il loro capitano e augurandogli tutto il meglio. Karl abbraccia ognuno di loro e li ringrazia sorridente e felice anche del loro sostegno – sono una squadra sul rettangolo verde – e lo sono anche nella vita ed è questo quello che conta veramente. Benji ed Hermann, che hanno avuto il permesso di rimanere, lo stringono anche loro. «Vinceremo, fratello.» esclamano i due ragazzi. Due semplici parole che racchiudono un immenso significato, intriso di amicizia  e fratellanza. «Grazie anche voi, fratelli miei.» risponde Karl ricambiando la loro stretta. «Lo so che non ci deluderai, Kaiser.» dice Fanny, avvicinandosi e stringendolo, una volta che si stacca dai ragazzi, baciandolo sulla guancia, facendolo sorridere. «Te lo prometto, Fuffy.» risponde lui, chiamandola in quel modo con affetto, facendo ridere il portiere. Successivamente è il momento di Eva e Derek, che lo incoraggiano e abbracciano anche loro.

«Karl adesso però è meglio che tu ti stenda e riposi un po’ prima dell’intervento, non devi stancarti troppo.» gli consiglia il dottor Ross, carezzandogli la schiena in modo paterno. «Certo. Grazie, dottore per aver concesso a loro di rimanere.» sorride il calciatore, rientrando in camera, guardando ancora uno per uno i volti delle persone più importanti della sua vita, soffermandosi poi sulla sua ragazza. «Vieni qua, süẞer kleiner stern.[4]» le sussurra con dolcezza, allungando la mano destra verso di lei, Grace lo guarda con un dolcissimo sorriso, poi guarda il medico, che le dà il consenso, sorridente afferra la mano del fidanzato e lo segue.

«Come ti senti, mio bellissimo Kaiser?» gli chiede Grace, mentre lui si siede sul letto e le stringe ancora la mano. «Bene, amore mio, ho una paura immensa ma non mi lascio sopraffare da essa.» le risponde, guardandola intensamente negli occhi. «Anche io ne ho tantissima, ma so quanto tu sia forte e so anche che vincerai, Karl.» risponde Grace, sedendosi sul letto e baciandolo dolcemente, lui la stringe e ricambia con medesima dolcezza e profondo amore. «Sono felice che Marika sia tornata, per quanto le faccia male, tiene a ognuno di noi inevitabilmente.» dice Karl dopo il bacio con un sorriso sereno. «Marika è una ragazza straordinaria, amava e ama tuo zio con tutta se stessa, come io amo te. Anche io sono felice che sia qui con noi, perché fa parte della famiglia.» risponde Grace sorridente, specchiandosi in quei meravigliosi occhi di ghiaccio.

“Occhi che mi guardano, dallo specchio osservano,

occhi a volte un po’ troppo severi scrutano, per capire quanto c’è

di diverso come se… dalla faccia e dai capelli fosse semplice

intuire se, quello riflesso sono ancora io, se ogni piccolo dettaglio su quel volto è proprio mio;

se ce la farò ogni giorno ad affrontare tutto quello che verrà.

Tutto quello che verrà!” 

Karl le sorride meraviglioso e bellissimo, come nei suoi giorni migliori, lei è il suo tutto e la ama con tutto il suo cuore. «Te l’ho già detto miliardi di volte, ma grazie di esistere e di essere tutto ciò che sei, Starlet.» sussurra, annegando anche lui negli occhi ambra della sua amata. Grace sorride e gli carezza la guancia. «È bello sentirselo dire tutte le volte, anche tu per me sei importantissimo, sei la mia linfa vitale e farò sempre del mio meglio per renderti felice.» risponde con gli occhi lucidi. Il Kaiser sorride e le bacia la mano con la quale lo carezza. «Ti amo.» sussurra con una dolcezza infinita – concessa solo a chi lo conosce nel profondo. «Ich auch.[5]» risponde lei stringendolo forte e iniziando a piangere: lacrime di gioia per aver accanto un uomo meraviglioso, lacrime di paura e ansia per tutto ciò che ha sconvolto le loro giovani vite ancora una volta. Karl la stringe forte al suo petto e le carezza schiena e capelli. «Non reprimere le tue lacrime, buttale tutte via, Starlet. Te lo prometto, Grace, me la caverò e mai mi arrenderò.» le sussurra all’orecchio, baciandole i capelli e poi la guancia.

“Me la caverò, proprio come ho sempre fatto,

con le gambe ammortizzando il botto, poi mi rialzerò: ammaccato non distrutto.

Basterà una settimana a letto, poi verrà da se,

ci sarà anche qualche sera in cui usciranno lacrime…

ci sarà anche qualche sera in cui starò per cedere…

ma poi piano, piano tutto passerà, senza accorgermene, tutto passerà.” 

«Sono anche lacrime di gioia le mie, sono fiera di amare un uomo straordinario come te, so che non ti arrenderai e te la caverai e so che ti rialzerai più forte di prima.» risponde Grace, staccandosi per guardarlo e sorridergli. «Esatto. Ammortizzerò il botto con le gambe, come se fosse un salto in campo, poi mi rialzerò, ammaccato ma non distrutto e quando qualche sera mi usciranno le lacrime o starò per cedere, stringerò forte la tua mano e poi tutto pian piano passerà.» le dice riflettendosi nelle ambre della fidanzata e sorridendo determinato e sicuro.

«Proprio così, amore mio, insieme nel bene e soprattutto nel male.» sorride Grace, spingendolo sul letto per farlo stendere, stendendosi al suo fianco, posandogli la testa sulla spalla, guardandolo negli occhi. «Mi fa strano vederti con questi colori addosso, però hanno un loro perché nel tuo cuore, oltre ad essere la squadra della tua città natia, la tua squadra è l’Amburgo, ma il Bayer Leverkusen ha il suo motivo. So quanto sia importante per te indossarla e ha ragione Marika, è come se fosse sempre accanto a noi.» sussurra Grace. Karl la guarda e ride, ride perché con lei riesce sempre a sentirsi leggero e felice, dimenticando i problemi quotidiani – piccoli o grandi che siano – spesso rimanendo in silenzio e senza riuscire a ringraziarla per tutto come vorrebbe, ma riuscendo a sovrastare quel silenzio a volte più forte del rumore, che le idee gli provocano nel cervello, martellandolo forte. 

“Il silenzio a volte è peggio del rumore che,

perlomeno copre il brulicare delle idee, che di notte vengono,

che di notte affollano, col loro brusio il cervello e lo martellano

e fanno sembrar difficile anche ciò che non lo è.

E  fanno sembrare enormi anche le cose minime,

e così guardo te, che dormi accanto e penso:

che miracolo… vedi a volte accadono.” 

Karl la guarda intensamente negli occhi e smette di ridere. «Ammetto di tifare per il Bayer perché è la squadra della mia città, la squadra in cui ha giocato lo zio e anche papà, è la squadra della nostra famiglia, ma io gioco all’Amburgo e anche lei è la mia squadra del cuore.» le risponde con sincerità, facendola sorridere. «Un po’ come è per me, insomma. La mia squadra del cuore sarà sempre la Flynet, ma l’Amburgo è anche importante perché ci gioca il mio campione personale.» gli sussurra Grace sulle labbra, Karl sorride e gliele sfiora con un delicato bacio. «Sei il mio miracolo, Starlet. Lo sai benissimo che non sono particolarmente credente, ma da quando ho conosciuto te ho iniziato a credere ai miracoli.» sussurra Karl con un sorriso luminoso quanto il sole e con il cuore aperto, come solo di rado accade.

«Sono felice di essere il tuo miracolo e tu sei il mio, Kaiser. È grazie a te se sono ritornata a essere la ragazza allegra e caparbia che ero a Furano, tu sei la cosa più importante della mia vita, quella che solo una volta accade. Un miracolo, appunto.» sorride Grace, bellissima e dolcissima. «E ogni volta che cadrai sarò sempre al tuo fianco, porgendoti la mia mano, aiutandoti ad alzarti e affronteremo tutto in due perché saremo più forti.» sussurra ancora, senza smettere di annegare in quelle magnifiche pozze di cielo che sono gli occhi del fidanzato. «Io… grazie di tutto, Starlet, davvero non so che altro dire.» farfuglia Karl imbarazzato, ma onorato e felice di avere questa meravigliosa creatura al suo fianco come donna della sua vita. 

“Me la caverò, proprio come ho sempre fatto,

con le gambe ammortizzando il botto, poi mi rialzerò:

ammaccato non distrutto.

Basterà una settimana a letto, poi verrà da se,

ci sarà anche qualche sera in cui usciranno lacrime…

ci sarà anche qualche sera in cui starò per cedere…

ma poi piano, piano tutto passerà, senza accorgermene, tutto passerà.”

Grace ridacchia del raro imbarazzo del fidanzato e lo stringe sul suo seno. «Non dire nulla, Kaiser, so di essere importante per te e questo vale più di ogni tua parola. Ich liebe dich unendlich, mein außergewöhnlicher Mann.[6]» dice tenendolo stretto a sé e carezzandogli la schiena con amore e dolcezza, facendolo rilassare – inevitabilmente è un po’ teso per l’intervento – ma lei sa sempre come fare per calmarlo. Non dice nulla Karl, ricambia però la stretta e lascia scivolare via le sue lacrime, che difficilmente sfuggono al suo ferreo controllo, ma questa volta sente di averne bisogno e sa di esser capito del tutto dalla fidanzata.

I due ragazzi vengono interrotti da un impaziente bussare alla porta, Karl trattiene il fiato e la guarda negli occhi, mentre lei gli carezza la guancia e si alza per andare ad aprire a un secondo colpo ancora più impaziente. Sorride nel trovarsi davanti un cucciolo d’uomo, che la guarda con il suo dolce e monello visetto aperto in sorriso. «Ciao!» dice lui guardandola e poi facendo vagare i suoi vispi occhioni verdi dentro la camera, trovando subito lo sguardo del suo idolo, che con un immenso sorriso sulle labbra si alza e lo raggiunge, prendendolo in braccio e stringendolo. «Ciao, Jamie, sono felice che anche tu sia venuto a trovarmi e sono ancora più felice nel vedere che stai meglio.» gli dice, baciandolo sulla fronte.

«Dovevo venire per forza a trovarti oggi, sono stato un’ora a convincere la mamma, alla fine ha chiamato il dottore e lui ha detto che andava bene però devo andare da lui dopo.» racconta il piccolo, stringendolo forte. «Grazie, cucciolo.» sorride il Kaiser stringendolo più forte e baciandolo ancora in guancia. «Tu mi sei stato accanto nei giorni in cui ho fatto il trapianto, io però non posso venire in sala operatoria con te, ma volevo salutarti almeno.» dice ancora Jamie, guardandolo negli occhi e sorridendo, per poi notare i colori del Bayer Leverkusen e storcere un po’ il nasino, facendo ridere il ragazzo. «È la maglia che è appartenuta a mio zio, adesso lui non c’è più.» dice semplicemente Karl, facendolo annuire e sorridere di nuovo. «Ti prometto, piccolino, che appena ci saremo ripresi entrambi ci alleneremo.»

Jamie annuisce ancora con un grande sorriso. «Non importa qual è la squadra del cuore, importa solo il calcio e l’amore per esso.» afferma, dimostrando di esser molto più maturo della sua età. Karl sorride, non può essere più d’accordo. Grace e la signora Meyer sorridono contente per quella dolce scena, vedere due persone amate allegre, nonostante le difficoltà della vita, è la gioia più bella che possa esistere. Adesso la manager è sicura che il suo calciatore entrerà in quella sala operatoria carico della forza di tutti quelli che gli vogliono bene e ne uscirà vittorioso, tornando a essere il campione di sempre.

***

Dopo aver dato un ultimo saluto ad amici e parenti, Karl viene portato in sala operatoria, gli occhi inevitabilmente pieni di lacrime e terrore, ma con un sorriso sulle labbra. «Sarà dura, ma ce la faremo, campione. I prossimi giorni saranno ancora più difficili di questi che hai affrontato finora, ma so che ce la metterai tutta continuando a lottare come hai sempre fatto. Sei bravissimo, Kaiser.» gli sussurra il dottor Brown con dolcezza paterna, mentre lui annuisce disteso sul tavolo operatorio, e gli infermieri lo collegano ai vari macchinari per monitorarlo durante l’intervento. «Non avere paura, tesoro, andrà benissimo.» gli dice anche il dottor Ross, baciandolo sulla fronte. «Va bene, non mi arrenderò.» sorride Karl determinato e coraggioso.

Alle ore dieci e trenta la complessa operazione finalmente inizia, dopo aver aperto una finestrella e il cranio, in corrispondenza della massa tumorale, entrambi i neurochirurghi con l’ausilio di strumenti tecnologici e all’avanguardia iniziano a isolare il tumore e man mano ad asportarlo con il maggior risultato e il minor rischio.

Amburgo: martedì 20 marzo, 2018 sala d’attesa, h. 12:30

Sono già passate due ore dall’inizio dell’intervento, tutti i presenti attendono con ansia la fine e speranza che tutto vada per il meglio. Joseph Schneider tiene stretta sua moglie Angelika, che non ha più detto una parola da quando il nipote è entrato, ricordando quando in quella situazione c’era suo figlio e tutto ciò che ne conseguì; anche Thomas ricorda benissimo quel giorno, ma si fa forza e stringe sua moglie e sua figlia – in lacrime –  ha una paura immensa che la storia possa ripetersi ma sa quanto sia forte suo figlio – il suo campione – e ha piena fiducia nei due medici, che faranno tutto il possibile.

Hermann Kaltz in piedi accanto alla porta mastica con forza lo stecchino che tiene in bocca, ma non una lacrima scende dai suoi occhi; Benji seduto su una sedia lo guarda e gli sorride, mentre stringe tra le sue braccia una terrorizzata Grace – che in assenza del fidanzato – ha dato sfogo a tutte le sue paure e preoccupazioni, sfogandosi con un pianto liberatorio; le bacia la guancia e la culla, mentre osserva Fanny che cammina avanti e indietro per il corridoio con gli occhi rossi di pianto, ma con la consapevolezza che il suo papino salverà il suo miglior amico. Derek – accanto a Hermann – stringe Eva, che in lacrime fissa quella luce rossa sulla porta con una paura terribile, non riuscirebbe a immaginare il fatto che Karl potrebbe non esserci più

Grace la nota e si asciuga le lacrime, sorride al portiere e lo guarda con un sorriso. «Grazie, Benji, avevo proprio bisogno di sfogarmi, ma ora va da Fanny.» gli dice baciandolo sulla guancia, mentre si alza e va a sedersi accanto a Marika, che è rimasta in disparte – assorta nei suoi pensieri e pregando in silenzio. «Andrà bene.» le dice semplicemente, prendendole la mano e stringendola, ricevendo uno sguardo terrorizzato. «Lo so come ti senti, piccola, ci sono passata anche io ed è orribile fissare quella dannata porta dietro alla quale l’uomo che ami si gioca il tutto per tutto.» sussurra Marika, stringendola forte e piangendo ancora sulla sua spalla. «Shhh. Lo so che lo sai anche tu, ed è orribile, vorrei che non fosse mai successo e vorrei stringere Karl più di qualsiasi altra persona al mondo al momento, ma so anche che questa volta andrà bene e che dopo sarà più forte di prima.» sussurra con dolcezza Grace, dimostrando di essere una ragazza molto più matura dei suoi vent’anni.

«Non riesco a pensare che potrebbe accadere di nuovo, non voglio che anche tu soffra quanto ho sofferto e soffro io, non voglio, Grace.» mormora ancora Marika, scossa dai singhiozzi. «Non soffriremo più, Karl rimarrà qui con noi, io ho fiducia in lui. Mi dispiace che con Bernd non sia andata allo stesso modo e vederti distrutta mi faceva malissimo, potevo solamente immaginare quanto fosse orribile, mentre non avrei mai immaginato che mi sarei ritrovata in una situazione simile un giorno. Purtroppo per Bernd è stato fatto tutto il possibile, ma la sua situazione era molto più grave, ma anche lui ha lottato fino alla fine, dimostrando sempre di esser un grande campione nel calcio, ma soprattutto nella vita. Sii orgogliosa di amare un uomo come lui.» le dice ancora Grace, dimostrandosi molto più coraggiosa di quanto pensasse, rassicurando la più grande, la quale paura è doppia.

«Grazie, tesoro. Dovrei essere io a consolare te, sia perché sono più grande e sia perché là dentro c’è il tuo ragazzo… ma proprio non ce la faccio, non riesco più ad essere forte.» sospira Marika, asciugando le lacrime e accennando un sorriso. Grace le sorride e scuote la testa, guarda l’ora e fa un respiro profondo. «Grazie invece per esser venuta, la tua presenza è importante per noi. Karl ha ragione, sarai sempre parte della famiglia Schneider.» le dice, dimostrandole tutto il suo affetto, anche lei è ormai parte della famiglia; guarda la porta della sala oltre la quale il ragazzo che ama sta lottando per vivere e sorride risoluta – fiduciosa e speranzosa – poi sorride a Marika e iniziano a parlare come due qualsiasi ragazze, per ingannare il tempo e rendere attesa e paura un po’ più leggere.

«Basta! Non ce la faccio più ad aspettare, devo uscire a prendere un po’ d’aria o divento pazza continuando a fare su e giù.» sbotta Fanny, arrestando il suo andirivieni, Benji sospira e si alza, stringendola e baciandole la testa. «Andiamo a prendere un caffè.» le sussurra all’orecchio, spingendola dolcemente verso la macchinetta. «Ce la farà, vero?» chiede lei, mostrando la sua paura e debolezza. «Certo che ce la farà, Karl è un campione e non smetterà mai un attimo di lottare e poi non dimenticare che lo sto operando tuo padre.» le risponde lui, prelevando la bevanda dalla macchinetta e porgendogliela.

Fanny sorride e la prende, ringraziandolo con un sorriso, inizia a mescolare il caffè con la palettina di plastica; Benji ripete la procedura per prenderne uno per sé e le sorride, baciandole la fronte e asciugandole quelle leggere lacrime sulle gote. «Voglio vederti sempre allegra e sorridente, Fuffy.» le sussurra sulle labbra per poi baciarle e voltarsi subito per prendere il caffè dalla macchinetta che suona. Fanny ride e lo prende per mano, portandolo fuori, respirando a pieni polmoni l’aria ormai frizzante e primaverile, regalata dall’ultimo giorno d’Inverno; sorseggia il suo caffè e ascolta il cinguettio allegro e spensierato dei primi uccellini, che danno il bentornato alla bella stagione e sorride, iniziando a rilassarsi, complice anche la stretta dell’uomo che ama.

«Mi manca un po’ la nostra bellissima Primavera.» dice improvvisamente Benji, osservando le grandi querce presenti nel giardino dell’ospedale. «Anche a me già manca, la nostra è uno spettacolo stupendo e ineguagliabile, ma anche qui è bellissimo ed è Primavera anche nel mio cuore perché sono finalmente con te.» sorride Fanny, voltandosi tra le braccia del fidanzato, che le sorride e la bacia. «Hai ragione, la Primavera è bella ovunque, ma in ogni paese ha le sue caratteristiche e tu sei la mia.» le dice dopo il bacio, facendola sorride felice e allegra come il più luminoso sole che il giorno abbia mai visto dall’alba dei tempi.

«Adesso mi è diventato anche romantico, ma che ragazza fortunata che sono.» lo prende in giro Fanny, mordendogli le labbra, per poi prendere una sigaretta dal pacchetto e portarla alla bocca, accendendola; Benji ride e le bacia la guancia, osservando l’orizzonte con i suoi occhi di pece e sentendo la tensione alleviarsi pian piano. È incredibile come questa ragazza – il suo uragano Fuffy – gli abbia totalmente stravolto la vita. «Ne vuoi una?» gli chiede Fanny, buttando via una nuvoletta di fumo e voltandosi a guardarlo negli occhi. Ricorda benissimo quello che gli ha detto qualche giorno fa, e continua a pensarlo, ma capisce che anche lui è teso, la sigaretta non sarà proprio salutare – ma almeno rilassa un po’. Benji scuote il capo e sorride, baciandole le labbra, anche lei sorride aspirando poi quell’involucro di carta e tabacco sentendosi ora leggera, lo guarda e gliela avvicina alle labbra, Benji la guarda e ride, facendo un tiro e baciandola subito col fumo in bocca. 

***

Dopo quasi cinque ore, la lunga attesa ingannata in mille modi è finalmente conclusa, tutti possono tirare un sospiro di sollievo: Karl Heinz Schneider è uscito dalla sala operatoria, l’intervento è andato benissimo e i medici sono più che fiduciosi per una veloce ripresa. Ancora addormentato dall’anestesia viene portato nel reparto di terapia intensiva, dove verrà tenuto sotto costante monitoraggio, dove rimarrà almeno per le prossime quarantotto/settantadue ore, collegato a vari macchinari che registreranno con costanza e precisione ogni suo parametro vitale nell’attesa del risveglio e del percorso di ripresa.

Adesso non possono vederlo, ma rassicurati dall’ottimismo dei medici, possono tutti tornare a casa col cuore leggero e colmo di nuova speranza: il periodo peggiore è passato, lentamente inizierà a tornare tutto come prima e ognuno tornerà a vivere la vita di sempre, più forte per questa brutta esperienza e più determinato a dare il meglio di sé. La vita là fuori li attende: nuove sfide e nuove avventure, aspettano solo di esser vissute, e c’è un Mondiale alle porte, che aspetta solo di esser giocato e un ritorno al calcio attende di esser festeggiato.

 

 

 ***

 

Angolo dell’Autrice: ed anche il capitolo più difficile, temuto, e atteso è andato. Pensavo sarebbe stato più difficile da scrivere, invece è quasi uscito di getto – tra un imprevisto e l’altro della quotidianità – ho preferito non dilungarmi moltissimo nella descrizione dell’intervento, come avevo pensato all’inizio, sebbene mi sono informata – per quanto possibile – su internet, ma è sempre meglio non esagerare, perciò ho preferito concentrare l’attenzione su vari stati d’animo dei personaggi lasciando i due medici lavorare dietro le quinte. In questo capitolo ho finalmente introdotto il personaggio di Marika (la fidanzata dello zio Bernd) che nei precedenti era stata solo accennata dagli Schneider, penso che da questo momento in poi sarà molto più presente all’interno della storia, lei nella mia mante è già ben delineata, so come muoverla qui e anche in futuro (ma su questo dovrete aspettare la fine di questa fiction) anche se Bernd è morto lei rimarrà sempre molto legata alla famiglia del fidanzato e anche a Grace, che ha conosciuto in passato quando ancora lui era vivo (ma anche di questo ci sarà modo di approfondire in futuro). Ovviamente, come ormai consueto, anche in questa capitolo è immancabile il caro Max e la canzone non poteva che andarmi a nozze, ovviamente. Strane curiosità e coincidenze: il giorno dell’intervento del Kaiser è il giorno del mio compleanno, ma è stato solo un assurdo caso, non avevo per nulla preventivato la cosa – così come è capitato il 24 gennaio, Barby_Ettelenie_91

 Questo è tutto, spero che il capitolo vi sia piaciuto e non mi resta che darvi appuntamento al prossimo. Grazie sempre a tutti quanti, in particolare alla mia insostituibile Darling.

Vostra sempre, Amy!  

 

 

 

[1] Fratellone

[2] Sorellina

[3] Piccolo campione

[4] Dolce Stellina

[5] Anch’io

[6] Ti amo immensamente, mio straordinario uomo

   
 
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