Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: DarkDemon    18/09/2018    1 recensioni
[Titolo mooolto provvisorio]
|INTERATTIVA|POSTI FINITI|NON TIENE CONTO DE "LE SFIDE DI APOLLO"
- - - -
–Non scapperai facilmente piccola Dea...–
[...]
Vedeva il lontananza una piccola sagoma avvolta in vesti marroni correre nella leggera nebbia mattutina che avvolgeva le colline e il bosco, mentre una grossa sagoma umanoide la sovrastava, dando l'idea di quello che era un vicolo ceco.
[...]
Felix avanzò ancora qualche passo cauto, un tuffo al cuore lo fece però bloccare sul posto, capiva finalmente la causa del dolore della donna [...]
–Salvala... fallo per me... fallo per noi...– Disse con un tono che mai aveva udito, il tono di una madre, dolcezza e risolutezza, ora spezzate dall'infrenabile pianto che solo una madre può versare sulla salma della figlia, andatasene dal mondo.
- - - -
Sono oramai passati cinquant'anni dalla battaglia con Gea, la pace che ha avvolto il campo, come sempre, non è destinata a durare. Il sottile equilibrio si sta per incrinare, come la liscia superficie dell'acqua sotto un lieve sospiro.
Genere: Avventura, Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash, FemSlash | Personaggi: Quasi tutti, Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Can somebody tell me what to do?
Though we're meant to be
There's no going back
Time has already come
Sun is gone and no more shadows
Can't give up I know and this life goes on
I'll be strong I'll be strong 'til I see the end


Glassy Sky




Una giornata senza fare il bagno almeno una volta era una giornata sprecata, per Emerald. Soprattutto quando il tempo era ancora abbastanza buono da non regalarti l'ipotermia.
 Il sole era sorto da poco e la foschia si stava ancora ritirando, rimanendo solo attorno ai tronchi del bosco. La luce scaldava a malapena il sottile corpo della figlia di Poseidone, immersa fino ai fianchi nel mare mentre ammirava Apollo risalire nel cielo.
 
La sensazione di pace era assoluta, la rinsacca leggera, il vento sottile e i capelli rossi dolcemente cullati dalle onde. Prese un profondo respiro, inspirò il profumo del mare e quello più leggero delle fragole; chiuse gli occhi e li riaprì.

 “Padre, non mi aspetto una tua risposta, non pretendo un colloquio, voglio solo un cenno, qualcosa che mi dica che ci sei... che sai che ci sono.”

 Mise in quel pensiero, in quella richiesta, tutto il suo desiderio, tutta la sua passione.
 Dopo essere arrivata al campo Poseidone la riconobbe appena dopo una settimana, appena tagliato il traguardo nella gare con le canoe il tridente apparve sulla sua testa. Da allora, tuttavia, il dio sparì completamente. Non si aspettava una presenza costante, regali di compleanno ed uscite padre-figlia. Ma un segno... qualcosa, ogni tanto. Erano passati sette anni ed Emeral iniziava realmente a pensare che si fosse dimenticata di lei. 

 Dopo tutto non era un eroe, era goffa, imbranata, non sapeva tenere in mano nessun arma e non aveva mai ucciso un mostro. Una figlia facile da dimenticare, facile da non voler riconoscere come propria. Probabilmente quando la riconobbe si aspettava un nuovo Percy Jackson, una nuova stella del firmamento a cui tutti avrebbero chiesto aiuto... e invece restò solo lei, Emerald, un metro e sessanta di timidezza e goffaggine.
 
Uscì lentamente dall'acqua, quando sentì il corno mattutino suonare alle sue spalle.
 
La cosa che più preferiva della capacità di non bagnarsi era non dover stare ore a togliersi la sabbia appiccicata in ogni centimetro del corpo. Rimise i vestiti e si incamminò verso la mensa.

 La mensa si affollò velocemente e nel giro di venti minuti si stava già mangiando, nonostante qualche ritardatario.
 
Emerald mangiò con calma le proprie fette con la marmellata e assaporò il proprio cappuccino facendo vagare lo sguardo sugli altri ragazzi. Non era una ragazza particolarmente loquace, anzi, si esprimeva quasi sempre solo a gesti. Era l'unica occupante della cabina tre e questo la rendeva triste, il suo silenzio non voleva dire che non le piacessero le persone, anzi! Ma dopo tutto che poteva farci lei? Chiedere al suo assente padre “Ehi papà? Posso avere un fratellino? Anche una sorellina va bene!” Non era il caso.
 
Con un sospiro si alzò prendendo il piatto e di unì alla coda davanti al focolare in mezzo al padiglione per potere bruciare la propria offerta.

 

<°>

 

 Quando il bicchiere le si rovesciò addosso Deianee aveva appena finito l'offerta al focolare.
 
Si voltò con sguardo impassibile verso la ragazzina. Avrà avuto probabilmente la sua stessa età ma aveva un espressione talmente spaventata ed infantile da sembrare una quattordicenne. Se ne stava li come un imbecille a fissarla borbottando scuse con un filo di voce mentre si chinava per raccogliere il calice un tempo pieno di succo ottenendo come unico risultato quello di rovinare per terra anche il contenuto del piatto.
 
Daianee non conosceva il suo nome, come non ne conosceva quasi nessun altro, ma sapeva chi era. La figlia di Poseidone non passava inosservata con quei capelli color carota che si ostinava ad abbinare con la maglia del campo creando un accozzaglia tremenda capace di far perdere la vista a chiunque.
 
«Si può sapere che diavolo ti passa nella testa?!» Disse con un sibilo aggrottando le definite sopracciglia scure
 «Io... io sono desolata...» Provò a scusarsi Emerald, risultando ancora più ridicola agli occhi della figlia di Ecate.
 
«Hai la più pallida idea di quanto costino questi abiti?!» Rincarò, la voce alta e chiaramente arrabbiata mentre si osservava la lunga gonna nera; lo stile gotico era bello quanto costoso.
 
«Prega tuo padre che questa roba si tolga o che io sia abbastanza abile da toglierlo con un incantesimo... sempre ammesso che tuo padre si ricordi chi sei. Probabilmente è troppo imbarazzato anche di averti riconosciuta come sua figlia.» L'espressione sul volto di Emerald si spezzò, rimase a fissarla troppo sconvolta anche solo per provare a dire qualcosa.
 
«Potresi provare ad andare in missione, anche se non credo saresti molto utile, o magari mori...» Non poté mai finire la sua crudele frase perché Chirone arrivò al galoppo facendosi largo tra i ragazzi che si erano radunati attorno alle due sedicenni.
 
«ADESSO BASTA. Daianee sono certo che del succo di mela non abbia mai segnato la morte di nessuna gonna in pizzo, inoltre sono certo che tu sia una figlia di Ecate abbastanza brava da avere qualcosa per queste situazioni, ti prego di tornare nella tua cabina e di darti una calmata.» Esclamò il centauro, tuttavia la ragazza si era già allontanata borbottando cose non troppo carine, non le captò tutte ma sentì chiaramente un “Datti all'ippica centauro di merda.” Che non si sarebbe dimenticato facilmente.
 
«E voi? Non avete attività da fare?» Esordì in fine, congedando così i ragazzi che stavano ancora li attorno.

 

<°>


 Gwaine se ne stava comodamente seduto su uno dei lettini dell'infermeria mentre Brando gli medicava il braccio con delicatezza.
 
«Sai Akolzin, se chiudo gli occhi e mi concentro posso pensare che una qualche bella infermiera mi stia medicando...» Ridacchiò il figlio di Demetra chiudendo gli occhi rilassato.
 
«Poi apri gli occhi e ti accorgi che è solo il nostro Brando... a cui stanno cadendo gli occhiali, di nuovo. Seriamente doc, come fai a non rendertene conto?» Ridacchiò Justin alle sue spalle.
 
Il figlio di Apollo si sistemò gli occhiali con un gesto veloce e sbuffando leggermente. «Al posto dei miei occhiali perché non parliamo della vostra delicatezza in battaglia? Seriamente ragazzi, finirete per farvi del male serio, tenetevi le energie per i casini veri, che direi che stanno arrivano... Non potete ferirvi ad ogni allenamento, inoltre le scorte di ambrosia e di garze si dimezzano solo per voi, ci servono, sopratutto vista l'aria che tira adesso. Inoltre date una brutta impressione ai più piccoli e...» Borbottò velocemente continuando a disinfettare il grosso tagli sul braccio del figlio di Demetra che non cessava di sanguinare.
 
«Ed ecco qui la nostra crocerossina. Ci devi scusare, mamma, giuriamo che la prossima volta faremo i bravi, che riordiniamo la camera e facciamo i compiti» Disse Gwaine con un finto tono colpevole corrucciandosi appena quando il figlio di Apollo gli rovesciò altro disinfettante sul braccio.
 
Brando non sapeva bene quando Gwaine avesse deciso che lui sarebbe diventato suo amico, sapeva solo che ad un certo punto si era trovato con una vera e propria palla al piede fatta di battute orribili e risatine. Poco dopo era arrivato anche Justin, talmente simile, caratterialmente, al figlio di Demetra che sembravano assieme da sempre. Si era formato così il loro trio, due gocce d'acqua e... bhe e Brando, che in mezzo a quei due non ci azzeccava proprio nulla. Tuttavia non poteva dire di trovarsi male in loro compagnia, nonostante le continue bonarie prese in giro si sentiva a suo agio, sentiva di poter starsene tranquillo senza diventare troppo un ameba. Erano persone con cui condividere le proprie passioni senza sembrare stupido... nel senso che li aiutava con i compiti di matematica e fisica. Per quanto fosse complesso fargli capire cose basilari come “meno per meno fa più” alla fine si divertiva.

 

<°>

 

 Quando era riuscito a scappare dai ragazzi della cabina di Ermes non pianificava di imboscarsi, letteralmente, solo di usare finalmente il bagno da quando si era alzato e magari chiamare suo padre, giusto per fagli sapere che i suoi problemi non sfioravano minimamente quelli degli altri occupanti del campo.
 
Tuttavia Felix si era trovato nel bosco mentre cercava almeno una mezza tacca con il telefono, che sembrava aver deciso di non collaborare nel salvarlo da quella gabbia di matti fanatici. Nemmeno suo padre avrebbe apprezzato la sua permanenza in mezzo a gente del genere. Già era ateo, se gli tornava pure pagano probabilmente lo avrebbe mandato a scoprire se il suo Dio esisteva davvero o no.
 
Rassegnato ripose il dispositivo nella tasca della giacca e si mise a passeggiare tra gli alberi osservando i ragazzi allenarsi nel campo al sicuro all'ombra delle foglie. Le mani presero istintivamente a giocare con l'accendino che stava nelle tasca destra mentre quella sinistra iniziò ad aprire e chiudere il pacchetto di sigarette. Lentamente iniziò a canticchiare distrattamente “Somewhere over the rainbow”, tuttavia i suoi sforzi furono vani, iniziò ad avere quella spiacevole sensazione in gola, paragonabile solo a quella che si avverte davanti ad un ricco buffet ore di digiuno.
 
Non fumava da tre giorni, aveva portato quel pacchetto per casi rari, dubitava di usarlo ma era li... solo, nascosto. Lentamente si sedette con la schiena poggiata ad un tronco rivolto verso il campo, di modo che vedesse se qualcuno si avvicinava.
 
Fece ogni movimento con calma, come se stesse facendo qualche precisa cerimonia, come un gesto sacro, qualcosa di raro da assaporare una volta ogni tanto, un rito che avrebbe voluto poter fare più spesso ma che in cuor suo voleva solo che finisse. Aprì il pacchetto e si portò una sigaretta alla bocca, la strinse tra le labbra e con un lento gesto la accese. Ispirò quanto i suoi malati polmoni permettevano, trovava quella sensazione magica, non avvertiva il fumo scivolargli in gola, farsi strada nei bronchi ed incatramare le sue membra... eppure ciò che avveniva all'interno del suo corpo aveva del magico. Espirò il fumo nero dalla bocca socchiusa e dal naso, alzando leggermente il mento ed ammirandolo volteggiare e disperdersi nell'aria. Strizzò gli occhi al leggero pizzicore che le sue narici avvertirono mentre il fumo usciva.
 
Prese altri tiri, lenti e meditati come il primo, immaginandosi il percorso che il fumo percorreva e godendosi quella sensazione di allargamento dei bronchi, che sapeva che da li a poco sarebbe sparita, lasciando, con il passare del tempo, una situazione peggiore della precedente.
 
«Non ti han detto che non si può fumare, novellino?» Ci mancò poco che saltasse sul posto. Si voltò di scatto; una ragazza dai capelli castani e i vispi occhi nocciola lo guardava con sguardo scettico, un sopracciglio alzato e lo sguardo leggermente schifato nel guardare la sigaretta.
 
«No. Non me lo han detto, veterana» Rispose acido prendendo l'ormai ultimo tiro, infastidito che dovesse concludere così un momento così tanto rilassante e perfetto.
 
«Che stronzetto simpatico. Forza spegni quello schifo. E ringrazia gli dei se la driade a cui sei appoggiato non fa rapporto a Chirone» Disse divertita accucciandosi davanti a lui.
 
«Kaya Merhida, comunque, figlia di Eros» Si presentò allungando una mano che tuttavia non venne mai stretta.
 
«Piacere, credo. Che cacchio è una driade? Sei un'altra fanatica? Ma uno sano qui no?» Rispose sprezzante spegnendo la sigaretta ma non buttando il mozzicone a terra, fumatore non voleva dire incivile, alla fin fine.
 
«Ahahaha!» Rise l'altra facendo inarcare uno dei curati sopraccigli di Felix. «Che merda che sei, mamma mia! Le driadi sono spiriti degli alberi, comunque» Disse alzandosi e spazzolandosi i pantaloni. «Comunque lo dico per te, dovresti smettere con quella roba.» Concluse incamminandosi.
 «Tanto ormai fanno già cagare...» Mormorò a mezza voce, tirando fuori l'inalatore e spruzzandoselo in gola.


 

Angolo    

Autrice

*picchietta sul microfono*
Cof cof, prova prova... funziona? Si? Cazzo.
Frateli e sorele salve a tutti quanti. Tutti chi... penso che il novanta percento di voi sia sparito dalla piattaforma ed abbia messo su famiglia ormai.
Mi presento qui dopo... più di un anno! Per questa mia rinascita da far impallidire una fenice dovete ringraziare, o incolpare _Littles_ che mi ha fatto venire nostalgia di questa storia e dei suoi personaggi. Che mi ha ricordato i grandi piani che avevo per le vite sentimentali di questi pargoli.
Ho partorito così questo capitolo a dir poco imbarazzante. Ne sono soddisfatta? No. E' in qualche modo utile? Poco. Potevo fare di meglio? Probabile.
Tuttavia ciò che più mi importa è essere qui ora, con la grinta o quasi di proseguire con questa storia che oggi come allora mi fomenta. Spero di non avervi persi tutti per strada, ma importa scrivere prima di tutto a me stessa, per quanto ami leggere le recensioni, ma non posso pretendere nulla, me ne rendo conto. 
Dunque. In questo capitolo ho finalmente trerminato la presentazione dei personaggi, ergo ora le cose si possono fare un po' più mortali movimentate

  • Daianee MaeveLilithfille - Terza classe
  • Justin Alexander Fair - Terza classe
  • Gwaine Summers - Terza classe
  • Kaya Merhida - Terza classe

Spero davvero che questo aggiornamento sia stato anche solo minimamente gradito e che il capitolo vi sia piaciuto.

ΩEbeΩ

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: DarkDemon