Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Pedistalite    19/09/2018    1 recensioni
Sam non ricorda bene cosa sia successo quella notte. Vaghi flash, impressioni, paura. Dean, il coltello e la sua ferita. Il sangue che non si fermava. Cosa è successo davvero? E perchè suo fratello ha provato ad uccidersi? Il senso di perdita fa tornare a galla emozioni represse negli anni e Sam è costretto a dover fare i conti con la sua attrazione incestuosa per Dean e le conseguenze del suo gesto. Come affrontano una situazione del genere due fratelli così diversi tra loro e con un rapporto da lungo tempo in crisi? Come cambierà la loro vita normale, in che modo ne risentiranno la loro famiglia semplice e le loro fidanzate?
AU di What is now and what should never be.
Genere: Angst, Dark, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

EPILOGO

 

Non riesci bene a spiegarti come sia successo.

Anni e anni di controllo faticosissimo, infiniti e tortuosi auto-condizionamenti e tutto si conclude in un momento.

Si, un momento.

Sei talmente terrorizzato di ciò che hai fatto che il tuo bacio si può riassumere in un maldestro appoggiarsi di labbra. Fai due passi indietro, sei così sbilanciato che inciampi e se Dean non ti afferrasse per la camicia, andresti a finire per terra.

Hai gli occhi sbarrati e il cuore a mille, e pensi che per tuo fratello sia la posizione perfetta per un pugno ben assestato: ha il vantaggio fisico, il movente e perfino la ragione in via di principio.

Cristo, hai baciato Dean.

Sei veramente un coglione idiota.

 

“Ascolta i-” provi a dire, per migliorare la tua situazione (ma sei in una posizione indifendibile, come diavolo puoi giustificarti?).

Dean ha ancora la mano affondata nella stoffa della tua camicia, tu ti senti in precario equilibrio ed è una novità osservarlo dal basso, mentre cerchi di mantenerti stabile sulle ginocchia piegate e divaricate.

 

“Se questo è un gioco…” ti dice Dean, e stringe di più, senti le nocche a contatto con il tuo torace attraverso la flanella (ma non dovresti) e la sensazione ti eccita.

Però non capisci.

Un flusso di emozioni troppo complesse, violente e velocissime ti penetra come spilli: ogni puntura aggiunge una sfumatura di consapevolezza.

 

Poi Dean infila un ginocchio fra le tue gambe e tu senti il suo respiro contro la tua guancia.

Ti mantiene alla sua mercé, ti costringe a fare affidamento su di lui, sulla stabilità del suo corpo caldo, per rimanere in piedi. E tu glielo concedi (cazzo, è il minimo, dopo quello che hai fatto…).

“Se questo è un gioco per te…” ripete, e non ti sembra di aver mai visto i suoi occhi più verdi e allo stesso tempo più bui (come se la superficie di quel lago alpino fosse stata travolta da una bufera e ora il fango dovesse riposarsi sul fondo… ma è impossibile, impossibile! Niente sarà mai più limpido come prima…)

Dean chiude l’altra mano attorno al tuo collo e tu continui a boccheggiare e tutto si sta consumando nel giro di pochi secondi, ma non riesci a dire una sola parola. E ti sembra di essere bloccato, con tuo fratello tra le cosce, per un secolo.

 

“… potrei anche ucciderti,” mormora, guardandoti la bocca e poi afferrandoti la nuca con violenza, strattonandoti e dandoti finalmente (finalmente, cazzo…) il bacio che hai sempre voluto.

 

Stavolta non esiti. Non ti soffermi a farti domande (come: ma allora anche lui? Oppure: da quanto andava avanti? Oppure: questo non è normale, siamo entrambi sbagliati?). Ci sarà tempo in un secondo momento.

 

Dean è vivo, è caldo, il suo sapore t’invade. La tensione dei suoi muscoli sotto le tue dita, il modo in cui vi afferrate, vi spingete l’uno sull’altro, vi baciate, come se non ne avreste mai più occasione, come se il mondo finisse, come se le lingue, i denti e le bocche non fossero abbastanza.

Di più. Ancora. Si, così…

Vorresti strappargli i vestiti a morsi, vorresti che lui si lasciasse prendere contro la parete. Ma non credi di essere pronto. Ti sembrava fantascienza fino a un minuto fa.

 

Gli infili una mano sotto la maglietta, lungo la schiena, ma il tuo vuole essere un gesto tenero, di conforto, vuoi rassicurare, calmare, amare per tutta la tua vita.

 

“Dean…” bisbigli, temi di poterlo incrinare con un tono troppo alto, con un gesto sbagliato. “Dean, ehi, aspetta.”

 

“Ho bisogno di te, Sammy,” confessa lui, di fretta, inciampando con la lingua su qualche consonante. “Non so perché, ed è così sbagliato ma… ho bisogno di te. Solo di te. Mi credi?”

 

Se gli credi?

Che domanda ridicola. Potresti dire che siete così diversi e vi siete sempre capiti così poco, che non hai molta esperienza nel riconoscere le menzogne di tuo fratello, (potresti dirgli che sono mesi che lo preghi di parlarti, di raccontarti cosa è successo quella notte, di dirti la verità…) ma in realtà non è così ora: al di là di ciò che vi separa, esiste una corrente tra di voi, una connessione che vi lega, per la quale in questo preciso istante potresti giurare di leggergli nella mente.

 

“Ti credo.”

Ma ciò che davvero gli stai dicendo è: mi fido.

 

Ed è la più assoluta delle verità. Questo è il fratello che ti ha rubato la tua prima carta di credito, che se l’è svignata il giorno del tuo diploma, che si è portato a letto la tua ragazza la sera del ballo di fine anno. È il fratello che scommette e perde grosso, che mente su quasi tutto, quasi continuamente, quasi a chiunque. Questo è il fratello che ha appena lasciato Carmen, ha chiuso l’officina ed è partito senza una meta per le strade d’america.

È lo stesso fratello che ti ha insegnato a guidare, ad allacciarti le scarpe, a giocare a baseball e a fumare se ti andava. Quello che ha picchiato Bobby Lowson per averti rotto il naso e rubato le scarpe a dodici anni. Quello che ami da tutta la vita, come non potresti amare nessun altro, in nessun posto.

Il più figo, il più forte, il più furbo, il più sveglio dei fratelli maggiori di tutto il mondo.

E, che dio ti aiuti, non c’è niente che possa essere fatto per farti smettere di provare quello che provi.

 

E le parole sono troppo fuorvianti, e quello che dovete affrontare è troppo enorme, e forse siete sbagliati, deviati, destinati al fallimento, ma non c’è nulla di diverso che puoi fare se non riprendergli la bocca. È calda, screpolata, riconosci il suo sapore e ti chiedi come è possibile trovarlo tanto giusto e tanto sbagliato nella stessa misura.

Potresti essere completamente felice, e invece Dean allunga la mano dentro ai tuoi pantaloni e ti dice: “Esiste l’eventualità che questa non sia l’unica conclusione possibile?”

 

Il tuo cervello ci mette qualche momento di troppo a collegare le sinapsi, perché la mano di tuo fratello è grande e ti stringe come una morsa, ti preme alla base del membro, per non farti venire (o forse per farti male, sei duro come una roccia e potresti anche esplodere…). Una stretta particolarmente enfatica ti costringe a raccapezzare i tuoi pensieri e cerchi di riflettere alla svelta per rispondergli ciò che pensi e non ciò che forse vuole sentirsi dire.

“Questa è l’unica conclusione possibile per me. L’alternativa sarebbe continuare a fingere di non provare quello che provo, ma adesso…” (e pensi: dio dopo aver respirato il tuo respiro e morso l’angolo della tua bocca, fino ad avere in gola il tuo sapore, non potrei mai. Non potrei mai più.)

 

Dean non ti lascia concludere, in fondo speri che trovi lui stesso quella evenienza troppo orribile per contemplarla. Ti si spinge contro e non sai chi dei due avrà il coraggio di fermarsi, ma dovete.

C’è troppo ancora da dire, da chiarire, ci sono i sintomi di stress post traumatico che tuo fratello continua a manifestare, ci sono i tuoi incubi ogni volta che Dean si avvicina ad un oggetto affilato… soprattutto ci sono i vostri ricordi confusi di quella notte, il modo in cui Dean si riferisce a quegli eventi che non riesce a mettere a fuoco, come se ad averli vissuti fosse stato qualcun’altro…

 

Non ero io, Sam. Eppure ero io. Come se fossi un altro me stesso, di un altro posto.

 

Ti chiedi cosa significa, se lo capirai mai… ti chiedi, in un lampo di paura accecante se, senza quella esperienza, Dean avrebbe mai avuto questi impulsi verso di te, questi sentimenti…

Sarebbe successo lo stesso, prima o poi?

 

Dean si sfila la maglietta in un movimento fluido e ti riscuoti solo quando la fibbia dei suoi jeans sbatte contro in pavimento in un clang tra di voi.

Puoi guardare, ti è concesso.

Puoi perfino toccare…

Ma in qualche modo non sarà mai abbastanza, avrai sempre il dubbio. Tuo fratello, se non avesse provato ad uccidersi senza ricordarsene più il perchè, ti avrebbe mai desiderato, avrebbe mai avuto bisogno di te, come tu di lui (in un contesto di vita puramente normale)?

La risposta è terrificante. Ignori la domanda e ti riprometti di non pensarci mai più.

 

Esiste un posto, in uno qualunque degli universi paralleli e distinti, in cui tu non hai bisogno di lui?

 

L’amore basta. E alle volte non basta.

Non c’è modo di saperlo.

Mentre Dean porta le mani lungo il tuo petto e passa la lingua sulla tua mandibola in anticipazione di ben altro, pensi che puoi accontentarti.

 

Indipendentemente da tutto il resto, il legame di sangue è per sempre.







 

Come on and lay with me

Come on and lie to me

Tell me you love me

Say I'm the only one



 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Pedistalite