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Autore: Saturn_moon    03/10/2018    1 recensioni
Questa storia parla di Sailor Saturn e Sailor Pluto, in ambienti e momenti privo di collegamenti tra loro.
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Sussurrai allungando una mano verso di lei ed allo stesso tempo al vento, come se un'altra, la sua, potesse toccare di nuovo la mia, ma ovviamente l'unica cosa che strinse fu l'impalpabile aria, il niente, lei non aveva mosso la sua verso la mia, non sarebbe stata compassionevole. Non si poteva afferrare il vento, e lei era tale. Era il vento della passione, dell'amore che mi aveva scaldata fino a quel momento. Scesi dalla macchina, mentre le prime gocce d'acqua bagnavano il mio volto ed assieme alle lacrime il primo incerto passo, il secondo, il terzo, acquistai sempre più sicurezza, correndo via, allontanandomi da lei, da quella mano che mai più avrei toccato.
Un suo grido, un urlato dove vai, ma senza il coraggio di seguirmi, o forse non le importava nemmeno, non mi aveva mai seguita dopo un litigio, mai era venuta a riprendermi, forse solo una volta mi aveva stretta a se, impedendomi di
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Hotaru/Ottavia, Setsuna/Sidia
Note: AU | Avvertimenti: PWP | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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Strategie

 

Un gioco vinto, un gioco perso, infinite possibilità

Un innocente gioco

Una passione irrefrenabile

Un non rispettato coprifuoco

una proposta amabile

 

<< Setsu, posa quel telefono. Ora. >>

Dannato pokemon, dannati gli inventori dei pokemon e dannati ancora di più gli inventori di pokemon Go. Non le bastava giocare al nintendo Ds ? No, ovviamente no. Ora, anche sul telefono. Era tardi, dovevamo uscire, e lei perdeva ancora tempo a giocare. Gettai un' occhiata all'orologio, ormai era troppo tardi per fare ciò che avevamo programmato, tanto valeva stare a casa, tuttavia, dovevo comunque riuscire a farla smettere di giocare, o perlomeno, riuscire a toglierle il telefono dalle mani. Ti richiamai impazientemente per la terza volta in quella giornata, riuscendo a farti distrarre per un momento da quel che stavi facendo.

 

"Oh finalmente"

Pensai prima di notare che stava già per rimettersi a giocare e mentalmente mi stavo ripetendo di non ucciderla in quel momento stesso, dopotutto era bellissima anche quando giocava e quando sfidava in quel modo la poca pazienza che possedevo.

 

<< Ti lamenti sempre che non mi prendo mai del tempo per me, che non mi comporto mai da bambina, che non faccio mai quello che voglio, o che non faccio mai i capricci. Ecco, lo sai che amo giocare. >>
 

Un sospiro, seguito dalle mie labbra che si arricciarono in una smorfia, molto simile ad un sorriso, era brava a rigirare le mie stesse parole a suo favore. Peccato lo facesse solo quando le conveniva, e mai quando no. Ovviamente, la chiami scema?
 

Mi avvicinai a lei, cercando di prenderle quel dannato aggeggio dalle mani, senza tuttavia riuscirci, ovviamente era troppo facile per lei evitare i miei movimenti ed allo stesso tempo continuare a giocare. Un pò, lo ammetto, iniziavo ad invidiare quella bravura, sembrava un pò Kakashi quando allenava Naruto, Sasuke e Sakura ai tempi del Team 7. La situazione stava degenerando, perché stavo pensando a Naruto? Anche quell'anime ci si doveva mettere ora? Non bastavano già quei dannati pokemon che stavano distraendo la mia donna? Ora mi ci mettevo pure io? Dannati anime, solo lei poteva farmi arrivare a maledire uno dei miei passatempi preferiti.

Smisi di combattere, cercando mentalmente una strategia più convincente e che forse l'avrebbe fatta smettere di giocare, quando notai che ti eri finalmente sdraiata sul divano vicino al tavolino di mogano del salottino che precedeva l'accesso alla zona da notte.

 

Sorrisi tra me e me, non sapendo se il mio piano avrebbe sortito effetto, ma speravo vivamente di si, se non funzionava quello, nient'altro avrebbe funzionato e ormai lo sapevo bene, be..nient'altro se non una situazione o presunta finta di allarme, ma era meglio evitare di farti prendere un colpo o meglio di farlo prenderlo a te e a mezzo castello.

 

Feci finta di allungarmi e prendere qualcosa sul tavolo, da dietro il divano, finendo poi per cadere sul divano, sopra di te, mentre le mie mani stringevano il telecomando che presuntamente dovevo afferrare.

<< Scusa. >>


<< Tranquilla, sei leggera. >>


Rispondesti automaticamente, ancora presa dal telefono, senza degnarmi di uno sguardo, stufa di quella situazione che ormai durava da troppo tempo, mi misi a cavalcioni su di te, sedendomi sul tuo ventre in modo da impedirti di alzarti e scappare via di nuovo.
<< Avanti Setsu, dammi quel telefono. >>

 

La voce mi uscii più alta di quanto avessi voluto, mentre cercavo di prendere quel coso malefico dalle tue mani.

 

<< Eddai, dieci minuti ed ho finito Saturn, non essere cosi fastidiosa. >>
 

Mi bloccai. Ero fastidiosa eh?

 

<< Va bene, come vuoi. Giocherò da sola allora. >>

 

Mi guardasti perplessa, prima di realizzare cosa stavo facendo, o meglio cosa avevo iniziato a fare. Premetti il mio bacino contro il tuo, iniziando a muovermi contro di esso, strusciandomi appena e poi sempre più insistemente contro di te, contro le tue vesti, fatti di un materiale quasi impalpabile, che mi permetteva di sentire oltre il tessuto, la tua pelle ma senza poterla raggiungere del tutto.

 

<< Macchierai il mio vestito se continui. >>


La tua voce, meno distaccata rispetto a prima, eppure continui ancora a giocare, non vuoi darmela vinta.

 

<< Correrò il rischio, dopotutto, se la mia donna preferisce un gioco a me...cosa dovrebbe importare a me di un vestito che per quanto bello, m'impedisce di vedere la vera bellezza dell'universo senza veli? >>

 

Portai le labbra sul tuo seno, leccandolo, succhiandolo golosamente, quanto mi era mancato farlo, quanto avevo desiderato poterlo fare. Le mani scivolarono lungo i tuoi fianchi, accarezzandoli, premendoti contro di me, ancora di più. La tua pazienza stava vacillando, o meglio, non era la tua pazienza, me l'avresti data vinta, stavi per darmela vinta, solo per farmela pagare in modo ancora più salato.

 

Il tuo sguardo si fece più scuro, un lampo nel tuo sguardo, e mi ritrovai ansimante, per il movimento veloce, sotto di te.

 

<< Hai macchiato il mio vestito. >>

 

Un tono basso, vibrante, seducente, minaccioso. Un tono che nonostante avrebbe dovuto mettermi paura, ottenne solo il potere di eccitarmi, di bagnarmi ancora di più, come il più dolce degli afrodisiaci.

 

<< Lo so. >>

 

<< Che cagnolina impertinente, ora t'insegno io a non disturbare la propria padrona ed aspettare al tuo posto. Apri la bocca >>

Sollevasti, il mio volto, lasciandovi poi cadere la saliva nella mia bocca, costringendomi ad ingoiarla, ripetesti l'azione,a volte lasciandone cadere solo sulle mie labbra, facendomi morire, al pensiero che non potessi averla, agognavo quei baci, avevano un effetto che mi destabilizzavano, all'ennesima volta ansimai ancora più forte.


<< Non è che l'inizio questo mia cara, o forse potrei essere magnanima. Tieni aperte le labbra da sola, o te ne pentirai>>

Un brivido, percorse il mio corpo a quelle parole. Ripetesti ancora una volta l'azione ed al contempo giocasti coi miei seni, stringendoli, modellandoli a tuo piacimento, mentre in maniera sempre più veloce lasciavi cadere quel delizioso nettare tra le mie labbra facendomi annaspare, strozzando i miei gemiti in gola, il mio corpo immobile ma tremante contro il tuo, desiderando di muoversi frenetico, contro il tuo.

 

<< Oh brava cagnolina, cosi, ferma, sotto di me. Sono io a possederti. >>

 

Il tuo pollice salii, ad accarezzarmi dolcemente una guancia, in netta contrapposizione con le tue parole, mano contro mi premetti bisognosa, in cerca di calore, palmo che baciai con devozione, quasi come a ringraziarti per quelle parole. Iniziasti a muoverti lenta, sopra il mio bacino, lasciandomi gemere di frustazione.

 

<< Oh no piccola, piccola, cosi ti sentiranno. Devi stare zitta. >>

 

Z-zitta? Cosi..
Realizzai cosa voleva fare, cosa voleva, ed un attimo dopo la sentii muoversi ancora più veloce contro il mio corpo, le mani corsero a coprire la bocca per non disubbidire al diretto ordine della mia signora, della mia donna. Gli occhi si fecero lucidi, le lacrime di piacere che tentavo di placare dallo scorrere sul mio volto, come ogni volta che accadeva che lei mi zittisse. A volte non disubbidivo solo per quello, per impedire ai miei occhi di riempirsi di lacrime di piacere, per impedirle di vedere quanto io in realtà godessi a causa sua.

Il mio, il suo piacere cresceva sempre di più. I movimenti si fecero più frenetici, le unghie piantate nella mia carne, ancora più insistenti, lasciavano scie rosse a deturpare il mio corpo, un nuovo marchio, un nuovo sei mia. Graffi, che portavo con grande piacere. Un bacio, un urlo tappato dalle nostre labbra unite, suggellò il tuo orgasmo.

Ti alzasti piano dal mio corpo, ancora tremante, sedendoti e gettando esausta la testa sullo schienale << Portami un bicchiere di vino ros- >>

 

Interruppi le tue parole, mettendomi a cavalcioni sul tuo ginocchio, strusciandomi sulla tua gamba, desiderosa di venire, mancava cosi poco, cosi poco per raggiungere quel piacere, quel piacere che agognavo ogni singola volta che ti avevo vicina. I gemiti risuonavano nella stanza, mentre le mie mani si aggrappavano al tuo collo, tu nemmeno mi sfioravi, ma nonostante gli occhi chiusi, sapevo che il tuo sguardo penetrante mi fissava, mi scrutava in attesa.
Il mio corpo tremò, il calore si fece intenso, le spinte scomposte e frenetiche, un attimo dopo un sussurrò rotto, il tuo nome che lasciava le mie labbra nel momento dell'orgasmo.
 

<< Setsuna. >>

 

Sentii le tue mani tra i capelli, li sentii tirarli, guidandomi verso il basso, gli occhi ora aperti, ritrovandomi tra le tue gambe, aperte per facilitare il lavoro.
 

<< Lecca, pulisci il disastro che hai combinato. >>

 

Annuii, avvicinandomi ancora di più con la bocca, ma non troppo, sapendo che ti piacesse quando mi comportavo in quel modo, sembrando davvero la tua cagnolina, forse cagna in quel caso. Iniziai a leccare i tuoi umori, senza lasciandomene scappare nemmeno una goccia. Spinsi la lingua dentro di te, cercandone ancora, assaporandoti senza alcuna remora.

Quando fosti soddisfatta, mi tirasti tu stessa, fuori da te.
<< Ora basta, sei troppo golosa. Puoi rialzarti..>>

Tempo di dire quelle parole, che al mio tentativo di alzarmi, ancora un pò instabile sulle proprie gambe, ancora scossa da quel turbinio di emozioni che io stessa avevo iniziato, mi tirasti nuovamente, baciandomi questa volta più dolcemente.
 

<< Ecco, ora puoi alzarti Saturn. >>

 

<< Be..guarda li..>>

Indicai il telefono, ora nelle mie mani, preso durante quell'ultimo bacio di distrazione.

 

<< Alla fine, ho vinto io. E per inciso adesso te lo disinstallo >>

 

<< Uffa. >>

 

Un'occhiolino, dei passi verso la porta del bagno.

<< Potresti fare una doccia con me, magari cambio idea, o magari ti do un premio di consolazione, ma solo se vieni adesso con me. L'offerta sta per scadere >>

 

<< Quale premio? Migliore di quello che ho già avuto? >>

 

<< Bè...mi hai posseduta tu..ma so quanto ami essere tu in mio potere alle volte...attenta la porta del bagno si sta per chiudere però >>

 

Un cigolio, dei passi affrettati, delle risate, l'acqua della doccia che si apriva, qualsiasi altro suono ormai spento dal ticchettio dell'acqua, coperto da labbra che ancora una volta, si ritrovavano in un circolo senza fine.

 

   
 
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