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Autore: NyxTNeko    07/10/2018    1 recensioni
Roma, 37 d.C.
Una giovanissima schiava proveniente dalla Gallia, abile conoscitrice di ogni tipo di erba, approda nella Città Eterna. Divenuta libera, la sua vita sembra essere destinata a svolgersi nell'ombra della Capitale del Mondo...fino a quando il potere non entrerà dalla porta della sua piccola bottega di filtri e veleni e le stravolgerà l'esistenza risucchiandola inevitabilmente nel suo vorticoso buco nero.
Locusta, la prima serial killer della storia, fu un personaggio enigmatico, quasi leggendario, di cui si sapeva davvero poco anche ai suoi tempi, una cosa, però, era assolutamente certa: la strega di Nerone non sarebbe sopravvissuta a lungo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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"Humana ante oculos foede cum vita iaceret 
in terris oppressa gravi sub religione,
quae caput a caeli regionibus ostendebat 
horribili super aspectu mortalibus instans, 
primum Graius homo mortalis tollere contra 
est oculos ausus primusque obsistere contra; 
quem neque fama deum nec fulmina nec minitanti 
murmure compressit caelum, sed eo magis acrem 
inritat animi virtutem, effringere ut arta
naturae primus portarum claustra cupiret".
Lucrezio, De rerum natura, I, vv 62 - 71

Nerone non si era perso d'animo e, subito dopo aver constatato i danni alle abitazioni e all'ambiente circostante, aveva deciso di studiare varie mappe intatte, recuperate miracolosamente tra le macerie, per ricostruire a nuovo gran parte della città.

"Roma dovrà diventare la città più bella di tutto l'Impero! Chiunque verrà qui, dovrà restare a bocca aperta per la sua bellezza, per il suo nuovo aspetto maestoso e consono al titolo di capitale" si disse Nerone.

Nei suoi occhi brillava una luce intensa, mentre guardava le macerie della Capitale del Mondo. "Risorgerà come la fenice, più splendida e potente che mai! E Gaudenzio mi aiuterà, si, sarà lui che mi aiuterà!".

Tigellino al suo fianco controllava che non ci fossero pericoli, tuttavia aveva notato l'aria trasognante dell'imperatore. Per poco non fu lui ad inciampare sul piede di Nerone " Maledetto grassone, questa si aggiunge alla mia lista personale di conti da farvi pagare, altezza imperiale".

- Tigellino - emise Nerone rivolgendosi a lui, raggiante, solare.

- Di...ditemi altezza imperiale... - rispose colto alla sprovvista; credeva di poter anticiparlo nei pensieri, invece accadeva esattamente il contrario: era il Princeps a richiamarlo nell'istante di cedimento.

- Voglio ardentemente che Roma splenda alla luce del sole, il bianco e l'oro dovranno essere i colori dominanti... - confessò commosso poggiando le mani sul petto. Emise un sospiro carico di speranze e sogni.

- In che senso? Volete mutare volto alla città? - domandò cercando di non mostrare il disgusto emergente; a lui della capitale non importava nulla, ciò che contava erano solo i soldi, il potere, il sangue... il resto, ai suoi occhi, appariva come un suo ennesimo capriccio.

- Certamente, Tigellino, non sentite come si respira adesso, prima era tutto troppo soffocante e confusionario...

- Si, altezza, questo vostro desiderio è tanto nobile - recitò il Prefetto - Ma non vi sembra che stiate correndo un po' troppo?

- Che volete dire? - chiese un po' deluso; gli sembrò di essere l'unico a vedere una speranza di rinascita.

- Che dovete punire chi ha causato questo, altezza imperiale, il popolo ha bisogno del sangue di chi li ha ridotti alla miseria - ruggì Tigellino, bramoso di vedere compiere una vera e propria strage.

- Non l'ho dimenticato questo, Tigellino - sbottò innervosito l'imperatore - Mi sottovalutate troppo secondo il mio parere... - si fermò, chiuse gli occhi e li riaprì - Comunque sto già verificando le varie testimonianze e non appena si saprà qualcosa mi metterò all'opera...

"Ma non lo sa?" si disse stupito il Prefetto strabuzzando gli occhi ed osservandolo.

Nerone alla vista di quell'espressione di sincera preoccupazione stampata sul volto duro di Tigellino ebbe un brivido freddo e sentì le mani tremare - Sapete qualcosa che io non so?

Gaio Ofonio ebbe un piccolo tentennamento "Perché dovrei dirglielo? Potrebbe benissimo informarsi anziché perdere tempo nelle sue sciocche fantastie e manie elleniche".

L'imperatore rimase particolarmente turbato da quel pesante silenzio; il mondo che fino a poco prima gli era apparso puro e pieno di colori, divenne improvvisamente cupo e contaminato dal male, quello stesso che lo aveva corrotto in maniera irrimediabile - Parlate...avanti...

Nella mente del pretoriano riecheggiavano le voci di alcuni senatori, avvistati qualche ora prima tra le strade, che parlottavano tra di loro in maniera molto accorta riguardo l'incendio.


- Avete sentito che si incomincia a sospettare di Nerone persino tra il popolo - ridacchiò uno dei due anziani senatori.

- Eccome se l'ho udito e la cosa non mi stupisce più di tanto, quel Nerone è sempre stato un folle, soprattutto con la sua ambiziosa idea di rendere Roma una nuova Atene, è proprio fissato con la Grecia... potrebbe essere stato davvero lui ad aver architettato l'incendio per... - s'accorse di Tigellino e diede un colpo al collega per avvertirlo.

L'altro, inteso il messaggio, annuì e rivolse uno sguardo fugace al prefetto, il quale, li guardò con sospetto, ma decise di non intromettersi, poiché quelli erano uomini potenti e averli contro sarebbe stato un grande problema. Se c'era una cosa che aveva imparato a corte, in quegli anni, fu la prudenza.

C'erano già troppi nemici attorno all'imperatore e lui aveva il compito di proteggerlo, nonostante tutte le sue stranezze e i celati disaccordi. Doveva riferire di quel poco che sapeva.
 

- Altezza! - esclamò con la fermezza attinente al ruolo che ricopriva - In città cominciano a circolare delle voci che rischiano di compromettere la vostra posizione e il vostro titolo di imperatore

- Cosa? - tremò spaventato - Delle voci...su di me?

- Si, altezza, vi si accusa di aver provocato l'incendio di Roma per via delle vostre idee di rinnovamento urbano - riferì freddamente Tigellino.

Dopo aver udito quelle parole Nerone quasi si sentì mancare - La maledizione continua a perseguitarmi, vuole ancora il mio sangue, dopo aver ricevuto quello di mia figlia - si mise le mani sul volto e disperato cominciò a camminare smarrito, con le pupille ristrette per la paura, il suo sguardo fissava il vuoto che si era creato attorno a lui, poi si voltò verso Tigellino - Almeno voi credete alla mia innocenza? Oppure avete deciso di tradirmi?

Il prefetto non aveva mai amato incondizionatamente l'imperatore, però conosceva il suo cuore buono e sapeva che non avrebbe mai fatto una cosa del genere, lui adorava il suo popolo e lo aveva dimostrato, rischiando addirittura la vita per loro. Abbassò la testa e disse - Certo che vi credo, altezza, siete molto più nobile di certa gentaglia, e anche di me stesso - si mise l'elmo in testa e continuò con aria un po' beffarda - Inoltre non potrei mai tradire chi mi ha dato il titolo di prefetto...

L'imperatore si sentì rincuorato in parte da quell'affermazione, seppur la preoccupazione non avesse ancora del tutto abbandonato i suoi pensieri. "Devo fare qualcosa o mi aspetterà una fine peggiore a quella di Cesare e non posso morire ora, la città ha bisogno del suo imperatore".

- Tigellino, andiamo al Senato, ho necessità di parlare con quei poltroni, dobbiamo risolvere questa situazione prima che mi si rivolti contro l'intera popolazione - affermò l'imperatore mascherando abilmente la sua paura.

- Come volete, altezza imperiale...
 

Tigellino irruppe nel Senato proprio nel momento esatto in cui si stava discutendo della spinosa questione dell'incendio.

Tra lo sgomento generale dei senatori, il Prefetto annunciò Nerone che, lievemente corrucciato e pensieroso, si sedette al posto riservato e prese la parola - Senatori, mi è giunta notizia, da fonti attendibili, che qualcuno, non so se sia tra voi e non ho alcuna intenzione di saperlo, abbia diffuso la falsa notizia che sia stato io a provocare questo gravissimo incendio per soddisfare il mio grandioso progetto di ricostruire Roma... - li squadrò uno per uno adirato - Ne eravate al corrente?

Uno di quelli prese la parola - Altezza imperiale, stavamo parlando proprio di questo...

- E perché non mi avete detto nulla? Volevate la mia testa per soddisfare i vostri di progetti?

- Ve l'avremmo riferito il prima possibile, altezza... - rispose timoroso uno dei pochi arrivati.

- Sono molto più giovane di voi, potrei essere tranquillamente vostro figlio, ma la differenza d'età non deve autorizzarvi a discutere della mia persona e prendere decisioni di vitale importanza senza la mia presenza, sono io l'imperatore, per dispiacere di molti di voi che non vorrebbero vedermi seduto qui - diede un potente pugno al bracciolo della sedia, che fece tremare di paura tutti i presenti, i quali non si aspettarono una reazione così energica da parte sua.

"Quando sfodera gli artigli fa davvero paura il grassone" sogghignò soddisfatto Tigellino nel vedere il terrore dipinto sui volti di quei vecchi avari e bramosi di potere.

"A quanto pare non possiamo ancora sbarazzarci di lui, la crisi non lo ha sconvolto come speravamo" si disse uno dei più anziani, probabilmente uno dei veri responsabili dell'incendio - Io avrei un'ipotesi sui colpevoli, altezza - ammise alzando la mano.

- Ah si? Allora esponente pure questa vostra ipotesi - lo incoraggiò scuotendo il braccio.

- Probabilmente chi si nasconde dietro questa storia voleva colpire voi, altezza, altrimenti non avrebbe agito con tanta sicurezza - fece presente l'uomo, senza provare il minimo ripensamento a ciò che stava per fare.

- E chi potrebbe odiarmi così enormemente da spingersi fino a questo punto - poggiò il viso pieno sulla mano - Oltre a voi naturalmente - precisò infine profondamente amareggiato.

- I fanatici componenti di quella setta di estremisti giudaici che si fanno chiamare cristiani - rispose il senatore sicuro di sé. "La mia vita vale più della vostra insulsa fede, cristiani, mi accontenterò del vostro sangue".

- È impossibile! Perché avrebbero dovuto? Non li ho mai perseguitati, anzi ho permesso loro molte libertà... - specificò Nerone celando la sua ammirazione per quel piccolo gruppo di uomini e donne che avevano il coraggio di opporsi, con la sola fede e senza armi, al poco tollerante sistema di Roma, basato tutto sull'apparenza e sulla spada.

- Li difendere altezza? Siete un simpatizzante di quella setta di pazzi? - urlò uno di quelli alzandosi e puntando il dito. Altri accanto a lui fecero altrettanto, alimentando il rancore albergante nei loro cuori.

- Assolutamente no - negò coraggiosamente Nerone, balzando in piedi - Solamente non voglio scendere a conclusioni affrettate!

- Questi cristiani rappresentano un grande pericolo per l'Impero, altezza, hanno dei riti strani, si incontrano di notte, mangiano il corpo di quest'uomo chiamato Cristo!

- Sono degli antropofagi che con la loro magia nera invocano la fine del mondo, dobbiamo fermarli prima che sia troppo tardi! - Il brusio e il caos aumentarono sempre più; Le accuse si sovrapposero generando una confusione assordante.

Il Princeps era al corrente della loro presenza e dei loro tanto particolari quanto carichi di fascino, perché glielo avevo detto Gaudenzio qualche mese prima, quando gli confessò di essere un cristiano; lui, abbagliato dal loro messaggio così anomalo di pace e fratellanza, aveva promesso di proteggerli.

Lo aveva messo in guardia parlando di alcuni 'eretici' che erano degli estremisti fanatici che non volevano scendere a compromessi e avrebbero compiuto qualsiasi gesto pur di far prevalere il Cristianesimo su tutti gli altri culti.

Ora che la situazione si stava complicando come avrebbe dovuto agire? Fece dei profondi respiri poi ribatté a voce alta - Anche i veri giudei compiono dei riti strani, eppure non suscitano tutta questa paura in voi...

- La differenza tra queste due sette derivanti dallo stesso ramo sta nell'apertura nei confronti di noi "pagani" come ci chiamano: i giudei veri non hanno intenzione di diffondere la loro religione, anzi sono molto gelosi delle loro regole e riti, allo stesso modo dei seguaci di Mithra, per questo non sono tenuti in considerazione, mentre questi cristiani sono entusiasti nel diffondere la loro filosofia religiosa

- Non è solo a noi che fanno paura, anche il popolo lì teme e li sopporta sempre meno, più e più volte ci sono state delle sommosse popolari e tra i responsabili c'erano proprio questi cristiani - indicò Tigellino e proseguì - Il prefetto può confermare ciò

- Verissimo - disse solamente Tigellino - Altezza, per una volta direi di dare ragione a loro, quei tipi sono molto pericolosi

- Allora dovrei bandire anche i veri giudei e non mi sembrerebbe giusto, perché sono innocenti fino a prova contraria... - infervuorò l'imperatore disposto a non cedere.

- Non vedete che li difende perché anch'egli è loro complice, se fosse stato Claudio o il grandissimo Augusto non avrebbe esitato un attimo nel giustiziare questi criminali! - gridò a gran voce l'infame che aveva deciso di tradire i cristiani con i quali si era messo d'accordo. "Forse ho una possibilità di poter far fuori sia Nerone sia quei pazzi e risolvere tutti i problemi" ghignò sottecchi.

- Altezza imperiale è il popolo che vi chiede giustizia non dimenticate questo, non venite meno alla vostra parola - gli ricordò Tigellino tentando di convincerlo conoscendo la sua devozione per la popolazione.

"Perdonami Gaudenzio, purtroppo non posso fare altrimenti, ho lottato fino all'ultimo per la vostra incolumità, ma non posso oppormi alla voce del popolo" si scusò il Princeps, convinto ormai che non ci fosse altro modo per mettere a tacere la questione. Era alle strette - E sia! Se persino il popolo vuole il sangue dei cristiani lo avrà - riferì cercando di mostrare un'espressione decisa. Il suo animo era a pezzi - Come vorrei non saper scrivere! - sospirò dopo aver firmato l'ordine di cattura e di condanna a morte per tutti i cristiani presenti nella capitale.
 

Fatto e detto ciò corse immediatamente ad avvisare l'amico architetto prima che l'ordine fosse riferito a tutta la popolazione e si diffondesse in tutta la città. "Devo salvare almeno lui, Gaudenzio non può e non deve morire, inoltre devo riuscire a farlo scappare evitando di farmi scoprire da qualcuno, altrimenti sarebbero guai per me, per lui e per Locusta".  

   
 
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