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Autore: heliodor    11/10/2018    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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"So cosa sei tentata di fare" disse Ames con espressione contrita. "E per l'ennesima volta, ti prego di starmi a sentire e ripensarci."
Bryce sostava davanti alla sua tenda, lo sguardo rivolto verso le mura della città. Ascoltava a stento il principe di Thera.
I suoi pensieri erano rivolti ad altro. A quello che c'era dietro quelle mura, nel castello che una volta era stato della regina Skeli e che adesso era la dimora di Aschan, la comandante dell'esercito di Malag.
Skeli.
Era stata lei a metterla in quella situazione.
Se quella stupida donna avesse resistito qualche decina di giorni, lei e il suo esercito sarebbero piombati sugli assedianti, sbaragliandoli.
Invece era lei quella che era stata costretta a porre l'assedio alla città.
Un assedio che, secondo Ames e gli altri alleati che l'avevano seguita fin lì, non poteva vincere.
"Non abbiamo abbastanza soldati" aveva detto Alyro, il decano di Agash, con la solita voce gracchiante.
Il vecchio stregone l'aveva seguita e sostenuta fin lì ed era stato solo grazie a lui e al suo carisma se la metà delle streghe e degli stregoni che erano lì con lei non l'avevano abbandonata.
E ora tutti attendevano che lei dicesse loro che cosa fare.
Solo che Bryce non ne aveva idea.
Non aveva mai assediato una città grande come Orfar. Ora che ci pensava, non aveva mai comandato un vero assedio.
Quando si trovava di fronte delle mura, l'unica cosa che sapeva fare davvero bene era abbatterle.
Solo che Orfar era ben difesa. E prima di iniziare quella campagna militare, ne avevano anche rafforzato le difese.
Era davvero impossibile prendere con un assalto quelle mura, a meno di non disporre di un esercito con il triplo o il quadruplo delle forze.
"Che alternative ho?" aveva chiesto Bryce a Elvana dopo che la riunione di guerra era terminata.
"Fai quello che ritieni giusto" aveva risposto la strega. "Io ti seguirò come al solito. E lo stesso vale per gli altri."
Si riferiva a Bato, Djana e Bardhian. Quei tre l'avevano seguita fin lì e non sarebbero andati via. Non come gli altri.
"In questo momento ho bisogno di un consiglio, non di un attestato di fedeltà" aveva protestato Bryce.
"La fedeltà è tutto quello che possiamo darti" aveva risposto Elvana. "E di questi tempi non è roba da poco. Altri duecento soldati e cinque stregoni hanno disertato l'altra notte."
Bryce aveva annuito grave. "Lo so. Aillinn mi ha avvertita."
"Finora abbiamo perso cinquecento soldati e una ventina tra streghe e stregoni. E più durerà l'assedio più ne perderemo."
"Di questo passo Aschan vincerà senza combattere."
"Se la pensi così allora ha già vinto" l'aveva rimproverata Elvana.
"Che cosa credi che dovrei fare?"
"Trovare un modo per vincere."
"E come? Abbattendo le mura con palle di fuoco?"
"Le sai usare, no? È un'idea."
Bryce sospirò. "Anche col doppio di distruttori non riusciremmo a distruggere le mura della città abbastanza in fretta. E il migliore che abbiamo è prigioniero di Aschan."
Elvana aveva annuito grave. "Quindi è questo il punto? Non vuoi attaccare per non rischiare la vita di Londolin?"
"Tu non puoi capire che cosa..."
"Io capisco che lo ami" aveva risposto Elvana. "Ma devi essere pronta a sacrificarlo se questo ti permetterà di mettere fine a questa guerra."
"Non è facile come pensi."
"Io penso che Londolin abbia dimostrato più coraggio di te."
Bryce aveva atteso che proseguisse.
"Ha accettato di sacrificare la sua promessa sposa" aveva detto Elvana. "Per aiutarti a vincere la guerra. E ora tu lo vuoi tradire, rendendo inutili i sacrifici di due persone."
"Sta zitta" aveva esclamato Bryce esasperata.
Elvana l'aveva fissata per qualche secondo. "Mi ritiro nella mia tenda. Quando vorrai il mio consiglio, dovrai venire a chiedermelo di persona. Se mi troverai sveglia e disposta a dartelo."
Rimasta sola, Bryce aveva cercato di dormire, ma non c'era riuscita se non per poche ore.
Al risveglio era arrivato un messaggero.
Era Aschan a mandarlo.
Il ragazzo doveva avere dodici o tredici anni e non sembrava spaventato. Venne portato alla presenza di Bryce.
"Come ti chiami?" domandò incuriosita.
"Shifra" rispose il ragazzo con tono sfrontato. "Tu sei la strega dorata?"
"Sono io" rispose Bryce.
"Ti facevo più alta."
"Il messaggio" fece Elvana spazientita. "O la strega dorata ti sembrerà ancor più imponente quando ti avrò staccato entrambe le gambe."
"E tu sei Elvana, vero? Lo spettro. È così che ti chiamano, vero?"
Elvana ghignò. "Aschan ha inviato un nostro ammiratore come messaggero. Credo che mi commuoverò."
Shifra le fissò spavaldo.
"Ora il messaggio" disse Bryce.
"La mia signora" disse il ragazzo. "Ti ordina di deporre le armi."
"Deponga lei le armi e lasci la città" disse Bryce.
"Perché dovrebbe?" chiese Shifra col solito tono spavaldo. "La mia signora ha tutto il diritto di restare a Orfar. Siete voi che avete posto un assedio illegittimo."
"La tua signora ha occupato una città che non è sua."
"Ti sbagli" rispose Shifra. "Prima di lasciare la città per l'esilio, la regina Skeli l'ha nominata sua erede e l'ha data in moglie al suo unico figlio, Kymenos."
Tra i presenti si diffuse un mormorio.
"Che sciocchezza" sbottò Elvana. "Questa storia non ha alcun senso."
"Invece sì" rispose Shifra. Aprì la borsa che portava a tracolla e ne tirò fuori delle pergamene. "Queste sono le copie dell'atto col quale la regina Skeli ha abdicato in favore del suo unico erede e questo" prese un'altra pergamena. "È l'atto ufficiale col quale si sono sposati davanti a un sacerdote del culto dell'Unico."
Bryce prese le pergamene e le gettò via. "C'è altro che devi riferirci?"
"Aschan vuole che togliate l'assedio dalla sua città e che i soldati di Orfar tornino sotto il suo comando. I principi e i re alleati devono disperdersi con le loro forze e tornare alle città da cui provengono."
"Dille che non farò niente del genere" rispose Bryce. "Dille anche che se vuole che togliamo l'assedio deve essere lei a lasciare la città e disperdere le sue armate."
Shifra annuì. "Riferirò alla mia signora le tue esatte parole" rispose.
Il ragazzino lasciò l'accampamento e si incamminò verso le mura della città.
Elvana lo fissò con sguardo accigliato. "Non va bene" disse. "Che intendi fare?"
"Niente. Aspettiamo la risposta di Aschan."
"Mia signora" disse Igar affacciandosi all'entrata della tenda. "Kallia di Nazdur chiede di parlarti."
"Falla entrare" disse Bryce.
Kallia sembrava stravolta. "Ho fatto esaminare quei documenti" disse. "Sono autentici."
"E allora?"
"Forse per te che vieni da un continente poco più che selvaggio i contratti e gli impegni sono fatti per essere ignorati, ma qui sul continente vecchio le cose funzionano diversamente."
Bryce decise di ignorare l'offesa. "Spiegati."
"Te l'ho già detto. Quei documenti sono autentici. Molti pensano che Aschan sia nel giusto."
"Ha estorto a Skeli sia la nomina a erede che il matrimonio con Kymenos" disse Bryce.
"Non fa alcuna differenza" rispose Kallia. "Per molti dei nostri alleati firme e sigilli sono vincolanti, anche se apposti sotto minaccia."
"Hai ragione, siamo troppo diversi" disse Bryce con tono esasperato.
"Non sottovalutare quello che ti ho detto" disse la donna prima di andarsene.
La notte trascorse senza che niente accadesse, ma al risveglio Elvana la informò che col favore del buio una decina di comandanti di Orfar avevano disertato trovando rifugio in città.
"Quanti?" chiese Bryce.
"Mille. Millecinquecento soldati e una cinquantina tra streghe e stregoni" rispose Elvana. "Kallia aveva ragione. Domani se ne andranno altri."
"Che vadano pure allora" disse Bryce esasperata.
Il suono di un corno l'avvertì che un altro messaggero era arrivato.
Stavolta si trattava di una bambina di dieci o undici anni. "Io sono Rieli" disse con un leggero inchino. "Ti porto le scuse di sua maestà Aschan."
"Scuse?"
"Per le offese che ieri ti ha arrecato il messaggero chiamato Shifra."
Che sta dicendo? Si chiese Bryce.
"Shifra non mi ha offesa."
"Sua maestà crede il contrario. Ti porge le sue scuse e ti informa che ha già fatto punire il messaggero." La bambina indicò una delle torri che difendevano Orfar.
In quel momento, dei soldati si sporsero e fecero scivolare verso il basso un corpo appeso per il collo a una fune.
"Quello è Shifra?" chiese Elvana con sguardo accigliato.
Rieli annuì. "È stato punito per le offese che vi ha arrecato. Sua maestà spera che questo non rovini le vostre trattative. Ella domanda se avete esaminato con cura i documenti che vi sono stati consegnati ieri."
Bryce si sentì afferrare dalla rabbia. "Li abbiamo esaminati" disse. Fece un cenno con la mano a Igar. "Portami quelle pergamene per favore."
Igar tornò qualche minuto dopo.
Bryce gliele strappò di mano e le gettò a terra in un punto del campo dove potevano vederla dalle torri della città.
Quindi puntò le mani verso il mucchio di carte. Dai palmi si sprigionò una lingua di fuoco che le avvolse.
Le pergamene bruciarono in pochi secondi.
Quando furono del tutto consumate, Bryce si concesse un debole sorriso. "Tu resti qui" disse a Rieli. "Non c'è bisogno che torni indietro a riferire il mio messaggio. Aschan l'avrà compreso da sola se non è stupida."
"Sua maestà dice che se non torno farà uccidere cento cittadini di Orfar scelti a caso. Dice che li farà appendere alle mura vivi, in modo che la loro morte sia lenta e dolorosa e d'esempio per tutti gli altri."
Bryce inspirò una boccata d'aria. "In ogni caso tu resti qui."
"Vado io al posto della ragazzina" si offrì uno dei soldati che avevano assistito alla scena.
"No, ci vado io" si fece avanti un altro.
"Anche io" disse un altro.
Bryce ne scelse il più anziano e senza figli né famiglia.
"Sono solo al mondo" disse l'uomo.
"Nessuno è mai solo" rispose Bryce. "Se Aschan te lo chiederà, dille che sono pronta a sfidarla a duello alle sue regole."
Il soldato si avviò verso la città e arrivato alla porta principale gli venne concesso di entrare.
Le ore successive trascorsero lente, mentre Bryce attendeva una risposa qualunque.
"E se Aschan non accetta?" le chiese Elvana.
Bryce non rispose.
Il soldato tornò al campo il giorno dopo, all'alba. "Aschan mi ha detto di riferirti che accetta la tua sfida. Domani all'alba, davanti alle mura della città." Solo allora il soldato si concesse di chinare la testa e piangere. "Ti prego soltanto di non chiedermi di tornare lì dentro. Quello che ho visto..."
"Non ti chiederò questo" disse Bryce. "Torna alla tua tenda e riposati. Domani dovremo combattere per riprenderci la città."

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