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Autore: NyxTNeko    15/10/2018    1 recensioni
Roma, 37 d.C.
Una giovanissima schiava proveniente dalla Gallia, abile conoscitrice di ogni tipo di erba, approda nella Città Eterna. Divenuta libera, la sua vita sembra essere destinata a svolgersi nell'ombra della Capitale del Mondo...fino a quando il potere non entrerà dalla porta della sua piccola bottega di filtri e veleni e le stravolgerà l'esistenza risucchiandola inevitabilmente nel suo vorticoso buco nero.
Locusta, la prima serial killer della storia, fu un personaggio enigmatico, quasi leggendario, di cui si sapeva davvero poco anche ai suoi tempi, una cosa, però, era assolutamente certa: la strega di Nerone non sarebbe sopravvissuta a lungo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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Auctor nominis eius Christus Tiberio imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus erat; repressaque in praesens exitiabilis superstitio rursum erumpebat, non modo per Iudaeam, originem eius mali, sed per urbem etiam quo cuncta undique atrocia aut pudenda confluunt celebranturque" 
Tacito, Annales, Libro XV, 44.

30 settembre 64 d.C.

Tutti si sarebbero aspettati che l'imperatore avrebbe sfoggiato le sue vesti migliori per quello spettacolo circense così inedito, così eccezionale.

Quando arrivò ai suoi giardini, i quali furono adibiti provvisoriamente, essendo la città in fase di ricostruzione, aveva indosso gli abiti più sobri e semplici, ad indicare una tacita forma di rispetto nei confronti dei condannati a morte. Ciò lasciò a bocca aperta tutti i presenti sugli spalti.

Si sedette e senza dire quasi nulla sbatté un paio di volte i palmi delle mani,  allungò un braccio in direzione della porticina dalla quale uscirono legati, mesti, ma dignitosi, i cristiani. La loro processione verso la morte fu accompagnata da ingiurie, accuse, lunghi boati di disapprovazione.

Una grande agitazione si propagò tra la popolazione chiamata ad assistere a quella che, agli occhi della loro società, era considerata una manifestazione della potente ed efficace macchina della giustizia romana.

"Giustizia nei confronti di chi?" si chiese Nerone per l'ennesima volta. In quell'ultimo mese ciò che vide non fu proprio un comportamento da uomini giusti "Non certo nei confronti di queste persone che furono portate al mio cospetto solo perché sospettate di essere cristiane"

Tanti uomini e donne, delle più svariate classi sociali, erano giunti ai suoi piedi per denunciare, anche solo per sentito dire, un cosiddetto cristiano: erano visti come superstiziosi, amorali e perciò pericolosi.

- Non rispettano la vostra autorità, altezza imperiale e chiunque si rifiuti di riconoscere la vostra natura divina deve essere punito - riecheggiò nelle sue orecchi come un rimbombo persistente.

Il Princeps, con il cuore a pezzi, non poté non accogliere quelle testimonianze, per evitare che i sospetti su di lui riemergessero, e tentando di celare il suo malcontento, dovette procedere alla loro immediata carcerazione. In pochissimo tempo le prigioni furono piene.

"A cosa porta la religione: al sangue, all'odio, alle guerre, divinità che, gelose della propria superiorità, invocano la sconfitta di altre, non sono poi così diversi dagli uomini che li generarono".

Il suo sguardo si fermò sui condannati e rimase colpito dalla loro dignità, rimasta intatta da tutta la cattiveria che gli riversavano; gli venne in mente Locusta, non quella attuale, ormai matura, ma quella che conobbe per la prima volta, poco prima di uccidere Britannico: ossequiosa, però priva di ipocrisia, umile, servile, che però mostrava sicurezza mentre eseguiva il suo compito.

Intravide la stessa purezza di Locusta in quegli sguardi privi di odio e rancore. "Chissà come staranno Locusta e gli altri?" si domandò preoccupato.

Anzio

- È da più di un mese che non ci fa sapere nulla! - esclamò Locusta turbata, si voltò verso Gaudenzio che se ne stava in disparte, a testa bassa e in silenzio, oppresso da un senso di colpa enorme come un macigno - Perché non dici niente, tesoro?

- Perché non ho nulla da dire, Locusta - rispose infastidito. Con un'espressione tetra si allontanò dalla moglie e andò a chiudersi in una delle tante stanze della villa di Nerone.

- Gaudenzio, amore mio, non è colpa tua di quanto è successo a Roma! - sussurrò la donna stringendo i pugni, sentendosi impotente per quella situazione.

"Purtroppo non posso fare altrimenti, mi dispiace tantissimo" si scusò Nerone durante i preparativi per la fuga "Però ho il dovere di preservare le vite dei miei amici..." ebbe un piccolo scoraggiamento nel vederla così afflitta e sovrappensiero, le girò il viso delicatamente e proseguì "Ma dovete fare come vi dico io, fuori Roma nessuno vi toccherà, l'ordine di cattura è valido solo all'interno della Capitale" li rassicurò l'imperatore sorridendo forzatamente.

- Sei più preoccupata per tuo marito o per l'imperatore? - domandò Achaikos alle sue spalle. La donna si spaventò perché non si era minimamente accorta della sue presenza, fece in modo di non mostrare il suo imbarazzo e preferì restare in silenzio - Non cercare di nascondere quello che provi, perché ti conosco bene Locusta! - le fece presente l'amico.

- Lo sono per entrambi...ti va bene? - sbottò nervosa l'avvelenatrice.

- Il rossore delle tue guance conferma le tue ansie, amica mia - disse l'egiziano incurvando leggermente le labbra verso l'alto.

Lei ricambiò il sorriso senza esserne del tutto convinta: l'angoscia che credette di non dover provare più riemerse prepotentemente dal fondo della sua anima. Il Fatum aveva deciso che non ci sarebbe stato pace per lei e le persone che le stavano vicine: e se fosse lei la causa di tutto?

Ogni volta che qualcosa sembrava andare per il meglio, ecco che, per contraccolpo, accadeva qualche altra cosa di terribile che sgretolava speranze e progetti. E sempre quando c'era lei. Tale pensiero la fece sbiancare.

Si mise le mani sugli occhi per evitare che Achaikos notasse il suo pianto silenzioso e privato. Ottenne il risultato opposto e l'uomo le strinse i fianchi e la avvicinò a sé. - Cos'altro ti turba?

- Niente... - rispose sospirando.

- Non mentire! Se ti ostini nel tenerti  tutto dentro finirai per impazzire e questo lo sai meglio di me, visto che molte volte glielo hai detto all'imperatore nei momenti di sconforto

- Come lo sai? - chiese stupita, guardandolo dritto nei suoi occhi scuri, privi di incertezze e dubbi.

- Mi pare di averti già detto la risposta - rise: l‎a sua voce profonda era così sicura...decise di confidarsi e di rivelargli ogni dubbio. Achaikos la ascoltò senza interromperla e lasciandola sfogare liberamente quando aveva delle crisi di pianto incontrollabili. La strinse forte al suo petto - Non devi minimamente pensare che ciò che accade di sbagliato in questo mondo sia colpa tua! Anzi tu sei un dono del cielo, perché chiunque ti si avvicina ritrova la felicità, non dimenticare questo - la rimproverò bonariamente accarezzandole i capelli raccolti.

- Noto che i discorsi dei cristiani hanno colpito anche te

- La mia religione e quelle cristiana hanno molte cose in comune - precisò spontaneamente.

Gaudenzio assistette alla scena nella penombra, cupo e silenzioso; non ce l'aveva con Achaikos, anzi, quell'egizio si stava rivelando un perfetto sostegno per Locusta, ultimamente in perenne stato di ansia e tristezza.

La sua rabbia era rivolta a quel gruppo di cristiani fanatici che erano stati pagati per far scoppiare l'incendio "Se solo mi avessero dato retta, avrei parlato con Nerone e..." diede un pugno sul muro - A cosa serve lamentarsi ora? A nulla, dannazione! E per colpa di pochi, l'intera comunità di Roma verrà minata nel profondo, soprattutto ora che ci sono i Padri Pietro e Paolo, Signore perdona quegli stolti che hanno compreso male la Tua parola...

Roma

Era tardo pomeriggio e Nerone osservava in silenzio un gruppo di cristiani che venivano sbranati vivi da alcune belve, provò un profondo senso di pietà per quelle vite spezzate dalla crudeltà di quella pena, ai suoi occhi, insensata. Persino tra la folla era calato il silenzio: tombale, pesante; tutti restarono attoniti nel vedere la calma di quegli uomini, che scorticati, feriti mortalmente, sorridevano e ringraziavano il loro Dio.

- Questi cristiani sono dei pazzi! - sputò Tigellino schifato da quello spettacolo patetico - Sono contenti di morire, il loro Dio deve essere un mostro crudele se obbliga i suoi seguaci a morire per lui, ve l'avevo detto che erano un pericolo, altezza...

L'imperatore spostò velocemente lo sguardo su di lui, lo fissò per pochi istanti, velando, sotto l'espressione quasi annoiata, il suo rammarico, poi tornò a guardare l'arena piena di corpi morti. 
- Hanno una fede incrollabile, l'amore che provano per il loro dio li spinge a compiere questi sacrifici, il che è ammirevole - espose solamente, avrebbe voluto dirgli altro, sapendo che non sarebbe servito a nulla a causa della loro ottusità.

Il secondo gruppo entrò poco dopo:  avevano le mani legati ad un pezzo di legno orizzontale; erano seminudi, sporchi e grondanti di sangue, eppure perseverarono con il loro atteggiamento stoico, quasi orgoglioso, poiché sarebbero morti allo stesso modo del loro Maestro,  Salvatore o Messia come lo denominavano loro.

Uno alla volta furono calati su un altro pezzo di legno verticale, i piedi e le mani fermati con i chiodi, emisero urla strazianti e preghiere al loro dio.

Nerone non riuscì a reggere alla vista di quella macabra esaltazione della morte, istintivamente spostò la testa all'indietro, affannato e sudato. - Non ce la faccio, questo è troppo per il mio stomaco debole - poggiò le mani sulle braccia del trono, era intenzionato ad andarsene via da lì, tuttavia fu una voce maschile a bloccarlo.

- Non voglio essere crocifisso come il mio Signore - emise imperioso un anziano uomo dalla lunga barba bianca e dal fisico gracilino - Perché non ne sono degno, mettetemi a testa in giù...

I soldati si guardarono fra di loro, fecero spallucce e mossi da un senso di ribrezzo, decisero di esaudire il desiderio di quel vecchio barbuto, privo di qualche rotella.

All'udire quella voce Nerone rimase pietrificato, si sedette sconvolto sul trono, fece un paio di respiri profondi, tremò dalla testa ai piedi. Poppea, la quale era rimasta composta e in silenzio fino ad allora, preoccupata dal terrore dipinto sul volto del marito, domandò - Cosa vi prende, altezza imperiale?

- Que..quel vecchio è il ca..capo della loro...loro comunità...è un uomo...dalla...dalla personalità...incredibile - arrancò Nerone.
 

Non riusciva a togliere dalla mente il suo incontro con quell'uomo chiamato Pietro. Lo avevano portato al suo cospetto qualche settimana prima, non appena fu catturato, i pretoriani dissero che non ebbero difficoltà nel condurlo a lui, non aveva opposto resistenza.

- E così tu saresti Pietro, il capo di quella setta ebraica che si fa chiamare cristiana? - emise un po' deluso l'imperatore sul suo triclinio; lo aveva immaginato come un uomo giovane, vigoroso, possente, dotato di una forza notevole; invece si era ritrovato un vecchietto smunto, consumato dalla predicazione, dai lunghi viaggi, vestito di stracci, senza sandali, sporco e puzzolente.

- Si, sono io - rispose velocemente il vecchio, mostrando una forza d'animo e una volontà che colpirono Nerone.

- Hai l'aspetto di un vecchio comune, eppure molti mi hanno detto che tu sei stato posto a guida del tua comunità di seguaci del vostro Dio...

- Anche il nostro Signore è sceso dal Cielo come il più umile dei servi, avrebbe potuto incarnarsi in un re o in un imperatore - si soffermò nell'osservarlo più e più volte dalla testa ai piedi - Invece ha scelto di vivere come una persona comune, fino al giorno della Resurrezione, in cui mostrò finalmente la sua natura divina ed eterna di Figlio di Dio

- Interessante...ma perché avrebbe fatto ciò, se era Dio o Figlio di Dio, è uguale, avrebbe potuto mostrare il suo potere anche a noi pagani, non credi?

- Perché lui non è venuto per essere servito ma per servire e di conseguenza farsi più piccolo del servo...

- Come osi pronunciare sciocchezze simili di fronte a Cesare! - strillò uno dei pretoriani che gli sputò in faccia. Nerone lo fulminò con lo sguardo, scese dal triclinio e quando fu davanti a lui gli ordinò di allontanarsi dalla stanza - Fino a quando sono in mia presenza nessuno deve essere umiliato, siamo intesi? - rivolse agli altri - Quanto a te Pietro, il popolo di Roma ha tollerato la presenza dei tuoi seguaci troppo a lungo, e credo che tu sappia molto bene della fine che vi attende...

- Certo che lo so - lo interruppe - È stato il mio Signore ad indicarmi il luogo in cui sorgerà la mia tomba, ossia la Capitale del Paganesimo, Roma! Il mio tempo è scaduto!

Nerone lo guardò stralunato ed incredulo: nei suoi occhi scuri brillava una luce intensa che gli conferì improvvisamente un'aura mistica, divina.

- Il vostro regno non durerà ancora per molto - profetizzò puntandogli il dito con foga, a differenza del tono della voce che era calmo - La vostra fine è imminente, cadrete sotto il peso delle vostre colpe!

- Cosa? - rabbrividì pallido - È il tuo Dio a dire questo? È lui o ti burli di me?! - lo afferrò scuotendolo ma l'altro si limitò a guardarlo, senza dire nulla, provando pena profonda per lui - Portatelo via da me! - imperò ancora scosso, scuotendo le mani.

Pietro in realtà non si riferiva direttamente a Nerone, ma si era rivolto alla società romana corrotta dalle ricchezze e dal lusso, rappresentata in quel momento nella figura dell'imperatore. Tuttavia, quelle parole cariche di rabbia, generarono inquietudine nel cuore dell'imperatore, in quanto sapeva di non avere la coscienza a posto.

I demoni del passato tornarono per un istante alla luce.
 

"Chi era quell'uomo veramente?" si domandò il Princeps quando vide Pietro morire serenamente a testa in giù, con gli occhi chiusi, quasi come se stesse aspettando quel momento da tantissimo tempo.

Verso sera i corpi crocifissi furono bruciati e i colori accesi creati dalle fiamme crearono un suggestivo effetto scenico, che però non riuscì a compiacere del tutto i gusti romani, in quanto generati da vere e proprie torce umane.

Con quell'evento la popolarità dell'imperatore declinò avviandosi, così, verso un esito drammatico. 

   
 
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