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Autore: Opal636    13/07/2009    4 recensioni
Mulder e Scully vengono convocati dalla Crimini Violenti per essere infiltrati in un caso di efferati omicidi.La ff si colloca alla fine della sesta stagione. Questo è il mio primo case file. Avrò modo di farlo anche in seguito, ma volevo ringraziare per le bellissime recensioni che mi avete scritto! Spero vi piaccia anche questa!
Genere: Drammatico, Thriller, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dana Katherine Scully, Fox William Mulder, Walter S. Skinner
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LOVE HUNTERS - Cacciatori d’Amore

 

FBI Headquarters

Mercoledì, ore 8.35 a.m.

 

I passi dell’agente speciale Fox Mulder risuonarono svelti tra le pareti ingombre di schedari polverosi, e scatoloni dimenticati da secoli, del seminterrato dove si trovava la sezione denominata X Files.

Fuori, era una giornata insolitamente calda e afosa per essere aprile e la posizione al di sotto del livello della strada dell’ufficio, con poche finestre che non permettevano al calore di entrare, rappresentava un sollievo per chi vi accedeva.

Mulder varcò la porta aperta, degnando appena di uno sguardo la targhetta con inciso il suo nome, si allentò la cravatta e gettò il soprabito sullo schienale di una sedia.

“Buongiorno!”. La voce della sua collega, l’agente speciale Dana Scully, lo raggiunse dalla stanza adiacente.

Era appoggiata al bancone della piccola cucina, e stava sorseggiando una bevanda fumante da una tazza con inciso il disegno di un alieno verdognolo, con grandi e felini occhi gialli, che sorseggiava una birra.

L’aveva comprata l’agente Mulder poche settimane prima. Dopo l’incendio che era scoppiato nell’ufficio alcuni mesi prima, stava cercando di far ritornare l’ambiente come l’aveva concepito agli inizi. La parete dietro la scrivania era desolatamente menomata senza il suo caro e vecchio poster con la foto di un UFO e la scritta “I WANT TO BELIEVE”. Non avendo ancora avuto tempo di recarsi in M Street per ricomprarlo -non era nemmeno più sicuro che il negozietto di cianfrusaglie ci fosse ancora- aveva ripiegato con la tazza e varie foto di UFO, più o meno fasulle, appese qua e là.

“Caffè?” gli chiese Scully, posando la sua tazza e indicando la caraffa contenente un liquido scuro “L’ho appena fatto”.

“Grazie” rispose Mulder dirigendosi verso di lei e prendendo dalle sue mani una tazza anonima e fumante.

“Wow!” esclamò dopo averne ingerito una sorsata, portandosi la mano alle labbra, “E’ bollente! Effettivamente, ci voleva proprio vista la temperatura glaciale che c’è qui dentro!” alludendo ironicamente alla differenza di temperatura con l’esterno.

Scully sorrise alla battuta e si diresse alla scrivania, dove prese in mano una cartella medica.

“Ho i risultati dell’autopsia sul cadavere di quella signora del Delaware…” iniziò, sventolando i fogli in direzione di Mulder.

Lui la raggiunse, ma quando Scully aprì la bocca per iniziare a spiegare cos’aveva scoperto, l’acuto squillo del telefono la interruppe.

Mulder si allungò oltre la collega e alzò la cornetta.

“Mulder” disse in tono professionale.

Scully lo osservò mentre ascoltava attentamente e annuiva distrattamente alle parole dell’interlocutore all’altro capo del telefono.

“Si. Arriviamo” aggiunse prima di chiudere la comunicazione.

“Chi era?” chiese Scully, appoggiando la cartella medica sulla scrivania.

Skinner. Ci vuole nel suo ufficio tra cinque minuti”.

“Ha detto perché?” chiese seria seguendolo fuori dall’ufficio, ma poi aggiunse in tono ironico, “Cos’hai combinato stavolta?”.

Lui si voltò verso di lei sorridendole, “Purtroppo niente! Non so cosa voglia di preciso Ha accennato ad un caso della Crimini Violenti”.

Incuriosita, suo malgrado, Scully salì in ascensore e si incamminò a fianco del collega verso l’ufficio del vice direttore Skinner.

La segretaria, appena li vide, li invitò ad entrare, “Prego, il vicedirettore vi aspetta”.

Skinner era in piedi, all’estremità del tavolo utilizzato per le riunioni, al suo fianco si trovavano l’agente Diana Fowley e altri due uomini, dall’aria rigida e formale, che, Mulder e Scully, dedussero essere altri agenti dell’FBI, anche se non li conoscevano.

Stavano consultando alcune carte, ma quando li sentirono entrare alzarono la testa.

Skinner fece loro segno di accomodarsi.

Scully notò che l’agente Fowley fece un cenno di saluto rivolto solamente a Mulder.

Non le era mai piaciuta, l’aveva sempre trovata una persona estremamente ambigua e più di una volta aveva avuto ragione a diffidare di lei. Eppure non era mai riuscita a far capire a Mulder che non meritava la loro fiducia. Evidentemente, la loro precedente relazione, giocava un ruolo fondamentale nella scelta di credere che fosse dalla loro parte.

Soffocò un moto di stizza nei suoi confronti e si accomodò. Al tavolo erano già seduti altri quattro agenti, due uomini e due donne, che Mulder e Scully conoscevano di vista. Si scambiarono alcuni educati cenni di saluto.

“Bene” esordì Skinner, guardando gli astanti per assicurasi di avere la loro attenzione, “ora che siete arrivati tutti possiamo cominciare”.

La curiosità si leggeva chiaramente nei volti dei presenti,  il silenzio regnava nell’ufficio, e l’aria era densa d’aspettativa.

“Siete stati convocati qui su richiesta della CV del distaccamento di New York. Stanno seguendo un caso da diversi anni, che coinvolge svariati stati degli USA, e, finalmente, sembra arrivato il momento di una svolta nell’indagine, che potrebbe portare all’arresto di due serial killer”. Skinner buttò sul tavolo alcune fotografie, che gli agenti seduti si affrettarono ad osservare.

Mulder avvicinò due foto a sé, in modo che le vedesse anche Scully.

Una foto ritraeva un uomo. Dimostrava circa 40 anni, aveva i capelli radi e brizzolati, la carnagione olivastra e gli occhi grigi. Il naso era adunco e leggermente storto, difetto causato probabilmente da numerose fratture, e la bocca era sottile e tesa in una linea diritta. Era un uomo dai tratti comuni e dall’espressione pacifica, che avrebbe potuto passare facilmente inosservato.

L’altra foto, invece, ritraeva una ragazza di circa 30 anni, o poco più, di una bellezza ipnotica. Una cascata di capelli biodo caramello incorniciava un viso a forma di cuore. La pelle, perfettamente liscia e senza imperfezioni, era piuttosto chiara, gli occhi erano grandi e molto espressivi, di un intrigante azzurro ghiaccio e le labbra erano rosse e carnose.

Mulder e Scully si guardarono. Tra loro intercorse una breve e silenziosa conversazione riguardante le foto che avevano appena osservato. 

Lavoravano assieme da sei anni e per loro era naturale interrogarsi su un caso senza porre troppe domande, senza esporre troppi dubbi, riuscivano a capirsi anche attraverso un’occhiata.

“Sono Ronald Fresty, 39 anni, e sua moglie Annebeth, 32 anni, cognome da nubile Stroth” proseguì Skinner, “Si sono conosciuti e sposati a Las Vegas 5 anni fa e, dopo poco più di un anno, hanno iniziato ad uccidere”. Fece una pausa ad effetto.

“Sono due individui estremamente pericolosi, in quanto psicologicamente instabili. Il loro aspetto , comune nel caso di lui, e molto attraente nel caso di lei, può trarre in inganno e li aiuta ad adescare le ignare vittime della loro follia.

Ronald Fresty è nato e cresciuto a Ulysses, nel Kansas. I suoi genitori erano due persone poco responsabili, per usare un eufemismo, che non si sono occupate molto dei 4 figli. Fresty ha iniziato ad avere problemi con la giustizia all’età di 14 anni, quando ha massacro con una mazza da baseball il cane del vicino di casa, per divertimento. Dopodiché ha passato l’adolescenza dentro e fuori dai riformatori, che hanno peggiorato la sua già instabile e violenta psiche. Negli anni successivi ha commesso una serie di furti da poco, e aggressioni senza troppi danni alle vittime, ma non è mai rimasto in carcere per più di tre o quattro mesi, grazie anche alle perizie psichiatriche che attestavano la sua scarsa capacità di intendere e volere.

Annebeth è nata a Winston, ma è cresciuta a Salem, entrambe cittadine dello stato di Washington. E’ stata cresciuta dalla madre, il padre non l’ha mai conosciuto. Il suo aspetto gradevole l’ha resa celebre tra i maschi, con i quali ha cominciato a frequentarsi all’età di 15 o 16 anni. Le sue storie duravano poco, perché i suoi compagni si lamentavano del suo sadismo e della sua violenza nelle situazioni intime”.

Mmm! Una da conoscere insomma!” esclamò Mulder, con grande disappunto di Skinner, che gli scoccò un’occhiataccia, e di Scully che gli rifilò una gomitata sulle costole. Gli altri agenti seduti al tavolo si limitarono ad osservarsi con sguardi rassegnati, che sottintendevano frasi tipo: cosa ti potevi aspettare dallo Spettrale Mulder?

Scully notò che l’agente Fowley, invece, aveva abbassato il capo per nascondere le labbra tese in un sorriso. Questo gesto la infastidì molto, ma non comprese perché, così distolse lo sguardo e riprese ad ascoltare la spiegazione.

“A 24 anni” proseguì Skinner “finì in manicomio, dopo aver dato di matto in un supermercato solo perché era stata urtata dal carrello di una signora, mentre era in fila alla cassa. Rimase in cura per due anni, poi fu riabilitata con il parere favorevole dei medici che l’avevano in cura.”

Skinner si interruppe e rovistò tra alcune carte.

“L’agente Finnigan e l’agente McErny” e indicò con un gesto della mano i due uomini accanto a lui, “mi hanno sottoposto il caso, chiedendo un aiuto per riuscire ad incastrarli. Prego” disse poi ai due agenti, invitandoli a prendere la parola.

Quello che si chiamava Finnigan, un uomo alto e allampanato, con la pelle delle guance scavata e butterata,  ringraziò il vicedirettore e iniziò a sparpagliare per il tavolo una serie di fotografie e di documenti.

Mulder si sporse per vedere che cosa mostravano le istantanee. Alcune gocce di sudore freddo gli scivolarono lungo la schiena appena lo vide.

I soggetti degli scatti erano cadaveri.

Le vittime dei coniugi Fresty.

Allungò una mano verso il cumulo di fotografie e ne avvicinò una manciata a sé e alla collega.

La conoscenza in campo medico dell’agente Scully, la portò ad esaminare i corpi macabramente immortalati con competenza scientifica ed un certo distacco professionale.

Alcune foto ritraevano donne legate ad un letto, non era chiaro se erano nude o se indossavano una veste strappata, perché erano completamente  ricoperte di sangue. Ad alcune mancavano parti del corpo, asportate, dedusse Scully, in maniera sommaria e senza alcun metodo. Ad altre erano stati strappati quasi tutti i capelli e, dalla concentrazione di sangue rappreso nella zona intima, Scully comprese che l’assassino si era focalizzato nello straziarle i genitali. La quantità di sangue che le ricopriva  poteva essere causata, oltre che dalle ferite più evidenti, da altre lacerazioni interne e/o esterne.

Altre foto ritraevano uomini nudi, legati per le braccia ad una corda che pendeva da una trave del soffitto, evirati o sfregiati in volto in modo da essere quasi senza faccia. In alcuni si notava uno spazio vuoto e buio nelle cavità oculari. Anche loro erano coperti da laghi di sangue.

Altre foto ancora, mostravano i pezzi staccati dai corpi -braccia, gambe, occhi, capelli- buttati casualmente sul pavimento. Accanto ai macabri resti c’era sempre un talloncino bianco, recante un numero di identificazione, nonché alcuni segni bianchi fatti col  gesso.

Scully allontanò le foto da sé, in modo da permettere anche agli altri agenti seduti al tavolo di osservarle con attenzione, e prese le cartelle mediche delle autopsie.

Diede loro una rapida occhiata, voltando svelta le pagine e soffermandosi a leggere più attentamente alcuni passaggi. Come aveva già dedotto dall’esame delle fotografie, i corpi portavano segni di lesioni interne, come ossa e costole rotte, polmoni perforati, milze spappolate, e, nel caso di alcune donne, uteri e cervici dilaniate, e di ulteriori ferite esterne, come tagli ed ecchimosi causate da violente percosse.

Mulder, che stava esaminando i risultati delle autopsie da sopra la spalla della collega, si abbandonò sullo schienale della sedia, incrociando le braccia sul petto e dando, involontariamente, un’altra rapida occhiata alle raccapriccianti fotografie.

Scully si girò a guardarlo. Erano senza ombra di dubbio davanti a due pazzi assassini, crudeli e disumani, che amavano torturare le loro vittime con estremo sadismo e con una certa predilezione per infliggere tormenti a sfondo sessuale.

Mulder lesse negli occhi della collega il tipico distacco professionale, indispensabile per affrontare, con competenza e obbiettività, i casi ai quali venivano assegnati. Ma sapeva perfettamente che, dietro l’apparente freddezza, si celava l’inquietudine dovuta all’inaccettabile idea che al mondo esistessero persone capaci di tali atrocità. Si celavano, inoltre, l’amarezza derivante dalla consapevolezza di non poter impedire a quelle barbarie di compiersi, e il disgusto verso se stessi, perché appartenevano alla stessa specie di quei mostri: la specie umana.

Mulder sapeva cosa Scully stava provando, perché la conosceva bene, i suoi occhi non lo potevano ingannare, e perché anche lui avvertiva lo stesso angosciante disagio.

Scully si voltò verso l’agente Finnigan, quando sentì la sua voce squillante risuonare nell’ufficio, e ascoltò attentamente quello che stava per dire.

“Come avete avuto modo di vedere dalle fotografie e dagli esami autoptici, ci troviamo di fronte a due bestie senza cuore, ma estremamente furbe e organizzate.

Nelle scene del delitto vengono sempre ritrovati due corpi, solitamente di un uomo e di una donna, in un caso sono state ritrovate due donne”. Finnigan trasse a sé due foto e le tenne ferme con le dita.

“Kathleen Gud e Patrick Herk, sposati da 3 anni”. Indicò altre due foto, “Gerald Street e Coleen Joph, sposati da 7 anni” e proseguì, indicando man mano coppie di fotografie delle vittime, che risultavano tutte legate da rapporti di tipo amoroso: sposate, fidanzate o, come nel caso della coppia lesbica, formata da Jane Dawson e Mary Colletto, conviventi.

“Sappiamo per certo che gli assassini sono i coniugi Fresty” proseguì l’agente Finnigan, “perché due volte abbiamo avuto la fortuna, se così la vogliamo chiamare, di trovare le vittime ancora in vita.

Si tratta del signor O’Donnell, la cui moglie è stata barbaramente torturata e uccisa davanti ai suoi occhi” e mentre lo diceva indicò una delle fotografie sul tavolo “ e della signora Rafferty che ha invece dovuto assistere alle pene del marito” e indicò un’altra foto.

“Grazie alle loro testimonianze abbiamo potuto ricavare l’identikit dei due assassini, che ci è stato estremamente utile per individuare la sadica coppia di coniugi, e del loro modus operandi, anche se, visti gli spettacoli raccapriccianti che ci attendevano su ogni scena del delitto, non avevamo dubbi sulla brutalità dei loro metodi, ma ci hanno fornito interessanti indizi sul loro profilo psicologico.

Secondo O’Donnell e Rafferty, i Fresty amano obbligare una delle due vittime ad assistere alla lenta e insopportabile crudeltà inflitta all’altro, e, visto che le vittime sono tutte legate da rapporti amorosi, oltre che dalla  tortura fisica, notiamo come siano anche attratti dalla tortura psicologica.

Purtroppo, i due testimoni sono morti, in ospedale, pochi giorni dopo, per complicazioni dovute alle troppe ferite riportate.

Ovviamente, dopo le loro testimonianze, è scattata la caccia all’uomo, ma i Fresty, come vi accennavo prima, non sono degli sprovveduti. Si spostano spesso lungo tutto il territorio degli Stati Uniti, e quando abbiamo la fortuna di individuare un loro probabile nascondiglio, potete star certi che l’hanno già abbandonato da un pezzo.

L’altra complicazione riguarda il fatto che, nei luoghi dei delitti e sulle vittime, non è mai stato ritrovato nessun indizio che indichi la loro presenza. Né un capello, né un’impronta, né alcun tipo di residuo organico, sudore o quant’altro, che provi che loro erano lì con le vittime.

 Se anche riuscissimo a catturarli, verrebbero scagionati e rilasciati poco dopo per mancanza di prove”.

Mulder fece una smorfia e si poggiò con i gomiti al tavolo.

“Mi scusi,” disse cortesemente l’agente seduta di fronte a lui “Dove vengono ritrovate le vittime?”.

“Lei è l’agente…?” chiese Finnigan.

“Agente speciale Monroe, signore” rispose lei.

“Agente Monroe. I corpi delle vittime vengono sempre ritrovati in vecchi edifici abbandonati, talvolta pericolanti e in procinto di essere abbattuti, che si trovano nelle città che prendono di mira. Spesso i cadaveri sono stati scoperti proprio grazie ad alcuni operai, giunti sul luogo per fare rilievi, in vista delle demolizioni, altre volte sono stati segnalati da alcuni ragazzi che usavano i fabbricati per fumare erba, lontano da occhi indiscreti.

Ah, dimenticavo”, aggiunse poi rivolgendosi a tutti, “la frequenza degli omicidi è piuttosto irregolare e dipende molto dalla loro possibilità di spostarsi da un luogo ad un altro. Sono molto attenti a non ripetere mai gli omicidi nella stessa città”.

Scully si mosse sulla sedia, e Mulder intuì che aveva una domanda da porre.

Infatti alzò leggermente la mano, come per chiedere il permesso di prendere la parola.

“Scusi agente Finnigan, avete scoperto, se c’è, qual è il movente di questi omicidi?”.

“Ottima domanda agente Scully… lei è l’agente Scully, vero?”, Scully fece un rapido cenno d’assenso con la testa, perplessa.

“Mi ricordo di lei all’accademia di Quantico”, rispose l’agente Finnigan con un sorriso, che lo fece apparire ancora più emaciato.

“Per rispondere alla sua domanda… sì, abbiamo scoperto perché lo fanno, a parte per un loro divertimento personale. Grazie alle testimonianze di O’Donnell e Rafferty, siamo arrivati alla conclusione che i coniugi Fresty hanno sviluppato la malata convinzione di essere l’unica coppia al mondo ad amarsi. Catturano coppie sposate, fidanzate o conviventi per sottoporle ad un sadico test atto ad accertarne la sincerità dei sentimenti… fino ad oggi, evidentemente, non si sono ancora imbattuti in coppie che si amino abbastanza. Almeno per i loro standard…”.

Nell’ufficio del vicedirettore Skinner calò il silenzio.

La notizia della motivazione che spingeva i Fresty a commettere i barbari omicidi si stava sedimentando, anche se a fatica, nelle menti analitiche degli agenti, mandando brividi di repulsione lungo le loro spine dorsali.

L’agente Finnigan radunò le foto e le cartelle mediche delle autopsie, poi riprese a parlare guardandoli.

“Due giorni fa, la telecamera di sicurezza di una banca di New York , ha inquadrato i coniugi Fresty mentre passeggiavano lungo la strada”.

L’attenzione introno al tavolo si fece quasi palpabile. Scully notò che l’agente Fowley continuava a fissare, senza nessun apparente motivo, Mulder, che, però, era troppo concentrato sulle parole dell’agente Finnigan per accorgersene.

“Ci si presenta una situazione perfetta per tendere loro una trappola… ed è qui che entrate in scena voi” e mentre lo diceva, fece un ampio gesto con la mano, che comprendeva tutti gli astanti.

Poi si fece da parte e prese la parola l’agente McErny. Era un uomo molto muscoloso, con barba e folti baffi che gli conferivano un aspetto sinistro. Gli occhi erano piccoli e neri e osservavano tutti con la massima attenzione.  La sua voce risuonò bassa e profonda, con un accento leggermente cantilenante.

“In queste buste”, e prese a distribuire tre buste giallo sbiadito ad ogni coppia di colleghi seduta al tavolo, “troverete quanto vi occorrerà per infiltrarvi nell’operazione che abbiamo studiato per arrestare i Fresty. Perché è questo quello che vi chiediamo di fare. Infiltrarvi”.

Mulder prese la cartellina e se la rigirò tra le mani. Scully lo guardò e tra di loro passò un’altra muta conversazione.

“Sappiamo per certo”, proseguì McErny, “che i Fresty amano adescare le loro vittime in luoghi pubblici, dove possono destare meno sospetto se intrattengono conversazioni con altre coppie. In particolar modo prediligono le feste di beneficenza, dove è facile infiltrarsi anche senza avere inviti scritti.

Abbiamo fatto in modo di organizzare un party di beneficenza per questo sabato, all’hotel Waldorf Astoria di New York.

Sarà un ricevimento in grande stile, pieno di invitati. Daremo l’impressione che ci siano ospiti di un elevato livello sociale, in modo da avvalorare la finzione che si stiano raccogliendo soldi per aiutare i bambini dell’Africa, rimasti orfani per colpa dell’AIDS.

Stiamo facendo in modo che la festa sia estremamente pubblicizzata, in modo da attirare l’attenzione dei Fresty. Contiamo sul fatto che -visto che sono alcuni mesi che non uccidono- vengano attratti dalla prospettiva di incontrare nuove coppie da sottoporre al loro sadico test.

Per questo abbiamo convocato voi”, e si interruppe lanciando uno sguardo eloquente verso gli agenti che lo stavano ascoltando con estremo interesse, “perché voi lavorate insieme da un bel po’ di anni, di conseguenza avete il giusto grado di intesa per poter interpretare la parte della coppia di innamorati”.

Ogni agente si voltò verso il proprio partner, scoccandogli un sorrisetto ironico.

Scully non rispose al tentativo di sdrammatizzare di Mulder, era troppo concentrata a capire i particolari di quello che veniva loro chiesto di fare per perdersi in stupide allusioni sull’intensità del loro rapporto di lavoro.

“Dovrete fare in modo di attirare la loro attenzione, lasciarvi avvicinare, parlare con loro. Se l’operazione andrà a buon fine, vi farete rapire e portare nel luogo scelto per le torture, dove noi arriveremo e li coglieremo in flagranza di reato. In questo modo li assicureremo alla giustizia fino alla fine dei loro giorni”.

Notando una certa agitazione al tavolo, e deducendo che i presenti volessero altri dettagli sull’operazione, alzò le mani davanti al petto e fece loro segno di calmarsi.

“Tra due giorni ci ritroveremo di nuovo qui e vi metteremo al corrente di ogni dettaglio. Nel frattempo, vi prego di studiare attentamente il materiale che si trova dentro le vostre buste. Ci sono i documenti della vostra falsa identità, le fedi nuziali, e quant’altro vi possa servire… compreso un dettagliato riassunto della vostra storia d’amore…” concluse con un sorriso ironico.

Una risatina attraversò il tavolo.

Il vicedirettore Skinner disse che potevano andare e ricordò loro la riunione fissata per due giorni dopo.

Ci fu un grattare di sedie che venivano spostate e un chiacchiericcio sommesso.

“Mi raccomando” aggiunse l’agente Finnigan, “dovrete essere convincenti se vorrete attirare l’attenzione dei Fresty!”.

“Non si preoccupi!” disse Mulder, ormai sulla soglia dell’ufficio di Skinner, mettendo un braccio attorno alle spalle di Scully, “Siamo abituati ad essere sposati. Vero, cara?” aggiunse rivolto a lei, riferendosi a quel recente caso che avevano seguito nella comunità di Arcadia.

Lei si tolse il braccio dalle spalle e lo guardò con aria esasperata e ammonitrice, ma gongolando silenziosamente per l’espressione stupita e un po’ infastidita che aveva visto aleggiare sulla faccia dell’agente Fowley, alle parole di Mulder.

Mentre si incamminavano lungo il corridoio, lui aprì la busta ed estrasse i documenti.

“Dunque” disse, mentre seguiva Scully dentro l’ascensore, “Ci chiamiamo Peter Clabert e…”, aprì l’altro documento, “Janette Bades… potevano fare di meglio… ma non mi dispiace il nome Peter. Mi ricorda il tipo scemo dei Ghostbusters!”.

Scully sorrise leggermente mentre spingeva il pulsante per scendere nel seminterrato.

“E queste”, continuò Mulder, rovistando ancora nella busta, “sono le fedi nuziali”. Aprì la scatolina che rivelò una coppia di anelli in oro bianco, semplici e sottili.

Scully non le degnò di uno sguardo.

Quando le porte si aprirono al piano degli X Files, fece per uscire e dirigersi verso l’ufficio, ma Mulder la bloccò posandole una mano sul braccio.

“Aspetta!” esclamò, facendola girare verso di sé.

“Cosa c’è?” chiese Scully non capendo perché l’aveva fatta fermare con un piede dentro l’ascensore e l’altro nel corridoio.

Mulder non rispose, ma le afferrò la mano sinistra, con un sorrisetto ironico e malizioso stampato sulle labbra, e le infilò l’anello al dito, canticchiando la marcia nuziale.

Scully lo guardò con un’espressione in viso a metà tra il divertito e l’esasperato.

“Dì la verità”, gli disse dopo che le ebbe lasciato andare la mano, “quanto ti stai divertendo?”.

“Abbastanza mogliettina mia!” rispose Mulder, osservandola divertito, indugiando con lo sguardo sul dito con l’anello.

Lei scosse la testa, ma non poté impedirsi di sorridere a sua volta, mentre si sfilava l’anello.

Rigirandoselo tra le dita si voltò e si incamminò lungo il corridoio.

“Da quanto ti sopporto?” chiese Mulder estraendo altri fogli dalla busta, mentre entravano nell’ufficio.

Scorse rapidamente alcune pagine fitte di scritte, Scully attendeva appoggiata alla scrivania.

“Ecco qua!” esclamò dopo qualche secondo, “Stiamo insieme da quasi 3 anni, e siamo convolati a nozze circa 6 mesi fa… esattamente il… “, continuò a leggere velocemente il foglio, “Si… esattamente il 9 settembre dell’anno scorso” concluse alzando la testa per guardarla.

Lei lo stava fissando con un’espressione divertita.

“C’è dell’altro?”

“Oh si!” rispose subito Mulder “ci sono pagine e pagine di aneddoti piccanti e divertenti sulla nostra storia d’amore che dovremmo imparare a memoria!”.

Lesse per qualche altro istante, sorridendo di quando in quando.

“Sai”, disse alla fine piegando i fogli, “potrei anche abituarmi a farmi lavare le mutande!”.

Scully alzò gli occhi al cielo e si sedette alla scrivania.

“Avanti! Dammi qua! Che ci mettiamo a studiare il caso… seriamente!” e lo ammonì con lo sguardo.

Mulder si sedette dall’altra parte della scrivania, le braccia incrociate dietro la nuca.

“Io sono sempre serio!”.

 

  
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