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Autore: heliodor    18/10/2018    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Superare il limite

 
Dopo dieci giorni di viaggio, Gladia ne aveva fin sopra i capelli di Eryen.
Come ha fatto Gajza a sopportarla per tutti questi anni? Si chiese mentre passavano davanti a una fattoria abbandonata.
Quello spettacolo le aveva accompagnate negli ultimi due giorni di viaggio, insieme ai gruppi di contadini che si spostavano per le campagne cercando rifugio nelle grandi e piccole città.
Molti di loro viaggiavano da un luogo all'altro. Re e governatori stavano iniziando a respingere quell'ondata di disperati in fuga dalla guerra.
Malag dovrà pagare anche per questo, pensò Gladia.
Ma nel frattempo doveva occuparsi di Eryen.
Il suo apprendistato doveva completarsi entro quella luna. Il tempo stringeva e sebbene Gajza avesse fatto un buon lavoro, c'era ancora tanto da fare.
Inizierò io e poi lascerò che sia Amos a finire il lavoro, pensò. O Parisya. O Carel. È più brava di lei in queste cose.
Ho fatto bene a spingere Vyncent a prendere quella decisione?
Quando erano arrivate a Malinor e aveva capito qual era la situazione, aveva faticato ad accettare la cosa.
Re Alion si era rifiutato di darle udienza, impegnato com'era nei preparativi per la guerra imminente.
Aveva parlato con Mire, la sua consigliera. La donna era una persona ragionevole e le aveva garantito libero accesso al palazzo reale.
Qui aveva incontrato Vyncent e aveva scambiato con lui poche parole. Lui non si era mostrato sorpreso nell'apprendere che Gladia sapeva quello che Ronnet stava preparando.
Perché avrebbe dovuto? Si chiese. Doveva aver capito che aveva informatori sparsi ovunque nel continente.
Lei stessa era una di loro.
Dopo il colloquio con Vyncent aveva chiesto a Mire di fare un altro tentativo con il re e, a sorpresa, lui aveva accettato.
"Ti concede dieci minuti" disse la consigliera.
"Me ne basteranno due."
Appena entrata nel suo studio, aveva esclamato: "Che cosa ti sei messo in testa?"
Il re l'aveva fissata senza tradire alcuna espressione. "Sapevo che saresti venuta."
"Dovresti essere a Orfar per aiutare Skeli."
"La situazione è cambiata" disse il re.
"Malag è ancora lì."
"Ma non è più una minaccia così grande."
"Cosa te lo fa credere?"
Il re aveva indicato la mappa appesa al muro. "Sta evitando in tutti i modi Malinor. È chiaro che ci teme. Sa bene che l'ultima volta siamo stati noi a spezzargli la schiena."
"Tu non sai proprio niente" disse Gladia tradendo la propria rabbia.
Il re la guardò stupito. "Mi sorprendi. Ti facevo più padrona di te stessa."
"Mi aspettavo di trovare un alleato."
"E io mi aspettavo che tu mi rendessi i tuoi omaggi, inquisitrice. Stai parlando col futuro eroe che abbatterà Malag."
"Vuoi tutta la gloria per te? È solo questo?"
"Esiste un motivo migliore?" chiese il re.
Gladia ne aveva avuto abbastanza ed era andata via. Aveva preso Eryen e l'aveva quasi trascinata di forza ai cavalli. "Svelta. Non abbiamo molto tempo."
"Che succede?"
"Ce ne andiamo."
"Ma siamo appena arrivate" aveva protestato lei. "Dopo giorni di viaggio volevo almeno fare un bagno caldo e mangiare qualcosa di decente."
"Ti laverai a mangerai quando saremo al sicuro."
Mentre si allontanavano da Malinor si era voltata spesso temendo che qualcuno li seguisse, ma non aveva scorto nessun inseguitore.
Re Alion non la voleva lì. Non voleva nessuno.
Che vada agli inferi, pensò Gladia. Spero che Bryce ce la faccia e gli soffi da sotto il naso tutta la gloria che desidera.
Ma in cuor suo temeva che la guerra non si sarebbe conclusa tanto in fretta.
"Gadero" lesse su un cartello malmesso lungo la strada. La freccia indicava un gruppetto di case in lontananza, con un tempio come unico edificio in mattoni che si ergeva come un gigante tra dei nani.
"Che posto orribile" disse Eryen storcendo la bocca. "Potremo almeno riposarci una volta arrivati lì?"
"Sì" disse Gladia cavalcando decisa verso il villaggio.
Eryen era abile e la sua consapevolezza cresceva di giorno in giorno. Gajza era stata brava a nascondere le sue vere doti ma ora lei doveva farle riemergere dal limbo dove erano state confinate.
"Devi capire qual è il tuo limite" le aveva detto qualche sera prima mentre bivaccavano attorno a un fuoco. "Lo devi sfidare e poi superare."
"Che cosa succede quando si supera il limite?"
"Potresti morire."
Eryen l'aveva fissata stupita, poi il suo viso si era rilassato. "E se non muoio?"
"Allora penseremo al passo successivo."
Gladia decise di fermarsi rima di entrare nel villaggio. "Tu non verrai con me. Devo affidarti un compito delicato."
Eryen si fece attenta.
"Resta qui fuori e tieni gli occhi aperti. Voglio che trovi la nipote di Jhazar."
Sul viso di Eryen apparve un sorriso. "E quando la trovo che cosa dovrò fare?"
"Catturala. Voglio interrogarla."
"E se lei rifiuta di arrendersi? Se sono costretta a ucciderla?"
"La voglio viva. È importante. Se la uccidi sarà tutto inutile, hai capito?"
Eryen scrollò le spalle. "Un colpo potrebbe sempre sfuggirmi. La mia mira non è molto buona."
Gladia la ignorò e proseguì verso il villaggio. Gadero era semideserto, con un pugno di abitanti per lo più anziani che si trascinavano per le vie strette e polverose.
Si diresse subito al tempio dell'Unico, l'edificio più alto nel raggio di parecchie miglia. Quando lo raggiunse trovò la piazza antistante deserta.
Smontò da cavallo e si avvicinò al battente del portone. Bussò due volte, fece una pausa, poi bussò altre tre volte.
Il portone si aprì verso l'interno e sulla soglia apparve un uomo vestito con una tunica grigia che gli arrivava alle caviglie.
"Ti stavamo aspettando" disse lasciandola passare.
"Io ti saluto" disse Gladia. "Sei Kostell? Ti credevo più anziano."
"Io sono Leeva" disse l'uomo. "Il reverendo è nella cappella con gli altri. Lui non viene certo ad aprire la porta ai pellegrini."
Leeva la guidò attraverso corridoi silenziosi e immersi nella penombra.
"Chi altri è arrivato?" chiese Gladia.
"Tutti. Tu sei l'ultima."
"Da quanto sono qui?"
"Dox Mardik è arrivato per primo due giorni fa. Michio Takara ti ha preceduta di poche ore."
Si fermarono davanti a una porta di legno chiusa da un pesante chiavistello di ferro. Leeva vi infilò dentro una chiave arrugginita e fece scattare la serratura. Quindi aprì la porta a la invitò a entrare.
Gladia entrò nella sala e subito dietro di lei Leeva richiuse a chiave la porta.
La cappella era di forma circolare, sormontata da una cupola a punta sostenuta da sei colonne alta una ventina di metri.
Nove figure umane l'attendevano in piedi, riunite a formare un cerchio.
Un uomo dai capelli grigi e le spalle curve si staccò dagli altri e le andò incontro. Indossava un saio marrone legato in vita da una corda.
"Inquisitrice Gladia" disse con voce incerta. "Ormai dubitavamo del vostro arrivo."
"Tu devi essere il reverendo Kostell."
L'uomo giunse le mani in una specie di preghiera.
"Sono incappata in una tempesta" disse andandogli incontro. "E ho dovuto fare un paio di deviazioni lungo il mio viaggio."
"Per fortuna siete arrivata. Venite, vi presento gli altri."
Gladia si avvicinò al circolo formato dalle altre figure.
Alla sua sinistra c'era un uomo dall'espressione dura che guardava dritto davanti a sé. Indossava un mantello azzurro con ricamati in oro i simboli del circolo di Valonde.
"Conosci già Dox Mardik, vero?" disse Kostell. "Oggi rappresenta l'alleanza."
"Io ti saluto, Lady Gladia" disse Mardik.
"E io saluto te, Dox."
Kostell indicò un uomo che indossava un mantello nero con ricami rossi. "Il conte Vamyr" disse. "Da Nergathel. In rappresentanza dei regni del nord."
La figura successiva era quella di una donna. "Michio Takara dell'ordine del Drago. In rappresentanza dei regni della parte orientale del continente."
Takara la salutò con un leggero inchino. Indossava una tunica bianca legata in vita da una fascia rosso fuoco.
Alla sua sinistra c'era un uomo dalla corporatura imponente. Era l'unico a indossare una pesante armatura smaltata di bianco e ricoperta di strani segni.
"Il capitano Horr Jensen delle Lame Askediane" disse Kostell. "In rappresentanza degli ordini militari."
Alla sinistra di Jensen c'era una donna dai capelli bianchi e lunghi.
Guardandola Gladia ebbe un tuffo al cuore. "Tu non dovresti essere qui" mormorò.
La donna ghignò.
"Nimlothien la strega bianca" disse Kostell. "In rappresentanza delle forze di Malag."
"Lord Malag" disse Nimlothien.
"Credevo che Bryce di Valonde ti avesse uccisa" disse Gladia.
Nimlothien fece spallucce. "C'è andata vicina."
"Non appena la vedrò le dirò di finire il suo lavoro."
Nimlothien ghignò. "Perché non lo finisci tu?"
La penultima figura era quella di una donna.
"Klarisa di Malinor" disse Kostell. "In rappresentanza di..." Esitò. "Del suo regno."
Gladia non era sorpresa di vederla lì. Era chiaro che Malinor si considerava fuori dall'alleanza che stava combattendo Malag e questo Nimlothien doveva averlo capito.
L'ultima figura era quella di un uomo di mezza età. "Vassyl Dobler di Berger" disse Kostell. "In rappresentanza dei popoli dell'ovest del continente."
Mancava un rappresentante del sud.
"Purtroppo Kwame di Mar Qwara non ha risposto alla nostra chiamata" disse Kostell. "E non potrà essere presente alla riunione."
"Chi se ne importa di quell'albino?" disse Dobler. "Procediamo senza di lui, ho fretta di tornarmene a casa."
Kostell si schiarì la gola. "Abbiamo deciso di riunirci oggi qui a Gadero per discutere sul futuro del continente e dei suoi popoli. La guerra che ha insanguinato il grande continente è ora giunta qui, alle nostre porte. Sono già morti migliaia di innocenti e altri moriranno se non fermeremo questa follia. Il tempio dell'Unico è terren consacrato e arrivando qui avete giurato di lasciare fuori da questo luogo i vostri dissidi personali. Spero che terrete fede al giuramento."
Dobler emise un profondo sospiro. "È ancora lungo questo discorso? Direi che possiamo iniziare, no?"
Kostell annuì. "Prenderete la parola uno alla volta partendo dal più anziano presente tra di noi, il nobile conte Vamyr. Quindi procedendo dal primo alla sua destra prenderete la parola uno alla volta. È tutto chiaro?"
Silenzio.
"Bene" disse Kostell. "Conte Vamyr, ha la facoltà di parlare."
"Noi di Nergathel siamo contrari alla guerra" disse l'uomo. "Le condizioni di vita al nord sono difficili, il raccolto è stato scarso e l'inverno sta arrivando."
"Per voi l'inverno sta sempre per arrivare" disse Dobler.
"Lord Dobler, vi prego" disse Kostell.
Vamyr rivolse un'occhiataccia all'uomo di Berger. "Come dicevo, i popoli del nord sono contrari alla guerra, ma non ci tireremo indietro se l'orda o l'alleanza oseranno varcare i confini dei nostri regni. Sono qui per mettere bene in chiaro questa cosa."
Mardik prese la parola. "L'alleanza vincerà questa guerra, ciò e inevitabile" esordì.
Nimlothien tossì e fece un ghigno.
Mardik la squadrò torvo e proseguì dicendo: "Noi vinceremo e allora faremo i conti con quelli che hanno sostenuto l'orda o si sono rifiutati di scendere in campo."
"Ci state forse minacciando?" disse Vamyr accigliato.
"Sto solo dicendo che prima o poi verrà il momento in cui dovrete schierarvi con l'una o l'altra parte" disse Mardik.
È uno stupido, pensò Gladia. Possibile che Andew non avesse nessuno di meglio da inviare a questa riunione? Sta spaventando tutti con le sue assurde minacce.
"Sono sicura" disse Gladia. "Che Dox non intendeva minacciare nessuno."
"Non ha bisogno che tu lo difenda, inquisitrice" disse Nimlothien.
"Giusto" le fece eco Klarisa. "Lascialo parlare."
"Voi di Malinor non siete diversi dall'alleanza" disse Dobler. "E state ammassando un enorme esercito ai confini del vostro regno. Per quale motivo se l'orda non vi ha ancora attaccato?"
"Quello che facciamo entro i nostri confini non sono affari che ti riguardano" rispose Klarisa.
"Lo sono se diventa una minaccia per i nostri regni" disse Dobler.
"Di che cosa hai paura?" disse Klarisa con aria di sfida. "Malinor è abbastanza forte da annientare l'orda e qualsiasi esercito del continente."
"L'avete sentita?" gridò Dobler. "Lo ha ammesso lei stessa. Non si fermeranno all'orda di Malag. Malinor vuole portare la guerra ovunque."
Klarisa rispose con un'alzata di spalle.
"Partite tutti dal presupposto che lord Malag sia già stato sconfitto" disse Nimlothien con tono calmo. "Ma fino a oggi nessuno dei vostri eserciti è riuscito a piegarlo. Di fatto lui continua a liberare una città dopo l'altra."
"Liberare?" fece Mardik. "Conquistare. Devastare. Questi sono i termini più adatti."
"Noi non abbiamo un Falgan come luogotenente" disse Nimlothien. "Devo ricordarti che cosa ha combinato a Sippor, Goza e Theroda?"
"Voi avete attaccato Nazedir" disse Mardik. "Un regno pacifico."
"Siamo stati attaccati noi per primi" disse Nimlothien. "Lord Rancey era andato lì per negoziare una tregua, ma è stato ucciso a tradimento dalla vostra strega rossa. La stessa che ha aiutato Falgan a conquistare Theroda e che ha devastato Mar Qwara, stando a quello che raccontano i mercanti delle carovane."
Strega rossa?, si domandò Gladia. Di chi sta parlando?
"Vi prego" disse Kostell. "Pensate al bene di quelli che si trovano presi in mezzo tra i vostri eserciti."
"Dovresti tenere a bada i tuoi monaci" disse Mardik con aria accusatrice. "Molti di loro vengono a predicare tra i nostri soldati e causano diserzioni e ammutinamenti."
"La chiesa dell'Unico è neutrale in questa guerra" si difese il reverendo.
"Quello che dice Mardik è vero" disse Vamyr. "Anche a Nergathel i monaci del culto fanno proseliti contro l'alleanza."
Kostell assunse un'aria affranta. "Non posso negare che alcuni mie confratelli si siano schierati con una delle parti, ma si tratta di un piccolo gruppo di fanatici. Stiamo facendo tutto il possibile per arginarli."
"Non fate abbastanza" disse Mardik.
"Quei monaci hanno solo capito da che parte sta la ragione in questa guerra" disse Nimlothien. "La nostra è una guerra giusta."
"Non esistono guerre giuste" disse Gladia.
Nimlothien la fissò con aria di sfida. "Questa lo è. Il vostro esercito di invasori minaccia le nostre terre."
"Siete stati voi a invaderle per primi" urlò Mardik.
"Lord Malag voleva liberare i popoli oppressi del grande continente" disse Nimlothien.
Mardik la guardò stupito. "Oppressi?"
Non lasciarla parlare, stupido, si disse Gladia.
"Sì, oppressi" disse Nimlothien. "Oppressi da migliaia di anni di stregoneria. Oppressi da migliaia di anni di soprusi e angherie da parte dei circoli stregoneschi. Lord Malag vuole cambiare tutto questo. Lui vuole ridare la libertà agli uomini e agli stregoni. I circoli dovranno ridurre le loro pretese e il loro potere. Tutti gli uomini e le donne nascono liberi, che abbiano o meno i poteri."
Mardik rise. "Chi si crede di essere l'arcistregone?"
"Lui è l'eroe prescelto" disse Nimlothien.
Nella sala piombò il silenzio.
"Nato in una notte senza stelle" proseguì la strega. "Fuggì dal castello in cui viveva per apprendere la conoscenza proibita. Egli ha compiuto tre sacrifici: uno d'amore, uno d'onore e uno di sangue. E ora reclama il suo posto in questo mondo che voi avete creato e che lui vuole cambiare per il bene di tutti."
"Stai vaneggiando" disse Mardik. "E l'eroe promesso è solo una leggenda. Bellir, il vero eroe che sconfisse il tuo signore. Lui era reale."
"Anche quella è una menzogna" disse Nimlothien.
"È vero" disse Klarisa. "Fu Malinor ad abbattere Malag e lo farà di nuovo."
Le due streghe si scambiarono un'occhiata di sfida.
"Spero che tu sopravviva abbastanza a lungo da renderti conto del tuo errore" disse la strega bianca.
"Mi stai minacciando?" rispose Klarisa serrando i pugni."
"Per favore" disse Kostell. "Rispettate la sacralità di questo luogo."
"Io ho sentito abbastanza" disse Jensen. "Le lame askadiane non si schierano nelle guerre combattute tra i regni. Noi difendiamo chi subisce un ingiusto torto."
"Allora dovete difendere noi" disse Mardik.
"L'alleanza non è stata invitata sul continente vecchio" disse Jensen.
"Allora siete al nostro fianco?" disse Nimlothien.
"E non si schiererà con un farabutto come Malag" disse Jensen con tono duro. "Ma se uno di voi oserà torcere un solo capello a un innocente assaggerà la nostra collera. Non tollereremo più episodi come Nazedir e Theroda."
"State lontani dai nostri confini" disse Vamyr. "O l'alleanza del nord risponderà con durezza alle aggressione. Voi non sapete di cosa siamo capaci."
"Sappiamo che il circolo oscuro vi difende" disse Mardik.
Vamyr fece una smorfia di disgusto. "Le tue accuse mi scivolano addosso. Gli spiriti dei miei antenati vi perseguiteranno se oserete attaccarci."
Kostell guardò Michio Takara. "Voi non avete ancora parlato, onorevole signora."
Takara si accigliò. "Le mie parole sarebbero inutili. Tutti voi siete così ansiosi di scendere in guerra e di dare sfoggio della vostra forza, ma non avete idea di cosa sia la vera potenza. Le isole orientali da anni vivono in pace e nemmeno durante il dominio dei maghi supremi furono conquistate."
"Storie" disse Dobler.
"Il Drago Guardiano non è una storia" disse Takara. "Ma realtà. Se oserete attaccarci, noi libereremo la sua furia contro gli invasori così come facemmo contro il mago supremo Alkarad quando cercò di conquistarci."
Dobler rise. "Altre storie. Sei davvero divertente, donna."
Takara restò impassibile.
La porta della sala si spalancò all'improvviso, azzittendo tutti. Leeva, il viso stravolto, si appoggiò al battente.
Kostell lo guardò furioso. "Ti avevo detto di tenere chiusa quella porta. Nessuno doveva..."
Leeva fece per dire qualcosa, poi una mano si appoggiò alla sua spalla e lo spinse via. Eryen emerse da dietro l'uomo, l'espressione allarmata.
"Eryen" esclamò Gladia. "Che cosa stai facendo?"
"Dovete andare via tutti" gridò la ragazza. "Questo luogo non è sicuro."
Tutti si scambiarono occhiate preoccupate.
"Ma che dice questa pazza?" fece Vamyr.
"È assurdo" esclamò Klarisa.
"Non riesco a crederci" gridò Berger.
"Eryen, esigo una spiegazione" disse Gladia.
La ragazza guardò in direzione della porta. "L'ho vista. Deve avere sentito tutto."
"Chi?"
"La spia" disse Eryen. "La nipote di Jhazar. In qualche modo è sopravissuta ed è venuta qui per spiare la vostra riunione."
Gladia impallidì. "Lei era qui?"
Eryen annuì.
"E dov'è ora?"
"Quando l'ho scoperta ha cercato di fuggire. Abbiamo lottato. Quella stupida pensava di potermi tenere testa, ma io le ho dato una bella lezione. È riuscita a scappare ma l'ho ferita gravemente. Non andrà lontana."

Prossio Capitolo Domenica 21 Ottobre
  
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