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Autore: heliodor    21/10/2018    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Gadero

 
Gadero era un grumo di casette in legno sorte attorno a un tempio dell'Unico che era il solo edificio in pietra nelle vicinanze.
Joyce ebbe pochi dubbi di aver raggiunto la sua meta quando lo vide apparire da dietro una bassa collina.
Dopo giorni passati tra campi coltivati e fattorie abbandonate, era piacevole rivedere qualche viso.
Solo che quelli che vide in giro erano tutt'altro che amichevoli.
"Che vuoi?" gli chiese l'unica guardia all'ingresso del villaggio, un uomo di mezza età che imbracciava una lancia e indossava un elmo ammaccato e un'armatura a piastre alla quale mancavano metà delle lamelle. "Non puoi stare qui."
Joyce scelse con cura le parole. Aveva preparato diversi discorsi e ne scelse uno sperando che fosse convincente. "Vengo da Theroda" disse.
"È lontana" fece l'uomo incuriosito. Forse non si era aspettato una cosa del genere. "Che ci vieni a fare qui?"
"La città è stata distrutta e io sono scappata."
"Hai fatto male a venire qui."
"Ma non so dove andare."
"Qui non si può stare" disse la guardia con tono deciso. "Ordini di Kostell."
"E chi è?"
"Il priore del tempio."
"Sentì" disse Joyce. "Io non ci voglio stare qui, ma mi serve un po' d'acqua e del cibo per arrivare a Malinor. Lì ho una zia che mi può ospitare."
"Non ti posso far entrare."
"Ma il prossimo emporio chissà quanto è lontano" disse Joyce esasperata.
La guardia sembrò pensarci, poi scosse la testa decisa. "No."
Joyce sospirò. Infilò la mano in tasca e ne trasse una moneta d'argento. La lanciò alla guardia che la guardò cadere ai suoi piedi e rimbalzare sul terreno.
Si chinò per prenderla e quando si alzò era sorpreso. "E questa dove l'hai presa?"
"Da uno al quale non serviva più" disse Joyce. "Ma se ti piace puoi tenerla."
"No" disse la guardia. "Non la posso accettare."
Ho trovato l'unico uomo onesto sul continente, pensò Joyce. "La puoi tenere" disse. "Davvero."
"Non sono stupido" disse la guardia. "Se ora io prendo questa moneta vorrai entrare nel villaggio e se ti scoprono io passerò un sacco di guai. E allora non me ne farò niente di quella moneta."
"Ti prometto che non ti succederà niente" disse Joyce. In verità non sapeva se poteva tenere fede a quella promessa, ma in quel  momento le interessava solo sbarazzarsi della guardia senza attirare troppe attenzioni su di lei. "Voglio solo comprare un po' di cose e poi andare via. Quando me ne andrò ti darò un'altra moneta per il disturbo."
La guardia sembrò rifletterci. "Mezza giornata. Se non torni prima di sera vado a dire al priore che ti ho visto entrare nel villaggio."
"Stasera avrai una seconda moneta" disse Joyce sorridendogli.
Gadero era come l'aveva immaginata vedendola da lontano. Era un villaggio più grande del normale, quasi una città mancata. Le strade erano dritte e larghe abbastanza da far passare due carretti affiancati. Nella parte bassa c'erano anche degli edifici in pietra che da fuori non si vedevano. Notò che lì vi erano le persone meglio abbigliate che vide in giro.
Doveva essere il quartiere dei ricchi.
Il mercato era piccolo e posto vicino alla periferia. C'erano tre empori che si somigliavano tutti. Joyce ne scelse uno e vi entrò dopo aver legato il cavallo all'esterno.
Comprò provviste per tre giorni e nessuno le fece domande. Quella gente doveva essere abituata a vedere facce nuove in giro. Il villaggio era a metà strada tra Malinor e Theroda, su una pista percorsa dai mercanti in entrambe le direzioni. Non doveva essere raro che qualcuno facesse lì una sosta prima di proseguire.
"Vai a Malinor?" le chiese la donna dietro al bancone.
"Non lo so. C'è qualcosa di interessante da vedere?" fece lei fingendo di non mostrare alcun interesse.
"Dicono che re Alion si stia preparando per la guerra" disse la donna. "Molti giovani di qui sono partiti per arruolarsi come mercenari nell'esercito."
"Io sapevo che l'esercito dell'alleanza era al nord."
La donna sorrise. "Quello è un'alta cosa. Malinor ha il suo esercito e dicono che sia enorme. Un'armata mai vista prima d'ora. Re Alion vuole spazzare via Malag dal continente."
Magari fosse così, pensò Joyce. "Spero che ci riesca" disse.
La donna annuì decisa. "Se non vuoi andare a Malinor, cerca di evitare Orfar. Dicono che anche lì si stia combattendo."
L'alleanza è a Orfar? Si chiese Joyce.
"La strega dorata guida le forze della regina Skeli" proseguì la donna. "In migliaia si sono uniti a lei."
Bryce! Pensò Joyce. È il suo soprannome. Era a Orfar? Per fare cosa? E perché non era con suo padre? Allora era vera la voce che diceva che avesse disertato? Fino a quel momento non aveva voluto crederci ma adesso...
Infilò nella borsa le cose che aveva comprato e si avviò fuori dall'emporio. Aveva la mente in subbuglio e doveva ancora scoprire che cosa sarebbe successo a Gadero da lì a due giorni.
Non osava domandare in giro per non attirare sospetti, ma in qualche modo doveva scoprire che cosa stava per accadere.
Girando per le vie del villaggio non notò niente di strano. Gadero sembrava un luogo tranquillo. La popolazione doveva essere ignara di quello che stava per accadere.
L'ultima volta che aveva decifrato un messaggio, c'era stato un incontro in un luogo isolato, un villaggio abbandonato ai confini di Valonde.
Gadero invece era l'esatto opposto. Era un luogo abitato, vivo. Una riunione segreta in piena luce?
C'era qualcosa di strano.
Doveva tenere gli occhi aperti e scoprire tutto quello che poteva. Soprattutto dove si sarebbe tenuta la riunione.
Prima di recuperare il cavallo fece un giro per il villaggio cercando di imparare le strade principali e la loro disposizione. Il tempio dell'Unico era al centro esatto, quasi che Gadero fosse stato costruito attorno a questo edificio. L'altra piazza di una qualche grandezza era quella del mercato.
Infine c'era una fontana di pietra circa a metà strada tra il tempio e il mercato.
È un buon posto, pensò Joyce.
Lì attorno le case erano addossate e i vicoli stretti e bui. Ne trovò uno che terminava in un vicolo cieco e privo di finestre.
Si assicurò che nessuno la stesse osservando e si chinò per marchiare il pavimento. Quindi tornò all'emporio per recuperare la sua cavalcatura.
Si avviò verso le porte del villaggio. La vecchia guardia era ancora lì che faceva da sentinella.
C'era qualcuno con lei, degli stranieri a cavallo. Mentre si avvicinava a passo lento ne contò sei. Indossavano tuniche colorate sotto dei mantelli grigi.
Mantelli grigi, pensò Joyce.
Erano quelli indossati dai seguaci di Malag.
D'istinto calò il cappuccio sul viso e tenne gli occhi bassi mentre passava accanto a loro. Cercando di non arsi notare lanciò delle veloci occhiate ai cavalieri.
Cinque non le dicevano niente. Erano facce anonime che non aveva mai visto.
Ma la sesta...
L'aveva vista una sola volta, alcune lune prima, ma era come se fosse passata un'intera vita.
Anche se ne fossero passate due, non avrebbe mai scordato i lunghi capelli bianco latte della donna.
Nonostante cercasse di celarli con un cappuccio, questi si intravedevano da sotto. Aveva lo stesso sorriso beffardo che ricordava e sedeva eretta in sella, come se si stesse guardando attorno.
"Faresti meglio a toglierti di mezzo" stava dicendo la donna con tono seccato. "Siamo attesi al tempio."
Nimlothien, pensò Joyce. È questo il suo nome.
Era proprio lei, non c'era alcun dubbio.
Perché è qui? Si chiese Joyce. Che cosa vuole fare? E perché è stata invitata a questa riunione?
Joyce si fermò vicino alla porta, come un viandante in attesa che il passaggio venisse liberato. Dentro di sé tremava come una foglia, ma sapeva di non dover temere niente. In quel momento era Sibyl e la strega bianca conosceva solo il volto di Joyce.
Era la principessa di Valonde che cercava, non lei.
Eppure per un attimo, incrociando per caso gli occhi di lei, ebbe l'impressione che la stesse osservando.
È solo immaginazione, si disse.
"Il priore Kostell mi ha parlato di una donna dai capelli bianchi" disse la guardia. "Ma non di altri cinque cavalieri. Siete in troppi."
"Attento a come parli" disse uno degli stregoni. "Non sai con chi hai a che fare."
Nimlothien fece un cenno con la mano. "Costui ha ragione. Siamo in troppi per un villaggio così piccolo. Voi tre resterete qui. Gli altri mi seguano. È abbastanza per te?" terminò rivolgendosi alla guardia.
"Il priore ha detto solo una persona per volta."
"Che insolente" fece lo stregone di prima.
Nimlothien sospirò affranta. "Calmati Denn. Siamo ospiti e dobbiamo comportarci bene. Lord Malag ci tiene a fare bella figura. Vorrà dire che voi cinque ve ne starete qui e io andrò da sola al tempio."
"Mia signora..." fece Denn.
"La questione è chiusa" disse Nimlothien avanzando oltre l'entrata con fare sicuro.
I cinque cavalieri la guardarono allontanarsi e poi tornarono indietro lungo la strada che portava alle colline.
Solo allora Joyce spronò il suo cavallo oltre l'ingresso. Prese una moneta d'argento e la lanciò verso la guardia.
"Te ne vai di già, straniera?"
Joyce annuì distratta. "Ho preso quello che mi serviva" disse allontanandosi al piccolo trotto.
Si diresse alle colline, cercando di mantenersi a una certa distanza dai cavalieri. Quando furono spariti dietro una collina, cambiò direzione e cavalcò veloce verso un'altura distante mezzo miglio da Gadero.
Da lì poteva osservare la porta della città con una certa comodità. Assicurò il cavallo a un albero e cercò una grossa pietra.
Ne trovò una che sembrava fare al caso suo.
Stavolta non correrò rischi, si disse.
Mormorò la formula della forza straordinaria e sollevò la pietra spostandola qualche metro di lato. Poi con le mani scavò una buca profonda un paio di braccia e vi sistemò dentro la sacca che portava a tracolla e quella con le monete. Rimise la pietra al suo posto e osservò con espressione soddisfatta.
L'erba che cresceva lì attorno era appena un po' smossa e ammaccata. Nessuno, anche passando di lì per caso, avrebbe notato che la pietra era stata spostata di recente.
Messe al sicuro le sue cose, si concentrò sulla porta.
Era sicura che da lì sarebbero passati quelli che erano stati invitati alla riunione. Doveva solo attendere il momento giusto per agire.
Si sdraiò nell'erba e attese.
Le ore passarono e gli ospiti arrivarono uno alla volta come aveva previsto. Quasi tutti avevano una scorta e quasi tutti dovettero rinunciarvi.
Le disposizioni del priore Kostell, chiunque lui fosse, dovevano essere categoriche. Nessuno voleva infrangere quella regola.
Uno alla volta quelli che entrarono per la porta si diressero al tempio dell'Unico. Ormai era certa che fosse quello il luogo dell'incontro, perciò Joyce perse interesse per gli invitati e si mise a studiare l'edificio.
Come quasi tutti i templi aveva una lunga navata rettangolare che finiva con un edificio massiccio a forma di torre rotonda, sormontata da una cupola.
La forma, la grandezza e le decorazioni delle cupole potevano variare, ma quel disegno era uguale per tutti i templi dedicati all'Unico.
Come quello di Valonde.
Joyce non lo conosceva a fondo, ma sapeva che sulla cupola c'erano delle aperture che gli inservienti usavano per pulirla dagli escrementi degli uccelli.
Per introdursi nel tempio poteva usare una di quelle aperture. Sembrava facile, ma doveva scegliere il momento giusto.
Decise di agire quella notte stessa, mentre il villaggio dormiva e c'era meno sorveglianza.

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