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Autore: Red_Coat    21/10/2018    2 recensioni
Nel calore di un'estate afosa, alla luce di una fiammella e per una manciata di cacao amaro in polvere e un ciuffo di cavolfiore, questa è la storia di quando Ignis Stupeo Scientia s'innamorò per la prima volta in assoluto nella sua vita.
E fu un amore tutto da ... gustare.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gladiolus Amicitia, Ignis Stupeo Scientia, Noctis Lucis Caelum, Nuovo personaggio, Prompto Argentum
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il meraviglioso fuoco della conoscenza'
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NDA: Questo capitolo è ambientato qualche mese dopo la mia one shot " pan di spagna alle rose e champagne" scritta appositamente per il compleanno di Ignis ;)
Non è necessario leggerla per capire il proseguio della storia, tuttavia vi consiglio di farlo per avere una visione più totale del pathos emotivo dei protagonisti ^^
Buona lettura :)


- Al bivio -

Un anno e qualche mese dopo ...
 
Il consiglio di Insomnia si era da pochi minuti sciolto, con davvero pessime notizie.
Re Regis, già distrutto per via del prolungato uso dell'anello che gli permetteva di tenere la barriera protettiva ancora attiva attorno al suo regno, uscì claudicante dalla sala e dopo aver chiesto a Clarus Amicitia, capo della sua guardia del corpo, un po' di privacy si diresse verso le sue stanze, zoppicando e appoggiandosi sul robusto bastone da passeggio che gli era stato fabbricato. Ad affiancarlo c’era un suo attendente, lo zio di Ignis.
Il viso stanco, l'espressione preoccupata.
Col cuore in pena ripensava a quanto aveva udito dalle voci del consiglio.
La guerra era alle porte. La situazione di Insomnia era pericolosa. Mantenere la barriera magica attorno alla città costava. Energie, mentali e fisiche. Non ce l'avrebbe mai fatta a mantenere per sempre quello stato di tregua.
E allora dalla bocca di qualcuno dei suoi consiglieri era uscito il nome di suo figlio.
Era ora che il Principe Noctis Lucis Caelum diventasse tale prendendosi le proprie responsabilità.
Come Re, Regis non poteva non dar loro ragione. Noctis era nato per questo. Lui più di tutti i precedenti Re.
Ma come padre e uomo ... il suo cuore pareva essersi fatto di gelatina, aveva preso a tremare e vibrare e ancora lo faceva.
Aveva bisogno di riposo.
Aveva bisogno di pensarci ancora qualche istante.
Si fermò di fronte ad una delle tante ampie vetrate che costeggiavano il territorio e davano una visione pressoché completa dell'est cittadino.
Nemmeno il tempo di contemplarla che uno dei consiglieri si scusò e gli espose i suoi timori su quella situazione, sincerandosi sulla sua condizione di salute.
Regis sorrise al meglio che poté, lo rassicurò e disse un mucchio di fesserie alle quali non credeva più nemmeno lui, ma che al cuore preoccupato di quell'uomo potevano sembrare oro colato.
Non si indispettì per la brusca interruzione. Li capiva.
Tutti gli abitanti di Insomnia ora ignari avrebbero presto scoperto quel tipo di paura, e il suo cuore già si struggeva per la consapevolezza di non poter essere pronto a rassicurare ognuno di loro come stava facendo con quel consigliere ora.
La sua esperienza da sovrano gli aveva insegnato tante cose, ma ancora non era riuscito a comprendere il modo per non provare quella subdola angoscia che gli stava appesantendo il cuore.
Lui e Noctis ne aveva passate tante. Ora era arrivato il momento di lasciare che suo figlio prendesse tra le sue mani la sua eredità. Poteva solo sperare di aver scelto le persone giuste per stargli accanto, quando lui non avrebbe potuto più farlo.
Il consigliere lo ringraziò del lavoro che stava facendo come sovrano, lui fece lo stesso. Si salutarono e riprendendo a camminare una di esse si materializzò davanti ai suoi occhi.
Sorrise.
 
-Ignis.- lo chiamò.
 
Il giovane uomo stava percorrendo a passo spedito il corridoio nello stesso verso, stringendo tra le braccia il taccuino sul quale appuntava ad ogni riunione il punto sulla situazione del regno, da riferire al principe, e alcune carte relative alla situazione del conflitto, chiuse in un piccolo rilegatore.
Aveva visto il sovrano da lontano, lo aveva seguito con discrezione senza riuscire a smettere di pensare agli eventi degli ultimi mesi.
La sua salute si era aggravata, L'impero di Niflheim aveva rotto la tregua. La situazione si era fatta pericolosamente preoccupante, e lui come tutti quelli che avevano il privilegio di servire a corte avevano iniziato ad avvertire la terra tremare sotto i loro piedi.
Lo sapeva, dopotutto, che la situazione avrebbe potuto vergere in quella direzione.
Era una delle tante variabili che un futuro e abile stratega avrebbe dovuto per forza di cose considerare.
Però la presenza di Alexandra stavolta lo aveva un po’ rasserenato, da un certo punto di vista.
Dopo quel giorno ormai lontano in cui anche il Principe aveva infine conosciuto quella che a tutti gli effetti poteva ora considerarsi la sua ragazza anche lei era entrata ufficiosamente a far parte del suo entourage.
Era una ragazza alla mano e schietta, matura oltre che immersa nelle sue stesse passioni.
Noctis era stato contento di avere a disposizione non uno ma ben due quattrocchi al suo servizio, e oltre a ciò aveva fatto presto ad accettarla come amica.
Si era creato un rapporto di fratellanza anche con lei, che era diventata presto l'unica sorella maggiore del gruppo, e l'unica che tra l'altro desse imperterrita ragione ad Ignis in ogni questione difendendolo a spada tratta.
Anche se solo ultimamente Ignis si era ritrovato a doverlo ammettere a sé stesso, la presenza di quella giovane donna era ormai una costante irrinunciabile nella sua vita.
Grazie a lei anche la più piccola delle cose e il più insignificante dei gesti diventavano momenti indimenticabili, come la sua ultima festa di compleanno, che per inciso avrebbe potuto tramutarsi come al solito in tragedia se non fosse intervenuta lei a risolvere la situazione.
Ora quella svolta negli eventi stava facendo vacillare tutte quelle certezze, oltre a renderlo ancora più nervoso e ad aumentare la tensione già insita nel suo lavoro da futuro consigliere del re.
Le cose con Alexandra andavano benissimo, prima di quella riunione stava pensando di chiederle di sposarlo anche se la scelta per lei sarebbe risultata ardua quantomeno per il cambio di livello sociale che l'attendeva.
Ma ora ... Tutto cambiava.
Fermò i pensieri, si riscosse bruscamente voltandosi verso sua maestà.
Accennò ad un profondo inchino rispettoso.
 
- Si, vostra altezza.- disse.
 
Il re si sforzò di sorridergli, con quel fare paterno che lo contraddistingueva.
Era da tanto che lo conosceva, dai suoi tredici anni in cui era stato presentato a Noctis come suo amico e futuro consigliere.
Non avrebbe mai più scordato le raccomandazioni con cui aveva ricevuto l'incarico, sarebbero rimaste scolpite assieme all'immagine di quel bambino che gli stringeva timidamente la mano per l'eternità.
 
"Ti chiedo di rimanere vicino a lui e porgergli una mano ... come suo amico, e suo fratello.
Per favore, abbi cura di mio figlio."
 
Erano state le parole di Regis all'epoca.
E da allora si era impegnato con tutto se stesso a mantenervi fede, e lo avrebbe fatto fino alla fine. Perché una promessa era una promessa.
 
-Come va mio figlio?- si sentì chiedere quindi ora.
 
E lui, anche se ammetterlo gli sarebbe costato molto più di quanto nessuno avesse potuto immaginare, non se la sentì di non dare una risposta sincera.
Si strinse sconsolato nelle spalle.
 
-Ha appena iniziato a preparare gli esami, ma ...- sospirò, sconfitto -il suo livello di preparazione è sconcertante.-
 
Proprio non ce la faceva a mentire al re. Noctis a volte gli sembrava un caso perso. Se solo avesse capito davvero la reale situazione del genitore e del regno ...
Eppure, per nulla sorpreso, Regis sorrise divertito. Suo figlio era sempre stato così, ma lui sentiva di dovergli dare fiducia. Era il prescelto. Ce l'avrebbe fatta. Anche se adesso forse non se ne rendeva nemmeno conto.
 
-Per quanto riguarda la sua vita fuori da palazzo ...- continuò a quel punto Ignis, col suo accurato resoconto - ... ho già espresso le mie preoccupazioni sulla sua dieta poco equilibrata ... Sfortunatamente non mi sta a sentire.- un altro sospiro.
 
Teneva molto ad ogni incarico che riceveva. Il suo senso di responsabilità lo spingeva dare sempre il massimo in ogni cosa. Tanto più se quello stesso incarico riguardava l'educazione di un principe, e gli era stato affidato dal Re in persona.
Non avrebbe potuto deluderlo, eppure si sentiva come se in piccola parte lo stesse facendo.
 
-Grazie.- gli disse comunque il sovrano, con un sorriso sincere.
 
Ignis s'inchinò di nuovo, rispettoso.
 
-Non c'è di che.- rispose.
 
Poi però non potè trattenere la sua preoccupazione, e rivolgendosi nuovamente al sovrano, continuando a tenere la schiena leggermente inclinata e il capo chino mentre osservava il bastone da passeggio che Regis stringeva nella mano destra, si sentì libero di chiedere, visto la disponibilità del Re al dialogo.
 
- La barriera l'ha indebolita così tanto, maestà? -
 
Anche allora l'uomo non si scompose.
 
-Sembrerebbe di si ...- replicò con un sorriso, poi si fece fiducioso e avanzò verso la vetrata di fronte a loro, osservando la città con determinazione mista a tristezza -Solo il re può creare la barriera e proteggere il suo popolo.
Se mi dovesse succedere qualcosa, il mio erede dovrà salire sul trono di Lucis.
Ma porrò fine a questa guerra prima che accada.-
 
Sembrava davvero sicuro di farcela, dopotutto. E mentre Scientia stava chiedendosi se fosse solo una corazza oppure un sentimento autentico fondato su basi certe, Re Regis Caelum tornò a voltarsi verso di lui e ribadì, con più solennità.
 
-Prenditi cura di Noctis.-
 
Rinnovando l'importanza dell'incarico che gli era stato affidato.
Ignis raddrizzò la schiena, mettendosi come un soldato sull'attenti.
 
-Si!- decretò, sicuro, ricevendo dal re un ultimo sorriso.
 
Ora più che mai, il re contava su di lui per proteggere la vita del suo erede e il trono di Lucis dagli usurpatori.
Amico, compagno di battaglia, fratello, consigliere. Questo avrebbe dovuto continuare ad essere per Noctis, e non aveva alcuna intenzione di fallire.
Tanto più ora che la situazione si era fatta pericolosa, e il re aveva bisogno di tutto il sostegno possibile.
 
\\\
 
Alexandra spense il telefono nervosa, e crollò sul divano quasi sull'orlo delle lacrime.
Aveva i soliti problemi che tutte le donne hanno almeno una volta ogni mese, e già questo di per sé era tremendo.
In più era stanca, febbricitante, non riusciva a trovare qualcosa che le calmasse l'ansia ed era stata risvegliata da un brutto incubo dopo che era riuscita ad addormentarsi per miracolo sopra il divano di casa di Eve, che da qualche mese a quella parte era diventata anche casa sua perché più vicina al luogo del lavoro che il suo nuovo ragazzo, un certo Ignis Scientia conosciuto per caso al supermarket e in altro centomila posti, le aveva trovato.
Faceva la cuoca a palazzo, il nuovo lavoro le piaceva da matti e da quando lo conosceva non si era mai sentita così utile, come donna e come essere umano.
Dal giorno in cui tutte le carte erano state svelate e lei aveva conosciuto anche il resto degli amici del suo fidanzato (incluso il principe Noctis Lucis Caelum) erano passati quasi due anni e mezzo, e negli ultimi tempi le cose tra lei ed Ignis si erano fatte più ... complicate. Si, non avrebbe trovato altra parola per descrivere come vedeva lei quel rapporta adesso, anche se tutti gli altri continuavano a dirgli che era semplicemente troppo ansiosa.
Era andato tutto bene all'inizio.
Lei era entrata ufficialmente a far parte della loro combriccola, con suo immenso piacere col ruolo di fidanzata, e non aveva trovato alcun problema a relazionarsi con gli altri ragazzi.
Prompto già lo conosceva, era allegro e divertente ma anche riflessivo e sapeva sia ascoltarla che metterla di buon umore. Si piacevano come amici e condividevano la passione per la fotografia, quindi era quello con cui, dopo Ignis ovviamente, passava più tempo anche fuori dalle rimpatriate, pur essendo relativamente più grande di età rispetto al biondo. Noctis non era un principe comune, odiava che qualcuno gli mostrasse rispetto per il suo ruolo e si sentiva a suo agio con chi invece lo trattava come un ragazzo normale. Per questo lo apprezzava. Il loro primo incontro non era stato dei migliori, ma presto il suo carattere deciso e la sua somiglianza con Ignis lo avevano convinto a darle una possibilità, mettendo da parte quel po’ di gelosia e rivalità che si era creata. Così facendo Alexandra aveva acquisito un fratellino “nobile” che assomigliava molto ai suoi nipoti, e Noct una spalla su cui contare quando Iggy non era disponibile. Buon per lui, in fondo.
Gladio invece era un carattere un po’ più distante da lei, ma era un esperto di problemi di cuore e conosceva bene Ignis, quindi era un perfetto consulente per rimediare ai piccoli fraintendimenti e scoprire qualcosa in più sul futuro braccio destro del Re.
Inoltre anche lui sapeva ascoltare ed era un ottimo motivatore, perciò da qualche mese la giovane aveva seguito il consiglio di Eve ed aveva cominciato ad allenarsi con lui come coach.
Erano semplici esercizi per smaltire l'adrenalina in eccesso derivata dalla depressione e dai cattivi pensieri che a volte la tormentavano senza un motivo apparente, ma sembrava funzionare quel metodo.
I suoi problemi d'insonnia erano diminuiti, e quando Ignis poi si fermava a stare da lei, ovviamente quando Eve era in viaggio o impegnata col suo lavoro, questi sparivano totalmente.
Erano rimasti più volte a parlare fino a tardi, a scambiarsi coccole e qualche carezza mischiata a sguardi intensi, sorrisi e qualche casto bacio sulla guancia.
Per i primi tempi si erano limitati a quello, aspettando senza fretta il momento in cui entrambi si sarebbero sentiti pronti.
Poi, circa un anno e quattro mesi addietro, era successo, e quella che era iniziata come una cena romantica a casa (cucinata da lei) per consolare entrambi dalle fatiche del lavoro che si erano fatte più incessanti, tra un bacio, una carezza, uno sguardo e una parola sussurrata nell'orecchio si era trasformata nella loro prima notte.
Ovviamente la verve da gentleman di Scientia non era venuta meno neanche in quell'occasione, e sentirlo dentro di lei era stata un'emozione bellissima e dolcissima.
Era stata la voce di lui ad accenderla ed iniziare tutto.
Ormai lo sapevano entrambi, bastava una sola parola detta da Scientia e lei capitolava, ma lui non ne approfittava mai. Era sempre lei ad iniziare, e lui a seguirla. Non perché non ne fosse in grado, ma per puro spirito cavalleresco.
Quella sera dopo la cena si erano ritrovati sul divano a parlare di cose completamente diverse, alcune delle quali insignificanti che lei stessa gli chiedeva.
La ricetta dell'aragosta alla termidoro, le proprietà del sale di Caem, i suoi svariati tentativi di preparare i famosi dolci di Tenebrae la cui ricetta gli era ancora segreta.
Ad ogni parola lei restava a guardarlo incantata, arrossendo un po’.
Gli piaceva quando dimostrava il suo lato da intellettuale.
Pendeva dalle sue labbra, e ad ogni nozione così ben spiegata un brivido caldo le percorreva la schiena. Era così affascinante!
Anche quando accorgendosene continuava a parlarle ma si aggiustava imbarazzato gli occhiali sul naso e arrossiva appena.
Ogni tanto le chiedeva sorpreso e dubbioso se lo stesse davvero ascoltando e lei gli sorrideva dolce e divertita, annuendo e facendogli un riassunto di quello che aveva appreso.
Ignis rimaneva sorpreso a fissarla, quasi incredulo, e ridendo di nuovo lei gli prendeva il viso tra le mani e gli sfiorava le labbra con un bacio.
Era successo esattamente così anche quella sera. Solo che poi quel bacio si era prolungato e nessuno dei due era più riuscito a fermarsi, complice forse l'ora tarda, la stanchezza o qualche bicchiere di vino bianco di troppo.
Il giorno dopo si erano svegliati insieme sotto le lenzuola, lei stretta tra le sue braccia ad ascoltare il battito del suo cuore e il calore che emanava il suo corpo.
Lui era rimasto lì a stringerla, aspettando che si svegliasse anche lei, e quando l'aveva vista sorridere mentre una lacrima le rigava la guancia si era preoccupato.
 
-Stai bene?- le aveva chiesto.
 
Anche se era difficile da credere, ma non più di tanto, era stata la prima volta per entrambi.
Lei si era mantenuta vergine perché credeva ancora, come una stupida si era sentita dire, nell'amore eterno ed unico. Lui semplicemente non aveva avuto tempo per pensarci, troppo assorto nei suoi doveri da dimenticare quasi di essere un uomo.
Alexandra a quel punto gli aveva sorriso, e aveva mormorato grata.
 
-Si ... è che non mi sembra vero.-
 
La sua prima volta.
Non le aveva fatto poi così male, lui era stato gentile dopotutto, e sorprendentemente sicuro. Ed era stata proprio come se la aspettava.
Scientia le aveva sorriso a sua volta, sollevato. E l'aveva stretta di più stampandole un bacio sulla nuca mentre la sentiva accoccolarsi nelle sue braccia.
Ce n'erano state altre, dopo quella volta.
Relativamente modiche e più o meno dilazionate nel tempo dato che loro non stavano insieme solo ed esclusivamente per quello, ma altrettanto belle e intense. Lo facevano solo quando ne avevano davvero voglia.
Solo che ... gli impegni avevano iniziato a moltiplicarsi, sia per lui che per lei, e il tempo per stare insieme aveva cominciato a scarseggiare.
Si amavano ancora tanto, il loro era un sentimento relativamente giovane, ma era arrivato il momento di affrontare la prima delle prove a cui doveva inevitabilmente essere sottoposto.
E questo ovviamente non poteva che farla soffrire.
A volte Ignis era così impegnato da non riuscire nemmeno a rispondere al telefono, e la stessa cosa accadeva a lei.
Era sempre fuori casa, rimaneva a palazzo fino a tardi e Scientia era costretto a seguire costantemente il fermento che si era creato tra i nobili che continuavano a indire riunioni, per questo non poteva più andare a trovarla.
Non riuscivano mai a trovarsi. Quando lui era impegnato lei era libera e quando lo era lui lei era così stanca che aveva solo voglia di dormire.
E quando la sera capitava che fossero entrambi liberi ... beh, allora riuscivano a stare insieme, ma avevano così tante cose da dirsi, così tanti grilli per la testa da sfogare che finivano per addormentarsi insieme, sì, ma seduti sul divano dopo aver parlato a lungo o al massimo aver guardato senza interesse un film o un documentario.
C'era di buono che almeno il loro sentimento reciproco non si era affievolito e coglievano infatti quelle occasioni per dimostrarselo con gesti di affetto e sguardi complici. Ma il massimo che riuscivano a fare era addormentarsi l'una sulla spalla dell'altro immergendo il naso nell'odore della sua camicia che profumava di pulito e di uomo.
Per questo era sconfortata. Le mancavano i primi tempi, in cui sembrava andare tutto a meraviglia. Ora continuando così non avrebbero avuto nemmeno il tempo di guardarsi negli occhi.
E poi c'era anche qualcos'altro che la inquietava, ma di questo avrebbe voluto parlarne direttamente con lui.
Se solo fosse riuscita almeno a farsi rispondere al telefono!
Lanciò l'apparecchio dall'altro lato del divano e si buttò sul cuscino in lacrime stringendo a sé sul ventre un cuscino rosso a forma di cuore.
Il calore del corpo imprigionato nella morbida peluria sintetica le calmava un po’ i crampi, e piangere sfogava i nervi.
Non seppe dire quanto tempo passò in quello stato pietoso, senza poterne fare a meno.
Dopo un po’ un rumore di chiavi si fece udire dall'ingresso, assieme al ticchettio ritmico e deciso dei tacchi delle scarpe di Eve.
Avrebbe dovuto almeno andarle incontro a salutarla, ma era talmente giù di corda e stanca che si limitò a rimanere ormeggiata sul sofà in attesa del suo arrivo.
La coinquilina andò dapprima nella sua camera a cambiarsi e struccarsi, operazione che le portò via circa tre quarti d'ora di tempo, poi tornò in soggiorno e non appena la scorse esclamò sbigottita:
 
-SANTO CIELO, ALEX! Ma che accidenti ti è successo? Sembri un relitto umano!-
 
La ragazza tornò a piagnucolare affondando la testa dentro al cuscino e scuotendola più volte. Nel frattempo la cagnolina della donna era venuta a salutare la sua padroncina scodinzolando e riempiendola di feste.
A parte il pantalone di seta blu scuro e la felpa extralarge bianca che comunque le stavano bene, immaginò la sua figura messa a confronto con quella dell'amica sempre in tiro.
I capelli arruffati, il colorito pallido e le occhiaie. Le bastava questo per capire il motivo di quella preoccupazione.
 
-Ignis non risponde al telefono...-
 
Si lamentò pietosamente, trovandosi ridicola.
Eve si corrucciò stranita, fermandosi dall’accarezzare la cagnetta.
Alexandra Jane Baker non era mai stata quel genere di ragazza appiccicosa e asfissiante, non aveva mai provato una gelosia così mordente da diventare ossessione. Certo, non era mai stata veramente fidanzata e soprattutto non era mai stata legata sentimentalmente ad un uomo per più di qualche settimana e per lo più in maniera sempre platonica. Un po’ per colpa sua, e soprattutto per colpa di loro, uno più stronzo dell’altro.
Nonostante tutte le fregature ricevute però continuava a credere che l'amore si basasse sulla fiducia, perciò era una persona che tendeva a darne tanta.
Per questo le sembrò esagerata una reazione simile per quella circostanza.
 
-Solo per questo stai così?- chiese infatti, e come risposta la vide scuotere e tornare a piangere in silenzio, singhiozzando appena.
 
Non le rispose subito. Nell'istante che seguì Eve sospirò tristemente, si sedette sul lato libero del divano e le accarezzò dolcemente la schiena, aspettando che si calmasse.
Lo fece due minuti dopo. Si voltò pancia in su, e incrociando le mani sulla pancia sospirò addolorata.
 
-No ...- replicò affranta, poi sospirò -È che ... ho qualcosa da dirgli, ma non ci riesco mai.- poi si portò le mani alle tempie e chiuse gli occhi -Non ce la faccio più a stare zitta.-
 
Sospirò di nuovo, più pesantemente.
Eve le rivolse un'occhiata preoccupata.
 
-Riguarda voi due ...?-
 
Lei scosse titubante il capo.
 
-Io ... si ... no ... Non lo so! Forse!- sbottò.
 
Eve si ritrovò ad essere ancora più confusa.
 
-Va bene. Respira e cerca di spiegare.- risolse rivolgendogli tutta la sua attenzione.
 
Alexandra fece come le era stato chiesto.
Non era facile da spiegare.
Erano solo sensazioni, ma lei si fidava di quelle sensazioni dal momento in cui l'incidente aveva cambiato la sua vita.
Aveva visto la morte in faccia, e da quel momento era come se la signora in nero l'avesse lasciata andare ma le avesse lasciato addosso il suo odore.
Lo sentiva, quando qualcosa stava per succedere.
Era una sensazione persistente che la accompagnava fino al momento in cui la sciagura si abbatteva su di loro e che le toglieva la pace e il sonno, ancora di più a causa della sua vaghezza
Non sapeva come, né perché. Solo che prima o poi sarebbe successo qualcosa, e questo presentimento la angosciava. Dalla morte di suo padre aveva imparato a credergli.
Annaspando e piagnucolando descrisse tutto ad Eve, che la ascoltò in silenzio, dispiaciuta e riflessiva.
Lei era quel genere di persona che non si era mai soffermata a riflettere sul proprio credo più di tanto, però a volte si chiedeva quanto di vero ci fosse in quelle persone, come sua grazia Lunafreya, che asserivano di esser stati scelti dagli dei.
La magia era un dato di fatto nel loro mondo, perfino i Caelum davano il merito dei loro poteri agli dei.
Ma lei non sapeva se crederci davvero, e fino a che punto.
In fin dei conti, la barriera che proteggeva la città era l'unica cosa che avesse mai potuto confermare il fatto che i governanti di Lucis fossero gli unici dotati di poteri sovrannaturali, oltre ai miracoli compiuti da Lunafreya Nox Fleurt.
Ma si era davvero sicuri che esistessero ancora, gli dei?
Nel dubbio meglio non crederci, per non vacillare e perdersi nella confusione.
Alexandra invece era di tutt'altro avviso, per questo aveva sempre avuto una tacita ammirazione per la stirpe delle sciamane.
Lei non era una di loro, ma a volte si chiedeva se quei presentimenti non appartenessero a qualche dono simile, come quello di un ... dio minore.
In fondo non erano altro che sensazioni indecifrate senza un senso, ma alla fine si trasformavano in realtà.
 
-Non lo so cosa sta accadendo, Eve ...- le disse, continuando a singhiozzare e parlando più a sé stessa che all'amica -Continuo a fare questi sogni strani, a sognare di morire o di rimanere cieca. Ho paura del buio, sento dei cani uggiolare di dolore e il verso di daemon affamati che mi circondando ...- si prese la testa tra le mani -Chiamo ma nessuno mi risponde. Cado, poi mi sveglio e penso che forse a qualcuno di voi è successo qualcosa...-
 
Eve sospirò, le porse un fazzoletto dal pacchetto che teneva nella tasca della salopette di jeans.
 
-Non ti starai semplicemente lasciando suggestionare un po’ troppo?-
 
La giovane si asciugò gli occhi e soffiò il naso.
 
-No ...- replicò sicura scuotendo il capo, poi aggiunse con voce traballante -Quando i sogni si replicano uguali non è semplice suggestione, lo so ormai.- chiarì -Prima che mio papà morisse sognavo sempre di essere divorata dai cani che mi mangiavano il cuore, di morire asfissiata, e di non riuscire più a muovermi.-
 
Di nuovo smise di parlare per riprendere fiato.
Ancora una volta la coinquilina tacque.
 
-E prima che morisse Cannella sognavo di perderla e non trovarla più, o di trovarla morta.-
 
Poi la guardò negli occhi, i suoi lucidi di lacrime.
 
-Lo so che posso sembrarti pazza, ma io ci credo.-
 
Eve si fece più seria, annuì più volte sgranando gli occhi.
 
-No, Alex. Io ti credo, non sei pazza.-
 
La giovane annuì, sospirando e riprendendosi a fatica.
Annuì più volte, scuotendo il capo come a farsi forza da sé, quindi chiese un altro fazzoletto e si asciugò bene il viso dalle lacrime.
 
-Va bene ...- annuì -Va bene così, non devi credermi per forza.-
 
Eve stava per risponderle, quando il telefono squillò.
Era Ignis. Un sorriso confortato si dipinse sul volto di Alex.
Si schiarì la voce e rispose, cercando di sembrare più tranquilla possibile.
 
-Hey ...- mormorò dolce.
 
La tristezza trasparì dalla sua voce tremante anche senza che lei lo volesse. Ma quella di Ignis non era meno gravata.
 
-Ciao. Stai bene?- le chiese subito, preoccupato.
 
Le si sciolse il cuore notando la sua premura.
Sorrise ma le lacrime ricominciarono a sgorgare. Annuì senza rispondere, nascondendosi le labbra contratte in una smorfia con l'altra mano.
 
- Tu?- chiese invece, di rimando -Hai lavorato molto oggi?-
 
Niente da fare. Per quanto si sforzasse non riusciva a non piagnucolare al telefono. Aveva il cuore troppo gravato dalla paura.
Ignis sospirò.
 
-È una situazione un po’ ... complicata. Sua maestà spera si risolva in breve tempo e in maniera diplomatica.-
 
Un colpo al cuore.
 
-Oh ...- ce la fece a dire soltanto.
 
Scientia stava guidando in quel momento, tenendo collegato il cellulare all’impianto bluetooth della macchina. Con Noctis non era andata bene. Erano entrambi nervosi e preoccupati ma lo mostravano in maniera diversa e avevano finito per litigare. Era la prima volta che lo facevano davvero, la prima che andavano a dormire avendocela a morte l'uno con l'altro.
E proprio adesso.
Non sapeva bene come sentirsi, e aveva bisogno di lei per stare bene.
Ora sentirla piangere al telefono lo destabilizzò per qualche istante.
Nonostante qualsiasi cosa facesse per convincerlo del contrario, era sicuro che lei non stesse davvero bene.
Sospirò, decidendo di cambiare strada facendo rotta verso casa sua.
All'inizio aveva deciso di invitarla fuori a cena in qualche locale chic romantico, ma adesso pensava che sarebbe stato meglio raggiungerla a casa e starle un po' vicino.
Anche perché ... guardò la piccola busta argentata col marchio di una gioielleria tra le più costose e sospirò.
Quella doveva essere una serata speciale per loro, dannazione!
Adesso però non ero più sicuro fosse la scelta giusta.
Non che non volesse. La voleva eccome nella sua vita. Ogni giorno sempre di più, e il solo fatto che ne sentisse il bisogno anche ora che le cose si facevano difficili era già una conferma in più.
Ma ... adesso si chiedeva se fosse veramente giusto legarla a sé. Se le cose fossero peggiorate, avrebbe dovuto lasciarla sola e lei ... era troppo bella, intelligente e dinamica per restare in un angolo ad attendere.
Sarebbe stata come un tesoro lasciato lì in un angolo, inutilizzato.
O almeno questo era quello che pensava.
Ma poi si dava dello stupido e il secondo più avanti tornava ad insistere.
Sospirò. Avrebbe dovuto decidere, e in fretta.
Non voleva né ferirla né perderla, ma se le condizioni del regno non fossero migliorate probabilmente avrebbe dovuto farlo.
Si corrucciò di nuovo tornando alla realtà e chiedendo preoccupato.
 
-Stai piangendo?-
 
Era strano quel suo tono di voce.
La sentì singhiozzare smorzando il pianto, poi rispondergli per nulla convinta.
 
-No. Va tutto bene, tranquillo.-
 
"No, non lo sono affatto."
Di nuovo un sospiro.
 
-Sto arrivando. Due minuti netti e sono da te.-
 
Finalmente un sorriso confortato.
 
-Va bene ... Grazie ...- sussurrò in risposta.
 
Ignis s'incupì ancora di più.
 
-Ora chiudo.- la avvisò con gentilezza -A tra poco.-
 
Alexandra sorrise di nuovo.
 
-Si. A dopo.- mormorò.
 
Poi chiuse la chiamata e si abbandonò di nuovo sul divano, la testa poggiata sulla spalla dell'amica, continuando a piangere fino a che Eve non riuscì a convincerla che sarebbe stato meglio che Ignis non l'avesse trovata così, e la aiutò a rimettersi in sesto con un po’ di trucco, i capelli raccolti in uno chignon spettinato e prima ancora una breve doccia con bagnoschiuma al latte e miele, utile per lenire e idratare la pelle, renderla morbida e lasciarle addosso un piacevole profumo dolce.
Nel frattempo Scientia tagliava velocemente la distanza che lo divideva da casa dell'amata osservando le luci dei lampioni che scorrevano veloci nel buio della notte sul parabrezza della vettura sportiva e sui marciapiedi affollati. Una volta arrivato parcheggiò la macchina proprio accanto al marciapiede e di fronte all'enorme grattacielo in cui risiedevano le due amiche e spense il motore, restando per qualche istante ancora a riflettere, osservando l'anello a tre diamanti brillare nelle sue mani, ancora adagiato nel cofanetto di velluto blu scuro che lo custodiva.
Era un passo importante.
Ed era lei quella con cui voleva farlo.
Ma ... avrebbe voluto chiedere la benedizione del Re e di suo zio, l'unico membro della sua famiglia.
Avrebbe voluto fare le cose in grande, come si conveniva a un gentleman. Portarla in un ristorante di lusso come al loro primo appuntamento, ovviamente dopo aver già sistemato tutto per l'arrivo di lei "in società", offrirle una buona cena e un po’ di champagne, e poi all'improvviso regalarle il gioiello con la sua promessa di eterno amore e fedeltà.
Poi organizzare le nozze, andare a vivere insieme e tutto ciò che ne sarebbe venuto.
Invece la situazione attuale non gli permetteva di fare piani per il futuro, per questo si chiedeva se fosse giusto impedire anche a lei di vivere. Ora lui doveva pensare solo ai suoi doveri ufficiali presso il Principe. Lei … male che fosse andata, avrebbe potuto ricominciare, trovarsi un altro lavoro e innamorarsi di un uomo che avrebbe potuto darle tutto ciò che cercava anche in termine di sentimenti, mentre ad Ignis Stupeo Scientia sarebbe toccato dividersi tra lei e la corte, tra l'amore per una donna e la fedeltà al sovrano.
Non che a Noctis dispiacesse, anzi. Era lieto di avere due quattrocchi al suo servizio. Ma era un problema del quattrocchi in questione, era Ignis a chiedersi se sarebbe riuscito a dare a entrambi il massimo.
Un concetto cavalleresco che ormai la gente comune aveva superato, ma lui no. Lui ancora non riusciva a destreggiarsi coi concetti moderni di amore e fedeltà, soprattutto intellettuale. Forse per colpa dell’istruzione e dell’educazione che aveva ricevuto fin da piccolo.
L'amore per Alexandra gli stava facendo capire che doveva imparare a farlo, se voleva imparare a vivere.
Un ultimo sospiro, poi ripose lo scrigno chiuso di nuovo nella busta e la lasciò sul sedile posteriore, scendendo e chiudendo a chiave la vettura per poi avviarsi con passo veloce verso il palazzo, percorrendo il piccolo viale di cemento illuminato dalla luce bianca dei lampioni.
Ad aprirgli fu Eve, che lo accolse con un sorriso forzatamente allegro.
 
-Oh, Ignis!- esclamò, platealmente, indicando con lo sguardo alle sue spalle, verso la luce accesa alla fine del corridoio che portava al soggiorno -È di la, sul divano.- sussurrò poi, facendosi seria.
 
Lui annuì.
 
-Grazie.- replicò, per poi avviarsi velocemente in quella direzione.
 
La trovò seduta a guardare senza alcuna voglia un film fantastico in tv. Aveva gli occhi lucidi, e un aspetto gradevole ma emaciato e stanco.
Si era comunque truccata e sistemata per non farsi trovare totalmente fuori posto.
Sorrise. Era bella anche così.
Lo guardò e gli sorrise.
 
-Sei arrivato...- disse flebilmente.
 
Sorrise a sua volta.
Le si sedette accanto e le avvolse le spalle con un braccio, sentendola sciogliersi all'istante e abbassare il capo verso la sua spalla.
 
-Va tutto bene?- tornò a chiederle.
 
E lei mentì di nuovo.
 
-Mh ...- disse semplicemente, facendo zapping senza alcuna voglia, solo per tenersi occupata.
-Hai mangiato?-
 
Quella domanda la fece sorridere.
Appoggiò una mano sul suo petto accoccolandosi di più tra le sue braccia.
 
-Un po’ di crema di verdure ...- rispose rincuorata -Con l'aggiunta di formaggio cremoso.-
 
Ignis sorrise di nuovo.
Sapeva che, quando stava male, la sua Alex tornava bambina.
Le piacevano le pappine gustose, i passati di carne e verdure, la cioccolata calda o il thè con qualche dolce gustoso.
Le piaceva sentirsi coccolata, il calore umano di un abbraccio e ridere con qualche cartone animato di quelli definiti "grandi classici".
Quando non lo facevano gli altri ci pensava da sola, ma adesso che c'era lui non ne aveva bisogno.
Prendersi cura degli altri era la sua specialità, e lo faceva stare meglio.
Ne aveva bisogno lui e ne aveva bisogno lei, quindi a quel punto non restava che agire.
La strinse di più tra le braccia e le stampò piccoli baci sulla nuca che la fecero rabbrividire e rilassare.
Quando alzò la testa per guardarlo con un sorriso lui le sorrise a sua volta. Poi le chiese.
 
-E il dolce?-
 
Lei seguitò a sorridere e scosse il capo.
 
-Sono troppo stanca per prepararne uno.-
 
Ignis si fece fiero.
Si alzò e, dopo averle sistemato sulle spalle la coperta appoggiata sulla poltrona accanto al sofà, decretò.
 
-Ci penso io.-
 
Fiondandosi in cucina.
Eve si affacciò alla soglia dal corridoio e sorrise all'amica, che arrossì rinvigorita.
"Fortunella ..." sillabò a fior di labbra.
Alexandra sghignazzò divertita.
Era inebriata. Tutta l'angoscia non era proprio sparita, ma sembrava piuttosto diventata leggera, come una nuvoletta che gravitava non più sul suo cuore adesso, ma un po’ più in là, dissipata appena dal sole dell'amore.
Qualche minuto più tardi, Ignis le portò su un vassoio una tazza di deliziosa mousse al cioccolato fondente con crema ai frutti di bosco e panna montata.
Alexandra s'illuminò nel vedere la splendida composizione.
Nella tazza bianca, un fondo spesso di cioccolata, un lago denso di crema violacea e profumata, e sopra un batuffolo di panna montata con su in cima una fragolina, una mora e un lampone stretti gli uni vicini all’altro.
La composizione era stupenda, il profumo inebriante, e tutto invitava a prendere il cucchiaio e divorare quel ben di dio.
E difatti fu quello che fece, una volta che ebbe preso tra le mani la tazza e il cucchiaio che Ignis le porgeva.

-Mancavano alcuni ingredienti ma credo di essere riuscito a cavarmela ugualmente. Spero ti piaccia.- le disse sedendosi accanto a lei.

La ragazza sorrise estasiata, quindi affondò il cucchiaio nel dessert e ne assaggiò il primo boccone.
Consistenza perfetta, il cioccolato ben compatto ma morbido le si sciolse in bocca con morbidezza mischiandosi alla panna e alla crema di frutti di bosco, inebriando anche il palato.
Trattenne il respiro. Come sempre Ignis riusciva a stupirla quando si metteva ai fornelli per lei.
Lui la fissò in ansiosa attesa, scrutando la sua reazione e rimanendo sorpreso quando, con un sorriso, lei gli rivolse la sua attenzione e prendendo un altro cucchiaino di quella bontà lo invitò ad assaggiare.
Sorrise e lo fece, imboccato dalla giovane, ritrovandosi a constatare il suo ottimo lavoro. Era migliorato con la mousse. Forse avrebbe dovuto provare a usarne nei dolci di Tenebrae per Noct?
Si guardarono negli occhi, rapiti l'uno dallo sguardo dell'altra, e senza quasi accorgersene le loro labbra si avvicinarono unendosi appena in un morbido bacio al cioccolato. Fu come se il mondo per qualche istante scomparisse.
Non si accorsero nemmeno che Eve e la sua cagnetta li stavano ancora osservando.

-Non vuoi proprio dirmi cosa c'è che ti preoccupa?- le chiese dopo un po’ Scientia, serio e dolce.

Lei tornò a sorridere, scuotendo appena la testa e le spalle.

-Non è niente di importante. Il solito scompenso ormonale, credo.-

Ignis si fece attento e la guardò per qualche istante sorpreso, scrutandola per intero.
Poi arrossì assieme a lei e sorrisero imbarazzati.

-Oh ... Capisco.-

Di nuovo ridacchiarono.

-Grazie per essere venuto, comunque.- concluse Jane Baker, accarezzandogli con dolcezza la guancia destra -Devi aver lavorato molto anche oggi.-

Ignis sorrise, le prese la mano tra le sue e le stampò sul dorso un delicato bacio.

-Solita routine. È un periodo un po’ più difficile questo, per il regno.-

Entrambi sapevano di star mentendo. Entrambi erano consapevole di star ricevendo bugie come risposta. Ma essere insieme era così dolce che preferirono crederci, piuttosto che rovinare il momento.
Perfino quando, per un attimo seria, Alex gli chiese, guardandolo negli occhi.

-Passerà?-

E lui, sospirando greve, annuì stringendole di più la mano nella sua.

-Passerà.-

Alexandra si rasserenò. Era la sua voce.
Anche la più terribile delle verità e la più velenosa delle bugie dette da lui, da quella voce calda, sicura, da quell'accento strano e sensuale, diventavano dolci e buoni come il miele.

-Allora abbracciami.- tornò a chiedere.

E prima ancora che potesse finire di dirlo Ignis le prese la tazza dalle mani, la posò sul tavolino davanti a loro e soddisfò la sua richiesta, stringendola forte a sé e immergendo il naso nella morbidezza e nella fragranza della pelle del suo collo, sentendola fare lo stesso a metà tra il riso e il pianto.
Non volevano perdersi.
Mai, mai più.
Come avrebbero potuto?
Non avrebbero più potuto essere gli stessi di quando quella storia era iniziata, neanche volendolo.
Ormai si appartenevano troppo per dividersi di nuovo.
 
 
 
***
 
Tre giorni dopo ...
 
Era domenica, fuori pioveva ma l'aria era tiepida, tipica di una giornata primaverile come quella.
Alexandra Jane si trovava a casa di sua madre e sua sorella, era intenta a preparare delle frittelle dolci da servire per colazione mentre sua madre e sua sorella chiacchieravano in salotto.
Le prime tre erano già impilate sul piatto, spalmò l'impasto per l'ultima sulla padella antiaderente già calda e attese che si cuocesse per bene per girarla dal lato opposto con la spatola.
Una volta cotta la mise con le altre e spense il fornello, stipando la padella nella lavastoviglie vuota e dedicando alla composizione del vassoio.
Mise sul primo le tre tazze e la teiera già piena di thè alla vaniglia, poi pose sul secondo il piatto con le frittelle e tre piattini di ceramica rossa uno sopra l'altro, con accanto tre forchette da dolce, lo sciroppo d'acero e infine il suo capolavoro, la mouse che le aveva insegnato a preparare Ignis.
Ne aveva preparato due bicchierini, uno per suo sorella e uno per sua madre.
Li guardò con un sorriso soddisfatto: Erano venuti proprio bene.
Quindi vi pose affianco i cucchiaini e si diede da fare, portando prima uno e poi l'altro vassoio sul tavolino di fianco al divano.
Sua madre seduta alla poltrona spalancò gli occhi e la bocca sorpresa, lo stesso fece Monica.
 
-Uao!- esclamò la seconda.
-Oh-ooooh!- disse invece la prima, sorridendo poi contenta e soddisfatta -Che colazione sfarzosa! Proprio da re, eh?-
 
Jane ridacchiò arrossendo, poi si affrettò a precisare.
 
-La mousse è una ricetta di Ignis, vorrei che assaggiaste prima quella e mi diciate cosa ne pensate.-
 
Le due non se lo fecero ripetere due volte.
Mentre continuavano a farle i complimenti presero i bicchierini e affondarono i cucchiaini, andando in estasi e schioccando la lingua.
 
-Mamma mia, che buona!- commentò Monica -Si scioglie in bocca, e non è nemmeno troppo dolce! Vero ma'?-
 
La donna annuì deliziata.
 
-Si!- rispose entusiasta
 
Alexandra la osservò contenta. Era una donna raffinata.
Nonostante l'apparenza umile e il basso livello di studio (era nata in un contesto storico che non le aveva permesso di andare oltre la quinta elementare e aveva perso giovanissima la sua mamma) era una donna dalla grande cultura e dal grande intelletto.
Amava la letteratura, la musica classica, la storia e l'archeologia. Era anche molto devota, e il palato sopraffino Alexandra credeva di averlo preso da lei.
Suo padre amava cucinare, ma era più un tipo di cucina casalinga.
Sua madre invece aveva gusto per le ricette da gourmet, e l'aveva abituata a mangiare cibo di un certo tipo preparato anche con ingredienti semplici.
Amava cantare, parlare tanto delle cose che la appassionavano, e aveva la particolare abitudine di bere il suo caffè alzando il dito mignolo della mano.
Lei e Ignis si erano subito piaciuti, quando avevano deciso di ufficializzare la loro relazione.
Anche il suo senso dell'onore lo aveva colpito.
 
-Mia figlia lo sa.- gli aveva detto seria -Non sarei stata d'accordo a conoscerti se lei non fosse stata sicura che fossi quello giusto.-
 
Lui ne era stato profondamente colpito.
Era una donna vecchio stampo, ma molto aperta a parlare di argomenti di vario genere, molto moderna. Era inusuale, o almeno a lui non era mai capitato, di trovare una mente simile in quel ceto sociale. In più, come Alexandra, sembrava non essere minimamente interessata alla sua posizione sociale e ai suoi possedimenti.
L'unica cosa che contava per lei era che fosse un bravo ragazzo e che non facesse soffrire sua figlia.
Per questo da quel giorno entrambi avevano coltivato dentro il proprio cuore un profondo rispetto reciproco.
Lei era contenta che sua figlia avesse trovato un ragazzo così a modo e Ignis era a suo agio con quella sessantenne colta e onesta.
E Alex fu contenta di avere anche la benedizione di sua madre.
 
-E poi.- seguitò la donna -C'è un retrogusto di more!-
 
Alex annuì soddisfatta.
 
-Si. È una crema.-
-È una bomba questo dolce, Jane!- commentò sua sorella.
-Ringrazia Ignis da parte nostra.- annuì sua madre.
 
La ragazza sorrise e annuì a sua volta, quindi si avvicinò al tavolino e si versò un po’ di thè, sorseggiandolo piano.
Quei sogni la tormentavano ancora, ora anche durante il riposo del pomeriggio. Aveva deciso di concentrarsi solo sulle cose belle che le accadevano, come le aveva consigliato il suo psicologo.
Quella giornata sarebbe stata tranquilla e piena di questo genere di cose, perciò meglio non perdersi in inutili patemi d'animo.
Sarebbe andato tutto bene ...
Tutto ... sarebbe continuato ad andar bene. E lei non doveva lasciarsi suggestionare.
 
***
 
Quel pomeriggio ...
 
Alexandra e Prompto si erano dati appuntamento per correre insieme, e fortunatamente non dovettero rinviarlo visto che verso mezzogiorno smise del tutto di piovere e il cielo si rasserenò.
Dato che era a metà strada, si trovarono nello stesso parco dove Ignis (o Noctis per lui) aveva svelato la sua identità.
Il Principe era stato richiamato agli allenamenti da Gladio e quindi non era con loro, mentre Scientia aveva ancora da fare a palazzo.
Erano le quattro e quarantacinque del pomeriggio e loro avevano già compiuto circa mezza dell'ora e mezza prevista.
Prompto indossava sneakers verde pastello e una tutta grigia con strisce laterali verde acqua e felpa con cappuccio, Alexandra ne aveva una quasi identica, solo che era più aderente e la felpa era dotata di cerniera, così da permetterle di togliersela quando ne sentiva il bisogno.
In quel momento infatti l'aveva legata alla vita, e aveva indosso quindi solo la maglia a giromanica che le lasciava scoperta le braccia e parte delle spalle.
Portava i capelli raccolti in una coda alta che sobbalzava ad ogni passo.
Fino a dieci minuti addietro stavano parlando del più e del meno, poi però avevano rallentato il ritmo e fatto silenzio per riprendere fiato.
 
-Lo sai ...- osservò Prompto con un sorriso, interrompendo l'ennesimo minuto di silenzio e dando inizio all'ennesima conversazione -Sei diversa da quando hai iniziato ad allenarti. Sei cambiata ancora, come dopo il fidanzamento ufficiale con Iggy.-
 
Alex gli sorrise soddisfatta e sorpresa.
 
-Credi?- gli chiese incuriosita.
 
Argentum annuì sicuro e allargò il suo sorriso.
 
-Si, fidati. Io me ne intendo di queste cose, sai ...- arrossì -Anche io ho iniziato ad allenarmi per poter essere ... all'altezza di Noct.-
 
Alexandra si fermò di colpo, voltandosi a guardarlo con un sorriso tenero.
 
-Si, insomma...- si affrettò ad aggiungere lui -È una lunga storia, ma volevo essere suo amico e non potevo farlo grasso e impacciato com'ero ...- ridacchiò, grattandosi la nuca con la mano destra e abbassando gli occhi -Dovevo essere all'altezza del principe di Lucis prima di essere suo amico, o lo avrei fatto vergognare ...-
 
Jane sorrise di più, e gli poggiò una mano sulla spalla.
Lui la guardò sorpreso.
 
-Fidati, se c'è una cosa che ho imparato è che non devi vivere per accontentare gli altri, ma per fare del bene soprattutto a te stesso.- quindi abbassò la mano e aggiunse -Sono sicura che Noctis ti avrebbe voluto come amico anche se eri grasso e impacciato, come dici tu.-
 
Prompto si fece serio e ci pensò su, poi sorrise tristemente.
 
-Dici?- fece, poco convinto.
 
Alexandra annuì sicura.
 
-Ne sono convinta.- disse -Tu sei Prompto, sei giusto così. Grasso, magro, muscoloso, gracile. Quello è solo un corpo. Chi ti vuole bene va oltre questo, ti accetta per quello che sei qui.- disse, sfiorandogli il petto con l'indice all'altezza del cuore.
 
Il ragazzo la fissò sorpreso ad occhi sgranati. Lei sorrise e gli scompigliò tenera i capelli.
Risero insieme, tranquilli.
Lui le lanciò uno sguardo e un sorriso grato.
 
-Comunque grazie per avermi detto quello che pensavi...- risolse infine la ragazza.
 
Prompto sorrise.
 
-Grazie a te. Sei una vera amica.-
 
Alexandra ridacchiò contenta.
 
-Ti va una cioccolata?- gli chiese.
 
Si trovavano di fronte al solito bar.
Argentum annuì.
 
-Perché no?-
 
E così insieme si avviarono verso il locale.
Mentre continuava a pensare alle parole gentile che gli erano state rivolte portandosi alla bocca il cucchiaino dopo averci soffiato sopra, Prompto si sentì chiamare di nuovo da lei e quando tornò a guardarla la vide farsi stranamente seria.
 
-Tu ... sai mantenerlo un segreto?-
 
Lui si bloccò, in panico.
 
-I-io ...- balbettò, lasciando ricadere il cucchiaio nella tazza -D-dipende. Che genere di segreto?- chiese sporgendosi verso di lei.
 
La vide abbassare gli occhi sorridendo triste.
 
-Io ...- iniziò.
 
Ma prima ancora che potesse parlare, un brusio nel locale li indusse in allerta, e quando si guardarono intorno videro i cittadini accalcarsi attorno alla Tv, in allarme.
Anche se erano lontani e non riuscirono a sentire bene ciò che il giornalista diceva, bastò loro una rapida scorsa alla scritta in sovra impressione del notiziario per capire.
Niflheim aveva dichiarato guerra a Insomnia, e si preparava ad attaccare.
Il Re stava cercando una soluzione diplomatica per evitare altri morti e altri scontri.
Sia Alex che Prompto sentirono i loro cuori perdere un colpo.
Si guardarono sconvolti, e all'improvviso la giovane raggelata scoppiò in silenziose lacrime, abbassando il capo e scuotendo la testa.
 
-Lo sapevo ...- mormorò sperduta -Lo sapevo ... Sapevo che sarebbe successo qualcosa.- quindi alzò lo sguardo verso il giovane che la guardava sconvolto e concluse -Era da tanto, quasi due mesi, che continuavo a sentirmi inquieta. E adesso so perché.-
 
Prompto deglutì, mentre intorno a loro iniziava a sentirsi lo sgomento crescente della folla.
Tutti erano spaventati, e non riuscivano a credere a ciò che avevano sentito.
Guerra.
Ci sarebbe stata ... una guerra? Di ... di già?
 
-T-tu ...- mormorò Argentum, sperando di riaversi e cercando di capirci qualcosa -Stai dicendo che ...-
 
Alexandra cercò di riaversi, ingoiò le lacrime e lo guardò seria negli occhi.
 
-Prima di dirtelo ... promettimi che non ne farai parola con nessuno, nemmeno con Ignis.
Io ... è un dono stupido, inutile. Non voglio far preoccupare nessuno invano. Me lo prometti, Prompto?-
 
E così il ragazzo, non potendo farne sinceramente a meno, soddisfò quella richiesta.
 
\\\
 
Quella sera, rientrato da un pezzo a casa e senza nessuno con cui parlare, visto che i suoi genitori adottivi ancora non erano rientrati, Prompto fece una lunga doccia e andò a letto senza mangiare.
Si distese con la testa sul cuscino e rimase immobile nel buio a fissare il soffitto, ripensando a ciò che era accaduto, a ciò che aveva saputo.
Lucis e Niflheim erano entrati ufficialmente in guerra, Insomnia rischiava di essere travolta col resto dei territori limitrofi.
Sperò che fosse tutto un brutto sogno, e che l'indomani svegliandosi avrebbe trovato tutto come prima di quella notizia. Perché se cosi non fosse stato ... per le loro vite sarebbe stato un disastro. Ogni cosa sarebbe stata travolta e stravolta, e Noctis ... Gladio e Ignis ...
La paura lo travolse, immobilizzandolo e gelandogli il respiro.
"Non può essere vero ..."
Gli veniva da piangere.
In più ... a questo si aggiungeva il segreto di Alexandra.
Doveva essere terribile, per lei.
Una sensitiva ... chi l'avrebbe mai detto?
Non doveva essere facile, affatto.
Soprattutto perché non c'erano altro che sensazioni e paure, senza una spiegazione.
Era come loro, in attesa di una spiegazione, solo che stava cento volte peggio.
A proposito di questo ...
Chissà se Noctis lo aveva già saputo?
Ci pensò un po’ su, poi decise e nel buio afferrò il telefono sul comodino e sbloccò lo schermo digitando il numero.
Si mise in trepidante attesa dietro la cornetta, ma dopo sei squilli a vuoto partì la segreteria.
Chiuse la chiamata sospirando pesantemente.
O lo aveva già saputo e stava mangiandosi il fegato come lui, oppure era andato a letto inconsapevole.
Ebbe la tentazione di chiamare Ignis o Gladio ma qualcosa gli disse che avrebbe ricevuto la stessa risposta.
Era inutile, ormai non restava che aspettare domani, sperando che la guerra non fosse già arrivata nel frattempo.
Così sospirò e decise di provare a dormire, ma quella notte la passò in bianco ad osservare in ansia le ombre sinistre prodotte dalle luci delle macchine sul bianco soffitto, e a sussultare ad ogni minimo rumore come se si aspettasse un invasione o un terremoto da un momento all'altro.
E le prime luci dell'alba lo trovarono ancora sveglio, gli occhi lucidi e un peso sul cuore, a pregare gli dei di proteggere quella città, il suo re e i suoi amici.
Non chiedeva altro. Solo che tutta quella rovina non accadesse, e che il mondo per come lo conoscevano loro non finisse. Né oggi e né mai.
(Continua...)
   
 
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