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Autore: NyxTNeko    22/10/2018    1 recensioni
Roma, 37 d.C.
Una giovanissima schiava proveniente dalla Gallia, abile conoscitrice di ogni tipo di erba, approda nella Città Eterna. Divenuta libera, la sua vita sembra essere destinata a svolgersi nell'ombra della Capitale del Mondo...fino a quando il potere non entrerà dalla porta della sua piccola bottega di filtri e veleni e le stravolgerà l'esistenza risucchiandola inevitabilmente nel suo vorticoso buco nero.
Locusta, la prima serial killer della storia, fu un personaggio enigmatico, quasi leggendario, di cui si sapeva davvero poco anche ai suoi tempi, una cosa, però, era assolutamente certa: la strega di Nerone non sarebbe sopravvissuta a lungo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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"Quam diu etiam furor iste tuus nos eludet? quem ad finem sese effrenata iactabit audacia? Nihilne te nocturnum praesidium Palati, nihil urbis vigiliae, nihil timor populi, nihil concursus bonorum omnium, nihil hic munitissimus habendi senatus locus, nihil horum ora voltusque moverunt?"
Cicerone, Catilinaria, I, 1

12 aprile 65 d.C.

Il secondo prefetto del Pretorio, che affiancava il più noto Tigellino, Fenio Rufo si avvicinò all'imperatore, con aria sommessa - Il vostro discorso funebre dedicato alle spoglie della vostra adorata moglie, mi ha profondamente commosso, altezza imperiale, raramente ho udito parole così belle!

L'imperatore lo guardò ma il suo pensiero era rivolto altrove, perciò dopo essersi accorto dell'oggetto del discorso di Rufo rispose solamente - Grazie - poi chiese guardandosi intorno - Dov'è Tigellino? Era con voi poco fa...

- Tigellino ha rallentato per scortarvi meglio, altezza imperiale - spiegò Rufo sorridendo forzatamente. Non sopportava che quel misero plebeo fosse sempre al fianco dell'imperatore, lui che era un nobile avrebbe dovuto ricevere dei riguardi ancora maggiori, invece a Nerone sembrava non importare proprio la classe sociale dei suoi uomini.

- Andatelo a chiamare - ordinò l'imperatore affranto - Ho bisogno di confidarmi con qualcuno

- Ma altezza, potreste parlare con me, a differenza di Tigellino, non ho mai avuto il piacere di seguire a lungo le vostre conversazioni...

- Ah eccoti, brutto figlio di.... - tuonò l'altro prefetto avanzando minacciosamente verso il collega - Volevate farmela non è così? - ringhiò puntandogli il dito contro.

- Non so di che parli... - ignorò Rufo.

- Guarda che non sono nato ieri! - lo afferrò per il collo e lo sollevò di parecchi centimetri. Rufo perse la spavalderia di prima e pregò in cuor suo di essere salvato dall'imperatore.

- Che cosa succede ora? - sbuffò il Princeps - Non state mica litigato di nuovo per stupidi motivi? - li osservò sconvolto, sbatté le braccia contro la gambe e iniziò a lamentarsi - Insomma, possibile che non riusciate ad andare d'accordo per una volta! Non posso pensare a tutto io... non ho più neanche il diritto di dolermi per la morte della mia Poppea! - quando pronunciò quel nome dovette sforzarsi per non scoppiare a piangere di nuovo. 

A quel punto Tigellino lasciò la presa sull'aristocratico collega, il quale cadde rovinosamente al suolo e si fece male alla schiena. Barcollò un po' prima di rialzarsi del tutto "Accidenti a quel maledetto energumeno senza cervello".

- Il Fato ti ha salvato anche stavolta - sogghignò malignamente, mentre raggiungeva Nerone per consolarlo - Ma la prossima ti romperò ogni ossa che hai in corpo, siamo intesi? - detto ciò si allontanarono dal prefetto

‎Non appena li vide allontanarsi dal suo orizzonte cominciò a meditare la sua vendetta - Non ci sarà una prossima volta, Tigellino - ringhiò stringendo i pugni rabbiosamente, restando lì immobile a covare il suo odio. 

- Perdonatemi, altezza imperiale - si scusò con sincerità il Prefetto, non lo aveva mai visto così abbattuto e scoraggiato; la luce di vitalità che brillava nei momenti di cedimento era scomparsa. Si rese conto che l'amore provato da quell'uomo per Poppea fu tutt'altro che falso o dettato dal capriccio. La corte non era solo un luogo pieno di corruzione e delitti, c'era anche spazio per i veri sentimenti, quando questi erano coltivati con rispetto e saggezza.

- No, perdonate me, ultimamente sembro un bambino - si asciugò le lacrime - Un imperatore non dovrebbe mostrarsi così debole, lo so, me lo dite sempre...

- La chiamerei devozione più che debolezza, altezza - si vergognò di ciò che aveva appena detto.

- Dite sul serio oppure è un modo per compiacermi?

Tigellino tentò di nascondere il rossore che aveva tinto le sue guance per via dell'imbarazzo e spostando gli occhi da una parte all'altra, sotto e sopra rispose - No...no lo dico con convinzione...altezza imperiale... 

Nerone lasciò passare la sua pessima recitazione, fece finta di bersi quella bugia detta in buona fede e gli sorrise sinceramente - Allora possedete anche voi un cuore sotto quella corazza - esclamò dolcemente.

- Lo mantengo celato, esattamente come fate voi, altezza imperiale, per evitare che venga ferito ulteriormente - confessò lui "Ma che cavolo sto dicendo e facendo? Dannazione, mi sto affezionando un po' troppo a quel grassone" si disse ritornando a mostrare il suo cipiglio severo. 

- La colpa è tutta mia - sospirò Nerone a testa bassa, appoggiato sul bordo inferiore di una finestra - Avrei dovuto proteggere Poppea durante la gravidanza, evitare che si sforzasse, che mi seguisse nei miei continui spostamenti per la città a causa della ristrutturazione, invece non sono riuscito ad impedirglielo e non solo lei si è ammalata gravemente, ma è morta... di parto! - soffrì parecchio nel concludere la frase - Un'altra persona che muore per colpa mia! - si coprì la faccia con le mani, riprese a singhiozzare incessantemente, il vuoto affettivo che era riuscito a colmare in quegli anni con l'amore intenso che aveva provato per Poppea si era riformato, più grande e profondo di prima - Sono maledetto...maledetto! - girovagava privo di meta.

Tigellino stava lottando contro se stesso per non cedere all'impulso di picchiarlo: non sopportava i piagnistei, qualunque fosse la ragione, anche quelli che agli occhi della gente comune potevano essere giustificati, come in questo caso. Un uomo non doveva mai piangere, le lacrime erano riservate alle donne e ai marmocchi. - So di essere indelicato, altezza, ma non potete più continuare a piangervi addosso, avete un impero da gestire e...

- L'impero... - lo interruppe quasi disgustato - ‎Un'altra maledizione che mi ha imposto quella donna, la quale continua a perseguitarmi nel sonno - il tono della voce era passato dalla tristezza infinita alla rabbia ardente; il prefetto conosceva fin troppo bene l'insonnia di cui soffriva l'imperatore, che peggiorava di giorno in giorno - Diceva che avrebbe esaudito i miei desideri, che mi avrebbe reso felice... - sbattè il pugno sul marmo - Solo balle, bugie, menzogne, sono addirittura più infelice di prima...

- Non potete dire però di non aver reso felice il vostro popolo, altezza - gli ricordò saccente il prefetto - La nuova Roma è qualcosa di straordinario, mai si era vista tanta pulizia per le strade, una gestione dello spazio così ben gestita e ben studiata, nella vecchia Roma, il mio lavoro di guardia è senz'altro migliorato, i vostri predecessori non sono stati in grado di farlo - confessò onestamente alla fine.

- Sarà, ma fino ad ora ho ricevuto solo critiche, e molte delle quali giungono dal popolo, credo che dopo quel processo ai cristiani, la mia figura non sia più amata nemmeno dai miei sudditi... ho solo nemici attorno a me... - ammise sconsolato, pareva inconsolabile - Inoltre la costruzione della Domus Aurea pare non piacere al Senato...come al solito...

"Possibile che il grassone non riesca a capire di essere molto più di quello che crede" l'avrebbe preso volentieri a schiaffi. "Lui che ha il potere tra le mani farebbe qualsiasi cosa per lasciare tutto e dedicarsi alle sue passioni, mentre tante altre che lo circondano venderebbero ogni bene pur di stringere tra le mani quel potere tanto ambito".

Se prima di conoscerlo credeva che fosse al pari di tutti quelli che lo avevano preceduto, ovvero un incapace afflitto da manie di grandezze, dopo aver visto il rinnovamento della Caput Mundi dovette ammettere a sé stesso di essersi completamente sbagliato. Nerone aveva compreso le esigenze della città e del popolo e, seppur contro la sua natura, si ostinava nel gestire in maniera certosina quel potere che odiava.

- Sono degli ingrati, altezza, degli stupidi che si lamentano sempre e comunque - lo fissò con determinazione - Continuate per la vostra strada, fate quello che il dovete vi dice, e a chi vi vuole morto ci penserò io - si vantò mostrando i suoi possenti bicipiti. "Anche perché comincio ad averne pure io di gente che trama nell'ombra e fino a quando non li colgo in flagrante restano intoccabili".

L'imperatore rimase colpito dalle sue parole, era riuscito a creare un'intesa perfino con un uomo rude e violento come il Prefetto, non era una dote comune a tutti gli uomini. - Grazie per tutto quanto - la luce tornò a risplendere nelle sue iridi azzurre.

- Pensate a quella proposta che vi feci qualche giorno fa, altezza imperiale... - gli fece presente il Prefetto del Pretorio. Il clima di gioia appena creatosi svanì velocemente.

- Quale? - fece finta di non rammendare l'imperatore.

- Lo sapete benissimo - insistette Tigellino.

A quel punto Nerone non poté più nascondere il suo disagio, sentendo l'angoscia salire dallo stomaco, urlò - No, no e poi no, ve lo ripeto una volta per tutte: non ho più alcuna intenzione di risposarmi!

- Ma la dinastia ha bisogno di un erede, voi siete l'ultimo ad avere il sangue di Cesare e di Augusto, non dimenticatelo questo

- Si lo so, ma penso che sia arrivata la fine per questo sangue corrotto, Tigellino, quel cristiano, Pietro, ha predetto il mio destino - parlava con gli occhi spalancati, trasognanti - Così come quell'indovino che mia madre consultò alla mia nascita - lo fissò, l'espressione che si formò sul suo viso confuse per un momento il prefetto - Io sarò ucciso, Tigellino, la lama di un pugnale mi trafiggerà! Non so se sarà una mano amica o nemica, ma qualcuno lo farà e molto presto... sento la morte ogni notte sussurrare il mio nome...

- Ma piantatela con tali assurdità, altezza! - s'innervosì il prefetto, il quale non aveva mai dato retta a tutte quelle voci portatrici di sciagure e disgrazie - Credete davvero alle parole di certa gente? È la paura a farvi parlare così, perché voi non desiderate morire...

- È vero, io non voglio morire, ma purtroppo il Fato ha già scelto la mia fine, non si sa quando, ma succederà - ingoiò la saliva e lo fissò ancora, con sempre più intensità - Non permetterò al mio sangue di circolare in altri corpi...

- Ma dovete...

Nerone lo fermò con la mano e proseguì - Va bene, va bene, sposerò Messalina Statilia se è questo che serve per garantire un minimo di stabilità all'impero, ma il nostro matrimonio si svolgerà quando e come vorrò io e sarà senza figli, non voglio mai più piangere sulla tomba di un infante

La follia si era ormai insinuata nella mente del giovane imperatore: se Poppea era riuscito a frenare questo morbo assai diffuso nella famiglia, la morte di quest'ultima accelerò di parecchio la sua diffusione, portandolo a chiudersi sempre più in se stesso e nel suo mondo artistico e a divenire sempre più sospettoso nei confronti della corte.

Non portò più con se armi e oggetti affilati per paura di leggervi la propria morte: stava perdendo la percezione della realtà e nemmeno le pozioni di Locusta sembravano fare effetto su di lui. Provò persino a scrivere melodie per allietare il suo spirito, dopo un brevissimo periodo di mutismo musicale, però, le composizioni che realizzava erano cariche di oblio, disperazione e tristezza; non si sarebbe più ripreso.

Vedendolo il quello stato Tigellino ne aproffittò per aumentare il suo astro, il suo ascendente a scapito di tanti altri presenti a corte, che ambivano a trasformarsi in amici fedeli e devoti. Divenne il suo unico e fidato consigliere, fece allontanare molte persone sospette; tra queste c'erano pure l'avvelenatrice e il marito architetto, i quali, comprendendo il difficile momento che Nerone stava attraversando, si fecero da parte.

Molti altri invece non presero bene questa decisione e covavano astio, rancore ed odio verso quell'imperatore oramai distante e preoccupato solamente a soddisfare i suoi bisogni tenuti a freno per molto tempo e il suo consigliere Tigellino, mal sopportato da chi era nobile per nascita e lo considerava inferiore.

   
 
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