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Autore: heliodor    25/10/2018    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Sono stata brava?

 
"Hai fatto male a venire qui" disse la strega evocando lo scudo magico e lanciandole contro un dardo.
Joyce lo parò con il suo scudo. Il corridoio era stretto e con le consentiva di fare molte manovre. Poteva solo tenere alto lo scudo e cercare di evitare i colpi dell'altra, rispondendo di tanto in tanto.
"Eryen" esclamò. "Che cosa ci fai tu qui?"
"Io sono stata invitata" disse la ragazza. "Ma credo che non valga lo stesso per te, vero? Anche a migliaia di miglia di distanza, resti sempre la solita spia."
"Sei venuta da sola?" Non le importava niente, ma doveva guadagnare tempo per pensare a un modo per fuggire. Ormai non poteva più restare lì. Anche se le dispiaceva doveva rinunciare ad assistere a quella riunione.
"Sono qui con zia Gladia."
Gladia, pensò Joyce? "L'inquisitrice? Gladia di Taloras?"
Eryen ghignò. "La conosci?"
Joyce ne approfittò per evocare due dardi magici e scagliarli contro Eryen.
Invece di pararli con lo scudo la ragazza li evitò saltando di lato con velocità innaturale.
Quando ha evocato quell'incantesimo? Si chiese Joyce. E come fa a usarlo insieme allo scudo?
Lei non era così abile e se cercava di usare due magie insieme doveva eliminarne una o ridurne di parecchio l'efficacia.
"Guarda che sto solo scherzando" disse Eryen spavalda. "Lei mi ha ordinato di catturati viva."
"Lei?"
"La zia. Vuole interrogarti. Sai, è un'inquisitrice ed è molto brava in certe cose."
Quello sì che era un guaio, pensò Joyce. Se mi interroga scoprirà chi sono veramente e allora per me sarà la fine.
E chissà quali altri danni avrebbe causato all'alleanza, se si fosse scoperto che la figlia di re Andew era una maga.
"Fosse per me, ti ucciderei all'istante" proseguì Eryen.
Morire non era una soluzione. La trasfigurazione si sarebbe dissolta all'istante e Gladia avrebbe scoperto chi era e cosa era.
Doveva fuggire, non c'era altra soluzione.
"Eryen" disse cercando le parole giuste. "Se sei venuta con Lady Gladia, allora vuol dire che combattiamo dalla stessa parte."
La strega sembrò stupita. "Tu stavi con quel traditore di Jhazar."
"Mio zio non era un traditore."
"Invece sì. E scommetto che non era nemmeno tuo zio. Ha cercato di rubare la lettera destinata a Gajza e lei lo ha solo punito."
"Lo ha assassinato" disse Joyce. "E tu lo sai bene."
"Comunque sia, lui meritava di morire."
"E Gastaf? Anche lui meritava di morire?"
"Devi chiederlo a Jhazar che l'ha ucciso."
"No, ti sbagli. È stata Gajza. È a lei che devi chiederlo."
"È morta" disse Eryen. "Uccisa dai tuoi amici Alfar."
Se questo era vero allora Leyra e gli altri forse erano ancora vivi.
"Io ho ucciso Rancey" disse Joyce.
"Rancey è morto nel crollo del santuario. Se tu lo avessi ucciso, dovresti essere morta insieme a lui."
"Avevo un portale sigillato."
"Stai mentendo."
"Mi hai vista lì" disse Joyce. "Sapevi che ero scesa nel santuario."
Eryen sembrò pensarci su. "In ogni caso, io devo catturarti. A meno che tu non preferisca combattere, perché in questo caso sarei ben lieta di rendere la cosa molto più veloce. Facciamo un accordo. Se combatti bene ti darò una morte rapida."
"Non faccio accordi con te" disse Joyce. Evocò il raggio magico e lo scagliò contro Eryen.
La strega alzò il suo scudo e assorbì il colpo, l'energia dissipata dallo scontro si disperse in tutte le direzioni, riverberandosi sulle mura di pietra che vibrarono e si creparono.
"L'ho appena sentito" disse Eryen. "Ora tocca a me."
Attorno al suo corpo l'aria si accese, formando una spirale di fuoco che si muoveva al comando delle braccia della strega.
Joyce si preparò concentrandosi sullo scudo e puntando i piedi a terra.
Eryen mosse le braccia formando una arco e poi le tese verso di lei. La spirale di fuoco divenne un muro di fiamme compatto che si diresse verso Joyce.
Prima ancora dell'impatto avvertì il calore sprigionato dalle fiamme.
Nelothien doveva essersi sentita così quando aveva combattuto contro l'inquisitore?
Il fuoco l'avvolse e lei sentì l'energia premere da tutti i lati cercando di penetrare lo scudo magico. Un solo cedimento e sarebbe morta carbonizzata.
Le fiamme si dispersero sparendo nel nulla, lasciando dietro di sé pareti annerite e puzza di bruciato.
Joyce respirava a fatica. Si sentiva stanca per lo sforzo. Aveva messo tutte le sue forze nello scudo per resistere a quell'attacco.
Eryen era in piedi al suo posto. "Che aspetti? Ne vuoi ancora? O sei già stanca?"
Non reggerò a un altro attacco come quello, si disse Joyce. Se non me ne vado subito morirò qui. Non mi vuole catturare. Mi vuole morta.
"Allora?" fece Eryen con tono di sfida. "Vuoi che continui io?"
Perché non mi attacca subito?, si chiese Joyce. Che cosa la trattiene? A meno che anche lei non abbia bisogno di riposare tra un incantesimo e l'altro. In questo caso...
Mormorò la formula per l'oscurità e si gettò di corsa verso la parte opposta del corridoio.
"Che trucco meschino" gridò Eryen dietro di lei.
Joyce la ignorò e continuò a correre.
Qualcosa l'afferrò per le spalle. Cercò di resistere puntando i piedi, ma era piegata in avanti e perse l'equilibrio.
"Dove vai? Non si esce da quella parte."
Joyce lottò per liberarsi da quella presa ma le dita di Eryen sembravano di ferro.
La strega la sollevò senza alcuno sforzo, tenendola sopra la sua testa.
"Sai volare?" gridò Eryen prima di scagliarla verso il soffitto.
Joyce mormorò la formula per la pelle di quercia un attimo prima di colpire le pietre che formavano la volta.
Eryen la scagliò con forza tale da farle sfondare il tetto e sbucare dall'altra parte proseguendo il volo per qualche metro prima di atterrare sul pavimento.
Joyce sentì il contraccolpo riverberarle in tutto il corpo. Senza l'incantesimo le sue ossa sarebbero state ridotte in poltiglia.
Anche così faticò a rimettersi in piedi.
Eryen balzò fino al suo livello.
"Mi sembri un po' stanca" disse con tono divertito. "Spero che il mio ultimo attacco non ti abbia colpito troppo forte."
Joyce riuscì a mettersi in piedi.
"Ti conveniva restare giù" disse Eryen lanciandosi verso di lei.
Joyce mormorò la formula della forza straordinaria e la colpì con un pugno al viso.
Eryen crollò di lato, fece una capriola e si rimise in piedi. Perdeva sangue dal labbro inferiore.
"Mi hai colta di sorpresa" disse asciugandosi il sangue col dorso della mano.
Rinfrancata dal colpo andato a segno, Joyce si preparò a colpirla di nuovo, stavolta con forza maggiore.
Eryen partì all'attacco a testa bassa.
Joyce attese che fosse alla distanza giusta e poi allungò il braccio per colpirla col pugno.
Eryen scartò di lato con velocità innaturale, si abbassò e la colpì all'addome.
La forza del colpo sollevò Joyce e la scagliò contro la parete opposta. Di nuovo sentì le sue ossa sul punto di cedere mentre la pietra alle sue spalle si spaccava in mille pezzi.
La strega fu sopra di lei con un balzo e le afferrò il collo con entrambe le mani. Joyce la sentì stringere con forza tale da poterle spezzare le ossa con quella pressione enorme.
"Ora ti farò molto male" gridò Eryen con voce alterata dalla rabbia.
Se continua così mi ucciderà, si disse Joyce.
Mormorò la formula della levitazione e si diede lo slancio verso l'alto. Nonostante il peso si trascinò dietro Eryen ancora aggrappata al suo collo.
"Non andrai da nessuna parte" gridò la strega.
Joyce le puntò le mani contro l'addome e fece partire due dardi magici. Il contraccolpo scagliò lontana Eryen, che annaspò nel vuoto prima di precipitare.
Libera di potersi muovere, Joyce fluttuò fino alla parete opposta e poi si diede di nuovo lo slancio per raggiungere una delle vetrate in alto.
Eryen atterrò sulle gambe e rotolò su se stessa prima di raddrizzarsi. "Non vai da nessuna parte, maledetta" disse scagliando due dardi contro la sua nemica.
Lo scudo di Joyce deviò il primo dardo ma il secondo riuscì a passare e la colpì alla gamba. Sentì il dolore avvamparle ma strinse i denti. Raggiunse la vetrata e la distrusse con un dardo, nonostante la pioggia di vetri che aveva provocato.
Dietro di lei Eryen gridò qualcosa.
Joyce volò fuori dal tempio, nel buio, senza sapere dove stesse andando di preciso. Il dolore alla gamba non la lasciava ragionare in maniera lucida.
Fluttuò sopra il villaggio per qualche minuto, lasciandosi trasportare dallo slancio originario che si era data.
Prima di raggiungere le porte del villaggio iniziò a scendere fino a posarsi sul selciato. Appena  i suoi piedi toccarono il suolo le sue gambe cedettero per lo sforzo e la stanchezza e giacque nella polvere.
Si sentiva esausta e dolorante. Doveva avere almeno una dozzina di ferite oltre a quella alla gamba ed era fortunata a non avere qualche osso rotto.
Valutò se usare un'altra levitazione, ma sentiva di avere le forze appena sufficienti per mantenere la trasfigurazione e restare in piedi.
Si trascinò in un vicolo buio su gambe malferme, appoggiandosi alle mura delle abitazioni per non cadere.
Eryen è ancora sulle mie tracce? Si chiese.
Non ci avrebbe messo molto a uscire dal tempio e inseguirla. Aveva solo guadagnato qualche minuto di tempo prima che le fosse addosso.
Non li devo sprecare visto quello che mi è costato, si disse.
La gamba le faceva meno male di prima, ma perdeva sangue dalla ferita. Lo notava dalle tracce che si stava lasciando dietro.
Non va bene, si disse.
Strappò un lembo del mantello e lo usò per tamponare la ferita. Non osò guardarla, ma poteva immaginare lo squarcio.
Un'altra cicatrice da mostrare con orgoglio, pensò.
Il suo corpo cominciava a somigliare a un mosaico.
Raggiunse il vicolo e si lasciò cadere in un angolo, la schiena appoggiata al muro. Doveva riposare e guadagnare un po' di forze prima di poter usare un altro incantesimo.
Se ci avesse provato ora sarebbe crollata svenuta, se lo sentiva.
Dicevano che streghe e stregoni sapevano per istinto qual era il loro limite. Questo doveva valere anche per i maghi perché lei si sentiva vicina a quel limite.
Non poteva crollare. Doveva resistere.
Lo straccio col quale aveva fasciato la ferita alla gamba era già zuppo di sangue e stava riprendendo a colare copioso.
Non si arresta, pensò sgomenta. Che succede quando perdi troppo sangue?
Svieni, sciocca, disse una voce nella sua testa. E se non lo fermi, dopo un po' muori.
Nel romanzo il Cavaliere della Rosa Nera, quando Loriar veniva ferito in duello dal barone Hilia, riusciva a guarire la sua ferita con una pozione magica.
Lei non aveva pozioni a portata di mano e non sapeva se ce ne fossero lì in giro. Ora che ci pensava, non aveva mai sentito parlare di pozioni che funzionassero davvero.
Si diceva che alcuni guaritori fossero capaci di crearle, ma non ne aveva mai vista una. Suo padre diffidava dai guaritori.
"Non sono nemmeno dei veri stregoni" amava dire.
E nemmeno dei veri maghi, si disse Joyce. Non che questo faccia alcuna differenza. Erano mai esistiti maghi in grado di guarire le persone?
Sciocca, disse la stessa voce di prima. I maghi erano tutti crudeli e arroganti. Non guarivano la gente.
E anche tu diventerai come loro.
"No" gridò ad alta voce.
Quanto tempo era rimasta nel vicolo? Le forze non le erano ancora tornate, ma lei doveva andare via prima che... prima che...
"Visto? Che ti dicevo, zia? Non è andata lontana."
Eryen, pensò sgomenta. Alla fine mi ha trovata. Almeno metterà fine a questa sofferenza.
Una donna dai capelli raccolti in una crocchia e l'aspetto severo la sovrastava.
"È lei?" chiese.
Il viso di Eryen fece capolino accanto a quello di lady Gladia. "Hai detto di prenderla viva e io ho obbedito. Non sono stata brava?"

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