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Autore: heliodor    29/10/2018    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Una mano tesa

 
È finita davvero, pensò Joyce mentre lottava per non perdere conoscenza. Non appena sverrò la trasfigurazione sparirà e lady Gladia mi riconoscerà.
L'inquisitrice si voltò di scatto. "Andate a chiamare un guaritore" disse con tono imperioso. "Voglio che sopravviva."
"Zia" fece Eryen.
"Che c'è?"
"Quello non è nemmeno il suo viso."
Lady Gladia annuì. "Ci occuperemo anche di questo. Voglio andare fino in fondo alla questione."
Joyce si sentì sollevare e poi fluttuare nell'aria come se stesse volando. Dopo qualche minuto si sentì posare su qualcosa si soffice.
Visi sconosciuti si affacciarono su di lei. Uno sembrava interessato alla sua gamba. Sentì mani che esploravano la ferita. Quasi non sentiva più il dolore.
Non è un buon segno? Si chiese.
"Non è grave" disse una voce. "Lo scudo deve avere assorbito parte della forza del dardo o l'avrebbe persa."
"Fatela smettere di sanguinare" ordinò lady Gladia.
"Che cosa devo dire al priore?" chiese una seconda voce.
"Per il momento niente."
"Ma la ragazza..."
"Ora è sotto la mia responsabilità."
Qualcuno le porse una scodella piena di liquido arancione.
"Bevi" disse una voce perentoria. "Attenuerà il dolore."
"Mi farà dormire?" chiese Joyce.
"Il sonno potrebbe aiutarti quando dovremo chiudere la ferita."
"Allora no." Joyce allontanò la scodella con la mano.
Lady Gladia mormorò qualcosa.
Non devo addormentarmi, si disse Joyce. E non devo svenire. Se succede una di queste due cose sono perduta.
Ma che speranze aveva? Lady Gladia l'aveva in suo potere. Eryen non l'avrebbe mai lasciata fuggire e stanca com'era non poteva opporsi.
Stava solo prolungando l'agonia. Tanto valeva annullare subito la trasfigurazione e rivelarsi per quello che era.
Il dolore alla gamba avvampò all'improvviso quando il guaritore le ricucì la ferita.
"Ferma" disse l'uomo mentre era chino su di lei.
Joyce strinse i denti mentre l'ago entrava e usciva dalla sua carne martoriata.
Almeno il dolore mi terrà sveglia, si disse.
Il guaritore impiegò una ventina di minuti per chiudere la ferita, pulirla e poi fasciarla. Lady Gladia tornò solo dopo che i guaritori ebbero lasciato la stanza.
Eryen era con lei.
"Ora scopriremo chi sei" disse la strega con un sorriso di soddisfazione.
Lady Gladia la fissò negli occhi. "È questo il tuo vero aspetto?" le chiese.
Tanto vale dirle la verità, pensò Joyce.
"No. Ma è come mi vedo io" disse senza sapere come giustificare la trasfigurazione.
Lady Gladia annuì. "Come ti chiami?"
"Sibyl."
Lady Gladia guardò Eryen.
La strega scrollò le spalle. "Che importanza ha? Sì, è uno dei nomi che usava a Nazedir."
"Hai ucciso Rancey?" chiese l'inquisitrice.
"Non proprio" disse Joyce.
"Spiegati."
"L'ho messo in trappola e lui ha usato il sigillo di morte per far crollare il santuario degli alfar e intrappolarmi."
Lady Gladia annuì. "Tipico di Rancey usare un trucco del genere. Non ha mai saputo perdere con eleganza."
"Tu lo conoscevi?" chiese Joyce. Ricordava che Privel aveva detto che Rancey era stato un suo allievo, ma voleva sentirlo da lady Gladia in persona.
"Che sfacciata" esclamò Eryen indignata. "È lady Gladia che fa le domande, non tu."
Joyce guardò lady Gladia.
"Era del circolo di Taloras" disse la donna.
"Era anche allievo di Privel, vero?" disse Joyce cercando di sorprenderla.
"Come fai a saperlo?"
"Ero al vostro incontro, a Taloras. Prima che ci fosse la rivolta." Non sapeva se sarebbe servito a qualcosa, ma ormai che importanza aveva?
"Quindi eri tu che ci spiavi? Pensavo fosse una scusa di Rancey per andarsene."
"Ero io" disse Joyce.
"Perché ti fai chiamare la strega rossa?"
"Mi piace il colore" rispose Joyce.
Lady Gladia ghignò. "Credi di poter scherzare con me, ragazzina?"
"No" disse Joyce. "Credo che tu voglia uccidermi."
"Se volessi ucciderti, l'avrei già fatto senza perdere tanto tempo per salvarti."
"Allora che cosa vuoi?"
"Perché hai ucciso Rancey?"
"Io non l'ho..."
Lady Gladia la guardò di traverso.
"Aveva fatto del male a una persona alla quale tengo."
"Quindi l'alleanza non c'entra niente?"
"Anche per quello. Non doveva prendere quello che cercava nel santuario di Lotayne."
"Su questo sono d'accordo" disse lady Gladia.
Non le disse di Khadjag e del suo strano discorso.
"Eryen dice che viaggiavi come la nipote di Jhazar" disse l'inquisitrice.
"È vero."
"Lui ha ucciso Gastaf. Tu sapevi che cosa voleva fare?"
"È falso" disse Joyce. "È stata Gajza a uccidere entrambi."
Eryen scattò in avanti. "Sta mentendo."
Lady Gladia la trattenne per il braccio. "Lasciala finire." Poi, rivolta a Joyce: "Perché Gajza avrebbe dovuto uccidere Gastaf e poi incolpare Jhazar?"
"Gajza voleva una scusa per fare la guerra contro gli Alfar" spiegò Joyce. "Il modo migliore era incolpare Jhazar della morte di Gastaf. Lui voleva l'alleanza di Nazedir con gli Alfar contro Malag."
"Ma le cose sono andate diversamente, no?"
"Gli alfar hanno sconfitto sia Nazedir che Rancey" disse Joyce. "E il loro piano è fallito."
"Ma il santuario..."
"A Gajza non interessava, credo. Doveva essere parte dell'accordo con Rancey."
Lady Gladia annuì grave. "Conoscevo Gajza molto bene. Avrebbe fatto di tutto pur di difendere Nazedir."
"La conoscevi? Vuoi dire che è morta?"
L'inquisitrice annuì di nuovo. "Nella battaglia sono morti in tanti. Nazedir è praticamente senza difese."
"Lo hanno voluto loro" disse Joyce con tono duro. Non riusciva a perdonarli per il massacro delle lame d'argento e la morte di così tante persone. "Sai se Zefyr e altri sono sopravvissuti?"
"Ti riferisci al figlio di Gastaf? Non ne so niente."
"Sono morti tutti i tuoi amici selvaggi" disse Eryen. "Com'è giusto che sia."
"Morire non è mai giusto" disse Lady Gladia. "Un'ultima domanda. Dicono che la strega rossa abbia aiutato Falgan a conquistare Theroda."
Quello era stato un errore. "Gli ho detto come entrare in città" ammise Joyce.
"Perché? Anche i rodiani avevano fatto del male a un tuo amico?"
Come faceva a sapere che era un amico e non un'amica? Si chiese Joyce.
Scosse la testa. "Non potevo permettere che la conquistasse Gauwalt."
"Lui era lì?"
"Aveva un'armata" disse Joyce.
"Lo hai incontrato di persona?"
Annuì decisa. "È un tipo strano, se vuoi il mio parere."
Lady Gladia sorrise. "Certo che lo è. Si crede un artista. Ama cantare."
"Quando l'ho incontrato stava dipingendo un quadro" disse Joyce intuendo una trappola da parte della donna.
Lady Gladia ghignò. "Bene, credo che sia tutto. Rimettiti in forze e poi ne riparleremo."
Eryen la guardò stupita. "Ma zia, non vuoi sapere qual è il suo vero aspetto?"
"Immagino che la strega rossa abbia i suoi motivi per celare la sua identità" disse lady Gladia. "Finora ci ha aiutati, anche se credo che lo abbia fatto più per motivi personali che per vera fedeltà all'alleanza, ma chi sono io per sputare addosso a una mano tesa? Solo l'Unico sa quanto ci è utile ogni aiuto in questo momento. Verrò a trovarti più tardi. Ora riposa."
Joyce ubbidì ma non riuscì a dormire se non per poche ore. Dopo aver recuperato abbastanza forze, sentiva di poter mantenere la trasfigurazione anche dormendo.
Lady Gladia tornò il mattino seguente. Da sola.
"Ci sono cose di cui dobbiamo parlare" disse la donna.
"Eryen?" chiese Joyce.
"Preferisco che lei non senta."
Era l'occasione giusta per parlarle. "È pericolosa" disse Joyce. "Quando ero nella fortezza ha cercato di uccidermi senza alcun motivo." Ricordava bene che cosa era successo nella sala d'armi.
Lady Gladia annuì grave. "Selina mi aveva avvertito del carattere instabile di sua nipote. È una cosa che posso gestire, col tempo."
"Guardati le spalle da lei."
"È una minaccia?"
"È un consiglio. Eryen era l'ombra di Gajza. Lei la teneva a bada in qualche modo, ma ora potrebbe scatenarsi in qualsiasi momento."
"È proprio quello che spero" disse l'inquisitrice.
"Non ti seguo."
"È molto meglio così. Eryen ci serve, anche se è pericolosa. Ha una grande responsabilità sulle spalle. Ora parliamo di te. Come ti senti?"
Joyce si mise a sedere sul letto. "Meglio" disse convinta. "Il dolore alla gamba è quasi sparito."
"Merito dei guaritori. Tra un paio di giorni sarai in grado di alzarti e andartene. Dove andrai?"
"Non lo so. Pensavo Malinor. O al nord." Da Bryce o da suo padre. Solo con loro si sarebbe sentita davvero al sicuro.
"Che ne diresti di ricambiare il favore che ti ho fatto?"
"Scusa?"
"Ti ho salvato la vita stanotte" disse lady Gladia. "Potrei giustiziarti per tradimento, ma penso che tu mi sia più utile da viva che da morta."
"A cosa posso servirti?" chiese Joyce prudente.
"Non posso essere ovunque e devo portare Eryen in un posto, dove è giusto che sia" spiegò lady Gladia. "C'è una questione che mi preme risolvere a Berger e ho bisogno che se ne occupi una persona di fiducia."
"Me?" chiese Joyce.
Lady Gladia ghignò. "Sei stupita?"
"Sì" ammise. "Credevo che mi avresti uccisa o imprigionata."
"Per quale motivo dovrei farlo?"
Perché sono una maga, si chiese Joyce. "Ho spiato a una vostra riunione."
"Non è un crimine così grave" ammise lady Gladia. "E di certo non meriti la morte per questo. Inoltre Eryen ti ha impedito di sentire quello che ci siamo detti, quindi non hai appreso niente di davvero importante."
"Che cosa vuoi che faccia?"
"C'è una donna a Berger. È molto anziana. Una volta era una studiosa di storia molto famosa, ma poi ha lasciato l'accademia ed è andata a nord. Voglio che tu la trovi."
"E poi? Se vuoi che la uccida sappi che non lo farò."
Lady Gladia rise. "Non la voglio morta, stai tranquilla. Mi serve viva."
"Allora devo portarla da te?"
"Nemmeno il rapimento fa parte dei miei piani" disse l'inquisitrice. "È stata lei a chiedermi aiuto e io le promisi di inviarle qualcuno."
"E vuoi che ci vada io?"
Lady Gladia annuì. "Credo saresti la persona più adatta."
"Ma che dovrò fare una volta arrivata a Berger?"
"Ti dirò come si chiama e dove trovarla. Se non ho compreso male la sua ultima missiva, penso che abbia scoperto delle cose interessanti sul conto di Bellir."
"L'eroe?"
"Vedo che conosci la storia. Molto bene."
"E cosa avrebbe scoperto su Bellir?" La sua storia era famosa, ma del suo passato si sapeva molto poco.
"Da quello che ho capito, avrebbe individuato il luogo preciso in cui affrontò e sconfisse Malag cento anni fa" disse lady Gladia. "Voglio che ti vada da lei e ti faccia dire tutto quello che sa."
"Perché?"
"Potrebbe aver trovato le armi magiche dell'eroe. Sai di cosa parlo, vero?"
Joyce annuì. "La spada magica forgiata dagli elfi e l'armatura costruita dai nani."
"Esatto" fece lady Gladia soddisfatta.
"Quindi tu credi che siano esistite davvero quelle armi?"
"No, ma non voglio escludere nessuna possibilità. Ho paura che altri si siano messi sulle tracce di quelle armi. Magiche o no che siano, non sarebbe una bella cosa se cadessero in mani sbagliate, capisci?"
Joyce si ritrovò ad annuire con decisione.
Andrò alla ricerca delle armi magiche di Bellir, si disse. Proprio come nei romanzi d'avventura.
In che nuovo guaio si stava cacciando? E che altra scelta aveva?
"E se invece andassi per la mia strada una volta uscita da Gadero?" chiese con tono provocatorio.
Lady Gladia scrollò le spalle. "È una possibilità, ma ascolta bene quello che ti dico: la prossima volta che ci rivedremo ti chiederò conto di quello che hai scoperto e se non sarai convincente..."
Joyce non aveva bisogno di sentire altro. Moriva dalla voglia di affrontare quell'avventura ma non voleva che la donna lo capisse.
"Ci andrò. Forse" disse con tono riluttante.
Lady Gladia ghignò. "Non sei così brava a mentire come credi."

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