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Autore: heliodor    02/11/2018    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Hai promesso

 
Arrivò alla seconda uscita senza essere visto e scivolò all'interno del cunicolo. Anche al buio riusciva a seguire la strada approfittando del chiarore emanato dalle fiamme che ardevano nel pozzo.
Davanti a lui si apriva una lunga scalinata che affondava nell'oscurità.
"Dobbiamo sbrigarci" stava dicendo Mirka.
"Mio signore, stiamo già facendo tutto il possibile."
"Non basta" disse Mirka con tono seccato. "In queste ultime ore sono successe delle cose e temo che il tempo a nostra disposizione sia scaduto."
"Mio signore..."
"Smettila di chiamarmi così e ascolta. Prendi tutti gli operai di cui disponi e carica i carri con tutto quello che siamo riusciti a raccogliere."
"C'è il rischio di un crollo imminente. Gli operai..."
"Non mi importa niente di loro. Sono schiavi. Ne compreremo altri."
"Ma Ngaza..."
"Ti ho già spiegato che lui non è più un problema. Domani la smetterà di crearmi tanti fastidi."
"Farò portare i reperti in superficie e li metterò sui carri."
"Molto bene. Dopo dovrai portarli a Dimar. Lui saprà cosa farne."
"E voi?"
"Io devo andare ad Arash per incontrare lord Malag."
"Porterete i miei saluti al Prescelto?"
Mirka rise. "Che buffo nome. Non so nemmeno se gli faccia piacere essere chiamato così."
"Mio signore..."
"Sì, sì, farò come vuoi, Riko. Gli porterò i tuoi saluti."
"Grazie, mio signore."
"Ora portami nella sala degli antichi. Ho bisogno di parlare con alcuni di loro."
"Mio signore" disse Riko con voce incerta. "Non è consigliabile parlare con le ombre."
"Con chi credi di avere a che fare?" chiese Mirka con tono seccato. "So quello che faccio."
"Mio signore..."
"Adesso smettila e fai come ti dico" disse Mirka perentorio. "O mi dimenticherò del tuo saluto quando vedrò il Drago Rinato."
"Sì, mio signore" rispose la donna.
I due proseguirono per altre centinaia di passi. Più scendeva nell'oscurità, più Oren sentiva l'inquietudine aumentare.
Lì, nelle viscere della montagna, si sentiva osservato. Sapeva che era solo la sua immaginazione, ma non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione.
Respirò a fondo e si impose di proseguire. Era lì per fare la sua parte in quella guerra. Come aveva intuito, Mirka stava facendo qualcosa per danneggiare l'alleanza. Lui glielo avrebbe impedito o almeno rallentato, anche a costo di rimetterci la vita.
Ma così non potrai più cercare la principessa Joyce, disse una voce dentro di sé.
La cercherà qualcun altro al posto mio. Qualcuno più capace, si disse.
Ma tu hai promesso.
Ho promesso molte cose, si disse. È solo un caso se ora sono qui. Se quel giorno le cose fossero andate diversamente, ora sarei dall'altra parte.
Scacciò quel pensiero scuotendo la testa.
Concentrati, si disse.
E non potrai più rivedere Sibyl, disse di nuovo la voce.
Smettila.
I passi di Mirka e Riko si fecero più vicini, segno che stavano rallentando.
Oren notò che da quel punto si diramavano altri condotti che scendevano nel sottosuolo.
Così non va bene, si disse. Se mi perdo resterò intrappolato qui dentro per sempre.
"Aprì il portale e lasciami solo" disse Mirka.
"Mio signore..."
"Fallo e basta."
Il rumore della pietra che strideva contro la pietra si riverberò sulle pareti del condotto. Oren dovette coprirsi le orecchie per sopportare quel frastuono.
"Ora vattene" disse Mirka.
Oren udì dei passi che si avvicinavano. In preda al panico risalì il condotto fino all'ultimo bivio e imboccò un passaggio laterale.
Immobile, trattenne il respiro finché non sentì i passi allontanarsi. Solo dopo qualche minuti osò tornare indietro e riprendere la discesa.
La donna di nome Riko doveva essere tornata di sopra, ma era quello che stava facendo Mirka che voleva scoprire.
Sfidando la paura di essere scoperto discese gli ultimi gradini prima di raggiungere la base di quella lunga discesa.
Si ritrovò su di una piattaforma sospesa nel vuoto, su uno dei lati di un'ampia sala ovale dalla volta immensa.
Al centro di essa ardeva un fuoco simile a un piccolo sole che spandeva una fioca luce tutto intorno.
I suoi occhi faticarono ad adattarsi a quella visione ma anche dopo aver fissato per diversi minuti la figura al centro della sala continuava a non crederci.
Sospeso su una piattaforma circolare, c'era il teschio di un gigantesco animale. Enormi catene fissate alle pareti lo reggevano a mezz'aria, dando l'impressione che fluttuasse.
La bocca spalancata aveva due file di denti che da quella distanza sembravano minuscoli, ma che visti da vicino dovevano essere lunghi come spade. Una corona di corna circondava la testa di forma affusolata.
Una volta Oren aveva visto il teschio di un orso, un animale poderoso che suo zio aveva catturato durante una battuta di caccia. Aveva solo nove anni e ne era rimasto impressionato. Suo zio lo aveva invitato a infilare la testa nelle fauci dell'animale. Quel giorno aveva scoperto che  avrebbe potuto ingoiarlo con un solo boccone.
Quelle che vedeva al centro della sala erano fauci che avrebbero potuto ingoiare quell'orso. Forse anche due o tre insieme.
Un mostro simile, se fosse stato vivo, avrebbe potuto tenere testa a un'intera armata.
Quel pensiero gli fece tornare in mente il motivo per cui era sceso lì sotto. Si guardò attorno alla ricerca di Mirka e lo trovò intento a esaminare delle statue messe in fila sul baratro.
Le statue raffiguravano uomini e donne nella stessa posa: le braccia rivolte verso il centro della sala, come a voler respingere qualcosa proveniente da quel punto.
Oren guardò oltre Mirka e vide altre statue allineate a intervalli regolari e dove c'erano dei vuoti, vide i piedistalli o ciò che ne rimaneva.
La piattaforma correva lungo il bordo dell'ampia grotta. Le statue dovevano essere centinaia, forse migliaia.
Mirka le stava passando in rassegna come un comandante la sua armata. Ogni tanto si fermava per esaminarne una e poi proseguiva.
Sembrava del tutto assorto da quelle azioni e non badava a lui.
È il momento giusto, si disse Oren.
Sarebbe arrivato di soppiatto alle sue spalle e lo avrebbe colpito. Era un'azione vigliacca e indegna di un guerriero, ma quello era Mirka e lui non aveva le capacità per sfidare a duello uno stregone.
Lo avrebbe stordito e poi trascinato in un luogo sicuro per interrogarlo e scoprire che cosa stava combinando lì sotto.
È una buona idea, si disse.
Fece un passo avanti.
La punta di una lama si posò sulla sua gola.
Oren fece per voltarsi.
"Se urli ti uccido" sussurrò una voce alle sue spalle.
"Io..." iniziò a dire.
"Non ti ho dato il permesso di parlare."
Fece per voltarsi, ma la lama premette contro il suo collo.
"Non muoverti."
Rimase immobile. "Chi sei?"
"Faccio io le domande. Che ci fai qui?"
La mente di Oren era in tumulto. Conosceva quella voce. L'aveva già sentita prima. "Shani?" chiese.
"Ti ho detto di tacere."
Oren si voltò di scatto.
Una lama balenò nel buio e lui sentì il metallo mordergli il braccio sinistro. Trattenne un grido di dolore.
"Se lo fai di nuovo te lo stacco" disse la ragazza.
Indossava gli stessi abiti del giorno prima.
Oren si toccò il braccio dove lei lo aveva ferito. Sentì qualcosa di appiccicoso attaccarsi alle dita. "Sto sanguinando."
"Che peccato" fece Shani.
Lo afferrò per il braccio e lo costrinse a chinarsi dietro una delle statue. "Ora dimmi che cosa ci fai qui sotto."
"Che cosa ci fai tu" disse Oren.
Shani gli mostrò la spada ricurva.
Lui sospirò affranto. "Cercavo di scoprire che cosa sta combinando Mirka."
Shani si accigliò. "Parli di Natho? L'uomo che chiamano il capo?"
"Non so come si fa chiamare qui, ma il suo nome è Mirka. Ed è pericoloso."
"Questo lo so anche io. È per questo che sono qui."
"Sei qui per lui?"
Shani annuì. "Dimmi tutto quello che sai di questo Mirka."
"È un necromante. Ha cercato di attaccare Valonde resuscitando un Varthag."
"Un varthag?"
"Lo sai cos'è?"
"È un mostro delle leggende. Vorrei proprio vederne uno vivo."
"Credimi, non ti piacerebbe affatto. Uno di quelli ha cercato di mangiarmi. E pensavo avesse mangiato anche quel maledetto Mirka, ma mi ero sbagliato a quanto pare."
"Questo conferma i nostri sospetti" disse Shani guardando altrove.
"Tu combatti per l'alleanza?" le domandò Oren.
"No" rispose Shani.
"Allora perché sei qui?"
"Non sono affari che ti riguardano" rispose lei.
"Ma io ti ho detto quello che sapevo" protestò Oren.
"E di questo ti ringrazio. Ma ora devo ucciderti."
Oren la fissò stupito.
Shani scrollò le spalle. "La mia è una missione segreta. Se non ti uccido subito andrai a raccontare ad Antigo quello che hai visto."
"No, non lo farò" disse Oren.
"Non posso fidarmi." Shani sollevò la spada.
Oren mise la mano sull'elsa della sua.
"Se non ti opponi farò in modo che tu non soffra" disse la ragazza.
Oren pensò in fretta. "Se mi colpisci, urlerò."
Lei si bloccò, la spada sollevata.
"Mirka scoprirà che sei qui."
Shani sembrò pensarci.
"Insieme possiamo catturarlo" disse Oren. Indicò Mirka, che nel frattempo era arrivato dall'altra parte della grotta.
Shani rinfoderò la spada. "Non è questo lo scopo per cui sono qui."
"Ma Mirka è pericoloso."
"E con questo? Non sono venuta a Mar Gawa per uccidere quell'uomo."
"Ma se lo catturiamo scopriremo perché è qui e che cosa sta facendo."
"No" disse Shani con tono calmo. "Metteremo solo in allarme i capi di questo Mirka, ma non fermeremo affatto quello che sta succedendo. Non è così che noi figli del drago agiamo."
"Figli del drago?"
Shani guardò altrove. "Il mio compito è osservare e riferire ciò che stanno facendo" spiegò. "Rapire o uccidere non fanno parte dei miei compiti."
"Ma qui sta succedendo qualcosa di strano" protestò Oren. Indicò il teschio al centro della grotta. "E hai visto quella cosa? È davvero impressionante."
"Adrax il signore dei cieli" disse Shani. "Farebbe paura a chiunque."
"Tu sai che cosa è?"
Shani annuì.
Oren rimase in attesa che lei continuasse.
"È ciò che resta di una creatura antichissima e pericolosa. Un mostro il cui riposo millenario non dovrebbe essere disturbato dai comuni mortali. Adrax il divoratore di città e continenti era quello che tu chiameresti un drago."

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