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Autore: NyxTNeko    04/11/2018    1 recensioni
Roma, 37 d.C.
Una giovanissima schiava proveniente dalla Gallia, abile conoscitrice di ogni tipo di erba, approda nella Città Eterna. Divenuta libera, la sua vita sembra essere destinata a svolgersi nell'ombra della Capitale del Mondo...fino a quando il potere non entrerà dalla porta della sua piccola bottega di filtri e veleni e le stravolgerà l'esistenza risucchiandola inevitabilmente nel suo vorticoso buco nero.
Locusta, la prima serial killer della storia, fu un personaggio enigmatico, quasi leggendario, di cui si sapeva davvero poco anche ai suoi tempi, una cosa, però, era assolutamente certa: la strega di Nerone non sarebbe sopravvissuta a lungo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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"Qui hoc dicit meditari libertatem iubet. Qui mori didicit servire dedidicit; supra omnem potentiam est, certe extra omnem. Quid ad illum carcer et custodia et claustra? liberum ostium habet. Una est catena quae nos alligatos tenet, amor vitae, qui ut non est abiciendus, ita minuendus est, ut si quando res exiget, nihil nos detineat nec impediat quominus parati simus quod quandoque faciendum est statim facere".    
Seneca, Epistulae ad Lucilium, XXVI

Baia, 15 aprile 65

- Allora, tutto pronto per il piano?! - chiese Gaio Calpurnio Pisone, entrando nella stanza dove vi era il prefetto Fenio Rufo, insieme ad altri volti più o meno noti.

- Mancano solo alcuni dettagli e per Nerone sarà la fine! - emise il prefetto del Pretorio stringendo il pugno con rabbia - Pagherà per le umiliazioni che ho dovuto subire, a causa di quel maledetto Tigellino! - aggiunse sempre più furioso. Il solo pronunciare il nome del collega gli faceva ribollire il sangue nelle vene.

- Si, si - disse Pisone cercando di acquietarlo, gli diede una pacca sulla spalla, sfoggiò un falso sorriso - Io parteciperò alla congiura, anzi sarò uno dei capi, ma non dimenticatevi di indicare come suo successore me! - confessò il politico affabilmente, certo del consenso che stava riscuotendo tra il popolo - E voi sarete il mio consigliere più fidato, vi coprirò di ricchezze, di onori, vi ricompenserò dall'ingratitudine di Nerone

Fenio Rufo già assaporava quel momento e senza esitare accettò la "modesta" proposta del cinico politico - Non lo dimenticherò affatto, Pisone - disse il prefetto sorridendo malignamente. Sentiva che il piano avrebbe funzionato, anche perché sapeva che nessuno sopportava l'imperatore: il malcontento si era ormai fatto strada in ogni angolo dell'Impero.

- Avete già scelto il momento in cui colpire? - domandò Pisone sdraiandosi sul triclinio, pronto ad ascoltarlo.

- Si, durante le feste in onore di Cerere, al Circo Massimo - rispose il prefetto con prontezza.

- Mi sembra il momento perfetto, conoscendo poi la fissa dell'imperatore per gli spettacoli teatrali e le corse delle bighe, penso che sia uno scenario azzeccato per un istrione come lui! - ridacchiò il politico, convinto anch'egli della sua riuscita.

Anzio, 17 aprile

Nerone era sdraiato sul suo triclinio, con la cetra in mano e circondato da alcune belle donne che lo lusingavano e lo servivano. Aveva capito che essere sempre disponibili con il popolo non era servito a nulla, per questo, decise di dedicarsi solo ed esclusivamente a se stesso.

Il dolore per la morte della moglie gli aveva fatto perdere del tutto la voglia di dedicarsi all'Impero come aveva fatto fino ad allora "A che serve poi? A generare calunnie!" si disse il Princeps mentre accarezzava una delle liberte che lo coccolavano. "Adesso avranno motivi validi per considerarmi un tiranno crudele e dissolutore".

Qualcuno bussò alla porta - Chi è? - chiese sbuffando l'imperatore - Spero che non siate venuto qui a vuoto, chiunque voi siate!

- Sono io, mio imperatore - disse Locusta da dietro la porta.

- Ah, Locusta, siete voi! - esclamò Nerone con il volto illuminato; il suo affetto per lei non era scemato, anzi, lei era sempre in un angolo del suo cuore - Prego, entrate pure...

Locusta entrò con umiltà e s'inchinò - Vi ho portato la tisana che mi avete chiesto, mio imperatore - s'inchinò di nuovo. Il cambiamento di Nerone l'aveva resa più prudente nei suoi confronti, sapeva che lui era sempre quel ragazzo sensibile e accorto nel dedicarsi al suo impero, ma comprese anche l'ingratitudine del popolo dopo tutto quello che aveva fatto per loro.

- Su, su venite - la incoraggiò l'imperatore con il dito - Avete paura di me?

- No - ripose lapidaria Locusta - Solo che non volevo disturbarvi... - abbassò la testa.

- Ma voi non disturbate mai, dovreste saperlo - rise lui nel vederla così imbarazzata; era da tanto tempo che non la vedeva così - Anzi rimanete qui, così mi date ispirazione per la mia opera che sto completando, è una delle mie migliori creazioni e penso che la suonerò proprio ai Giochi

Locusta, un po' sollevata nel vedere la fiducia che l'imperatore provava per lei,  si trovò un posticino tra quelle donne e si sedette.

Nerone, allietato da quella sua presenza silenziosa, iniziò a suonare la cetra e a cantare con voce potente e limpida. La donna rimase immobile e in silenzio, contemplando quelle note malinconiche e tristi, quel dolore non sarebbe mai passato, eppure quella melodia indicava il tacito tentativo di Nerone di voler riprendere in mano la sua vita.

Tuttavia, Tigellino balzò nella stanza, con la sua tipica brutalità, tenendo sollevato per il collo l'ufficiale di marina, Volusio Proculo e ringhiò - Perdonate l'irruenza, altezza, ma costui ha un'importante notizia da riferirvi - lo lasciò e con uno spintone lo lanciò a pochi passi dall'imperatore, il quale fece segno alla donne, ad eccezione di Locusta, di uscire.

Una volta rimasti privati della presenza delle donne l'imperatore si accomodò compostamente sul trono e lo esortò ad esporre il suo messaggio.

- Cesare Nerone - iniziò lui con un profondo e rispettoso inchino - Ho appena consegnato nelle mani della giustizia, la liberta Epicari perché stava complottando per uccidervi! - alzò appena lo sguardo per vedere la sua reazione stupita.

- Una congiura contro di me da parte di Epicari? - chiese con fare teatrale Nerone - Questa si che è bella!

- Purtroppo lei ha dei complici, ma non me li ha riferiti perché sapeva della mia estrema fedeltà dei vostri confronti, però vi ho informato affinché prendiate le precauzioni, Tigellino mi ha già detto di essere pronto...

Nerone lo frenò con la mano - Non andate di fretta Proculo ed anche voi Tigellino - disse con estrema calma, sorridendo; i due si guardarono stupiti, non capendo la reazione dell'imperatore, di solito avrebbe iniziato a lamentarsi e a comportarsi teatralmente, in quel momento sembrava comportarsi da vero stratega - Vi vedo un po' confusi, ma non dovete temere

- La vostra vita è in pericolo altezza - gli ricordo Proculo.

- Non vi sarete di nuovo fissato quella storia della morte, altezza - sbottò Tigellino.

L'imperatore gli fece di no con la testa e prese la parola - Noi non sappiamo i nomi di chi mi vuole uccidere, giusto? - chiese retoricamente - Quindi non possiamo prendere e giustiziare le persone di cui si ha solamente un sospetto, come è successo con i cristiani - gli fece presente intelligentemente Nerone - Perciò noi continuiamo come se non fossimo a conoscenza di nulla, senza diminuire o aumentare le difese, quando i congiurati incominceranno a fare mosse false, agiremo

- Tigellino, l'imperatore ha perfettamente ragione, se mettessimo lo stato d'allerta quelli saranno molto più cauti nel farsi accorgere, e di conseguenza non li scopriremo mai

- Avete capito bene cosa intendevo, Proculo - precisò Nerone ammiccante.

- È un po' rischioso come piano, altezza - disse Tigellino dubbioso - Finora sono riuscito a stroncare tutti i piani, perché questo dovrebbe essere diverso?

- Perché lo sento, Tigellino, ho la strana sensazione di essere sempre tenuto d'occhio da persone molto vicine

Il prefetto del Prefetto fece un profondo sospiro, non lo sopportava quando si comportava così ma decise di dargli fiducia - E va bene - disse - Speriamo solo che il vostro sesto senso non ci tradisca...

Baia

- Allora console Laterano - iniziò Pisone iniziando a dare direttive su come organizzare il complotto - Voi vi getterete ai piedi dell'imperatore, supplicandolo con altre scuse che vi ho detto - il console annuì obbediente - E poi con un gesto deciso lo accoltellate, quello sarà il segnale per far scattare gli altri e ucciderlo una volta per tutte!

- Sarà fatto Pisone - urlò lui mettendosi una mano sul petto - Oppure la morte coglierà me

Pisone sogghignò malevolo e proseguì - Una volta che ci saremo liberati del tiranno, mi eleggerete imperatore davanti a tutta la platea! Sarà un trionfo!

- E Seneca che vi ha detto poi? - chiese il prefetto Rufo - Approva o meno ciò che vogliamo fare?

- Certamente, prefetto Rufo, il filosofo ha appoggiato moralmente questo nostro gesto di libertà, mi ha scritto che Nerone lo ha profondamente deluso, credeva di aver formato un allievo modello, invece, è solo un esibizionista, incurante dei veri bisogni dell'Impero - riferì con molta enfasi Gaio Calpurnio Pisone

Un liberto piombò tutto sbiancato, sudato e con il fiatone, nella stanza dove erano riuniti i congiurati - La liberta Epicari è stata fatta prigioniera dall'imperatore!

- Dannazione! Si è fatta scoprire come un'idiota! - sbattè i pugni Pisone - Non avrà fatto nomi spero!

- No, padrone - rispose il liberto prontamente - Non ha tradito nessuno, nemmeno sotto tortura

- Meno male! - emise sospirando Fenio Rufo - Anche se dobbiamo essere ancora più accorti, nessuno deve commettere errori, altrimenti sarà la fine per tutti - mise in guardia il prefetto, poi si alzò e si avviò verso la porta - Io me torno ad Anzio dall'imperatore, non vorrei che cominciasse a sospettare della mia assenza, voi tenetemi aggiornato

Tutti annuirono e lo salutarono - Peccato che se ne sia andato ora, avrei voluto che prendesse parte al banchetto!

- Lo prenderà sicuramente quando diventerete imperatore, Pisone, dovrò abituarmi a chiamarvi altezza imperiale - scoppiò a ridere il cavaliere Natale, la sua risata contagiò tutti - Io già fatto preparare da un paio di giorni il pugnale e i vari bendaggi dal mio schiavo Milico, saranno belli affilati proprio per domani - s'intromise il senatore Scevino con estrema serietà.

- Eccellente senatore - ghignò Pisone - Allora brindiamo alla congiura che ci renderà davvero potenti! - disse dopo aver alzato il bicchiere in aria, seguiti dagli altri. Ignari del fatto che quello schiavo aveva denunciato il padrone per via di quell'ordine che lo aveva insospettito.

Anzio

Tigellino corse immediatamente dall'imperatore per consegnargli la denuncia che gli era arrivata da pochissimo - Altezza, abbiamo la prova che ci serviva per incastrare tutti i congiurati - gli consegnò il foglio che Nerone lesse con molto piacere - Ah, dimenticavo di riferirvi che la liberta Epicari si è suicidata in carcere

- Tanto ormai non ci serve più, quell'ingrata! - sorrise sinistramente Nerone - Ora abbiamo questo documento - lo sventolò con gioia - E quindi sappiamo che tra i congiurati c'è il senatore Scevino  - si massaggiò il doppio mento - Ed anche il cavaliere Natale

- Esattamente! - confermò Tigellino ghignando, già pronto ad assaporare il sangue dei congiurati - Vado a chiamarli

- No, non serve, Tigellino

- Perché?

- Semplicemente perché entrambi non sono a Roma da un paio di giorni - rispose Nerone riconsegnando il foglio al Prefetto - Arrestateli e fateli confessare gli altri nomi con tutti i mezzi che potete, Tigellino - aggiunse con freddezza l'imperatore.

Il Prefetto rimase immobile per un millesimo di secondo, incredulo di fronte a quell'atteggiamento così diverso del solito di Nerone "Fa sul serio allora"  - Sarà fatto, altezza imperiale - s'inchinò e gli fece il saluto romano prima di andare ad eseguire l'ordine.

- Ora voglio divertirmi io, se permettete - disse sogghignando, mentre riafferrò di nuovo la cetra e riprese a suonare. 
 

Il senatore Scevino e il cavaliere Natale vennero arrestati immediatamente e con ogni tortura possibile ed inimmaginabile riuscono a farsi elencare tutti coloro che avrebbero preso parte alla congiura: Natale fece i nomi di Seneca e Pisone, mente Scevino quelli di Rufo, Laterano ed altri.

Molti di questi, sentendosi in trappola si suicidarono prima che arrivassero i pretoriani, altri invece giustiziati ed altri addirittura esiliati. Fu una vera carneficina, ma Nerone voleva mostrare a tutti i suoi nemici che lui era inattaccabile. 
 

- C'è anche il mio maestro tra i congiurati?! - chiese un po' stupito Nerone, non si sarebbe aspettato qualcosa di tanto meschino e subdolo da parte sua - A quanto pare sono proprio odiato da tutti! - fece un lungo sospiro Nerone.

- Che ne facciamo di lui, altezza? - domandò Tigellino in attesa di ordini

- Niente, non voglio che siate voi ad ucciderlo - disse Nerone preparando un foglio con sopra un invito a suicidarsi - Fate mandare questo al filosofo, per quanto ingrato, merita una fine più dignitosa degli altri giustiziati

- Agli ordini, altezza imperiale - disse pur non comprendendo il perché di tale scelta "Sarebbe stato più appagante ucciderli in modo brutale, questi nobili proprio non li capisco!"

"Non avevo altra scelta, maestro" si disse infine Nerone guardando il cielo limpido dalla finestra "D'altronde siete stato voi a volere ciò, non di certo io". 
 

Non appena Seneca ricevette quell'invito, capì che non poteva sottrarsi alla morte "È giunta l'ora" soffuse. Diede l'ordine ai suoi servi di tagliargli le vene dei polsi, attendendo stoicamente che la vita scivolasse, ma poiché il suo corpo era vecchio, debole e il flusso molto lento, si recise anche quelle delle ginocchia e delle gambe. Si fece portare anche della cicuta, ma questa non fece effetto per via della fuoriuscita lenta del sangue.

Allora ordinò di riempirgli la vasca di acqua bollente e s'immerse senza attendere un secondo di più, ma invece di morire per via del calore che gli avrebbe fatto uscire il sangue con potenti spruzzi, gli attese quella più tremenda ovvero per soffocamento, per via dei vapori che gli mozzarono per sempre il respiro, dopo che fu portato in un'altra stanza, adibita a bagno, molto più calda delle altre. 

 

   
 
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