Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    04/11/2018    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fiducia nel prossimo

 
Oren la fissò incredulo. "Un drago" disse.
"Lo sai che cosa è?"
"Sì che lo so" disse Oren riprendendosi dallo stupore. "Sono animali delle leggende. Non sono reali."
C'erano i draghi nei racconti che gli anziani si scambiavano durante le feste al villaggio. E c'erano i draghi nei romanzi d'avventura che la principessa Joyce gli aveva fatto leggere.
Almeno quasi sempre.
I draghi di quei racconti erano o malvagi o buoni, saggi o capricciosi come bambini ma erano creature potenti e temute.
Shani indicò il teschio. "Quello è reale quanto te e me."
"D'accordo, facciamo finta che lo sia. Come è arrivato qui sotto?"
"È una storia lunga" disse Shani.
Oren la guardò di traverso.
La ragazza sospirò. "Migliaia di anni fa, un mago supremo di nome Klivax tentò di invadere l'arcipelago delle Sette Sorelle..."
"Non ti seguo" disse Oren.
"L'arcipelago a oriente del continente vecchio. È quello il posto di cui sto parlando."
Oren aveva sentito parlare delle terre orientali. Era un luogo misterioso dove gli stranieri non erano ammessi, abitati da un popolo antico dalle strane tradizioni che aveva gli occhi sottili e la pelle color del grano.
"Le sette sorelle" proseguì Shani. "Sono le isole che formano l'arcipelago. Baatai, Kidai, Dinsa, Agchaar, Midai, Qora e la maggiore di tutte, Chazan. Klivax voleva conquistarle e mise in mare una enorme flotta, ma venne sconfitto dai figli del drago. Anni dopo, riuscì a evocare e domare il drago Adrax, col quale tornò a minacciare le sette sorelle. Allora i figli del drago ruppero i sigilli che tenevano legato Kamataro il drago celeste e lo liberarono. I due draghi lottarono per tre giorni e tre notti e alla fine Kamataro trionfò. Adrax venne ucciso e fatto a pezzi per impedire a Klivax di evocarlo di nuovo. Le parti del suo corpo vennero nascoste in ogni parte del continente."
"Quindi quella enorme testa sarebbe Adrax?"
"Una sua parte" disse Shani.
"Scusa ma è difficile credere a questa storia" disse Oren. "Non ti sto dando della bugiarda ma..."
"Se ci provi, ti taglierò la lingua" lo minacciò lei.
"Ma devi ammettere che è difficile crederti. I maghi supremi e i draghi sono leggenda."
"Non so i maghi, ma i draghi esistono. Quella lì è la testa di Adrax. Almeno a questo ci credi, Oren?"
"Io vedo il teschio di un grosso animale" disse stringendosi nelle spalle.
Shani sospirò. "Sono quelli come te che permettono a quelli come Mirka di fare quello che vogliono."
"Non è vero" disse Oren offeso. "Io sono qui per fermarlo."
"Allora aiutami" disse la ragazza.
"Che vuoi che faccia?"
"Niente."
Oren fece per dire qualcosa ma poi ci ripensò.
"Per il momento. Lascia fare a me il lavoro per cui sono venuta qui" disse Shani. "Se anche per te quel Mirka è pericoloso, non dovrebbe essere difficile farlo."
"Ma io voglio aiutarti."
"Non mi serve il tuo aiuto, credimi" disse lei sicura.
Per un attimo Oren pensò di protestare, ma poi ci rinunciò. Shani aveva ragione. Lui era inadatto a quel genere di cose e inoltre aveva ben altro di cui preoccuparsi. Prima doveva pensare a liberarsi della maledizione.
"Quindi dovrei darti una mano senza fare niente?" chiese Oren.
"Te ne sarei molto grata" fece la ragazza. "Ora torniamo di sopra. Il tuo turno di guardia è passato da un pezzo."
Ripercorsero la strada a ritroso fino alla baracca di Mirka.
"Sicura di non voler dare un'occhiata?" chiese Oren passandovi accanto.
"Rifletti, Oren. Se ora scassinassimo la serratura per dare un'occhiata nella baracca di Mirka, che cosa otterremmo?"
"Informazioni utili?"
"Può darsi, ma non lo sappiamo per certo. Potremmo anche solo metterlo in allarme e fargli capire che lo stiamo spiando. Così lui aumenterebbe la sorveglianza su questa zona temendo un attacco da parte nostra."
"Ora che ci penso, ha detto a quella donna di voler fare in fretta."
"Quale donna?" chiese Shani.
"Mi sembra si chiamasse Riko."
Shani sgranò gli occhi. "Ti sembra o ne sei sicuro?"
"Si chiamava Riko."
"L'hai vista in faccia?"
Oren scosse la testa. "Non bene, ma aveva occhi simili ai tuoi. Forse viene dalla tua stessa terra?"
Shani scosse la testa. "No, non ne ho mai sentito parlare prima. Ora vai dormire come se niente fosse successo. Se Antigo te lo chiede, digli che non riuscivi a dormire e mi hai tenuto compagnia mentre facevo la guardia. Io confermerò le tue parole se me lo chiederà. Hai capito?"
Oren annuì.
Tornò alla sua branda e vi si gettò sopra. Era esausto e per niente pronto a dormire, la mente in subbuglio per tutte le cose che aveva scoperto. Era sicuro che non sarebbe riuscito a chiudere occhio, ma qualche minuto dopo scivolò nel sonno.
Sognò di draghi e isole misteriose e quando il mattino giunse fu Thait a svegliarlo scuotendolo con forza.
"Alzati ragazzo" disse il mercenario.
Oren balzò giù dal letto. "Che succede?"
"Antigo dice che vuole portarci a fare un giro in città. Gli ho spiegato che è un buco puzzolente e sporco, ma lui ha insistito lo stesso. Perciò datti una sistemata e raggiungici fuori dalla baracca."
Oren ubbidì e poco dopo si ritrovò con gli altri nello spiazzo.
Antigo e gli altri erano tutti in piedi. "Avete capito tutti quello che vi ho detto?" stava dicendo ai mercenari.
Oren passò davanti a Shani gettandole una veloce occhiata.
La ragazza lo ignorò guardando altrove.
"Vuoi che spieghi io al ragazzo quello che dobbiamo fare, Antigo?" chiese Thait.
Il mercenario ghignò. "Il ragazzo sa già tutto."
Thait lo guardò stupito. "Sul serio? E non ci ha detto niente? Non ci si comporta così con i compagni."
"Gliel'ho ordinato io" disse Antigo.
Shani gli rivolse un'occhiata ostile.
Oren si strinse nelle spalle.
Mentre marciavano verso la città la ragazza lo affiancò. "Potevi anche dirmelo quello che aveva in mente Antigo" gli sussurrò.
"Credevo non fosse importante."
"Lo è per me" protestò lei.
"Che problema c'è?"
"Non voglio uccidere una persona innocente."
"Credo che Ngaza non sia così innocente come credi. È un mercante di schiavi."
"In questa regione la schiavitù è consentita" protestò lei.
"Antigo ha detto che tu e io non uccideremo nessuno. Dovremo solo coprire loro le spalle."
"Per me è uguale. Le regole del mio ordine..."
Antigo si voltò verso di lei.
"Ti ho già detto che te lo puoi scordare" disse la ragazza a voce alta. "E non mi servono i tuoi regalini" aggiunse prima di allontanarsi offesa.
Oren arrossì.
Antigo sorrise. "La dolce Shani non si fa tentare da queste cose" disse il mercenario divertito. "Sai quanti di noi ci hanno già provato?"
"Io due volte" disse Thait. "O erano tre?"
Shani scosse la testa mostrandosi offesa.
"Se vuoi divertirti, in città troverai quello che cerchi" disse Antigo.
"Io non credo che..." fece Oren.
"Ne riparliamo dopo" disse Antigo.
Erano arrivati alle porte della città. Le mura color ocra erano malmesse ma dall'aspetto solido. L'ingresso era sorvegliato da una dozzina di guardie dalla pelle nera armate di scudi e lance.
Accanto a loro c'era una donna vestita con una tunica dai colori sgargianti. La sua pelle era pallida e i capelli bianchi come il latte, ma non sembrava soffrirne sotto il sole ormai alto.
"Lasciate parlare me" disse Antigo.
Avanzò fino al gruppo e iniziò a parlare gesticolando.
La donna scosse la testa un paio di volte, poi il mercenario disse qualcosa e le allungò un sacchetto.
La donna lo fece sparire e si fece da parte.
Antigo tornò sorridendo. "Ci concedono di stare in città al massimo un paio di giorni. Da queste parti gli stranieri non sono ben visti, ma noi abbiamo abbastanza soldi da conquistarci la loro benevolenza."
Thait aveva ragione. Mar Gawa non era molto accogliente. Le strade polverose erano coperte di rifiuti, le case erano fatiscenti e la gente che circolava sembrava trascinarsi da un posto all'altro più che camminare.
Tra quelli che incrociarono sul loro cammino nessuno osò guardarli e i pochi che lo fecero si voltarono subito dall'altra parte.
Nessuno rivolse loro la parola, nemmeno quando Alandil finì addosso a un tizio che stava trainando un carretto e quasi lo mandò giù nella polvere.
Il mercenario si chinò per aiutarlo ma lui rifiutò di prendergli la mano e si rimise in piedi da solo. Prese il carretto e si allontanò veloce.
"Questa gente è strana" disse Thait guardandosi attorno.
"Non sopportano gli stranieri" disse Antigo. "Nemmeno a me piacciono le vostre facce, quindi posso capirli" aggiunse ghignando.
"Questo Ngaza" disse Alandil. "Che aspetto ha?"
"Abbassa la voce" lo rimproverò Antigo. "O ci farai scoprire subito."
"Scusa" disse il mercenario.
"È uno dei membri dell'assemblea locale. Sono loro che controllano la città" disse Antigo. "Il nostro uomo si occupa del commercio di schiavi."
"Schiavi" disse Thait. "In giro non ne vedo nemmeno uno."
"E tutta questa gente che cosa credi che siano?" fece Antigo.
Oren guardò Shani, che rimase impassibile.
"Sono tutti schiavi?" chiese Thait stupito.
"Mar Gawa è la città delle catene" disse il mercenario. "Gli albini vengono qui a rifornirsi di manodopera quando scarseggia dalle loro parti."
"Gli albini sono quei tizi dalla pelle bianca?" chiese Oren.
Antigo annuì grave. "Sono gli unici a saper usare la stregoneria in queste terre e ne approfittano per rendere schiava il resto della popolazione. Per loro sono degli inferiori."
"Non è giusto" disse Oren.
Antigo scrollò le spalle. "Giusto o no, sono le loro leggi e noi dobbiamo rispettarle. Che non vi venga in mente di liberare una bella schiava solo per conquistare il suo cuore."
"Non ci penso nemmeno" disse Thait.
"Perché il tizio che dirige i lavori fuori città ce l'ha tanto con questo Ngaza?" chiese Alandil.
"Ti ho detto di non fare nomi" ringhiò Antigo.
"Scusa."
"Il nostro uomo forniva gli operai per lo scavo, ma ora ha raddoppiato la cifra pattuita all'inizio dei lavori" disse Antigo.
"Perché?" chiese Thait.
"E chi lo sa? Forse è diventato avido o forse c'è scarsità di manodopera." Antigo si strinse nelle spalle. "Non sono affari che ci riguardano. Noi siamo qui per risolvere questo problema."
"Fammi capire" disse Thait. "Noi eliminiamo questo problema... e poi? Chi ci assicura che il tizio che verrà dopo venderà gli schiavi al prezzo di prima?"
"Nessuno" disse Antigo. "Ma non ci riguarda lo stesso. Limitiamoci a fare quello per cui ci pagano."
"Io credevo che dovessimo fare da scorta ai convogli" disse Oren.
"Anche questo è vero" disse Antigo. "Ma tra un servizio di scorta e l'altro possiamo darci da fare, no?" Sorrise. "Ecco, siamo arrivati" disse indicando un edificio in pietra che sorgeva in mezzo alla città come un gigante tra i nani.
Era una torre squadrata di pietra nera, sorvegliata da una dozzina di guardie armate di lance e scudi.
"È qui che vive Ngaza?" chiese Alndil.
Antigo gli rivolse un'occhiataccia.
"Scusa."
"No" disse il mercenario. "Qui ci lavora solo. Ho una sua descrizione però. Quando lo vedremo uscire Thait lo seguirà senza farsi scoprire fino alla sua residenza, poi tornerà a riferire. Te la senti?"
Thait annuì. "Sembra facile."
"Tieni comunque gli occhi bene aperti. Siamo in una città straniera."
"Non sono uno sprovveduto" disse il mercenario sulla difensiva. "So come si fanno certi lavori."
"Thait e io restiamo qui. Voi disperdetevi per le vie laterali, ma non andate troppo lontani" disse Antigo. "Verrò io a cercarvi."
"Io vado al mercato" disse Alandil.
Oren guardò Shani che si era allontanata senza dire niente.
"E voi due dove ve ne andate?" chiese Antigo.
"Io cerco uno speziale" disse la ragazza senza voltarsi.
"Io vado con lei" disse Oren.
Antigo scosse la testa e sorrise.
"Allora, che facciamo?" le chiese non appena la raggiunse.
Shani camminò senza guardarlo. "Niente. Io me ne vado."
"Dove?"
"Non lo so. Troverò un passaggio su di una carovana."
"Non vuoi più scoprire che cosa sta facendo Mirka?"
"Penso di averlo già capito" disse la ragazza.
"Ma non sai tutto" disse Oren.
Lei lo fissò negli occhi. "C'è qualcosa che devo sapere?"
"Te lo dirò solo se mi aiuterai a fermarlo."
Shani riprese a camminare. "È impossibile. Da sola non posso farcela."
"Posso aiutarti."
Lei ghignò. "Sai maneggiare a stento la spada. Come pensi di potermi dare una mano?"
"Non mi sottovalutare. Ho combattuto in molte battaglie."
"Sei pesante, sgraziato e sbilanciato" disse Shani. "Il tuo stile di combattimento non ha la minima eleganza ed equilibrio."
"Ho battuto Antigo."
"Solo perché lui è uno stupido" disse la ragazza arricciando il naso. "In ogni caso, io non resto qui. Non voglio partecipare a un omicidio."
"Allora proviamo a impedirlo" suggerì Oren.
Shani si fermò. "Vuoi metterti contro Antigo e gli altri?"
Oren si strinse nelle spalle. "Hai un'idea migliore? Troviamo questo Ngaza per primi e avvertiamolo. Come minimo ci ringrazierà per avergli salvato la vita."
"Hai troppa fiducia negli altri."
"La fiducia nel prossimo è tutto ciò che mi rimane."

Prossimo Capitolo Martedì 6 Novembre
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor