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Autore: Angel Of Fire    07/11/2018    5 recensioni
Nelle anime il legame del dolore è più forte del vincolo della felicità e della gioia, e l'amore che viene lavato dalle lacrime rimane puro, bello ed eterno.
(Kahlil Gibran)
Post TLJ
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Chewbacca, Lando Calrissian, Principessa Leia Organa, Rey
Note: Lime, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 2-2


«Abbiamo individuato il pianeta ideale da trasformare nella nuova base Starkiller, ha tutte le caratteristiche che occorrono e la vicinanza di una stella giovane, irrequieta, abbastanza potente da alimentarlo senza prosciugarsi velocemente. Manca solo il suo benesta...»

«Due Morti Nere distrutte e un intero pianeta disintegrato non le hanno insegnato nulla sulla ribellione? Credevo di essere stato chiaro. Non sprecherò uomini e risorse per creare l'ennesima e inutile arma di distruzione di massa.»

«Leader Supremo sia ragionevole, fino adesso abbiamo ottenuto facilmente solo il controllo dei Sistemi Stellari deboli, che si aspettano che il Primo Ordine li risollevi dalle loro miserie. Non è sufficiente per conquistare il predominio assoluto della galassia. Non riusciremo mai a penetrare oltre l'Orlo Interno. Dobbiamo poter essere in grado di spazzare via, con un solo colpo, ogni possibile alleato della Resistenza.»

«Attento Hux. Se sta macchinando qualcosa alle mie spalle se ne pentirà.»

«Attento a lei Ren. La Resistenza si sta riorganizzando. Una fonte attendibile ci ha appena informato che i ribelli stanno lavorando a qualcosa di grosso, di estremamente potente. Molto presto torneranno all'attacco ed allora sarà troppo tardi. Comincio seriamente a dubitare che lei sia la persona più adatta a raccogliere l'eredità del nostro compianto Leader Sno... ugh...»

«Fino a quando sarò io al comando del Primo Ordine si farà a modo mio...»

«gh... ugh...»

«E credo di avere argomenti di gran lunga più persuasivi dei suoi.»

«...»

«Sono stato abbastanza convincente, Generale?»

«S-sì, mio S-si... signo-re.»

* * *


Cap. 2.2 - Fantasmi



Posizione: Territori dell'Orlo Esterno – Settore Lothal - Orbita del pianeta Atollon - Star Destroyer Finalizer – Alloggi del Leader Supremo


Ancora una volta era costretto ad inginocchiarsi e sottomettersi in quel luogo maledetto. Da lontano riusciva a scorgere quell'orribile figura dal volto deforme, anche se i suoi sensi erano alterati dal terrore. Aveva fallito e doveva essere preparato a qualsiasi punizione.

Il suo maestro si alzava dal trono e si avvicinava lentamente, come un predatore che si prepara ad azzannare la sua preda. Lo scrutava, quasi a volergli sondare l'anima. Poi si chinava su di lui e pronunciava quelle terribili parole che gli avevano fatto scattare il desiderio, disperato e definitivo, di ribellarsi.


Sì, è così. Hai troppo di tuo padre... Sento ancora il suo cuore in te, giovane Solo.

Il suo alito fetido gli rivoltava lo stomaco, ma non poteva dimostrarsi debole, o manifestare un accenno di esitazione, non in quel momento. Ne andava della sua vita.


Ho ucciso Han Solo! Quando è stato il momento non ho esitato!

Lo gridava a se stesso più che al Leader Supremo, per convincersi di aver fatto la scelta giusta, l'unica possibile per poter completare il suo addestramento e chiudere col suo passato.

Ma era tutto inutile.

Aveva commesso il peggiore dei delitti e la reazione di Snoke era sempre, maledettamente, la stessa.


Quel gesto ti ha spaccato l'anima in due!

Tu non sei Vader. Sei solo un ragazzino... con una maschera.

La verità lo colpiva ancora come una stilettata, stordendolo. Il viso disgustato del suo maestro gli sembrava ancora più informe, con gli occhi offuscati dalle lacrime che cercava invano di trattenere. Sentiva la rabbia crescergli dentro, accendersi e avvampare come un incendio inarrestabile.

Incautamente una lacrima riusciva a sfuggirli, e non sfuggiva nemmeno a quella creatura immonda. Snoke si chinava su di lui, allungava un dito nodoso sul suo viso, per raccogliere quell'unica goccia che gli rigava la guancia, l'ultima disperata manifestazione di quella fioca luce che non voleva abbandonarlo.

Il suo tocco era freddo, ruvido, e riusciva a scatenargli solo un profondo senso di disgusto.

Non poteva accadere un'altra volta. Non glielo avrebbe permesso.

Voleva solo che finisse, che tutto finisse.

Desiderava che non fosse mai successo.

Nell'immensa Sala del Trono riecheggiò un nome, gridato con disperazione, il solo in grado di spezzare quel cerchio malefico in cui era rimasto imprigionato. Il nome dell'unico raggio di luce che avesse mai avuto il potere di colpirlo.


«Rey!»


*


Ren si svegliò di soprassalto sollevandosi sui gomiti, madido di sudore. Era confuso e disorientato. Gli bastarono pochi attimi per ritrovarsi, con sollievo, in un ambiente tristemente familiare. Era sdraiato sulla sua branda, coperto solo da un lenzuolo. Si sollevò a sedere ansimando e nascose il viso stravolto tra le mani.

Nella tenue oscurità del suo scarno alloggio, si rese conto che, alcuni oggetti che aveva attorno, stavano fluttuando a mezz'aria. Residui dell'energia che si era scatenata, vibravano ancora.

In passato avrebbe sfogato la frustrazione mandando tutto ad infrangersi con violenza contro le pareti, ma qualcosa era irrimediabilmente cambiato dentro di lui.

Chiuse gli occhi mentre il suo petto nudo, imperlato di sudore, si sollevava velocemente. Si impose di calmarsi. Alzò una mano e mentalmente ordinò a tutto ciò che lo circondava di posarsi dolcemente.

Tornare alla realtà non era mai stato più rassicurante, anche se quella, non era la realtà che avrebbe voluto. Era accaduto di nuovo: quell'orribile spettro gli era sembrato talmente reale da fargli credere che fosse tornato in vita per distruggerlo.

Non c'era modo di sfuggire ai suoi fantasmi. Luke aveva ragione, su Crait glielo aveva annunciato come una condanna. Non lo avrebbero mai lasciato in pace.

I suoi incubi erano popolati dalle anime degli innocenti che aveva ucciso a sangue freddo, corpi carbonizzati che si contorcevano tra le fiamme, visi stravolti e insanguinati, occhi sbarrati che lo fissavano con terrore. Le urla disperate delle sue vittime riecheggiavano impietose nella sua mente, ma non ne aveva paura. Non riusciva a provare rimorso.

L'unico omicidio che aveva avuto il potere di dilaniare la sua anima era stato quello di suo padre e ne avrebbe portato il peso per sempre.

Si alzò dalla branda, disattivando la termo-atmosfera che lo avvolgeva durante il sonno e si diresse, a piedi nudi, verso la parte più buia dell'alloggio in cui custodiva i suoi macabri cimeli. Si ritrovò a fissare per l'ennesima volta il tavolo su cui aveva sparso le ceneri dei suoi nemici, e sul quale troneggiava, come un'orribile trofeo deforme, ciò che restava del casco di Darth Vader.

Si sentiva inquieto, combattuto, fastidiosamente fragile. Strinse i pugni, serrò la mascella e si costrinse a cercare, ancora una volta, un contatto con l'anima oscura custodita tra il metallo contorto.

«Mostramelo... mostramelo di nuovo, il potere dell'Oscurità. Ne ho bisogno, nonno. Ho bisogno di sentire la tua voce. Parlami ancora...»

Si concentrò, usando tutto il potere che era in suo possesso per aprire un varco, per lanciare un ultimo disperato richiamo, ma ricevette in risposta solo un silenzio angosciante.

Un fremito d'ira gli percorse tutto il corpo. Quello che aveva davanti non era altro che un inutile guscio vuoto, un ammasso di lamiere fuse e deformate dal calore, ormai ne aveva la certezza. L'unico essere a cui aveva votato l'esistenza, che ammirava, e che aveva scelto come guida, in realtà non si era mai palesato.

Era stato Snoke*.

Nello stesso modo in cui aveva amplificato il suo legame con Rey, gli aveva fatto credere per anni che Darth Vader gli parlasse attraverso la maschera, guidando i suoi passi nell'Oscurità. Snoke lo aveva ingannato, alimentando il suo potere con un'infima menzogna, con l'unico fine di servirsene per i suoi scopi.

Non si era mai sentito così solo.

Ora, finalmente, tutto gli era chiaro e cristallino.

Il desiderio che suo nonno rispondesse al suo richiamo era disperato, ma adesso aveva la certezza che sarebbe stato ignorato. Il Signore Oscuro dei Sith si era sacrificato per Luke. Nel momento in cui Anakin era tornato alla luce, Vader aveva smesso di esistere.

Non si sarebbe fatto condizionare dalla verità, quella rivelazione non doveva significare nulla per lui, anche se la parola sacrificio continuava a rimbombare incessantemente nella sua mente, tormentandolo come un pungolo malefico, nonostante cercasse in tutti i modi di ignorarla.

Era giunto ad un punto cruciale in cui doveva dare ascolto solo se stesso e impiegare tutte le sue energie per raggiungere il suo scopo, senza più guardarsi indietro. Tutto il resto non aveva più alcuna importanza.

Prese il casco di suo nonno tra le mani nude e strinse con tutta la forza di cui era capace. Digrignando i denti concentrò tutta la sua rabbia repressa fino a distruggerlo, frantumarlo in tanti piccoli pezzi. Lasciò cadere i resti fra le ceneri dei suoi nemici e finalmente si sentì davvero libero.

Aveva pensato di nuovo a Rey. Li divideva un'intera galassia, eppure non poteva sentirla più vicina. Aveva davvero urlato il suo nome o era stata solo una sua suggestione? Doveva impedire che accadesse di nuovo. Non aveva più bisogno di lei, anzi non ne aveva mai avuto.

Aveva superato l'umiliazione di essere stato abbandonato e il dolore di averla persa per sempre. Era riuscito a considerarla alla pari della feccia ribelle a cui dava la caccia: una traditrice che, prima o poi, sarebbe stata spazzata via dalla furia del Primo Ordine.

Rey aveva messo da parte l'orgoglio e lo aveva cercato, ma Ren sapeva che sarebbe stata pericolosa. Era il suo punto debole, per questo non meritava di esistere, e doveva occuparsene di persona.



* * *



Posizione: Limite estremo dell'Orlo Esterno - Pianeta Batuu – Avamposto di Black Spire



C'era un luogo, non molto lontano dal villaggio, nascosto nel fitto della foresta, che a Rey piaceva particolarmente. Lo aveva scoperto durante una delle ronde che effettuavano, di tanto in tanto, per accertarsi che non ci fossero droidi spia nei paraggi, mandati dal Primo Ordine. Anche se Batuu era un pianeta praticamente sconosciuto, la prudenza non era mai troppa.

I fusti degli alberi altissimi e la bassa vegetazione intricata ne impedivano la vista tanto da renderlo praticamente invisibile ad un occhio poco attento. Lo aveva trovato seguendo un richiamo, una vibrazione sottile nella Forza che l'aveva attirata e guidata, facendosi sempre più intensa. Una volta superata la barriera degli arbusti, le si era presentato agli occhi un ambiente misterioso e affascinante, che aveva tutta l'aria di essere un antico tempio in rovina.

Quello che era rimasto dello spesso pavimento di pietra, aveva una forma circolare ed era decorato da mosaici variopinti, ormai in gran parte disgregati. Tutt'intorno giacevano grossi tronconi di colonne cadute, che erano diventate comodi appigli per le edere. Solo due, delle otto colonne, erano miracolosamente rimaste in piedi, sfidando le intemperie e lo scorrere del tempo, e ancora sorreggevano, fiere e slanciate, una lunga e pesante porzione di architrave ricurvo. Attorno ai fusti serpeggiavano liane e rampicanti.

C'erano anche i resti di una statua che contribuivano a donare a quel luogo sacro, ormai abbandonato, un'inquietante aura di mistero. Era difficile capire chi raffigurasse; tutta la parte superiore del tronco era mancante e ai suoi piedi giacevano pezzi di braccia e parte della testa i cui lineamenti e l'acconciatura elaborata parevano appartenere ad una donna.

Si sentiva bene in quel segreto angolo di giungla e, spesso, si rifugiava lì a meditare. Non sapeva se fosse mai stato un tempio jedi, o qualcosa di simile, ma la presenza della Forza era molto potente fra quelle pietre consumate dal tempo e faceva vibrare vivacemente i suoi sensi.

Era arrivata ormai la vigilia della partenza per Ilum e Rey avvertiva il bisogno di stare da sola. Non sapeva cosa avrebbe trovato su quel pianeta, se fosse tornata in tempo per unirsi ai suoi compagni o se avesse dovuto raggiungerli nel pieno di una battaglia. Si recò per l'ultima volta in quel luogo nella speranza di ricevere conforto alla sua inquietudine.

Si fece strada faticosamente tra le liane e gli arbusti e, finalmente, raggiunse la radura sulla quale sorgevano le rovine.

I pochi raggi del sole che filtravano attraverso le fronde fitte di quegli immensi alberi secolari, illuminavano l'ambiente di una calda luce dorata.

Salì su uno dei piedistalli che miracolosamente era rimasto integro, si sedette incrociando le gambe e chiuse gli occhi, raccogliendo le mani in grembo.


Respira...

Si disse, ricordando ciò che le aveva insegnato Luke.


Respira e trova il tuo centro. L'equilibrio...

Espanse i suoi sensi e finalmente riuscì a percepire l'energia che legava e permeava tutto ciò che le era attorno, la vita nascosta e pulsante di quella immensa foresta, la potenza delle onde che si infrangevano sulla costa, il vento impetuoso e il freddo pungente delle montagne a migliaia di chilometri di distanza, il calore avvolgente del giovane sole che scaldava da millenni la superficie del pianeta.

Si concentrò di più e riuscì a scorgere qualcos'altro, una vibrazione diversa, intensa e più familiare. Echi di emozioni confuse, voci concitate ma anche insicure e tremanti, che sussurravano incessanti nella sua mente; erano i suoi compagni, la sua famiglia. Il turbine di sensazioni che stavano provando in quel preciso istante, la investì con prepotenza, come una violenta folata di vento, facendola vacillare.

Riusciva a sentire la paura intrisa di coraggio di Rose, la rabbia e il desiderio di rivalsa di Finn, la fiera determinazione di Poe e perfino la speranza incrollabile, potente e luminosa, di Leia.

Improvvisamente si ritrovò al centro di quel vortice e c'era calma, pace e silenzio; tutto le ruotava attorno, come se fosse lei stessa il fulcro dell'equilibrio.

Si fece forza e si costrinse ad andare oltre, a guardare ancora più in profondità, senza temere quello che avrebbe trovato, e avvertì una sensazione diversa, del tutto inaspettata, che le fece corrugare la fronte. Impiegò un po' di tempo prima di identificarla, ma alla fine riuscì a metterla a fuoco e sussultò come se si fosse scottata: era dolore, intenso e straziante. Un urlo disperato che sembrava chiederle aiuto.

Spalancò gli occhi sconvolta quando si accorse che proveniva da un punto preciso molto vicino a lei. Si girò attorno spaesata, prima di comprendere che originava da qualcosa che aveva con sé. Frugò nella sacca che portava sempre appresso, fino a quando le sue dita non sfiorarono la fonte di quella sensazione.

China su se stessa, si ritrovò ad osservare mestamente le due metà opache del cristallo che aveva nella mano, pervasa da un pesante senso di sconforto.

Inspirò profondamente e l'aria frizzante, odorosa di muschi e di terra bagnata, sembrò ferirle i polmoni. Come quel kyber, si sentiva spezzata.

Ricordava perfettamente la sofferenza che aveva percepito provenire dal cuore della lama, prima che l'elsa esplodesse, sbalzando lei e Ben ai due lati opposti della sala della trono di Snoke. Era la stessa che percepiva in quel momento, sebbene più attutita. Era un dolore sordo, quasi rassegnato. Forse quel cristallo non si era spento del tutto...

L'anima di quella spada aveva chiamato lei, la figlia di nessuno. Era stata scelta per combattere al fianco dei ribelli e, improvvisamente, la sua insignificante e anonima esistenza su un pianeta dimenticato, era diventata importante, un bene prezioso. Toccarla aveva risvegliato qualcosa che era stato sempre presente dentro di lei, nascosto, latente, e che aspettava solo che gli venisse aperto un varco per manifestarsi.

All'inizio aveva rifiutato quella spada, terrorizzata dalle visioni che si erano scatenate nel momento in cui ne aveva sfiorato la superficie. Ma sulla base Starkiller, la disperazione di portare in salvo il suo amico, le aveva dato il coraggio di impugnarla e di sconfiggere Kylo Ren. Aveva accettato di riconsegnarla a Luke, credendo che spettasse a lui il compito di ripristinare l'equilibrio nella Galassia. Ma il suo entusiasmo si era infranto contro la disperazione di un uomo distrutto e disilluso. Quando si era decisa ad accettare quella pesante eredità credendo di esserne degna, pensando di poter riportare Ben Solo alla luce, aveva miseramente fallito, contribuendo a distruggerla.

Qual era il senso di tutto quello che era accaduto? Si interrogò per l'ennesima volta sul significato di quello che aveva vissuto, senza però riuscire a darsi una risposta che la soddisfacesse.

Il suo potere equivaleva quello di Ben a tal punto da risultare impossibile che uno dei due potesse prevalere sull'altro? La Forza non voleva vederli combattere? Il kyber si era sacrificato per evitare che potessero farsi del male?

Aveva lasciato Bespin pervasa da un nuovo entusiasmo, decisa ad affrontare la messe su Ilum con lo spirito di un vero jedi. La prospettiva di dover affrontare una prova dalla quale sarebbe tornata temprata, con un'arma degna di quel nome per affrontare con onore il Primo Ordine e soprattutto il suo oscuro Leader Supremo, le aveva donato speranza, le aveva dato uno scopo. Invece tutti i suoi nobili intenti si erano sgretolati davanti alla figura minuta di un ragazzino solo e spaventato. Quell'incredibile esperienza le aveva mostrato una dolorosa verità che non non avrebbe mai potuto ignorare: Ben non era semplicemente il jedi killer, un seguace del Lato Oscuro, lo spietato assassino di suo padre. Era soprattutto una vittima, come lei, di un disegno più grande, ingiusto e spietato. Questa consapevolezza, ai suoi occhi, lo poneva su un piano diverso, molto più umano. Era il figlio di Han, ma soprattutto di Leia, e questo contribuiva notevolmente ad aumentare la sua empatia. Se fosse stato chiunque altro, sarebbe stato più facile per lei costringersi ad essere spietata. Ma con lui non ci sarebbe mai riuscita.

Ben era in grado di suscitarle pietà e comprensione ma anche rabbia. Non lo odiava, di questo ne era sicura. Le sensazioni che investivano il suo animo, ogni volta che interagiva con lui, erano potenti ma contrastanti; avrebbe fatto di tutto pur di riportarlo alla luce, ma non si sarebbe tirata indietro se fosse stata costretta a fermarlo per sempre. Questa consapevolezza la terrorizzava, gettandola nella disperazione più cupa.

Forse c'era dell'altro che la legava a lui, c'era molto di più. Qualcosa di più profondo e viscerale che non era in grado di spiegare né, tanto meno, era pronta ad accettare.

L'unica certezza che aveva in quel momento era che non avrebbe mai potuto spezzare il legame che li univa. Era una sorta di condanna a cui era impossibile sottrarsi, ma era anche l'unico modo che aveva per comunicare con lui e tentare, forse per l'ultima volta, di farlo ragionare.

Improvvisamente non era più così entusiasta di partire per Ilum. Avrebbe dovuto sentirsi fiduciosa e sollevata. Eppure non riusciva ad essere positiva. Ricostruire la spada di Luke avrebbe voluto dire solo una cosa: che il loro scontro sarebbe stato inevitabile e mortale per uno dei due.

Se davvero lei era l'ultimo jedi, si sentiva sola ed inadeguata a fronteggiare un eredità così pesante. Mai, come in quel momento, avvertiva disperatamente il bisogno di una guida, di una luce che le mostrasse la via.

Un maestro...


È inutile che continui a fissare quel kyber spezzato. Non è piangendo su te stessa che cambierai la realtà.

Una voce dal tono pungente, che pareva provenire da lontano, quasi da un'altra dimensione, la fece sobbalzare. Saltò giù dal basamento e si guardò intorno agitata, senza riuscire a vedere nessuno.


Sei proprio sicura di non sapere cosa fare, Rey di Jakku?

La voce si fece più vicina, più chiara e riuscì a riconoscerla. «Luke!»

Una piacevole sensazione di sollievo la pervase. Continuava a guardarsi intorno nella speranza vana di vederlo, ma lei continuava ad essere l'unica persona presente al centro delle rovine.


Non è necessario che tu mi veda. Impara piuttosto ad ascoltare. Ascolta quello che la Forza ha da dirti, Rey.

«Maestro Skywalker, io... io sono combattuta. So cosa devo fare, ma temo le conseguenze delle mie azioni.»


Lo so. Hai studiato la lezione, ma ci sono cose che non puoi apprendere dai libri, nemmeno se si tratta dell'antico Codice dei Jedi.


Rey arrossì fino alla radice dei capelli, doveva immaginare che al suo maestro non sarebbe passato inosservato il suo piccolo furto su Ahch-To. Strinse le labbra e si fece coraggio: «La Resistenza conta su di me, Leia confida sul mio aiuto... e io ho paura di deluderli.»


Beh... non sarai di nessun aiuto finché non avrai completato il tuo addestramento... e adempiuto al tuo destino.

Rey replicò con disappunto. «E qual è il mio destino, Luke? Affrontare il Primo Ordine brandendo una nuova e splendente spada di luce e combattere contro di lui? È questo il mio posto nel grande disegno della Forza? Lo scopo della mia esistenza è quello di distruggere Kylo Ren o farmi distruggere da lui?» La sua reazione animata e disperata riuscì a suscitare la compassione del suo maestro che finalmente decise di palesare la sua presenza.

Luke Skywalker le apparve circondato da una lieve foschia. La sua immagine azzurrina e trasparente, era niente più che uno spettro luminoso nel buio della foresta. In piedi, accanto ad una delle colonne cadute, la osservava con un'espressione compiaciuta, come se si volesse prendere gioco di lei.

Rey lo studiò accigliata, mantenendosi sulla difensiva, era la prima volta che un Fantasma di Forza le si manifestava, non aveva idea se fosse lì per aiutarla o per confonderla ulteriormente.


Sii sincera con te stessa. Cosa ti spaventa realmente?

Lo spirito la scrutò con attenzione, come se fosse sotto esame, e se dalla sua risposta dipendesse la sua vita o il suo futuro.

Rey sospirò prima di dare sfogo alle sue insicurezze. «Perché la Forza continua a mostrarmi delle cose... immagini, ombre del passato, visioni del futuro prive di senso, se non addirittura contraddittorie? Perché non vuole vedere me e Ben combattere, ma ci rende incapaci di trovare un punto di incontro? Perché mi costringe a provare compassione per lui, se poi sarò costretta a fermarlo, per sempre, se necessario. Io non riesco a capire...» Sentì le lacrime scivolarle lungo le guance, ma non ebbe timore di mostrarsi, debole e vulnerabile, davanti al suo maestro. Era giunta ad un punto cruciale in cui pretendeva delle risposte e in qualche modo le avrebbe avute, anche a costo di sembrare patetica.

Luke le sorrise in modo benevolo, ma lei riuscì solo a sentirsi ulteriormente incompresa.


Hai paura di non essere in grado di ucciderlo, o di esserne capace nonostante quello che provi per lui?

Rey sgranò i grandi occhi ambrati, fissandolo con un'espressione smarrita. «Non lo so... Non so se quello che provo mi stia guidando nella giusta direzione. Ho paura di quello che sento. Vorrei non dover essere costretta ad affrontarlo di nuovo... ma so che sarà inevitabile. È solo questo che siamo: pedine in un gioco infinitamente più grande di noi?»

Lo spirito la guardò con compassione.


Rey, non è così che funziona. Credevo lo avessi compreso...

La Forza non ti costringe a fare nulla, non si diverte a giocare con te e, soprattutto, non mente. È un'energia che si trova al di sopra del bene e del male e non si piega a voleri egoistici.

Il suo unico scopo è quello di perseguire l'equilibrio, in qualsiasi cosa ci circonda... e lo farà, stanne certa, nonostante le tue visioni, il vostro essere nemici, nonostante i sentimenti che provi per lui. È questo che ti ostini a non capire...


Rey scosse la testa con le guance rigate di lacrime. «Allora non ho scelta... e uno di noi due è condannato» ammise con amarezza.


Tutt'altro. Abbiamo sempre la possibilità di scegliere. Sta tutta qui la differenza.

Sono le nostre scelte che determinano ciò che siamo, e plasmano il nostro destino.

Segui il tuo istinto, Rey. Esso saprà come guidarti...


In quello stesso istante lo vide svanire, così come le era apparso.

«Aspetta un momento... Luke!» Aveva ancora dei dubbi e tante domande, ma dovette rassegnarsi al fatto che quelle sarebbero state le ultime parole che avrebbe udito dal suo maestro.

Sospirò perplessa, tornando a guardare le due metà opache del cristallo che aveva continuato a stringere nel palmo della mano.


Seguire il suo istinto...

Era più facile a dirsi che a farsi. Non era mai stata più confusa in tutta la sua vita e l'idea di dover lasciare nuovamente la Resistenza le stava già creando un'ansia crescente.



* * *


Rey aveva pregato Leia di non rivelare tutti i dettagli della sua missione ai membri della Base, ma per i suoi amici più stretti, il generale Organa aveva dovuto fare un'eccezione. Finn era stato il primo a farle il terzo grado sulla sua partenza imminente e aveva dovuto faticare parecchio per rassicurarlo e, soprattutto, per convincerlo che era una questione da jedi e che, suo malgrado, doveva starne fuori. Già sentiva la mancanza della sua esuberanza e allegria.

L'ex stormtrooper si era offerto di aiutarla a rifornire il Falcon di viveri e carburante, reperendo l'attrezzatura per affrontare i rigori di quel pianeta impervio. Sapeva che sarebbe stato in pensiero, ma per fortuna poteva contare su Rose, lei lo avrebbe consolato adeguatamente durante la sua assenza. Ma ben presto Rey si rese conto che Finn non era il solo ad essere seriamente preoccupato per lei.

Poe bussò un paio di volte con le nocche allo stipite della porta del suo alloggio, che aveva lasciato aperta. «Posso entrare?» chiese incerto, rimanendo fuori dal piccolo locale e aspettando un suo cenno.

Rey smise per un istante di preparare la sua sacca, si girò verso il pilota e lo rassicurò benevola. «Certo.»

Il giovane comandante si avvicinò lentamente continuando ad osservare i suoi gesti. «Hai bisogno di aiuto? Ti serve qualcosa?» ruppe il silenzio che sembrava metterlo in imbarazzo.

«No, ti ringrazio.» Si sentì in dovere di rassicurarlo vedendolo inquieto.

Poe esitò, ed infine disse quello che lei si aspettava di sentire. «Lascia che venga con te.» La voce del pilota pareva incrinata, il suo tono era stranamente docile, ma a Rey non sfuggì una velata sfumatura di apprensione.

Scostò lo zaino e lo fissò con gentilezza. Era carino, da parte sua, offrirsi di affiancarla, ma sentiva che quella strada doveva percorrerla da sola. Luke era stato molto chiaro, doveva seguire il suo istinto e quella era una sfida che non poteva evitare.

«Temo che questo non sia possibile. Viene già Chewbe con me, e solo perché nessuno, meglio di lui, conosce il Millenium Falcon» cercò di spiegargli con cautela, evitando di ferire il suo orgoglio, «ma è qualcosa che devo affrontare con le mie sole forze.» Fu molto schietta e lui annuì evitando per un istante i suoi occhi.

In un'altra situazione non le sarebbe dispiaciuto il suo aiuto. Come era già accaduto con Finn, anche quel ribelle un po' sbruffone ed impertinente, era diventato un amico, oltre che un fedele alleato. «E poi, Leia non può rinunciare al suo vice comandante e, soprattutto, ad un pilota del tuo calibro. Non in questo momento» gli rammentò speranzosa.

Poe non la contraddisse ma continuava a fissarla intensamente, come se sentisse il bisogno di togliersi un peso e non ne avesse il coraggio.

Rey riprese a sistemare la sacca ma la mano forte del pilota la afferrò per il polso, costringendola a fermarsi. «Rey, cosa ti succede?» Quella domanda inaspettata ebbe il potere di farle gelare il sangue.

«Che cosa vuoi dire?» Ritirò il braccio, liberandosi con forza dalla sua presa e riservandogli un'occhiata accigliata. Non poteva credere che i suoi amici avessero intuito qualcosa sul suo segreto e cercò di nascondere l'angoscia che le stava crescendo dentro.

«Da quando sei tornata da Bespin, non sei più la stessa. È accaduto qualcosa laggiù.» Le parole di Poe erano schiette e non lasciavano margine a dubbi.

«Ti sbagli. Non è successo niente. Niente di importante» tenne a precisare immediatamente, corrugando la fronte e stringendo i pugni, ma già sentiva il cuore impazzito martellarle nel petto.

Poe la scrutò ancora più a fondo e, mai come in quel momento, riuscì a farla sentire più a disagio. «È a causa sua vero? È per lui che sei così turbata. Che cosa ti ha fatto?»

Rey sentì il terreno franarle sotto i piedi, che cosa voleva insinuare? «Non so di cosa stai parlando» ribadì fredda, sperando di riuscire a farlo desistere da quella specie di fastidioso interrogatorio a cui la stava sottoponendo.

«Vuoi farmi credere che Ren non ti abbia fatto del male? Rey, ti ha torturata! Ha penetrato la tua mente, ti ha estorto delle informazioni con la Forza, come ha fatto con me... Ricordi? Siamo compagni di torture**. So cosa si prova.»

Lei assottigliò lo sguardo fissandolo cupa. «No, non lo sai. E comunque, come me non è stato così spietato e violento.» Si maledì subito dopo averlo detto. Che cosa le stava succedendo? Aveva sentito il bisogno di difendere Kylo Ren davanti a un suo compagno e già sapeva che quelle parole avrebbero suscitato la sua perplessità, ma questo non era bastato a farla desistere. Da quando aveva un drastico metro di paragone con le torture di Snoke, si era resa conto che Ben, ci era andato davvero leggero con lei. La prima volta che le aveva invaso la mente era stato doloroso e umiliante, ma lei era stata subito in grado di contrastare le sue intrusioni, riuscendo persino a sopraffarlo. Con Snoke si era sentita completamente violata e paralizzata ed era stato orribile. Scosse la testa per scacciare quel ricordo doloroso e si accorse che Poe la stava fissando con rammarico. «Kylo non può più farmi del male. Dimentichi che l'ho sconfitto per ben due volte» gli ricordò sforzandosi di restare impassibile.

Il pilota sospirò esausto. «Scusami. Non volevo insinuare nulla, né costringerti a ricordare. Ma se c'è qualcosa che ti sta turbando, qualcosa di cui hai paura... di me ti puoi fidare e farò il possibile per aiutarti» insistette, nella speranza di spingerla ad aprirsi, ma lei si dimostrò irremovibile.

«Ascolta, so che siete tutti preoccupati per me. Ma non dovete, davvero. Il vostro compito è quello di restare accanto a Leia, proteggerla e infonderle coraggio. Per lei si avvicinano tempi molto difficili. Io saprò come cavarmela.»

Poe le rispose con un cenno del capo. «Sii prudente» aggiunse, anche se era palese che non se la fosse bevuta.

Rey sospirò. Apprezzava che si preoccupasse per lei, ma riteneva il suo coinvolgimento eccessivo e anche fastidioso. Di questo se ne rammaricava, ma non poteva mentire a se stessa.

«Porta con te BB–8, so che non è molto, ma potrebbe esserti utile.» Poe le riservò un sorriso tirato, porgendole la mano.

Rey annuì. «Ti ringrazio» accettò decisa, sollevata dalla consapevolezza che quella conversazione si stesse avviando al termine. Osservò le sue dita tozze ed il palmo calloso, strinse la mano del pilota con gratitudine, costringendosi a guardare avanti, a ciò che la aspettava.

Quando finalmente Poe lasciò il suo alloggio poté restare da sola e in pace, con l'unica compagnia dei suoi pensieri.

Tutta quella situazione le stava provocando un pericoloso scombussolamento interno. Non aveva idea di cosa l'attendesse su Ilum e che genere di prova avrebbe dovuto affrontare, sentiva solo il bisogno disperato di confidarsi con qualcuno che la potesse capire, l'unica persona simile a lei, nella galassia, con la quale avrebbe potuto confrontarsi degnamente. La più distante ma, per fortuna, non più irraggiungibile.


Segui il tuo istinto, Rey...

Era quello che avrebbe fatto. Le bastò pensare intensamente a lui per percepire accanto la sua presenza e si accorse che era bellissimo e spaventoso allo stesso tempo. La Forza vibrò tutto intorno per creare il legame e, questa volta, fu felice di lasciarsi andare.



*


Posizione: Territori dell'Orlo Esterno – Settore Lothal - Orbita del pianeta Atollon - Star Destroyer Finalizer – Plancia di comando



Ren sbatté le palpebre scosso da un sottile tremito nella Forza che gli pervase tutto il corpo. Lei era vicina, la sentiva, riusciva persino a percepirne l'odore. Lo stava chiamando.

Era in piedi, al centro della plancia di comando del Finalizer, gremita di ufficiali e subalterni, e subito si sentì fortemente a disagio. Era la prima volta che succedeva quando era circondato di persone e provò uno spiacevole senso di fastidio.

Lasciò la guida della plancia al generale Hux, che si ostinava a guardarlo in cagnesco dopo il loro ultimo cordiale scambio di opinioni, e si ritirò nel privato della piccola sala tattica adiacente.

La giovane jedi gli apparve agitata e non poté fare a meno di studiarla incuriosito, prima che lei si accorgesse della sua presenza. Stava armeggiando con una sagoma sfocata che purtroppo lui non poteva distinguere. In passato, quando i loro corpi erano entrati in contatto, era riuscito a scorgere qualcosa in più del suo ambiente circostante, ma si era trattato solo di ombre, non di immagini nitide; sensazioni più che visioni. Riuscire a percepire totalmente il suo spazio gli avrebbe richiesto uno sforzo immane che poteva danneggiarlo seriamente. Non avrebbe mai rischiato la vita per stanare una manciata di ribelli, seppur pericolosi. Quello era lo spiacevole compito di Hux.

«Sei indaffarata. E nervosa» notò compiaciuto, si sarebbe divertito un mondo a metterla a disagio.

Rey sussultò appena, sentendo la sua voce. Anche se il loro rapporto aveva fatto dei piccoli progressi, sentiva chiaramente che non riusciva ancora ad abbassare la guardia quando era in sua presenza. Ormai non aveva bisogno di entrarle nella mente per capire certi suoi atteggiamenti.

La giovane si voltò e gli diede attenzione. Lo osservò stupita piegando leggermente la testa da un lato, come se non riuscisse a credere a chi aveva di fronte. «Che è successo ai tuoi capelli?» Lo prese alla sprovvista, notando che li aveva leggermente accorciati***.

Ren sgranò gli occhi sorpreso, non pensava che se ne sarebbe accorta, credeva che il suo aspetto fisico non le interessasse o che addirittura la disgustasse. Aveva sempre avuto un pessimo rapporto col suo corpo, e soprattutto col suo viso, ed era drasticamente peggiorato dopo che lei lo aveva sfregiato. Subito si mise sulla difensiva. «Da quando ti interessi delle acconciature dei tuoi nemici?» replicò infastidito.

Rey gli sorrise addolcendo lo sguardo, ignorando il suo sarcasmo. «Stai meglio» commentò addirittura divertita, aggrottando la fronte. «Hai un'aria, come dire... più autorevole e matura» sentenziò poi, fingendosi seria. «Stai entrando in sintonia con il tuo ruolo di dittatore?»

Kylo storse il naso. Cosa voleva insinuare? Che prima sembrava un ragazzino isterico? Aprì la bocca, pronto a ribattere a tono, ma si bloccò prima di dire qualche sciocchezza. In altri tempi non avrebbe perso l'occasione per darle una lezione, ma adesso c'era qualcos'altro che gli premeva sapere e che aveva la priorità. Non aveva intenzione di sprecare del tempo prezioso a litigare.

Prese un lungo respiro per calmarsi e cambiò completamente discorso: «C'è qualcosa che ti preoccupa.» Andò dritto al punto, come era suo solito, senza inutili giri di parole.

Rey si scosse appena e si accorse che aveva colpito nel segno. «Sei molto perspicace...» reagì con ironia.

«Ho sentito la tua inquietudine e il tuo richiamo.»

La vide temporeggiare, indecisa se rispondere o meno, e quel silenzio ostinato aveva il potere di farlo innervosire ancora di più. «Ti hanno assegnato un'altra patetica ed inutile missione per la Resistenza, immagino...» ipotizzò senza celare il suo disappunto per quella situazione. Non le aveva mai nascosto di ritenere il suo immenso potere sprecato, al servizio dei ribelli. L'aveva sempre voluta con sé. «Oppure... vi state preparando ad attaccare?» la provocò per sondare le sue reazioni.

La vide sospirare per prendere coraggio. «Non proprio... è qualcosa che riguarda me.»

Kylo iniziò a preoccuparsi. Il turbamento che aveva percepito era profondo e, in un certo senso, riguardava anche lui. Doveva vederci chiaro o avrebbe dato di matto. Ormai credeva di conoscerla abbastanza bene da capire i suoi meccanismi mentali, non poteva estorcerle nulla con la Forza, doveva giocare d'astuzia. «Luke non ti dà tregua. Sarà ansioso di completare il tuo addestramento. Sapevo che sarebbe stato più fastidioso da morto che da vivo.»

Nell'udire quel nome Rey si rabbuiò. «Smettila di rivolgerti a lui con disprezzo, non credi che abbia pagato abbastanza per il suo errore? Non ti fa onore continuare a rinnegarlo, è stato anche il tuo maestro!»

Ren digrignò i denti; era irritante e completamente fuori luogo, il suo pietoso tentativo di difenderlo, nonostante sapesse perfettamente la verità sul suo conto. «Un maestro molto capace...» ironizzò, ricordando con ribrezzo i bei tempi in cui era padawan e doveva sorbirsi le sue patetiche paternali in giro per la galassia.

Rey esitò qualche istante e gli diede l'impressione che volesse liberarsi da un peso immenso. «Ilum» gli confessò, quasi sottovoce. «Sono diretta su Ilum» ribadì e seguì un lungo silenzio.

Ren non riusciva a crederci, Rey gli aveva appena rivelato la destinazione della sua missione, senza battere ciglio, ed era un errore che le poteva rivelarsi fatale. Sempre che di errore si fosse trattato. L'ex scava rifiuti non era una stupida e questa sua apparente debolezza stuzzicava in modo abnorme la sua curiosità.

«Oh! La nostra aspirante ultima jedi è a caccia di cristalli» reagì meravigliato, dimostrando di aver compreso tutta la questione.

Rey non si sorprese e si limitò ad annuire per poi riprendere ad armeggiare con quello che aveva tra le mani, come se stesse conversando con un suo compagno, anziché col suo peggior nemico.

Ren le si avvicinò titubante, dilatando le narici e deglutendo a vuoto. Avrebbe tanto voluto sfiorarla ancora una volta prima di essere costretto a porre fine alla sua vita, ma in quel medesimo istante, un assurdo pensiero gli attraversò la mente, come un fulmine a ciel sereno. «Un momento. A che ti serve un cristallo se ti sei già appropriata della spada di mio nonno?» Rifletté preoccupato.

Rey alzò lo sguardo perplesso su di lui: «Non riesci ancora ad accettare che la tua spada abbia scelto me, vero?» precisò seccata, «e poi... pensavo che lo sapessi... non sei così onnipotente come credevo, Kylo Ren» si limitò a commentare, corrugando la fronte.

«Che sapessi cosa?» indagò lui turbato. Aveva ragione a supporre che ci fosse qualcosa di losco nel suo riavvicinamento.

Rey temporeggiò per qualche istante, come se temesse una sua reazione violenta, poi si decise ad aprirsi, anche perché non aveva molta scelta: «Che la tua tanto agognata spada si è spezzata, quel giorno, sul Supremacy... e con essa anche il cristallo. Credo che ormai sia perduto.»

Ren rimase impietrito diventando più pallido di quanto già non lo fosse. «Hai distrutto la spada di mio nonno...» sibilò torvo, e un fremito d'ira lo attraversò per tutto il corpo.

Lei reagì d'impulso accigliata. «Oh no! Si è spezzata quando hai cercato di riprendertela.»

«Sei tu che me l'hai strappata di mano, a tradimento, per poter correre da quella dannata feccia ribelle!» le urlò contro inferocito. Aveva quasi imparato a dominare gli scatti di rabbia, da quando aveva preso il comando del Primo Ordine, ma questo andava ben oltre i suoi buoni propositi.

Come aveva potuto non accorgersi di una cosa così grave? Quel giorno aveva commesso un errore dopo l'altro. Su Crait ci era arrivato completamente fuori di sé, e la vista di suo zio, non aveva fatto altro che peggiorare il suo stato mentale già pericolosamente instabile. La rabbia lo aveva completamente accecato. Aveva visto chiaramente Luke brandire quella spada, evidentemente anche quella era stata una vile proiezione della Forza per confonderlo.

Non si era accorto nemmeno che sua madre era sopravvissuta all'esplosione del Raddus e che si trovava anch'essa nella miniera di Crait. Aveva scoperto la verità solo entrando nel covo ormai violato, quando aveva raccolto i dadi dorati con cui amava giocare da piccolo e che gli si erano dissolti tra le dita. Sua madre gli aveva lasciato un messaggio ben preciso che soltanto lui avrebbe potuto capire.

«Vuoi darti una calmata? L'elsa l'ho già riparata, mi occorre soltanto un nuovo cristallo.» Il tono severo di Rey lo riportò brutalmente alla realtà.

Ren ignorò completamente le sue parole. La rabbia che gli stava montando prepotente dentro, gli fece compiere una mossa stupida e azzardata: doveva scoprire dove si trovava la jedi in quell'esatto istante, e poi avrebbe ordinato ad Hux di bombardare il suo nascondiglio fino a ridurre tutto in cenere. Si concentrò ed usò la Forza per visualizzare quello che aveva attorno. Abusò del suo potere all'estremo, fino a quando non gli apparve in modo nitido il suo ambiente, nient'altro che uno scarno e malridotto alloggio che poteva trovarsi su qualsiasi buco di un pianeta di frontiera. Si costrinse ad andare oltre, al di fuori di quelle sudicie pareti, per scrutare ciò che c'era all'esterno e ricavare qualche indizio in più, qualunque cosa potesse rivelargli la sua posizione. Vide degli alberi, una fitta e immensa foresta che si perdeva all'infinito, un unico sole, ma dovette fermarsi, stremato e furioso, quando sentì le gambe cedergli e mancargli il respiro. Si piegò su se stesso ansimando, bramando l'aria come se fosse riemerso da un'interminabile apnea, dovette appoggiarsi ad un supporto che aveva accanto per evitare di rovinare malamente a terra.

La reazione di Rey lo sorprese. «Ben, che ti succede?» esclamò preoccupata avvicinandosi a lui. Se avesse saputo le sue vere intenzioni sarebbe fuggita inorridita.

Sollevò subito una mano nella sua direzione per tenerla lontana. Si prese qualche istante per riprendersi, sotto il suo sguardo allarmato, poi si sollevò di nuovo, sovrastandola con la sua notevole altezza. «Pagherai anche per questo, scava rifiuti» riuscì solo a sibilare con le labbra tremanti per la rabbia e la vergogna di aver sfiorato il suicidio, pur di stanarla.

La reazione della jedi non si fece attendere. «Lo vedremo. Troverò il mio cristallo, ricostruirò la spada e poi sistemeremo la questione tra noi, e stavolta definitivamente.»

Ren colse tutta la sua volontà di non apparire debole e ridicola ai suoi occhi. Questo da una parte lo inorgogliva, ma dall'altra alimentava a dismisura il suo istinto omicida. Non sapeva se avrebbe potuto farle del male, durante un legame di Forza, ma in quel momento ci avrebbe volentieri provato, anche se probabilmente avrebbe rischiato di nuovo la pelle.

A quella presuntuosa dichiarazione non si scosse: «Certo. Sai già tutto. Sai sempre già tutto» si limitò a commentare asettico, senza cambiare espressione.

«Ho decifrato l'Antico Codice Jedi, e con esso, il rituale per assemblare una spada. Questa volta sei spacciato!»

Ren trattenne a stento una risata: «Fino a qualche tempo fa non sapevi neanche che esistesse un'intera galassia al di fuori del tuo patetico microscopico mondo e ora credi di saper padroneggiare tutta la sapienza dei jedi? Tu non sai proprio niente» la derise spietato avvicinandosi ancora di più.

Rey indietreggiò ma non cedette, poteva leggere chiaramente nella sua espressione fiera e arrogante, che non gli avrebbe dato la soddisfazione di riuscire a intimorirla.

Assottigliò lo sguardo per studiarla meglio ed un'idea azzardata, quanto assurda, gli attraversò la mente. L'avrebbe uccisa, su questo non aveva alcun dubbio, ma non poteva battersi con lei se non aveva nemmeno un arma per difendersi, sarebbe stato troppo facile. Sfidarla su Ilum o su qualsiasi altro dannato pianeta non avrebbe fatto differenza, gli serviva solo un potente catalizzatore della Forza. Prima di prendersi la sua vita si sarebbe tolto la soddisfazione di darle una lezione.

«Dove hai preso quei libri? Te li ha dati Luke?» La provocò a bruciapelo.

Quella inaspettata domanda riuscì a disorientarla. «In un certo senso...» Farfugliò, senza scendere nei dettagli, distogliendo lo sguardo imbarazzato da lui.

Ren sorrise sottilmente. «No. Li hai rubati» sentenziò compiaciuto, come se fosse una cosa ovvia, l'unica che potesse aspettarsi da lei.

Rey arrossì. «Li ho solo... presi in prestito. Ma li rimetterò al loro posto, non appena questa storia sarà finita.»

«Oh, certo, non ne dubito» ironizzò, arricciando le labbra e incrociando le braccia al petto. «Purtroppo per te su quei libri non c'è scritto tutto quello che devi sapere, e che dovresti apprendere con la pratica e l'esperienza, e cioè con un degno addestramento.»

Rey ansimò, stava riuscendo in pieno nel suo intento di innervosirla e ne fu felice. Sogghignò e tornò all'attacco. «Come immaginavo. Luke ha fallito anche con te» la provocò, sapendo che l'avrebbe spinta ed abbassare la guardia.

«Mi ha insegnato abbastanza.»

«Non è vero.»

«Non sei il mio maestro, non puoi sapere se sono diventata più potente di te.»

Ren ridacchiò trionfante, aveva scoperto il suo punto debole e l'avrebbe sfruttato a suo piacimento. «Scommetto che non ti ha detto nulla, a proposito del cristallo spezzato...»

«Mi ha... accennato qualcosa...» Dal modo in cui Rey indugiò e distolse lo sguardo, capì che aveva mentito per non esporsi totalmente al suo scherno.

«Non è vero. Non ha esitato a spedirti su Ilum ma non ti ha rivelato che il Kyber di suo padre non potrà mai spegnersi del tutto.» La spiazzò con una punta di sadismo.

Rey sussultò appena, sgranando gli occhi per la sorpresa, rimanendo interdetta, confermandogli che ne fosse totalmente all'oscuro.

«Come pensavo...» sorrise compiaciuto. «Luke non è stato del tutto sincero con te. Ma questo farebbe di lui un pessimo maestro, non è così? E tu non lo ammetteresti mai.»

«Sei un bugiardo» gli sibilò con disprezzo e questo non fece altro che alimentare il suo senso di superiorità verso di lei.

«Fammi vedere il Kyber e te lo dimostrerò.»

Rey gli riservò una smorfia di sdegno, prima di frugare nella sacca in cerca dei resti del cristallo. Appena li ebbe trovati, sporse la mano verso di lui, aprì il palmo e ne svelò il contenuto.

Ren stavolta non dovette sforzarsi, tutto ciò che entrava in contatto con i loro corpi gli appariva chiaramente. Nella minuta e ferma mano di Rey poteva vedere le due metà del Kyber appartenuto a suo nonno, opache e leggermente annerite ai bordi.

Non aveva la certezza che quello che aveva in mente si sarebbe potuto verificare, ma era sicuro che era determinante il potere e la vicinanza di Rey.

Si sfilò il guanto dalla mano destra e avvicinò i polpastrelli delle dita ai due pezzi del Kyber, fino a sfiorarne la superficie fredda e liscia.

Il cristallo reagì immediatamente al suo tocco. Ren riuscì a percepire una debole fonte di calore e poi, finalmente, le metà iniziarono a schiarirsi fino a riprendere debolmente a brillare. Era una luce fioca, intermittente e malata, ma abbastanza evidente da far sgranare gli occhi di Rey.

Non appena allontanò le dita dal cristallo questo ritornò ad essere opaco e apparentemente quiescente.

Rivolse alla jedi sconvolta lo sguardo fiero e compiaciuto. «Lascia perdere Ilum. Per riportare in vita un Kyber è sufficiente la vicinanza di un catalizzatore della Forza, e qualsiasi tempio jedi lo è» le spiegò serio e la soddisfazione di averle impartito la prima lezione, gli arse nel petto come una fiamma prorompente.

Rey scosse la testa. «È incredibile...» riuscì solo a mormorare ancora incredula. Finalmente era riuscito a farle abbassare la cresta.

«Ora, apri bene quelle tue arroganti orecchie da jedi, perché non te lo ripeterò una seconda volta: ci incontreremo tra un giorno esatto nell'orbita di Jedha. Da lì ti fornirò le coordinate per il punto d'atterraggio.»

Rey fece finta di non aver sentito l'insulto. «Jedha?» Ripeté, quasi estasiata, aggrottando la fronte.

«Ne avrai sentito parlare spero, dall'alto della tua sapienza...» aggiunse, trattenendo una risata.

Rey soffiò infastidita: «Smettila di prendermi in giro. Certo che ne ho sentito parlare, sono cresciuta all'avamposto di Niima, non isolata su un eremo» precisò esasperata.

«Ti aiuterò a riattivare la spada e poi... ti dimostrerò chi è il più potente. Questa è una faccenda che riguarda solo noi due, perciò dovrai venire da sola, o non esiterò a richiamare il Finalizer e ordinare il fuoco sui tuoi tanto cari amici» la minacciò senza mezzi termini.

Rey si prese un paio di secondi per riflettere, studiandolo accigliata: «Magari sei tu che mi stai tendendo una trappola. E sarò io a ritrovarmi tutto il Primo Ordine schierato ad attendermi.»

Kylo le riservò un mezzo sorriso diabolico: «Temo proprio che dovrai fidarti se vuoi rimediare al tuo errore. Oppure puoi sempre ripiegare su Ilum e farti guidare dalla Forza attraverso costoni e crepacci ghiacciati... io ti aspetterò all'ingresso del tempio» alzò le mani come per disimpegnarsi. Ovviamente la riteneva perfettamente capace di procurarsi un cristallo, ma non poteva permettere che la spada di suo nonno andasse perduta.

La jedi digrignò i denti nervosa. Era palese che la cosa la tentava, era sicuro che se ci fosse stata anche una sola possibilità di rimediare a quel guaio non avrebbe esitato, ed era altrettanto sicuro che l'idea di sfidare i rigori di Ilum, non la allettasse per niente, ma capiva anche quanto fosse difficile, per lei, valutare fino a che punto poteva fidarsi.

«Perché proprio Jedha? Credevo che ogni traccia della presenza della religione jedi fosse stata spazzata via dal disastro minerario****.» Rey si dimostrò inaspettatamente curiosa.

Ren la guardò con sufficienza. «Non tutta.» Rimase volutamente sul vago, ci avrebbe pensato la visione di ciò che era rimasto del pianeta ad offrirle le risposte che cercava.

La vide riflettere seriamente. «Anche se decidessi di fidarmi, per me non sarà così semplice. Non mi lasceranno mai partire senza un minimo di supporto. A questo non hai pensato?»

«Sono sicuro che saprai trovare una menzogna abbastanza convincente. Stai diventando brava in queste cose» le suggerì ironico, sorridendo tra sé.

«E tu, invece? Che scusa troverai per svignartela dal Primo Ordine nel pieno di una guerra» lo attaccò scaltra, stringendo lo sguardo e puntando i pugni ai fianchi.

Ren sogghignò: «Sono il Leader Supremo, non ho bisogno di chiedere permessi» la redarguì, alzando un sopracciglio.

«Certo, un despota può fare quello che vuole. Attento però, perché i tuoi, di amici, potrebbero approfittarne per tagliarti fuori dai giochi» lo provocò velenosa. Evidentemente non ci voleva una mente geniale per capire che, come Leader Supremo, sarebbe durato ancora per poco.

«E questo da cosa lo hai dedotto?» si dimostrò ferocemente curioso.

«Non avresti bisogno di dormire con la spada laser dentro al letto, se ti fidassi ciecamente dei tuoi uomini» ridacchiò risoluta, aveva dipinta in viso la soddisfazione di avergli rifilato un colpo basso.

Ren ringhiò mostrandole i denti, non le avrebbe mai permesso di umiliarlo un'altra volta e passarla liscia. «Beh, anche tu hai di che preoccuparti. Non sei proprio quella che vuoi far credere di essere. Puoi continuare a prendere in giro quella massa di idioti che chiami amici, ma non me.»

«Che cosa speri di insinuare?»

«Subito dopo l'esplosione del Supremacy ero incosciente, inerme, avresti potuto uccidermi...»

«Ma non l'ho fatto...» si difese, anticipandolo.

«Esatto. Avevi la mia spada, potevi darmi il colpo di grazia e dopo fuggire. Era questione di attimi. Cosa ti ha trattenuta dal farlo, Rey?» La jedi lo fissò con un'espressione smarrita ed era bellissimo vederla confusa e a disagio. «Mi hai permesso di arrivare su Crait. Si può dire che tu sia stata mia complice. Come credi che reagirebbero i tuoi amici se sapessero che hai avuto l'occasione di eliminare il Leader Supremo, il mostro sanguinario che terrorizza la Galassia e non lo hai fatto? Qual è la tua giustificazione Rey?» Rise soddisfatto.

Lo sconvolgimento della jedi si tramutò velocemente in disgusto. «Non riuscirai a farmi sentire un mostro come te» sibilò tra i denti, trattenendo con orgoglio le lacrime. «Vuoi davvero sapere il perché? Non ucciderò mai una persona inerme e incapace di difendersi, anche se dovesse trattarsi del mio peggior nemico.»

Ren affilò lo sguardo. «Quindi ammetti di provare qualcosa, inutili sentimentalismi...»

La vide scuotere il capo. «Provo pietà per te. Per quello che ti hanno fatto. Ma il torto che hai subito non ti autorizza ad odiare e a desiderare la morte di chi non ha saputo comprenderti e aiutarti. Fino a quando ti ostinerai a rimanere sulle tue posizioni tra noi non ci potrà mai essere un punto di incontro, Ben.»

«Smettila di chiamarmi così.»

«È il tuo nome.»

«Non lo è più.»

«Non ti basterà farti chiamare Kylo Ren per cancellare chi sei. Come non è servito nasconderti dietro una maschera.»

Il viso troppo pallido di Ren fu scosso da uno spasmo nervoso. Faticò a tenere a bada il desiderio di metterla a tacere con la Forza ma si impose di calmarsi, obbligandosi ad essere razionale. Quella piccola ipocrita era diventata più scaltra, di questo gliene dava atto, ma in quel preciso istante, il desiderio di farle rimangiare ogni singola parola che aveva pronunciato, gli faceva ardere il sangue nelle vene come mai gli era accaduto nella vita. Avrebbe goduto immensamente nel trafiggerla, chiudendo definitivamente quella spiacevole parentesi tra loro.

«Tra un giorno esatto, nell'orbita di Jedha» le ricordò fremente, soffiando dalle narici con aria di sfida. «Rivoglio la mia spada intera e funzionante e per questo mi serve il tuo potere» la minacciò sottilmente, «e dopo che ti avrò uccisa, me la riprenderò.»



___________________


Note:


Questa volte le note saranno un po' lunghe e noiose. Perdonatemi <3


* Il fatto che Snoke avesse fatto credere a Kylo che Vader gli parlasse attraverso il casco è una mia invenzione, una supposizione per spiegare il perché nel film non lo vediamo mai interagire veramente con lo spirito del nonno. Nella mia mente perversa ho pensato che fosse il suo ennesimo modo di circuirlo e fargli credere che Vader fosse potente solo nel Lato Oscuro.


** Questa affermazione di Poe non è una mia invenzione ma lo dice chiaramente nel fumetto Poe Dameron #27.


*** Ok questa è un po' azzardata... e sicuramente verrò smentita. Questa scenetta l'avevo scritta quando giravano delle foto di Adam a giugno, coi capelli abbastanza corti. Pensando che le riprese fossero imminenti credevo che il Leader Supremo avrebbe avuto un aspetto più maturo e posato in ep.9 dando credito anche ai rumors su un salto temporale notevole rispetto a ep.8. In realtà lui e Daisy hanno iniziato a girare più avanti e precisamente lo stanno facendo in questo periodo (non sono preoccupata all'inverosimile, no. Proprio per niente ^ ^') e le ultime foto di Adam Driver confermano che la sua chioma fluente è intatta. Ho deciso lo stesso di lasciare questo scambio di battute, un po' per sdrammatizzare la tensione tra loro, ma anche per far capire al Leader Supremo che Rey lo guarda eccome XD anzi gli fa la radiografia XD XD Fine del momento idiota ^^'


**** La notizia che Jedha fosse stata distrutta da un disastro minerario era ovviamente una menzogna che aveva divulgato l'Impero per tenere nascosta l'esistenza della Morte Nera. Rey essendo vissuta in un avamposto sapeva esclusivamente le notizie parziali e frammentarie che portavano i forestieri, come il fatto che Han fosse il contrabbandiere e non l'eroe di guerra.


  
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