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Autore: Bloody Wolf    09/11/2018    13 recensioni
Storia nata da una challenge sul gruppo Boy's Love di FB.
La storia parla di come due atleti si ritrovano a condividere qualcosa di speciale, a capirsi e aiutarsi in un momento difficile per entrambe. La forza di rialzarsi non è sempre così scontata, a volte si ha bisogno di una mano tesa.
Spero che vi piaccia.
Genere: Malinconico, Sportivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccoci qui a pubblicare il primo capitolo per questa Challenge che mi ha dato la possibilità di scrivere dei due sport che di più amo al mondo: l'equitazione e il pattinaggio artistico. Il primo capitolo sarà incentrato sul cavaliere Miguel Rodrigues perchè diciamo sarà quello che ha avuto il problema più grande e che, di conseguenza, aveva bisogno di più spazio diciamo...
Ho già scritto anche il secondo capitolo e mi sto apprestando a scrivere il terzo quindi spero di ruscire a completarla in tempo!
Ringrazio infinitamente chiunque abbia voglia di leggere,commentare o lanciarmi pomodori marci (perchè anche quello significa che vi ho fatto perdere tempo nel leggerla e lanciarmi i pomodori! XD)
Ho messo Slashnelle noto perchè se tutto va come ho pensato, ma non andrà mai così, ci potrebbe essere qualcosa di fluffoso alla fine ma non si sa per certo... Il giallo l'ho messo per le scene in questo capitolo perchè qualcuno (io piangevo mentre la rileggevo perchè sono idiota) potrebbe rimanere un poco scioccato dagli eventi.
Come sempre la grafica l'ho fatta io e... basta vi lascio alla lettura.
 

Capitolo 1: La consapevolezza degli eventi è la peggior condanna.

Il cavallo scosse la testa muovendo i crini e Miguel strinse le dita su quelle redini premendo leggermente il calcagno sulla pelle dell’animale per farlo proseguire. Toccava a loro, quella gara era l’ultima tappa del mondiale, un solo percorso e sarebbe stato il primo cavaliere a ricevere, per la seconda edizione consecutiva, il premio.

Aveva iniziato a piovere da poco ma la cosa non lo preoccupava, si allungò a battere la mano sul collo del compagno di corse incoraggiandolo per quel percorso che sarebbe durato minimo un paio di ore. Il Cross Country non era mai stata la disciplina in cui eccelleva ma era consapevole di quanto fosse importante per quel titolo…

Il purosangue si impuntò alzandosi sui posteriori nervoso e irrequieto quando un operatore si avvicinò per controllare la ferratura ma lui, conoscendo l’animale, riuscì a calmarlo parlandogli.

“Numero 18 pronto a partire.”

Miguel annuì spingendo il cavallo fino al cancelletto di partenza, aspettò il via della giuria e poi partì cercando di non far stancare l’animale, era importante calibrare la velocità e il passo per arrivare alla fine. Si erano allenati per ore e ore per aumentare la loro resistenza quindi confidava nel lavoro che avevano fatto.

 

“Notizia dell’ultima ora: il cavaliere Miguel Rodrigues, porta bandiera della Spagna, durante l’ultima gara del mondiale è rimasto ferito e il suo cavallo Fuego II è stato ritrovato ad alcuni chilometri dal luogo dell’incidente con ferite profonde. Al prossimo aggiornamento con TG4”

L’uomo spense il televisore lanciando il telecomando e portandosi le mani nei capelli, non poteva tollerare quella caduta da parte del proprio allievo. Erano fuori da quella sala operatoria da quasi quattro ore, era il suo allenatore e doveva prendere una decisione importante riguardo a quella bestia.

La preparatrice atletica di Miguel guardò il collega e puntò gli contro un dito con fare minaccioso, cercò di fermare le lacrime che, calde e violente, continuavano a cadere dai suoi occhi

”Non ti azzardare a fare del male a quel cavallo… non devi osare chiaro? Uccideresti Miguel…”

L’uomo indurì lo sguardo e negò con il capo, uccidendo quel cavallo non avrebbe perso troppi soldi, non più di quelli che avrebbe dovuto spendere per curarlo. Alfred odiava quel lavoro ma continuava a farlo nonostante tutto per i soldi che, grazie alla bravura di Miguel, continuavano a fluire sul suo conto arricchendolo.

La luce sopra alla sala operatoria si spense obbligando i due a fermarsi, immobili ad attendere che uno degli infermieri o uno dei medici arrivassero da loro per dirgli le condizioni in cui versava l’atleta.

 

“Si sta svegliando, chiamate il medico”

Gli occhi di Miguel si aprirono lentamente, cercarono di abituarsi a quella luce fredda e a quel bianco quasi soffocante. Mugugnò infastidito dal leggero bip che riempiva la stanza in continuazione, non ricordava molto e l’unica cosa che ricordava era di essere caduto e poi, il buio.

“Rodrigues, segua la luce, per favore”

Il medico gli afferrò il mento e gli puntò una luce negli occhi, infastidendolo ma obbligandolo a fare ciò che gli aveva richiesto di fare. Aveva la gola secca e la testa gli pulsava, si leccò le labbra prima di riportare lo sguardo sul volto del medico mentre gli parlava

“Ok, risponda a queste domande: cosa è l’ultima cosa che ricorda?”

Miguel guardò attorno a sé trovando Shjra, la sua preparatrice atletica che, nonostante i quarant’anni passati rimaneva una donna bellissima con quei suoi occhi verdi e quei capelli neri. Lei gli sorrise con le lacrime agli occhi mentre gli tendeva una mano come per incoraggiarlo a parlare.

“L’incidente…”

Il dottore annuì e continuò una breve serie di domande per capire gli eventuali danni riportati, andandosene dopo pochi minuti lasciando i due Spagnoli da soli nel silenzio opprimente di quel dramma che il cavaliere aveva già, nella sua mente, ipotizzato.

“Dimmi che non l’ha fatto. Dimmi che quando uscirò da qui lui sarà nel suo box...”

La donna a quelle semplici parole scoppiò a piangere, iniziò a singhiozzare distrutta e addolorata per quel suo atleta che, nonostante tutte le difficoltà, aveva imparato ed ad adorare alla follia, quasi come se fosse suo figlio. Miguel quando aveva iniziato a cavalcare era un giovane come tanti altri, con occhi azzurri e capelli neri ma nel suo sguardo si poteva leggere l’intensità di quella determinazione che lo avevano portato, competizione dopo competizione, sulla cima del suo primo podio mondiale.

Sembrava nato per restare in sella ma soprattutto sembrava essere nato per stare in mezzo ai cavalli e per la donna quello bastava, le bastava vederlo felice nel suo ambiente per smettere di preoccuparsi di tutto il resto.

Gli occhi del giovane si velarono di lacrime mentre si mordeva le labbra con furia, non avrebbe perdonato quell’uomo, non lo avrebbe mai fatto. Avevano sempre avuto dei disguidi tra loro ma arrivare a compiere quel gesto era da codardi…

Si ritrovò a prendere un bel respiro, gonfiò il petto mentre cercava di ricacciare le lacrime indietro, non avrebbe permesso a nessuno di sconfiggerlo moralmente, nemmeno Alfred poteva avere quel privilegio.

“Fuego II stava galoppando...”

La voce gli si bloccò nella gola mentre fissava un punto fisso di fronte a sé, non aveva il coraggio di guardare la donna negli occhi, così si limitò a parlare evitando, il più possibile di interrompersi per via del peso sullo sterno che, parola dopo parola, si andava formando appesantendolo.

“Avevo adocchiato il prossimo salto così ho tirato le redini per farlo rallentare e lui ha ubbidito alzando la testa e frenando per poter arrivare all’ostacolo con la giusta velocità...”

Miguel spostò lo sguardo sulle proprie mani che, incontrollabili e prepotenti, tremavano nonostante la fasciatura che partiva dalle dita e saliva fino alle spalle e al collo. Ora che ci pensava, non aveva nemmeno chiesto i propri mali…

“Ha saltato in maniera impeccabile nonostante il terreno bagnato, erano mesi che ci allenavamo per quella gara e ormai eravamo in perfetta sincronia ma quando siamo entrati nel boschetto qualcosa lo ha spaventato...”

Strinse le mani a pugno avvertendo le scariche di leggero dolore che lo percorrevano lungo tutte le braccia e lungo il collo. Il suo respiro si accorciò obbligandolo a respirare con maggiore frequenza, si impose di calmarsi dicendosi che quella reazione era dovuta al fatto di rivivere quei tragici attimi, secondi in cui aveva capito seriamente che la forza della natura era più forte di qualsiasi cosa, anche di anni e anni di allenamenti.

“Penso che fosse un corvo o qualcosa di simile. Gli è sfrecciato sotto il muso e lui terrorizzato ha sgroppato impuntandosi sulle zampe posteriori e lasciandosi prendere dal panico. Non riuscivo a controllarlo, ha impennato nuovamente poco dopo ma si vede che non aveva calcolato la pendenza ed è scivolato all’indietro ...”

La donna chiuse gli occhi , tremando mentre si immaginava la scena e decidendo di alzarsi dalla sedia per afferrare quelle mani fasciate e sedersi di fianco a quel letto per ascoltare il resto della storia

“...cadendo io non sono riuscito a districarmi dalle staffe, il mio piede era bloccato e la mia schiena ha impattato sulla staccionata portandoci a scivolare in quei pochi metri scoscesi nel bosco.”

Negò con il capo mentre chiudeva gli occhi, il suo labbro tremava e le sue lacrime avevano iniziato a sgorgare limpide e impetuose come quel racconto.

“Mentre scivolavamo ho sentito che il cavallo stava cercando di tirarsi in piedi ma la mia gamba destra era bloccata così più lui si muoveva e più io impattavo contro alberi e rocce… Ricordo che quando sono riuscito ad afferrargli il collo eravamo fermi, penso in fondo a quel breve dirupo, era sdraiato accanto a me e respirava profondamente...”

Si fermò nuovamente dal parlare riaprendo gli occhi e, sbattendo le palpebre, si ritrovò ad abbracciare la donna con bisogno, ricordava ogni singola parte di quell’incidente, se si impegnava sentiva ancora la terra che franava sotto di sé e quella memoria faceva male.

“…perdeva sangue ma non sapevo da dove e io non riuscivo a muovermi perché era sdraiato sulla mia gamba destra. Quando ha sentito che gli stavo parlando ha raddrizzato le orecchie, Shjra penso di non aver mai udito dei lamenti così dolorosi come quel nitrito…”

Lei accarezzò quella testa con amore e calma, poteva percepire tutto ciò che il ragazzo stava spiegando tra i singhiozzi, le sembrava quasi di essere lì con lui, forse era anche perché li aveva visti crescere assieme, ma le dispiaceva moltissimo e non poteva farci nulla se non starsene lì a piangere assieme a lui.

“Si è alzato in piedi e io non me lo aspettavo, il suo spostamento mi ha portato a battere la testa contro un sasso e da lì ho solo un’immagine sfuocata di Fuego II che corre via.”

Si piegò su se stesso e si portò le mani davanti al volto scoppiando a piangere, si sentiva morire dentro nel risentire quel nitrire disperato, era come se avesse visto ciò che era successo e avesse capito la gravità del fatto, il dolore di un animale che pensa di aver perso il proprio cavaliere.

 

Alcune settimane dopo.

“Miguel oggi abbiamo fisioterapia. Oh, sei al telefono scusa, finisci pure io torno tra poco.”

L’infermiere uscì dalla stanza lasciando lo spagnolo con il telefono attaccato all’orecchio con un sorriso dolce stampato in volto, parlare con la madre adottiva lo aveva sempre addolcito, il tono di quella donna riusciva a curare il suo animo meglio di qualsiasi medicina.

Mama, mi hanno solo messo una placca di ferro sul femore perché era frantumato, il resto erano tagli e abrasioni. Sono vivo.”

La donna iniziò a sbraitare contro quella finta superficialità che aveva da sempre distinto quel suo figlio così particolare e unico, l’avevano chiamata imponendole il silenzio stampa e, di conseguenza, non aveva potuto telefonare al figlio ma aveva appreso le sue condizioni da Shjra che, giorno per giorno, la teneva informata.

“Quanti punti ti hanno messo in testa, nio?”

Il giovane ridacchiò a quella richiesta, era forse l’unica cosa che non faceva poi così male la testa quindi si ritrovò a rispondere alla madre con un semplice numero: sette.

Era consapevole che la donna volesse porgergli ancora mille domande ma decise di anticiparle tutte, non aveva voglia di lasciare questioni in sospeso, soprattutto con una persona che lo aveva sempre sostenuto e amato per qualsiasi cosa.

“Continuerò mama, quando uscirò da questo ospedale e tornerò in Spagna, ti giuro che prenderò nuovamente in mano una sella e delle briglie per mostrare a chi ha ucciso il mio Fuego II che nulla mi può fermare.”

Avrebbe lottato e a tutti i costi avrebbe mostrato al mondo chi era, Fuego era morto per colpa di una persona avida e stupida, una persona che non amava ciò che faceva e che lo aveva dimostrato dimettendosi dopo aver firmato la soppressione del cavallo.

Alfred era sparito così, dopo tutto quello che era successo, dopo che aveva incoraggiato quel giovane a dare il massimo, aiutandolo e monitorando i progressi del binomio alla fine se l’era data a gambe levate, con la coda bassa uccidendo non solo un animale ma demoralizzando anche il cavaliere.

Siempre supe que eras un luchador, hijo mío.”                        (Ho sempre saputo che eri un combattente, figlio mio.)

[...To Be Continued...] by BloodyWolf

   
 
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