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Autore: heliodor    20/11/2018    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Arran e Sibyl sono apparsi nei capitoli 60 e 100 se non vi ricordate più chi sono e come sono capitati in questa storia :)
Ok ok, cercherò di compattare i capitoli dei personaggi minori in modo da ridurre i disagi :p


Un nuovo incantesimo

 
"Bel, devi fare in modo che io la veda" disse Arran con tono supplice.
Bel sedeva su una  delle due sedie di legno presenti nella baracca, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo assorto. "Arran, ti ho già detto che..."
"Io la devo vedere" ripeté Arran. "Ne ho bisogno."
"Quello di cui tu hai davvero bisogno" disse Bel. "È startene buono e  tranquillo qui, dove sei al sicuro. E lasciare in pace mia sorella."
"È anche mia moglie. Ho il diritto di sapere dove si trova."
"È per il vostro bene..."
"Sono passate sei lune" disse Arran. "A quest'ora l'inquisitore dovrebbe aver smesso di seguirci."
"Tu non lo conosci" disse Bel serio. "Tacia non è il tipo di persona che si arrende facilmente. A quest'ora starà seguendo tutte le tracce che abbiamo lasciato e non ci metterà molto a trovarvi."
"Ma siamo stati attenti."
"Non basta. Tacia è un cacciatore. Non si arrende mai e vorrà fare bella figura col circolo catturando due maghi." Scosse la testa. "Mi chiedo che cosa pensavate di fare con questa follia."
"Era a fin di bene, te l'abbiamo spiegato."
"Il bene di chi?"
"Di tutti" disse Arran sicuro. "La magia può essere la soluzione a tanti problemi."
"Per ora è solo un problema" disse Bel serio. "Un problema mortale. Se Tacia vi prende per voi sarà morte certa. I maghi non vengono mandati a Krikor, anche se quel posto sarebbe cento volte peggio della morte."
"Che possiamo fare?"
"Non lo so."
Arran si passò la mano sul viso. "E se andassi a parlare con Tacia?"
Bel sollevò la testa di scatto. "Saresti un pazzo a consegnarti nelle sue mani."
"Forse provando a convincerlo che non avevamo cattive intenzioni..."
"Sarebbe inutile. La magia proibita non è tollerata."
"E se andassimo a est? Nelle terre orientali? O nel continente grande? Dicono che Valonde sia molto tollerante."
"Di certo non verso i maghi. E se qualche regno fosse così pazzo da dare rifugio a uno di essi, tutti gli altri lo attaccherebbero. È la legge."
"Legge" esclamò Arran esasperato. "Le leggi le fanno gli uomini e possono cambiare. Sibyl e io volevamo dimostrare proprio questo."
"Come?"
"Avremmo imparato tutti gli incantesimi e aiutato in ogni modo la gente. Tra qualche anno, raggiunta una certa fama, ci saremmo rivelati per quello che siamo davvero."
"Sareste morti subito dopo."
"Come puoi dirlo?" chiese Arran. "Se avessimo dimostrato a tutti che la magia proibita non corrompe l'animo di chi la usa e anzi può essere usata a fin di bene..."
"Cosa?" fece Bel alzandosi di scatto. "Cosa avreste ottenuto? Ve lo dico io: niente. Non sarebbe cambiato niente. Non puoi cambiare quattromila anni di storia. È come cercare di deviare un fiume in piena con un cucchiaio."
"Sibyl era convinta di poterci riuscire."
Bel tornò a sedersi. "Sib è sempre stata così. Ottimista, buona. Era convinta di poter fare del bene alla gente e che questa l'avrebbe ringraziata. Da piccola soccorreva gli animali feriti che trovava in giro. Li riportava a casa e cercava di curarli usando i vecchi rimedi naturali. Quando è cresciuta ha iniziato a studiare dai testi dei guaritori. Diceva che se quella conoscenza poteva aiutare le persone, allora valeva la pena imparare il più possibile. Fu così che venne notata da un erudito che la convinse ad andare a Luska." Scosse la testa affranto. "Se le avessi impedito di partire, tutto questo non sarebbe successo."
"Non l'avrei mai conosciuta" disse Arran.
Bel gli rivolse un'occhiata vacua. "Forse sarebbe stato meglio."
"Mi stai incolpando di qualcosa?"
"Non riesco a non pensare che sia tutta colpa tua."
"Sibyl stava già praticando la magia quando l'ho conosciuta."
"Avresti dovuto dissuaderla" disse Bel con tono accusatorio.
"Per quale ragione? Non stava facendo nulla di male."
"Dal tuo punto di vista, forse. Ma Tacia e il circolo la pensano diversamente. Hanno messo una taglia su Sibyl."
Arran avvampò di rabbia. "Perché non me l'hai detto subito?"
"Non è un problema che ti riguardi."
"E su di me? Non ho una taglia anche io?"
"Ti dispiace di non averne una?"
"No, ma..."
"Per il momento accontentati di questo."
La mente di Arran era in subbuglio. "Se non c'è una taglia su di me, questo vuol dire che Tacia non sa che sono un mago."
"Può darsi che per il momento non gli interessi" disse Bel. "O forse è una trappola per farti uscire allo scoperto. Chi lo può dire? Quello stregone è astuto. Meglio che tu non sappia che cosa dicono di lui."
Arran invece voleva saperlo. "Cosa?"
Bel fece per andarsene. "Nelle borse che ti ho portato c'è cibo per dieci giorni" disse aprendo la porta.
"Dieci? Starai via per così tanto?"
"Non posso assentarmi per troppo tempo senza destare sospetti. Io sono il fratello maggiore di Sibyl e prima o poi Tacia verrà a farmi delle domande."
"Che cosa farai se..."
"Non lo so. Spero solo di riuscire a ingannarlo. Tu stai buono qui e andrà tutto bene." Bel si chiuse la porta alle spalle.
Arran andò a sedersi sulla sedia lasciata vuota, i gomiti appoggiati sul tavolo e la testa nascosta dalle mani.
Aveva voglia di mettersi a piangere, anche se sapeva che non sarebbe servito a molto.
In che guaio mi sono cacciato? Pensò. Dovevo stare più attento. Dovevo essere più prudente.
I due anni trascorsi dopo aver lasciato Luska erano stati i più belli della sua vita. Al solo ricordo sentiva una tremenda fitta allo stomaco.
Al pensiero che tutto quello fosse finito da un momento all'altro stava ancora più male, ma era niente al confronto degli incubi che aveva quando sentiva il nome di Tacia.
L'inquisitore era una figura terribile e temuta. Ne esisteva almeno uno in ogni circolo, spesso di più.
Erano persone solitarie e contorte. Non sembravano avere né amici né conoscenti. Bel gli aveva spiegato che gli inquisitori si riunivano ogni cinque o dieci anni in una località segreta e si scambiavano informazioni.
Questo nei periodi tranquilli.
Quando una persona era sospettata di praticare la magia proibita e faceva perdere le sue tracce, allora iniziava una caccia spietata.
Gli inquisitori collaboravano tra di loro per catturare quella persona e il primo che ci riusciva poteva giustiziarla dopo un processo sommario.
Questo era quello che si diceva in giro, ma Arran dubitava che gli inquisitori avessero così tanto potere.
Forse nel passato, quando la magia proibita era più praticata, ma nell'ultimo secolo i casi erano stati solo due o tre, incluso quello di Sibyl.
Arran aveva fatto delle ricerche poco prima di lasciare Luska approfittando della biblioteca dell'accademia.
Settantadue anni prima di allora, c'era stato un caso a Theroda. Un uomo era stato sorpreso a cercare di vendere a un antiquario dei vecchi testi scritti in una lingua antica.
L'inquisitore locale era venuto a saperlo e aveva interrogato sia l'uomo che l'antiquario. Si era poi scoperto che nessuno dei due era riuscito a tradurre quei testi, se non in minima parte.
L'inquisitore aveva ordinato di bruciare i libri e aveva condannato i due all'esilio a Krikor.
Il secondo caso era avvenuto trentadue anni prima e riguardava una donna che era stata accusata di magia proibita dopo che alcuni vicini di casa l'avevano vista evocare un globo luminoso.
L'inquisitore non era riuscito a dimostrare che la donna avesse davvero evocato il globo luminoso, così aveva deciso di condannare sia lei che i suoi vicini all'esilio a Krikor, per non correre rischi.
Con leggi così severe Arran non riusciva a pensare che a un destino tragico per lui e Sibyl. Ogni giorno che passava lontano da lei si chiedeva se l'avrebbe mai rivista.
Passarono solo sei giorni prima che Bel tornasse.
"Avevi detto che saresti stato via per dieci" disse Arran vedendolo entrare.
Bel era scuro in viso e per un attimo pensò che avesse brutte notizie. "Sì, lo pensavo anche io."
"Che succede?"
"Mia sorella è pazza" disse Bel lasciandosi cadere sulla sedia. "Quando sono andato a trovarla per portarle del cibo, mi ha detto che voleva vederti. Ha insistito così tanto che ho dovuto accettare."
"Vuoi dire che è qui con te?"
"Certo che no" esclamò Bel. "Non posso farle correre un rischio simile. È lei che cercano e non è saggio spostarla. Sarai tu a dover andare da lei."
"Quando partiamo?"
"Dammi un paio di giorni per sistemare alcune cose. Devo essere sicuro che tu non ti faccia riconoscere da qualcuno."
Bel andò via con la promessa di tornare entro due o tre giorni. Arran sapeva che sarebbero stati i più lunghi della sua vita.
Trascorse l'attesa facendo e disfacendo la sua borsa. Ogni volta la riempiva troppo ed era costretto a svuotarla. Bel gli aveva raccomandato di portare solo l'essenziale per un paio di giorni di viaggio, ma non sapeva decidersi. Non aveva molti vestiti ma i pochi che possedeva gli ricordavano i bei tempi passati con Sibyl e non voleva separarsene.
Alla fine decise di portare alcune tuniche, una mantellina leggera e un mantello più pesante nel quale avvolgersi di notte se avessero dovuto dormire all'aperto.
Come promesso Bel tornò al tramonto del secondo giorno.
"Sei pronto?"
Arran gli mostrò la borsa.
"Che hai messo lì dentro? Sembra piena."
Lui glielo disse.
Bel fece una smorfia. "Togli un paio di tuniche e metti al loro posto della carne secca. Il viaggio non sarà breve."
"Il posto dove hai nascosto Sibyl è lontano?"
"No, ma faremo un giro molto largo per evitare di essere seguiti. E non ti porterò direttamente da lei."
"E dove allora?"
"In un posto sicuro dove potrete incontrarvi. Devi fidarti di me."
"Bel" disse Arran. "Se non mi fidassi di te non sarei qui, ti pare?"
"Se ti fossi fidato di me prima, ora non saremmo in questa situazione. Andiamo, voglio approfittare del buio per muovermi."
"Non vuoi riposare qualche ora prima? Devi essere esausto."
"Mi riposerò strada facendo."
Bel aveva portato un cavallo per Arran. Vi salì dopo aver sistemato la sacca vicino alla sella e lo seguì.
Viaggiarono per alcune ore in silenzio. Ogni tanto Bel si fermava e tornava indietro per controllare che nessuno li stesse seguendo.
Quelli erano i momenti che Arran temeva di più. Quando vedeva Bel tornare si sentiva subito sollevato.
Resisti, Arran, si disse. Ricordati che lo fai per Sibyl.
Il pensiero di poterla rivedere gli dava la forza per affrontare quel viaggio.
All'alba del terzo giorno, arrivarono nei pressi di una città.
"Che posto è?" chiese Arran.
"Tyri" rispose Bel scrutando l'orizzonte.
Arran aveva studiato la geografia del continente mentre era all'accademia, imparando a memoria i nomi di tutte le città e la loro posizione. "Questo vuol dire che siamo vicini a Nergathel."
Bel annuì e scrollò le spalle.
"Perché siamo venuti proprio qui?"
"Perché è l'unico posto che mi è venuto in mente" rispose Bel. "Nergathel d'inverno è piuttosto isolata e lontana dalle rotte commerciali. Non ci sono molti curiosi che possono passare da queste parti e poi riferire quello che hanno visto una volta tornati a sud. In compenso, una faccia nuova viene subito notata."
"Allora non ci vorrà moto prima che qualcuno inizi a domandarsi chi siamo e che cosa ci facciamo qui, giusto?"
"Giusto, ma per quel giorno conto di trovarvi una nuova sistemazione."
"Ma perché dobbiamo restare divisi?"
"È meglio così, fidati" disse Bel guardando altrove.
"Io mi fido di te" disse Arran.
"Lo hai già detto."
Arran non aggiunse altro.
Proseguirono per altre miglia, finché non fu l'alba del nuovo giorno. Stavano percorrendo un sentiero roccioso che si snodava tra due basse colline, quando Bel indicò una deviazione appena visibile. "Da quella parte."
Arran lo seguì chiedendosi quando e se quel viaggio sarebbe mai finito.
Alla fine del nuovo sentiero c'era una baracca malmessa. Le finestre erano sbarrate da assi di legno messe di traverso e la porta sgangherata sembrava sul punto di cadere a pezzi al primo alito di vento. Su quel luogo aleggiava un'atmosfera di abbandono che rese Arran inquieto.
Fu preso da un improvviso brivido che lo costrinse a stringersi nel mantello.
"Che hai?" chiese Bel.
"Niente. Siamo arrivati?"
Lui non rispose.
"Bel?" chiese Arran.
L'altro tirò le redini. "Io mi fermo qui. Torno indietro per accertarmi che nessuno ci abbia seguito e poi mi apposterò qui intorno di guardia."
Rimasto solo, Arran legò il cavallo a un albero rinsecchito e si avviò verso la baracca. Arrivato davanti alla porta bussò due volte.
La porta sia aprì e dietro di essa apparve un viso familiare.
"Sibyl" esclamò sorpreso.
Lei spalancò la porta e lo lasciò entrare. Lui l'abbracciò e poi la baciò. Restarono così per qualche minuto, senza parlare. Infine piansero l'una nelle braccia dell'altro.
"Mi sei mancata" disse Arran tenendola stretta a sé.
"Anche tu" disse Sibyl. "Bel è con te?"
"Sta controllando il sentiero."
"Bene." Andò alla porta e la chiuse. "Vuol dire che possiamo parlare."
"Che succede?"
"Arran" disse lei seria. "Se ho chiesto a Bel di portarti qui e correre questo rischio c'è un motivo."
"Credevo volessi vedermi" disse lui.
"È così" disse lei. "Ma c'è dell'altro."
"Cosa?"
"Ho poco tempo per parlartene. Se Bel lo sapesse sarebbe contrario e si opporrebbe."
"Sibyl" fece Arran preoccupato. "Mi stai facendo paura. Che sta succedendo?"
"Ho bisogno del tuo aiuto" disse lei. "C'è un libro che devi trovare assolutamente."
"Che libro?"
"Antiche storie e leggende, di Andia Dranni. Lo conosci?"
Scosse la testa. "È la prima volta che lo sento nominare. Perché ti serve così tanto?"
"Non posso ancora dirtelo."
"Sibyl..."
"Ti prego, Arran. È davvero importante che io abbia quel libro. Sei l'unico che può capire la sua importanza."
"Prova almeno a dirmi qualcosa. Di me ti puoi fidare."
"È troppo rischioso" fece lei evitando di incrociare il suo sguardo.
Arran allargò le braccia. "Ho percorso centinaia di miglia per essere qui oggi. Sarei potuto restare nel mio nascondiglio, invece ho deciso di correre questo rischio enorme per te. E sempre per te non ti ho denunciato quando ti ho scoperta a Luska e ti ho seguita a Berger. Ancora non ti fidi di me?"
"Se sapessi quello che ho scoperto avresti paura."
Cominciava ad aver paura. "Cosa c'è di così terribile in quel libro?"
"Portamelo e cercherò di scoprirlo prima che sia troppo tardi."
Il resto della giornata la trascorsero parlando del più e del meno, sforzandosi di non pensare a dove si trovavano e a cosa stavano cercando di sottrarsi.
"Tacia è davvero terribile" disse Arran. "Almeno così dice Bel."
"Non dovevo coinvolgere anche lui" disse Sibyl affranta. "Gli ho rovinato la vita. E l'ho rovinata a te."
"Io ti amo" disse Arran come se quello bastasse a cancellare tutte le cose terribili che potevano succedere. "E Bel è una persona eccezionale oltre che un fratello devoto. Perché non vuoi che lui sappia del libro?"
"So che sarebbe contrario. Lui non dovrà sapere niente, me lo devi promettere."
"Te lo giuro."
Sibyl sembrò sollevata. "Sto studiando un nuovo incantesimo" disse accennando un leggero sorriso.
Arran adorava il modo in cui arricciava il naso quando sorrideva. "Non dovresti farlo. È rischioso."
"Lo so, ma non potevo resistere. Stavo impazzendo, mentre me ne stavo tutta da sola nel rifugio che Bel mi ha procurato."
"È un brutto posto?"
Lei scosse la testa. "No, ma è piuttosto isolato. Sai, è vicino a..."
Lui la interruppe con un gesto brusco della mano. "Non dirmelo, non lo voglio sapere."
"Ma..."
"Dico sul serio."
"Perché? Che differenza vuoi che faccia?"
"Se mi prendono, potrebbero torturarmi per saperlo."
Sibyl impallidì.
"Scusami" disse Arran atterrito. "Non volevo spaventarti, ma è la realtà. Bel fa bene a tenerci separati e ignari del posto in cui ci ha nascosti. Se uno di noi viene catturato, non potrà rivelare il nascondiglio dell'altro."
"E se invece venisse catturato Bel?" si chiese Sibyl.
"Senza di lui saremmo persi in ogni caso" disse Arran. "Ma tuo fratello è abile e non si farà prendere."
Proprio in quel momento arrivò Bel. "Si sta facendo buio. Meglio mettersi subito in marcia."
"Ora?" fece Arran sorpreso.
Bel annuì. "Tu resterai qui, mentre riporto Sibyl nel suo nascondiglio. Verrò a prenderti tra qualche giorno."
Di nuovo solo, pensò Arran.
Abbracciò Sibyl forte, come se non volesse lasciarla più. Lei lo baciò cingendogli il collo e sollevandosi sulle punte.
Sentirò la tua mancanza" gli disse prima di andarsene.
Arran annuì e rimase in silenzio mentre li vedeva allontanarsi.
Rimasto solo, la sua mente cominciò a lavorare sul modo di recuperare il libro di Andia Dranni. Non aveva idea da dove iniziare la sua ricerca e sapeva che nelle prossime settimane sarebbe stata il centro del suo interesse e che i pericoli da affrontare sarebbero stati molti, ma l'aveva promesso a Sibyl e tanto gli bastava.
Ma più meditava sul da farsi, più un altro pensiero si affacciava alla sua mente rendendogli difficile trovare la giusta concentrazione.
Non aveva chiesto a Sibyl quale fosse il nuovo incantesimo sul quale stava lavorando e adesso era ansioso di vederlo all'opera.

Note
E sono 200! Non mi piacciono le celebrazioni ma consentitemi di rimarcarlo. Forse non saranno tutti di qualità eccelsa ma io ce la sto mettendo tutta per portare a conclusione questa follia.
Che altro dire? Ai prossimi 200 capitoli! (saranno di meno stare tranquilli :) )

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