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Autore: VvFreiheit    25/11/2018    5 recensioni
La Mikandy più lunga che sia mai stata scritta.
La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015.
1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione.
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Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercando da quella posizione i suoi occhi, che ancora se ne stavano in contemplazione del pavimento della stanza. “Scusami” disse scandendo con dovizia ogni suono di quella parola.
“Grazie” rispose Mika inaspettatamente. Andy sorrise chiudendo gli occhi e lasciando che nella maglia del moro si celasse la sua emozione, stringendolo più forte a sé. Un grazie che esprimeva tanto, che possedeva nel profondo tutti le ragioni per cui era venuto alla luce in quel preciso istante.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiuse gli occhi sentendoli ardere e si impose di ignorare il pulsare della testa, focalizzandosi sul tepore che la coperta di pile gli stava iniziando a infondere.

Non poteva certo ammettere di non averlo vagliato tra le varie idee per sfuggire alle insistenze di Andy, ma il sonno profondo che lo accolse nemmeno un paio di minuti dopo essersi coricato, gli risultò ingenuamente inatteso e del tutto inconsapevole.

-*-*-*-*-

E fu così che Andy lo trovò quando con il vassoietto guarnito di pasticcini, due fette di torta e pizzette, fece la sua comparsa in salotto.

Sospirò, riflettendo sulla prevedibilità di quella scena, scacciando da sé stesso la flebile delusione che il trovarlo assopito gli aveva provocato, dopo l’amorevole organizzazione della colazione andata in fumo.

Affamato, si mangiò la fettina di torta al limone e un paio di pizzette, riponendo il resto in frigorifero e sedendosi sul divano a sua volta, pc in mano cercando di tentare di riportare la testa al lavoro per la prima volta dalla scomparsa di suo padre, iniziando a sistemare le riprese che fino a quel momento aveva portato a termine.

Ci mise tutta la forza di volontà di cui era in possesso per focalizzarsi sull’aspetto più tecnico delle immagini, cercando di ricacciare indietro l’emotività di cui ogni frammento digitale era impregnato, ma dopo nemmeno mezz’oretta chiuse tutto.

Stava per crollare, lasciandosi andare al vortice opprimente di emozioni che lo avevano circondato ed erano sul punto di inghiottirlo, ma una chiamata giunta nel momento più consono troncò la sua caduta sul nascere. Il nome sullo schermo del suo cellulare, lo fece velocemente alzare dal divano, per rintanarsi in camera.

Adam, il regista anglo-irlandese suo vecchio amico d’infanzia, da quando aveva saputo del suo nuovo lavoro da freelancer era diventato per lui una vera e propria spalla. Quel salto lui aveva avuto modo di farlo anni addietro e all’inizio la sua audacia l’aveva messo a durissima prova, ma la sua sconfinata passione e tenacia e la sua innegabile bravura, avevano finito per portato in alto. Nelle ore passate a confrontarsi sui tecnicismi da registi negli ultimi mesi, era tornata più viva che mai quella scintilla di profonda amicizia che li aveva legati fin dalle elementari. Era raro negli ultimi tempi per loro incontrarsi di persona, ma il supporto, seppur distante, era diventato per Andy costante e fondamentale.

Con la morte di Alexis, Adam non aveva esitato a prendere il primo volo per Atene, e pur potendo restare in terra greca meno di due giorni, aveva voluto rendere omaggio all’amico e all’uomo che per anni da adolescente aveva frequentato.

L’inglese percepì dal numero di squilli a vuoto prima della risposta e dalla voce del suo “Pronto” tutto quello che c’era da capire.

“…Andy…” pronunciò piano “…stai lavorando…?” gli chiese cautamente. Il giorno prima gli aveva annunciato che con Mika al lavoro, ne avrebbe approfittato anche lui per riprendere da dove era rimasto a Egina, e dal tono cupo con cui gli aveva risposto, aveva immaginato quanto bastava.

“…ci ho provato…” ammise chiudendo gli occhi sospirando. “E’ più dura di quello che pensavo” si lasciò andare alla verità, certo che oltre Mika, Adam fosse uno della poche persone in grado di capirlo.

“…dovresti farlo con Mika accanto” suggerì l’amico, immaginando come con il supporto del compagno potesse essere per lui più semplice riuscire ad affrontare quella piccola grande sfida.

Andy si voltò ad osservare la figura dormiente lunga e distesa sul divano “E’ qui… dorme, non sta troppo bene” spiegò velocemente, senza entrare troppo nei dettagli.

“Oh… spero nulla di che… comunque intendevo che dovresti farlo con lui…sveglio” spiegò dolcemente, ribadendo silenziosamente il concetto.

Andy annuì tra sé e sé “Tranquillo, normale influenza… comunque sì… forse hai ragione…” confermò ringraziando l’amico per la vicinanza e il consiglio accorato. Si scambiarono una serie di piccoli consigli molto vaghi e poi Adam fece ritorno al suo lavoro e Andy alla sua mattinata insolita, decidendo di sfruttare le verdure appena comprate per cucinare il suo delizioso minestrone.

Mika, come da progetto, dormì come un sasso fino alle 2 inoltrate, quando il greco si azzardò a disturbarlo e a cercare di costringerlo a mettere sotto i denti qualcosa.

Svegliarlo fu un’impresa relativamente semplice, il richiamo del bagno dopo la camomilla bevuta, gli venne in aiuto e una volta schiodato dal divano, Andy si dovette solo prodigare di mantenerlo attivo.

“Adesso tu vieni con me e pranziamo. Non accetto un no come risposta, ho fatto il mio minestrone ed è uscito anche più buono del solito, quindi se mi snobbi non ti parlo più!” lo mise al corrente di ciò che si aspettava da lui con un tono lievemente perentorio, indispensabile per andare contro il suo volere, forzando la mano quel tanto che bastava, senza sfociare nell’imposizione dittatoriale, a cui avrebbe fatto potuto far ricorso se avesse rifiutato qualsiasi pietanza prima della conferenza.

Mika che ben conosceva i suoi modi ed era ben conscio di come sarebbe potuta evolvere la questione se si fosse rifiutato categoricamente, così come il suo stomaco avrebbe tanto voluto facesse, lo seguì in cucina e diligentemente prese posto a tavola.

“Come stai tesoro…?” Non fu Andy ad avanzare quella domanda, accertandosi dell’evoluzione dell’influenza su Mika, ma fu quest’ultimo che notato il suo sguardo meno vispo del solito, intuì come qualcosa dovesse avergli occupato i pensieri. 

Andy versò delicatamente un paio di mestoli di minestra per lui e un paio in più per sé e una volta coperta la pentola e riposta la posata, sospirò. “…potrei aver bisogno di una tua mano…” ammise mischiando la zuppa lentamente, osservando i tocchetti di verdura muoversi per inerzia all’interno del debole vortice.

Mika allungò una mano verso la sua e la strinse delicatamente “Dimmi di cosa hai bisogno, io ci sono amore…” si mise a sua completa disposizione cercando i suoi occhi.

Lo sguardo celeste si levò dal piatto, vagando sulla mano di Mika a sovrastare la sua, sopra la tovaglia di cotone. “…mi sento un idiota…” ammise rallentando il suo movimento circolare nella minestra.

Mika scosse la testa “Sei un figlio che soffre la mancanza di suo padre a cui era legatissimo” gli disse dolcemente, accarezzando col pollice il palmo della mano “E stai chiedendo al tuo compagno di aiutarti a superare questo momento difficile… io ci vedo una grande umanità d’animo e una grande forza” gli spiegò con estrema delicatezza.

Andy si morse un labbro con forza, imprimendoci inevitabilmente i suoi incisivi, con l’intenzione di sfogare così il suo magone, che altrimenti sarebbe sfociato in ben altro modo.

“Che ne dici se ora mangiamo… si fredda e sarebbe un peccato” si ritrovò a spronarlo, imponendosi di dare il via, portandosi un mezzo cucchiaio di zuppa alle labbra, aspettando che Andy facesse lo stesso e sfogasse così il groppo in gola che gli leggeva in viso.

Il greco riconobbe lo sforzo di volontà del compagno che dalla lentezza con cui si portò alla bocca il cucchiaio, capì aver tutto fuorché fame, e riprodusse lo stesso gesto.

Con lentezza, e entrambi quasi controvoglia, finirono la mezza fondina di zuppa che si erano serviti in rigoroso silenzio. Il tintinnio del cucchiaio contro la porcellana come unico sottofondo, insieme al lieve fruscio di auto in strada.

Concluso il suo pasto, Mika sospirò, pronto ad indagare e capire come poter aiutare il compagno, ma Andy lo anticipò “Ne riparliamo con calma.

Tra 15 minuti arriva Giulio e ti devi ancora cambiare e sistemare” gli ricordò buttando uno sguardo all’orologio.

Mika annuì lasciandogli una carezza “Comunque è vero, è uscita buonissima la tua zuppa!” lo lodò consegnandogli il piatto vuoto che aveva finito più per lui che per sé stesso.

“Grazie Moosie… e anzi, prima di cambiarti vieni qui…” si ricordò d’un tratto, riprendendo il termometro e rovistando nella scatola dei medicinali alla ricerca dell’antipiretico.

“E’ tornato il mio crocerossino” lo prese in giro dolcemente, smorzando un po’ quell’atmosfera densa che ancora non si mancava di respirare.

Mika si sistemò, si acconciò e si abbigliò più velocemente di quanto avrebbe desiderato, dopo il messaggio del suo manager che lo avvisava di non tardare, o non sarebbero mai potuti arrivati in tempo nel traffico intenso di quell’ora.

Odiava le conferenze stampa, le trovava noiose, inutili, e fastidiose, soprattutto quelle di XFactor, e ancor di più quella, in cui per prendervi parte aveva dovuto abbandonare il divano caldo di cui il suo fisico avrebbe tanto avuto bisogno, e il suo compagno impegnato nella lenta rielaborazione del lutto.

Indossò controvoglia la sua maschera più convincente corredata di sorrisino e sguardo da bravo ragazzo, che si tolse solamente davanti ai suoi tre talenti, ai quali dedicò sorrisi sinceri e parole di onesta affezione.

Non interagì troppo coi colleghi, decisamente stanco per elaborare battute in italiano o decifrare le fantasticherie linguistiche di Morgan. Si lasciò andare ad un breve discorso con Victoria e rispose alle domande di alcuni giornalisti poi, non appena ne ebbe modo, svincolò e si rintanò coi i suoi tre ragazzi in sala prove, per recuperare ciò che quella mattina aveva boicottato in favore del divano di casa.  

Le prove gli infusero una certa energia e la bravura dei suoi talenti gli fece dimenticare momentaneamente la sua spossatezza, che si ripresentò non appena si riaccomodò sul sedile della Mercedes del suo collaboratore, diretto verso casa.

Rientrò esattamente all’ora di cena, già pronto a sostenere le insistenze di Andy, sperando con tutto sé stesso non avesse cucinato qualcosa con le sue mani, a cui già sapeva non avrebbe avuto il cuore di dire no.

Mise piede nel corridoio di casa e venne travolto da un profumino di bollito che ben conosceva. Mise da parte il pensiero di rifiutare la ricetta del compagno, sperando di poter mediare e poter accontentare entrambi con un piatto di brodo, lasciando la carne per l’indomani.

Abbandonato il cappotto sull’appendiabiti si diresse in cucina da dove provenivano le voci di un programma tv italiano.

“Hey… ciao Moosie”. Mika non fece in tempo a varcare la soglia della stanza che si ritrovò tra le braccia del compagno, che con sguardo intenerito si volle accertare delle sue condizioni che “…a giudicare dagli occhi” non gli parevano delle migliori.

“Cenetta e poi divano e coccole, come ti sembra?” propose il suo piano, spostando la sedia al moro e facendogli segno di prendere posto al tavolo.
Mika sospirò, posticipando il suo desiderio di allungarsi immediatamente sul divano, a favore di ciò per cui il compagno aveva lavorato tutto il pomeriggio e che aveva contribuito a quanto sembrava, a tenerlo lontano da pensieri pesanti.

“Va bene, però ti prego Andy, solo un brodino va bene, non ho fame…” lo supplicò con lo sguardo più implorante che gli riuscì.

“Brodino, una carota e una gamba di sedano bollite e tagliate a rondelle come ti piacciono” mercanteggiò il biondino, iniziando a servirgli il brodo nella fondina.

“Brodino e carota” cercò di mediare Mika, andando già così ben oltre ciò che si sentiva in grado di ingerire.

Andy ci pensò brevemente, poi gli concesse la vittoria, tagliando la carota a rotelle e servendogliela nel piattino, mentre per sé prese due fette di carne e la gamba di sedano di Mika.

“Se vuoi rubarmi la carne, fai pure eh…” lo spronò blandamente, prendendo posto accanto e iniziando a mangiare.

“Ah sì? Me lo concedi? Di solito cerchi di infilzarmi la mano con la forchetta ogni volta che mi avvicino al tuo piatto!” scherzò racimolando le forze residue, per rendere la cena un momento sereno.

“….quello sei tu!!!” lo squadrò con un sopracciglio alzato, facendogli notare come avesse appena descritto sé stesso.

“Bugiardo! Io non lo farei mai…” finse innocenza giocherellando con le rondelle della carota, disponendole a mo’ di fiore nel piatto, tagliandone un paio a metà con la forchetta a formare le foglie.

Andy scosse la testa sorridendo alla piccola opera d’arte e lo lasciò fare quando gli rubò un pezzo di sedano per il gambo nella sua margherita.

“Bravo che ti mangi pure il sedano…” non perse tempo a prendere le redini del gioco “Ormai è sul tuo piatto, ti tocca” lo squadrò con fare scaltro.

Mika si rese conto di essere stato raffinatamente abbindolato ma non ebbe il cuore di rovinare la sua creazione, Andy lo sapeva.

Cenarono lentamente, con Mika che riuscì a finire il brodo e mezza carota, prima di lasciarsi andare con fare esausto sul tavolo.

Andy non insistette e lasciandogli una dolce carezza in viso finì le sue verdure e sparecchiò, spronandolo poi con una mano sulla schiena a spostarsi comodamente di là.

Il riccio sollevò con immane sforzo la testa pesante dal suo braccio a riposare sulla tovaglia e si levò in piedi direzione bagno e poi camera.

Il greco notò l’aria esausta del compagno e sistemate le cose alla bell’e meglio spense la tv, la luce del salotto e dopo una veloce doccetta, lo seguì nella zona notte. Tutto taceva nella camera matrimoniale, dove Mika era già coperto fino al naso, rannicchiato su un lato, in sua attesa.

“Patato…” gli si rivolse dolcemente, prendendo posto sotto le coperte a sua volta, avvolgendogli le mani attorno al viso decisamente arrossato e bollente.

“Hmm…?” ricevette come risposta roca da un Mika quasi già nel mondo dei sogni, la cui unica mossa fu una sua mano avvolta attorno alla maglia di Andy in una tacita richiesta di farglisi più vicino.

Andy assecondò il suo volere approfittandone per misurargli la temperatura tra una carezza e una mano a vagare tra i suoi capelli, che lo cullarono del mondo dei sogni nel giro di pochi minuti.

Il pc dormiente sul suo comò emetteva una fioca luce bianca intermittente, a ricordare la sua presenza al proprietario che con un sospirò lo voltò dall’altro lato. Erano solo le 9 e mezza di sera, decisamente presto per perdersi in un sonno fino al mattino. Si concentrò su Mika, continuando con le coccole, giocando coi i suoi riccioli come era solito fare i primi tempi in cui dormivano insieme e l’artista, stanco da qualche concerto o da giornate di promozione infinite, finiva per addormentarsi non appena toccava il letto, lasciandolo sveglio a giocherellare con i suoi capelli che per mesi aveva solo sognato di poter sfiorare.

Quella sera in particolar modo gli ricordava molto un pomeriggio di 5/6 anni addietro, quando rientrati dagli Stati Uniti con un Mika conciato per le feste da una bronchite, aveva passato il tempo a coccolarlo nel monolocale di South Kensington, per lui il luogo che più di tutti rappresentava casa, in quel periodo burrascoso con sua madre, che proprio quel giorno aveva mosso i primi passi verso di loro.

La concatenazione di pensieri lo guidò attraverso una serie di altri piccoli aneddoti, a uno dei più bei discorsi che suo padre avesse mai fatto a lui e a sua madre, iniziando il lento processo di accettazione da parte di Amanda nei confronti della vita sentimentale del figlio. In tutti quegli anni ci aveva pensato poco, preso dalla realtà concitata e sempre nuova dei tour attorno al globo, ma a mente fredda, in quella serata di autunno milanese, si ritrovò a vagliare la questione più in profondità di quanto non si fosse mai ritrovato a fare.

Non avevano mai parlato particolarmente di come Amanda fosse arrivata alla piena approvazione della realtà del figlio, avevano discusso la faccenda il giorno in cui lei si era dichiarata finalmente d’accordo con le scelte sentimentali e le inclinazioni di Andy, poi non avevano più voluto esaminare la cosa, dichiarandola un capitolo chiuso.

Ora che si ritrovava a pensarci però, si crucciò sentitamente di non aver mai ripreso in mano il discorso con suo padre. Non era certo che Alexis gli avrebbe mai confessato ogni dettaglio, ma era sicuro, per come conosceva sua madre, che quella decisione non fosse maturata per caso da un giorno all’altro.

Amanda aveva un carattere molto deciso e una scelta le richiedeva sempre un ragionamento molto lungo, anche nelle cose più semplici come decidere quale cestino di mele acquistare al supermercato. La determinazione con cui aveva rigettato l’omosessualità di Andy era stata palese a tutti dal momento esatto in cui le aveva confessato la sua verità e un suo completo consenso ai tempi, a lui sembrava nulla più che una gigante utopia.

Pensandoci a distanza di tempo, a freddo e considerando tutti i piccoli passi che la madre aveva piano piano mosso verso di loro, Andy si rese conto di come a monte quasi sicuramente ci fosse stata una lenta e costante opera di persuasione e sensibilizzazione di suo padre. Lui che era l’antitesi di Amanda, calmo, pacato, mattacchione quando voleva, ma fermo e deciso quando serviva, era sempre stato in grado di prendere il carattere talvolta tagliente della moglie e smussarlo con tatto.

Ora che ci pensava, Andy era sicuro che ogni piccolo passo percorso da Amanda nella loro direzione era stato merito del lavoro di Alexis, che con la costanza e la leggerezza di una goccia d’acqua aveva a poco a poco scavato il muro di insofferenza della moglie, facendo passare quello spiraglio di luce che le aveva illuminato la mente e le aveva fatto comprendere le ragioni del figlio.

Quando quella consapevolezza penetrò nel profondo della sua testa e del suo cuore, Andy si sentì esplodere e non riuscì a trattenere un singulto che diede il via ad un pianto pregno di dolore e di rimorsi, rendendosi conto ora più che mai, di aver perso per sempre il suo più grande alleato e protettore, colui che l’aveva cresciuto esattamente come era.

Il sussulto di Andy arrivò forte e chiaro a Mika, che dormendogli praticamente appiccicato avvertì ogni cosa e di destò immediatamente, trovando il compagno con il volto tra le mani in un silenzioso pianto disperato.

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Buonasera, ce l'ho fatta.
Eccovi. So che vi piace il fluff, qui ce n'è in abbondanza e ce ne sarà nel prossimo!
Vi lascio le caramelline...

- Non gli fu chiaro cosa avesse provocato quella reazione così forte e apparentemente improvvisa nel compagno, ma non proferì parola e si limitò ad accarezzargli la schiena e baciargli i capelli, cullandolo dolcemente, lasciandolo sfogare per tutto il tempo che gli sarebbe servito.-

- “Shhh” ribadì lui con sguardo tra l’amorevole e il perentorio “Non accetto scuse per cose del genere Gapi, dovresti saperlo” gli ricordò accarezzandogli una guancia dolcemente, rubando un accenno di lacrima ancora intatto. -

- Andy sospirò incerto se imporsi con la stessa determinazione e rispedirlo tra le braccia di Morfeo, o se accogliere la sua richiesta di ascolto e aprirsi con lui, ma alla fine, mosso dal suo sguardo propense per la seconda.-

- “…non lo voglio cancellare…” concluse infine, con l’unica certezza che sapeva di avere, ma che era al contempo anche il suo più grande problema.-

- “Il primo è difficile da scacciare perché oramai è troppo tardi, ciò che è passato non potrà più tornare e gli errori che si sono commessi restano a pesare sulla coscienza. Il secondo è difficile da allontanare perché dei momenti belli non se ne ha mai abbastanza quando si sta bene con una persona.” Lo fece riflettere prendendogli la mano.-

Fuggo, buona serata ragazze! :*
A domenica prossima,
Vv
 
  
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