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Autore: heliodor    25/11/2018    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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La tomba

 
Robern rimase immobile per qualche istante, poi reclinò la testa all'indietro ed esplose in una sonora risata.
"Non c'è niente da ridere" ringhiò Joyce. "Ho scoperto il tuo trucco."
"Il mio trucco?" chiese Robern. Si asciugò le lacrime col dorso della mano, il corpo ancora squassato dalla risate.
"È inutile che tu faccia finta di niente" disse Joyce. Non si era aspettata quella reazione.
Robern scrollò le spalle. "È la cosa più assurda che abbia mai sentito in vita mia. Come ti è venuta in mente? Dico sul serio, è davvero spassosa."
Joyce fece partire un dardo magico.
Il proiettile sfiorò il fianco di Robern ed esplose nel muro alle sue spalle.
Altre risate.
"Smettila" esclamò Joyce. "Sono seria."
Robern si schiarì la gola. "Dimmi come ci sei arrivata."
"Confessi?"
"Dimmelo" disse Robern più serio.
Allora è vero, pensò Joyce.
"Ricordi quella volta che mi hai detto che avevi conosciuto Arran Lacey?"
Robern annuì.
"Allora pensai che Lacey fosse vissuto quando tu eri molto giovane" proseguì Joyce più sicura. "Ma poi ho scoperto che era nato più di un secolo fa. Non puoi averlo conosciuto, a meno che tu non sia molto più vecchio di quanto dai a vedere."
"Continua" disse Robern.
"Al mondo esiste una sola persona così vecchia. L'arcistregone Malag. Perciò tu non puoi essere che lui. Inoltre, Rancey disse che tu lavoravi per Malag."
"È vero" ammise lui.
"No, la verità è che tu sei Malag. Ti sei finto Robern per ingannare tutti, ma io ti ho smascherato."
"Avrei ingannato anche i miei luogotenenti allora? Per quale motivo?"
"Dimmelo tu."
"Dovresti conoscere già la risposta."
Joyce si accigliò. "E quale sarebbe?"
"Che io non sono Malag. Ma è vero che ho lavorato per lui."
"Allora come hai fatto a conoscere Arran Lacey?"
Robern sorrise. "Te lo dirò, ma prima devi vedere un posto. Non è molto lontano da qui."
"Dimmelo adesso" lo minacciò Joyce.
Robern scrollò le spalle. "Sono in tuo potere. Se se sicura che io sia Malag, uccidimi qui e subito. Metterai fine a questa guerra e potrai tornare a Valonde dalla tua famiglia."
Joyce esitò. Se lo colpiva adesso, lo avrebbe ucciso. Robern non aveva alcuna difesa.
Metterò fine alla guerra, pensò. Tornerò a casa con mia sorella e mio padre. E Vyncent e Oren, se sono fortunata.
"Allora?" Robern fece un passo avanti.
"Fermo" disse Joyce spostandosi di un passo indietro.
"Puoi uccidermi dopo aver visto quello che voglio mostrarti. Non posso fuggire né difendermi. Male che vada avrò solo rimandato la mia morte."
Ha ragione, pensò Joyce.
"È lontano?"
Robern scosse la testa.
Joyce si spostò di lato e indicò la porta. "Dopo di te."
Uscirono una dietro l'altro, con Joyce che puntava i dardi nella schiena di Robern.
Lui camminò senza esitazioni verso il boschetto che sorgeva a un centinaio di metri dalla casa.
"Non provare a nasconderti tra gli alberi" disse Joyce posizionandosi alle sue spalle a meno di cinque passi di distanza.
Robern proseguì in silenzio addentrandosi nel bosco.
Seguirono uno stretto sentiero che procedeva tortuoso tra gli alberi e dopo cinque minuti di cammino sbucarono in una valletta coperta dall'erba. Tra i ciuffi verdi spuntavano di tanto in tanto fiori gialli e viola dal profumo intenso.
Al centro della valletta c'era un piccolo rigonfiamento del terreno circondato da pietre disposte a formare un cerchio. Non aveva un aspetto naturale. Qualcuno doveva averle posizionate in quel modo.
In cima alla montagnola c'erano due pietre piatte.
Robern si fermò ai suoi piedi. "È qui" disse.
Joyce si guardò attorno. "Cosa c'è da vedere di così interessante?"
"Questa è la tomba di Arran Lacey."
Joyce scosse la testa. "Stai mentendo."
Robern si avvicinò alla montagnola e la invitò ad avvicinarsi. "Vieni a vedere una cosa."
Joyce si avvicinò con cautela e gettò un'occhiata veloce alle pietre. C'era qualcosa inciso sulla superficie. Guardò meglio.
Su una riconobbe una rosa. Sull'altra un sole con nove raggi.
Erano i simboli che comparivano sul compendio. Si chinò per guardare meglio, dimenticandosi di Robern e tutto il resto.
"Non è possibile" disse.
Robern sospirò. "Sono qui sotto."
"Sono?"
"Arran e Sibyl."
Sibyl, pensò Joyce. Quindi anche lei era reale. E aveva conosciuto Lacey.
Quello che aveva appreso a Luska era vero.
"Quando sono morti?"
"Non lo so con precisione, ma credo sia successo dopo che hanno lasciato Luska" rispose Robern.
"Tu lo sapevi?"
"Conosco poco della loro storia. Quasi tutto quello che ho scoperto lo devo alla mia ostinazione, ma gli inquisitori all'epoca fecero un ottimo lavoro."
"Sibyl è la maga di cui tutti parlano?"
Robern annuì.
"E Arran? Era un mago anche lui?"
"Sì."
"Come sono morti?"
"Di Sibyl non so molto, ma puoi immaginarlo da sola quale sia stato il suo destino. Per Arran il discorso è diverso."
"Com'è morto?"
"È stato Malag a ucciderlo."
 
Robern sedette nell'erba con le gambe incrociate.
Joyce si inginocchiò a qualche passo di distanza. Aveva annullato i dardi magici senza nemmeno rendersene conto. Era ancora viva, quindi la sua teoria era sbagliata.
O forse Robern aveva altri piani per lei.
Non ci capisco più niente, si disse.
"Arran combatté contro Malag?" chiese a Robern.
Lui emise un sospiro. "So solo che lo affrontò quando ancora non era il famoso arcistregone. Arran doveva aver capito quanto fosse potente e pericoloso e decise di eliminarlo prima che facesse danni peggiori."
"Che cosa accadde?"
"Malag lo uccise."
"Come?"
"Non lo so."
"Ma tu hai detto..."
"Ascoltami bene, Joyce" disse Robern con tono deciso. "Arran credeva di poterlo battere. In un modo o nell'altro era convinto che l'arma per sconfiggerlo si trovasse in uno degli incantesimi del compendio."
"Il compendio di Lacey."
"Il compendio di Sibyl" rispose. "Era lei la maga, dopotutto. Arran era più un apprendista, anche se alla fine divenne il maestro."
"Quindi io sono la sua apprendista?"
Robern sorrise. "Se ti fa piacere, puoi anche definirti in questo modo. Io continuerò a chiamarti la mia maghetta."
"Ora sono Sibyl la strega rossa" disse lei con orgoglio.
"Lo so" fece lui. "Ti stai facendo un nome. Sei diventata famosa."
Questo era interessante.
"Davvero?" Cercò di non far trasparire il suo compiacimento. Era bello sapere di essere famosa, più di quanto si fosse aspettata.
Robern annuì. "Parlando di te in tutte le locande del sud del continente e anche in qualcuna del nord. E probabilmente ne staranno parlando anche nelle città conquistate da Malag."
Quello era meno piacevole.
"Vuoi dire che lui sa di me?"
"Sa solo della strega rossa, ma non ha importanza, per il momento. Ciò che non deve scoprire è che tu sei una maga e che sei in possesso del compendio di Lacey. Se ciò accadesse, lui ti darebbe la caccia con più decisione."
"Perché?"
"Perché forse Arran aveva ragione a pensare che nel compendio ci fosse l'incantesimo che può sconfiggerlo."
"Ma Arran l'ha affrontato ed è stato sconfitto."
"Questo dovrebbe renderti molto prudente."
"Allora a che cosa serve il compendio?"
"Imparalo tutto e lo scoprirai."
Joyce aveva molte altre domande da porgli, ma Robern non sembrava pronto per risponderle.
Si alzò con fare stanco, come se quel discorso gli avesse tolto molte forze. "Ora devo andare" disse.
"Aspetta" fece Joyce. "Ho ancora molte domande da farti."
"La prossima volta che ci vedremo risponderò. Forse."
"Non mi hai dato il mio premio."
"Era questo il tuo premio" disse Robern con un ampio movimento del braccio.
"Non è un premio."
Lui sospirò. "Che altro vuoi che ti dica?"
"Sto cercando le armi di Bellir."
Robern sorrise. "Che perdita di tempo. Penso che lady Gladia ti abbia affidato questa missione per tenerti lontana il più possibile."
Come fa a sapere che è stata lei a dirmi di andare alla ricerca delle armi di Bellir? Si chiese Joyce.
"Bellir ha sconfitto Malag un secolo fa" disse Joyce. "Se riuscissi a recuperare le sue armipotremmo riuscirci di nuovo."
"La spada forgiata dagli elfi e l'armatura costruita dai nani" disse lui sarcastico. "Conosco anche io la leggenda."
"È vero" disse Joyce. "Ci sono le statue."
"Agli uomini piace erigere monumenti alla fantasia. Le statue di Bellir non fanno alcuna eccezione."
"Eppure lui l'ha sconfitto."
Robern scrollò le spalle.
Ma quelle armi devo esistere, pensò Joyce.
Lui ghignò. "Conosco anche la tua prossima domanda."
"Le armi esistono davvero?"
"Non lo so, ma non c'è niente di male a cercarle. Molti l'hanno fatto prima di te."
"E ci sono riusciti?"
"Vai a Berger e lo scoprirai."
"È quello che ho intenzione di fare" disse lei sicura.
"Ti auguro di avere più fortuna degli altri."
Robern girò su se stesso e si diresse verso gli alberi. Joyce lo seguì a testa bassa. Appena sul sentiero, lui scomparve come se le ombre lo avessero ingoiato.
Fu tentata di usare la vista speciale, ma rinunciò. In quel momento non aveva né le forze né la voglia di seguirlo. Voleva solo rimettersi in viaggio verso Berger.

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