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Autore: la_pazza_di_fantasy    01/12/2018    1 recensioni
La città di Luxor e quella di Ombrax sono sempre state rivali e da molti secoli condividono una specie di pace.. ma cosa accadrebbe se nella città di Luxor si insediassero persone poco propense alla pace? E cosa farebbe Ombrax?
Nove ragazzi, 5 di Luxor e 4 di Ombrax non sanno ancora che toccherà a loro risolvere la situazione e riportare la vera pace.
----prima storia che pubblico, vorrei molto volentieri che chi leggesse questa storia lasciasse anche un commento così che io possa migliorare-----
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Annabel guardava fuori dalla finestra della sua stanza. Era imprigionata nel suo stesso palazzo da quando aveva cercato di scappare dopo la morte di Elias. Ripensare a quello scontro la faceva piangere. Aveva perso anche lui. Come se non bastasse Caroline la voleva far sposare con un tizio che non aveva mi sentito nominare solo perché non aveva più eredi e quel giorno era il grande giorno. Aveva sempre sperato di sposare Richard un giorno, ma quel giorno non sarebbe mai arrivato ne era sicura. Sperava che la piccola Ginny stesse bene, non la vedeva da quando Caroline l’aveva fatta tornare a casa perché non aveva più il principe con il quale si doveva sposare. Povera ragazza, era sconvolta e impaurita a morte. Annabel aveva chiesto ai due EDA di tenerla d’occhio e i due avevano subito detto di si. Voleva dire qualcosa a Sam, si perché aveva capito dal primo momento che aveva visto il rosso che si trattava del ragazzo di suo figlio. E si sapeva anche che i due erano fidanzati, contrariamente a quanto pensava Elias. Voleva confortare il ragazzo, ma aveva deciso di non farlo per non destare sospetti. Sperava solo che si riprendesse il prima possibile. 
Bussarono alla porta, ma la donna non si mosse dal suo posto. Non voleva sposarsi, e Caroline lo sapeva bene. Avrebbero dovuto sfondare la porta per farla uscire da li. Non si sarebbe mossa di sua spontanea volontà. Poco ma sicuro. I colpi alla porta divennero più insistenti e poi cessarono di colpo. Dopo qualche minuto la porta si apri di colpo e Annabel si girò verso la persona che aveva osato aprire la porta senza il suo permesso. Era Caroline che la guardava con occhi di fuoco.
-Annabel cara è il momento, non vorrai mica far aspettare il tuo futuro marito e futuro re- disse la donna trattenendo a stento la rabbia. Annabel sorrise.
-le donne si fanno attendere- fu la sua riposta.
-bene credo che Frank abbia aspettato abbastanza- disse la donna prendendo Annabel per un braccio e sollevandola dal letto di colpo. Annabel sospirò. Era arrivato il momento.
“Richard dove sei?” si chiese la ragazza facendo sfuggire un'unica lacrima conscia del fatto che l’uomo non sarebbe venuto a salvarla da quel matrimonio. Era finita.
 
Per una volta in tutta la sua vita Annabel fu grata del fatto che le cerimonie di quel sacerdote duravano troppo. Era affianco al suo futuro marito che sembrava impaziente. Voleva la fine della cerimonia, tutto il contrario di Annabel. La donna sperava vivamente in un attacco da parte di Ombrax. Sapeva che Caroline non aveva mantenuto la promessa, e mandava un decimo di quello che aveva promesso alla città sotterranea. Perché Ombrox era così tranquilla? Voleva fuggire da li e da quella maledettissima cerimonia. Guardò di nuovo in direzione di Frank e lo sorprese a guardarla come se volesse spogliarla in seduta stante fregandosene altamente di tutti i presenti e del fatto che si trovavano all’aria aperta difronte uno degli alberi più longevi di tutta Luxor, secondo solo all’albero sul quale era costruito il castello. Annabel degludì e spostò gli occhi verso il sacerdote che aveva appena preso dei nastri colorati.
“No!” fu l’unica cosa che la donna riuscì a pensare in quel momento. Era arrivato il momento di celebrare davvero l’unione. Il sacerdote si avvicinò ai due e prese il braccio sinistro di entrambi iniziando a legarli con i nastri. Non riuscì a fare più di due giri perché la sua attenzione fu catturata da qualcosa difronte a se che lo fece sbiancare. Annabel incuriosita dalla faccia del sacerdote si girò e vide due figure nere a cavallo galoppare velocemente verso di loro. Erano di Ombrax? Possibile. Annabel sorrise. Ombrax stava attaccando. Poteva scappare. La due figure si avvicinarono sempre di più fino a quando non furono a due passi dei due quasi sposi.
-consegnateci la principessa- disse quello seduto sul cavallo nero. L’altro rimase fermo qualche passo più indietro tenendo strette le redini del suo cavallo color ambra.
-e se non volessi?- gli chiese Frank afferrando con forza il braccio sinistro della donna. Erano ancora legati da quei stupidi nastri.
-avrai una brutta fine- disse sempre il cavaliere sul suo destriero nero.
Frank sguainò la spanda che teneva al suo fianco e sorrise -uccidimi se ne hai il coraggio!- gridò rivolto al cavaliere. Quello non si scompose, anzi fece un cenno al suo compagno che si avvicinò piano sguainando la lama con la sinistra.
-che c’è, hai paura di me?-
-no, ma mio fratello è più bravo di me- disse quello nascondendo un ghigno sotto la sciarpa nera che aveva per coprirsi la bocca. Frank provò a colpire il secondo uomo, ma quello fu più veloce e lo decapitò senza tante storie. Caroline gridò mentre Annabel slegava i nastri colorati che la legavano ancora all’uomo ormai morto. Qualche schizzo di sangue l’aveva raggiunta, ma non se ne era minimamente preoccupata, voleva solo scappare da li.
-Venga- disse il ragazzo sul cavallo nero porgendo una mano ad Annabel. All’inizio la donna lo guardò titubante, ma poi vedendo le guardie avanzare veloci verso di loro afferrò la mano del ragazzo si issò tra lui e la testa del cavallo.
-andiamo- disse quello prima di partire al galoppo seguito dal suo compagno. Annabel sperava di aver fatto la scelta giusta a seguire quei ragazzi.
-siete di Ombrax vero?- chiese appena si furono allontanati abbastanza dal centro di Luxor.
-si- le rispose il suo cavaliere prima di spronare il cavallo ad andare più veloce. Dovevano uscire da Luxor il più velocemente possibile.
-perché mi avete presa?- chiese la donna senza ottenere risposta. -sono un ostaggio?- chiese di nuovo aspettando una risposta.
-no-
-sapete rispondere solo a monosillabi?- chiese esasperata la donna.
-no, avrete le vostre risposte una volta arrivati a Ombrax- Annabel si arrese e non fece più domande concentrandosi sul paesaggio davanti a se. Se non era un ostaggio voleva dire che Richard aveva mandato quei due ragazzi a salvarla? Ma se fosse stato così perché non l’aveva fatto prima?
-ZAKE! CI STANNO RAGGIUNGENDO!- gridò l’altro cavaliere per farsi sentire dal fratello. Ad Annabel la sua voce sembrò abbastanza familiare, ma non ricordava dove l’avesse sentita.
-CAZZO, EL DIVIDIAMOCI E CI INCONTRIAMO DAVANTI ALLA SECONDA ENTRATA- rispose il suo cavaliere prima di girare bruscamente a destra. Annabel guardava sorpresa il suo cavaliere. Aveva sentito bene? Aveva chiamato El l’altro ragazzo? Zake guardò la donna sentendo il suo sguardo addosso.
-toglimi almeno una curiosità, l’altro ragazzo si chiama Elias?- chiese la donna speranzosa, anche se aveva visto le ceneri del figlio voleva essere certa di quello che aveva sentito. Zake si tolse la sciarpa che teneva intorno alla bocca e la mise alla donna per coprirle i capelli biondi.
-El è vivo, ma ti spiegheremo meglio tutto una volta che saremo al sicuro ad Ombrax- rispose il ragazzo continuando a Cavalcare tenendosi il cappuccio con una mano per non farlo volare via ora che non c’era più la sciarpa.
-sei Ezekiel vero?- chiese ancora la donna con le lacrime agli occhi.
-si- la donna sorrise e si lasciò andare tra le braccia del figlio che aveva visto solo appena nato e che adesso insieme al gemello l’aveva appena salvata dalle grinfie di Caroline.
 
Riuscirono, per fortuna, a seminare le guardie di Luxor e come promesso i due fratelli si rincontrarono davanti all’entrata secondaria di Ombrax. Annabel scese velocemente dal cavallo e aspettò che i due ragazzi facessero lo stesso prima di abbracciarli stretti. I due ricambiarono l’abbraccio.
-siete arrivati in tempo- disse in un singhiozzo la donna.
-meno male- disse Elias togliendosi il cappuccio seguito a ruota da Ezekiel.
-sei vivo- disse la madre accarezzando la guancia di Elias e stringendolo di più a se.
-tutto merito di Zake e Camille, senza di loro sarei morto- disse il biondo sorridendo al fratello.
-come avete fatto a confondere il tuo avversario?-chiese ancora la donna.
-ero io il suo avversario. Papà fa parte del consiglio dei nove e avevano scelto me come combattente- disse Zake stringendosi le braccia intorno al corpo.
-mi state dicendo che nel peggiore dei casi uno dei sue sarebbe morto per mano dell’altro?- I due ragazzi si guardarono e poi annuirono mentre la donna li stringeva di nuovo a se.
-come avete saputo del matrimonio?-
-papà, si informa sempre di tutto e ci ha chiesto di intervenire- dissero in coro i due ragazzi per poi scoppiare a ridere. Non si erano ancora abituati. Anche Annabel sorrise felice. Finalmente erano insieme.
-anche Elizabeth è viva ed è qui ad Ombrax- disse dopo un po’ Elias.
-davvero?- chiese la donna. Non poteva crederci, tutti e tre i suoi figli erano vivi e stavano insieme. Ezekiel annuì e Annabel abbracciò di nuovo i due ragazzi. Una volta che la donna di fu asciugata le lacrime entrarono ad Ombrax. Nemmeno il tempo di fare due passi che venne loro incontro Caleb con una faccia cadaverica. Appena vide Ezekiel aumentò il passo.
-Zake! Camille!- disse il ragazzo riprendendo fiato.
-Camille cosa?- chiese quello preoccupato.
-è in infermeria, corri…- riuscì solo a dire Caleb senza voce per la corsa. Zake non se lo fece ripetere due volte e corse a perdi fiato verso l’infermeria. Cos’era successo alla sua Cam? Appena arrivato si trovò difronte suo padre con una faccia più bianca del vestito che indossava Annabel per il matrimonio.
-Zake calmati ed entra dentro- gli disse il padre mettendogli le mani sulle spalle per poi aprirgli la porta. Il ragazzo entrò cercando di respirare regolarmente. Un’infermiera gli venne incontro trafelata.
-chi sei?- gli chiese con tono brusco.
-sono il ragazzo di Camille, dov’è?- chiese. La donna mutò la sua espressione e con tono dolce gli disse:
-Vieni- e sparì dietro una tenda seguita a ruota da Zake. Camille era distesa in un letto bianco, la fronte mandida di sudore e le gote arrossate. Teneva a stento gli occhi verdi aperti.
-Cam- disse il ragazzo avvicinandosi alla mora. Lei alzò lo sguardo e gli sorrise dolcemente.
-scusa- riuscì a dire la ragazza.
-per cosa?- le chiese lui accarezzandole una guancia.
-è nato prima, solo che è stato più complicato e ho dovuto scegliere se far vivere lui e morire io, o far morire lui e non avere più figli. Non potevo ucciderlo- a Camille uscì una lacrima degli occhi e poi riprese -comportati bene con lui- gli disse prima di baciarlo e chiudere gli occhi. Zake sgranò gli occhi. E gridò disperato. Aveva perso la persona che amava di più. Controllò il polso, ma non c’era nessun battito. Le baciò delicatamente la bocca e si girò verso l’infermiera che era rimasta in disparte.
-abbiamo cercato di farla ragionare ma non c’è stato verso, mi dispiace- disse quella abbassando lo sguardo.
-dov’è mio figlio?- chiese Zake guardandosi intorno. La donna di allontanò e scomparì dietro un’altra tenda per poi tornare con in braccio un fagottino blu che porse al ragazzo. Zake guardò suo figlio che sembrava tanto piccolo e tranquillo mentre le lacrime scendevano ancora.
-si chiama Aaron, l’ha scelto Camille- disse la donna prima di andare verso la ragazza a coprirla fino alla testa con il lenzuolo. Zake sorrise. Quel nome gli piaceva. Il suo piccolo Aaron. Gli accarezzò piano la testolina ricoperta da pochi capelli biondi proprio come i suoi. Sperava che avesse preso almeno gli occhi di Camille. Si alzò e guardò verso il telo per poi uscire dall’infermeria con Aaron. Suo padre gli venne incontro e Zake pianse sulla sua spalla.
-mi dispiace Zake, ma lei desiderava troppo quel bambino- gli disse l’uomo accarezzandolo sulla schiena.
-lo so- rispose fra i singhiozzi il ragazzo stringendo Aaron a se. Si staccò dall’abbraccio del padre e baciò la testa di suo figlio. Non l’avrebbe mai lasciato solo, poco ma sicuro.
   
 
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