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Autore: Lily710    02/12/2018    5 recensioni
I capitoli di questa storia (precentemente conosciuta come "The Epic War: this is YOUR end!") stanno subendo una totale fase di riscrittura, con aggiunta di nuove scene ed eventi chiave. Per saperne di più, leggete l'avviso che trovate al primo capitolo.
Non fu mai ben chiaro come la "semplice" copia di uno smeraldo del Chaos, in grado di permettere il viaggio nel tempo, potesse essere capace di sconvolgere a tal punto le vite dei nostri protagonisti. È riuscito a salvare una riccia proveniente dal futuro, Darkly the Hedgehog... ma se dopo tale evento lo smeraldo non si fosse distrutto, come invece lei stessa credeva?
Se fosse finito altrove, avesse fatto viaggiare tre individui nel tempo e nello spazio in epoche completamente diverse e, solo allora, si fosse effettivamente disintegrato?
Un mistero vissuto per anni, forse secoli prima che i nostri eroi venissero al mondo, nell'ombra... la stessa “ombra” che, ormai da giorni, tormenta i sogni della povera Amy. La stessa che metterà in pericolo l'Universo.
La stessa che apparirà nella luce o sparirà nel calore ardente... un po' come quello generato dalla lava.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cream the Rabbit, Miles Tails Prower, OC, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Capitolo della vecchia versione della storia
•Sonic•

Un brivido gelido attraversò tutto il mio corpo, dalla punta dei piedi fino all'ultimo aculeo della mia testa.
Riuscivo a sentire a malapena il rumore ovattato del vento – che soffiando entrava dentro la mia pelle, congelandomi le ossa.
La mia schiena era diventata circa una lastra di ghiaccio, poiché sentivo come se, in quel momento... fossi coricato supino sopra qualcosa di gelato.
Una distesa fredda. E morbida.

‘Neve?’

Aprii gli occhi, mettendo lentamente a fuoco un'immagine fatta da enormi nuvole grigie.
Con la testa che girava e la vista un po' annebbiata mi sedetti su quel manto, riuscendo comunque ad osservare l'ambiente circostante: vidi una foresta di alberi spogli in lontananza, situata esattamente alla mia sinistra, montagne totalmente imbiancate, neve dovunque... ed un silenzio tombale.
Non si vedeva nessun'anima vivente nei paraggi. Nessuno.
Sembrava che fossi effettivamente rimasto da solo.
Tremai, e non solo per via della bassissima temperatura.

‘... Ma dove cavolo sono finito?!’

Mi alzai così pian piano da terra, ma una volta in piedi fui costretto a rimanere fermo per un attimo a causa di un crampo lancinante alle gamba destra.
Forse era dovuto allo sforzo fatto poco prima, pensai – beccandomi anche numerose schegge di vetro – oppure per via delle diverse scosse elettriche che avevo subito; questo non mi era molto chiaro.
Non mi trasformavo in Dark Sonic dai tempi ormai andati dei Metarex e, se era nuovamente accaduto, lo era stato per una ragione talmente profonda che era riuscita farmi arrivare a quei livelli.
Non volevo nemmeno pensarci. Quando accadeva mi sentivo quasi vulnerabile... cosa che odiavo essere.
Non vedendo nessuno dei miei amici, sbuffai sconsolato.

«Tails?! Dash?! Knuckles?! 
AMY?!
DOVE SIETE FINITI TUTTI?!» urlai.

L'unica risposta che ricevetti fu un'inquietante e lunga eco della mia voce roca e stanca. Respirai profondamente, cercando di mantenere la calma.
Poco dopo guardai in basso... e sussultai di colpo, sgranando gli occhi: il mio zaino, contente inizialmente gli smeraldi e una coperta – poiché il resto lo aveva Tails nel suo – era distrutto, e tutti i suoi pezzi sparsi in giro; il telo di pile era stropicciato, strappato in alcuni punti e gettato in mezzo alla neve...
Ed era rimasto un solo Chaos Emerald. Uno.

Stavo per avere un attacco di panico.
Feci un respiro profondo, cercando di essere ottimista come sempre: magari le altre pietre incantate erano nei dintorni... e forse anche i miei amici erano nei paraggi, di sicuro svenuti, giustificando così il perché delle risposte non date dopo averli chiamati.
Così, di buon animo, presi lo Smeraldo in mano e avvolsi la coperta a scacchi attorno alle mie spalle, nonostante fosse bagnata e fredda. Non riuscivo nemmeno a correre, per via di quel dolore devastante: camminando, mi sembrava che il mondo andasse a rallentatore.

‘Ma è arrivata un'era glaciale in cinque secondi o ho viaggiato nel tempo?
O peggio, nello spazio?
E soprattutto... dove saranno mai tutti
Ed Amy?’

Con tutti quei dubbi, le cose non potevano andarmi peggio di così.

***

Camminando in quell'infinita pianura innevata, improvvisamente scorsi una strana luce verde. Aveva un'aria alquanto sospetta.
Così mi fermai per osservarla: chissà, forse poteva anche essere un Chaos Emerald.

‘Che nervi, mi ci vorrà un secolo per trovarli tutti... da solo.
Sempre che siano qui sparsi in giro, ovviamente.’

Strinsi poi i pugni dalla rabbia, gemendo nel frattempo di dolore: quelle ferite alle mani erano ancora sanguinanti, in particolare il profondo taglio che avevo sul palmo della mano destra. Delle gocce di sangue rosso scarlatto caddero sul manto candido e puro, macchiandolo.
In quel momento mi sentivo così.
La mia anima, fatta eccezione durante la guerra contro i Metarex, era stata sempre candida come quella neve, fin quando l'arrivo di Zikos la ferì, creando un... vuoto.
Quest'ultimo pareva che fosse, in quel momento, riempito solo da rabbia intensa – la stessa che provavo verso lui per aver causato tutto ciò, ma soprattutto per aver osato a toccare Amy e a rovinare, quindi, le nostre vite, ma in particolare quella di lei. Quella pareva essere una ferita incolmabile, o perlomeno ne sarebbe rimasta la cicatrice – che si sarebbe aperta ogni qual volta avessi provato dolore.
Chiusi gli occhi e sospirai, sperando solo che gli altri stessero bene.

Tornai poi alla realtà, determinato verso ciò che avevo notato un attimo prima: quello strano bagliore. Incuriosito ma prudente mi avvicinai, sprofondando ad ogni passo i miei piedi nella coltre di neve. Stava accadendo però qualcosa di strano: più riducevo le distanze, più il freddo diventava pungente.
Improvvisamente il cielo tuonò, e cominciarono a cadere i primi fiocchi dal cielo. All'apparenza pareva una normalissima tempesta, ma ad ogni metro in cui la distanza tra me e quello scintillio si accorciava l'intensità della bufera aumentava sempre più: mi girò la testa in modo assurdo, facendomi sentire quasi troppo debole per continuare.
Ma dovevo farcela, per il bene dei miei amici. Non mi sarei mai arreso di fronte a nulla.

Arrivato all'origine della luce, con gli occhi lacrimanti e le ossa ibernate – dopo che un fulmine si era appena schiantato a pochi metri da me, spaventandomi e non poco – effettivamente ebbi conferma che quello fosse davvero un Chaos Emerald.
Quella bufera, diventata ormai ingestibile, portò ad accasciarmi a terra sul punto di svenire, così strisciai con tutte le mie forze al fine di prendere lo Smeraldo.
Ero ormai vicinissimo, mancavano pochi millimetri. Finalmente fu tra le mie mani, ma appena successe ciò... la tempesta finì, in un batter di ciglia.

«Ma cosa...» il gemello di colore blu brillò appena fu vicino a quello verde;
Strano, molto strano. Cosa stava a significare? Vi erano forse gli altri qui intorno, da qualche parte, come avevo pensato e sperato?
E se invece quella pietra fosse solo un falso?
Nonostante i dilemmi mi alzai a fatica e tremante da terra, proseguendo la strada andando dritto mentre continuavo a zoppicare.

***

Dopo circa mezz'ora di percorso, riuscii ad intravedere un lago completamente ghiacciato, dalle enormi dimensioni – che prima non avevo appunto notato – alla cui sinistra vi era quella strana foresta dall'aria poco rassicurante. Chissà cosa nascondeva questa, mi chiesi – anche se, con una situazione del genere, l'ultima cosa che mi sarebbe servita era saperlo davvero.
Al di là quel laghetto invece vi era una strana costruzione, che non riuscii a osservare bene poiché troppo lontana. Mi avvicinai prudente alla riva ghiacciata, per cercare di capire se da più vicino l'avrei messa a fuoco.
Però vidi ben altro.
Un ignoto riccio bicolore mi stava scrutando: sembrava stanco anche lui.
Mi brillarono gli occhi.
«Shadow, sei tu?»




•Shadow•

L'unica cosa che riuscivo a percepire in quello stato di semicoscienza in cui mi trovavo fu il gelo. Pian piano aprii gli occhi, mi alzai scrollandomi della neve di dosso e osservai cosa mi circondava.
Neve, neve... e indovina un po'?
Ancora neve.
Mhh. Magnifico.
Le uniche cose che facevano la differenza erano un lago ghiacciato, il quale si trovava alcuni metri di distanza da me, ed un enorme castello forse chilometri lontano.
Pareva essere fatto interamente di ghiaccio.

Sbuffai; ero pure rimasto da solo. Chissà dove cavolo era finita Darkly...
Rabbrividii al solo pensiero che le potesse essere successo qualcosa. Non potevo permetterlo, soprattutto dopo quello che era successo a Lei.
Non sapevo se avrei potuto sopportare e affrontare un altro dolore così grande, profondo... incolmabile.
Poco dopo sospirai tornando in me, e quindi osservai ancora una volta quella distesa di acqua congelata che in fondo mi incuriosiva parecchio: emanava una stranissima luce, la quale si avvicinava al rosso; rosso fuoco, rosso sangue.
Sembrava che provenisse dal suo interno, quindi dall'acqua sottostante alla lastra di ghiaccio formatasi.
Con un'immediata adiacenza, alla sua destra vi era una foresta composta da migliaia di alberi – alcuni spogli, altri sempreverdi – mentre, alla sua sinistra, si trovava un burrone di un'altezza inestimabile... e anche un po' raccapricciante.
Mi avvicinai sempre più, vedendo che effettivamente quel bagliore era sempre più forte.

‘Che strano...’

Nel frattempo il vento era notevolmente aumentato, provocandomi un brivido lungo la schiena. Tremante per via del freddo pungente rivolsi il mio sguardo verso il cielo: quel posto era veramente deserto, e perlopiù non l'avevo mai visto.
Non ero nemmeno sicuro di essere ancora a Mobius.
Improvvisamente il cielo tuonò, facendomi scostare lo sguardo verso un fulmine precipitatosi a circa trenta metri di fronte a me. Mi accorsi allo stesso tempo di un dettaglio notevole: vi era una tempesta abbastanza pericolosa alla stessa distanza di quel fulmine, ma si era scatenata soltanto in una piccolissima porzione di spazio.

«Come può esserci una bufera solo in una zona così piccola...?» mugugnai dubbioso, aggrottando le sopracciglia. «Nessuno sa ancora controllare la natura tra i mobiani.»
Poco dopo quella cessò, in un batter d'occhio.

‘... Ma dove diamine sono finito?!’

Mi si rizzarono gli aculei: la situazione si faceva sempre più assurda, e io diventavo sempre più sconvolto.
Confuso osservai nuovamente il luogo in cui si era scatenato l'ambiguo temporale, ma mi accorsi anche di un piccolissimo dettaglio. Non ero da solo.
Uno sconosciuto riccio di colore blu, che aveva due Chaos Emerald in mano, si stava dirigendo verso la mia direzione.
Sussultai alla vista di quella scena, deducendo quindi che forse anche gli altri erano qui, da qualche parte.

«Faker...?» farfugliai.
Pochissimi secondi dopo si voltò verso di me, e accorgendosi anche lui della mia presenza rimase parecchio allibito.
«Shadow, sei tu?» disse con voce tremante, forse per il freddo.
Era in uno stato pietoso: pallido, avvolto da una coperta strappata – forse anche bagnata – e pieno di ferite, da scossa elettrica ma soprattutto da taglio, alcune ancora sanguinanti.

«Ciao, Faker. Chi non muore si rivede... letteralmente.» risposi ironico, incrociando le braccia.
«Già, onestamente non so nemmeno come io sia vivo» disse, laconico. Poi sbuffò;
«Non è che per caso hai visto qualcuno dei nostri in giro?» mi chiese, abbastanza stupidamente. Alzai gli occhi al cielo, senza rispondere.

Non appena mi avvicinai alla riva del lago, poco dopo Sonic fece lo stesso, assumendo un'espressione corrucciata dopo la mia reazione.
«Sai, conoscendoti, saresti capace di tutto» affermò l'altro con noncuranza, notando poco dopo la luce proveniente dal profondo dell'acqua.

«Nessuno mi conosce davvero, Faker, tantomeno tu» bisbigliai con tono grave facendogli spallucce, mentre un vento gelido mi scostò gli aculei e delle nuvole scure come la cenere cominciarono ad avvicinarsi.
Un brivido mi passò attraverso la pelle fino ad arrivarmi ai neuroni: faceva davvero freddo in quel posto.

«In un certo senso è bello avere una coperta, anche se leggermente bagnata» sdrammatizzò con uno sguardo provocatorio e anche abbastanza divertito – uno di quelli che, soprattutto da parte sua, mi facevano perdere la pazienza.
Poi mi guardò deciso, togliendosi il telo a scacchi e mettendovi dentro gli smeraldi: successivamente lo avvolse a forma di palla e me lo lanciò all'improvviso;
Allora lo presi al volo, poggiandolo poi sul manto bianco, stranito dal gesto dell'altro.

«Non concludiamo nulla, se stiamo qui a guardarci. Devo passare per forza attraversando il laghetto a piedi... a meno che non impari a volare, saltando quindi la voragine a destra» fece, indicando con la testa quel burrone lì; «o a sapermi magicamente orientare in quella magnifica ma soprattutto fiduciosa foresta... dato che il lago si estende in essa e chissà dove finisce» affermò ironico, cominciando a camminare prudente.

Avrei preferito che facesse un salto, ma da come zoppicava sembrava avesse una ferita grave da qualche parte, quindi non avrebbe potuto far niente in ugual modo.
Nel silenzio teso che aleggiava nell'aria, d'improvviso sentii uno scricchiolio preoccupante. Poi un altro.
Nonostante non lo desse a vedere, in realtà l'altro stava praticamente morendo dentro, e per di più il vento aumentava di intensità ad ogni passo che faceva.
Quei rumorini per niente sicuri divennero sempre di più, e anche più forti.

«Che succede?!» urlò in preda al panico.

«Non lo so, ma muoviti! Non ho tutto il giorno.» gli urlai, stufo ma serissimo, alzando gli occhi al cielo.
Sembrava fosse diventato stupido all'improvviso: l'acqua gli faceva davvero brutti effetti. Sebbene provò a seguire il mio consiglio... poi caccò un urlo.
Un urlo straziante che mi fece sobbalzare, attraversando i miei organi, i miei tessuti... fino ad arrivarmi alle cellule.
Egli così, affranto dal dolore, si accasciò sul ghiaccio a peso morto, con i palmi delle mani sopra esso. E fu lì che vidi.
Aveva una scheggia di vetro che gli era entrata quasi tutta nel polpaccio, provocandogli un taglio enorme e profondissimo dal quale zampillava del sangue, scorreva lungo la sua pelle.
Poi un pezzetto di ghiaccio si ruppe dall'insieme compatto, e Sonic scattò in piedi cercando di scappare.
Si alzò ancora una volta il vento, accompagnato da una rapidissima neve, ma stavolta il ghiaccio non resse il peso del riccio – che nel frattempo era caduto un paio di volte – poichè si spaccò a metà... lasciandolo cadere nell'acqua congelata.

«NO!» gridò tremante.
Fu l'ultima parola che disse.
Dopo di che venne tirato giù dalla corrente.
Di fretta tolsi così gli anelli inibitori e mi tuffai velocemente per salvarlo, essendo un po' a conoscenza della sua innata abilità verso il nuoto e che forse, in quelle condizioni, non sarebbe nemmeno sopravvissuto.

A contatto con l'acqua mi si congelarono di colpo tutte le ossa, mentre le mie mani cominciarono ad andare in ibernazione.
Sentivo oltretutto una strana sensazione dentro di me, come se mi si stessero gelando tutti i tessuti e che vi stesse spuntando una patina di ghiaccio al di sopra.
Con gli occhi spalancati per cercare di vedere qualcosa, sebbene fossero affaticati dal bruciore, cercai di trovare il riccio – il quale nel frattempo stava precipitando sempre più in quel fondale che appariva senza fine.
Di colpo dentro l'acqua cominciarono a crearsi strane correnti che mi impedirono di avvicinarmi a Sonic, il quale in quel momento si trovava vicino a quella luce vista poco prima. Poi però riconobbi quel bagliore: era un Chaos Emerald.

Così, nuotando il più velocemente possibile mentre il freddo si attanagliava ai miei muscoli e quelle correnti diventavano sempre più forti, afferrai il blu per un braccio – e allungando il polso più del normale un attimo dopo presi a malapena lo Smeraldo.
L'istante in cui la pietra fu tra le mie mani, quelle correnti cessarono improvvisamente.
Al momento non curante di quel dettaglio, salii in fretta in superficie muovendomi il più in fretta possibile. Mi costò una fatica immane, ma alla fine riuscii nell'impresa.
Arrivato lì, avvolsi il suo braccio intorno al mio collo e nel frattempo aprii la coperta mettendo i due smeraldi da parte, poggiando poi Sonic sopra essa.

‘Sarà in debito con me a vita.’

Era più freddo dello stesso ghiaccio.
Misi poi nuovamente gli anelli alle caviglie e ai polsi: ormai avevo perso la sensibilità delle mani, ma da una parte non mi importava. Sperai solo che quella storia finisse il prima possibile.

Subito dopo avvenne un fenomeno che non avevo mai visto: i tre Chaos Emerald si avvicinarono tra di loro, e ruotando ripetutamente in senso orario attorno a noi crearono un leggero teporino capace a riscaldare le mie ossa e forse anche quelle del blu. Mi accorsi però di come il suo battito fosse quasi assente, il suo respiro molto debole, la sua pelle quasi congelata.
Dopo qualche minuto di attesa, però, sentii cacciare un colpo di tosse.

Si stava risvegliando. Grazie agli smeraldi.
Eppure, era già successo una volta* che quelle pietre incantate gli salvassero la vita, ed era accaduto in una situazione anche peggiore di quella.
Che avessero dei poteri celati?
Dopo poco smisero di ruotare e caddero sul manto nevoso, a pochi centimetri dal riccio – il quale aprì gli occhi e, dopo un paio conati di vomito, mi guardò dritto negli occhi, rossi per l'affaticamento.
«Grazie, Faker.» sussurrò a malapena, con le orecchie abbassate e il volto pallido; nonostante tutto, incurvò leggermente gli angoli della bocca.
Nel frattempo il vento si alzò, ed io mi alzai in piedi, incrociando le braccia. Gli diedi le spalle, mentre l'ennesimo brivido mi fece sobbalzare.

Poi tossì ancora una volta.
Stetti qualche minuto fermo così, mentre il freddo mi indeboliva pian piano. Se l'era vista brutta, e quel taglio aveva un'aria dolorosa.
La tempesta sembrava essere passata e, oltre i colpi di tosse del blu – alcuni seguiti anche da altri orrendi conati di vomito – in quel momento non vi era altro rumore oltre quello di un fievolissimo vento.

Osservandomi intorno mi venne in mente nuovamente mia sorella; Darkly amava la neve.
In un certo senso, avrebbe gradito quel posto. Invece era chissà dove, forse qui o magari da un'altra parte... chi lo poteva sapere.
Dopo qualche minuto sentii i suoi passi, segno che si era alzato in piedi, e un attimo dopo la sua mano congelata mi toccò la spalla, come a chiedere di girarmi – cosa che non feci.

Poi si schiarì la gola, indicando il castello in lontananza: «Allora, andiamo verso quel coso o vorrai rimanere qui per sempre?» mi domandò con voce rauca ma con il solito tono provocatorio di sempre, mentre cominciò a sfregare le mani fra loro per riscaldarle.
Sulle labbra mi si formò un lievissimo ghigno: in quel momento, vederlo in quello stato allegro forse non era poi così fastidioso.

«Forse sei tu il primo a volerti ritirare, impostore» lo provocai, pungente. Non appena mi voltai lateralmente verso di lui, lo vidi intento ad alzare gli occhi al cielo – gesto seguito da un leggero spintone con le mani.
Nel frattempo cominciò a fare strada zoppicando, allontanandosi quindi da me.

«Non dirmi che me lo rinfaccerai fino a quando sarò in vita?» mugugnò, affatto serio. Al suo solito, insomma.
«Può darsi» affermai, raggiungendolo per aiutarlo a camminare, facendogli avvolgere il braccio attorno al mio collo.

_________

[Aggiornato il 21/07/2020]

* = cenno al gioco "Sonic 2006", dove il riccio blu, morente, viene risvegliato dagli smeraldi.
 
(Old) Angoletto dell'autrice: ciao, ragazzi!
Innanzitutto, parto con il dirvi che quest'estate sono stata afflitta dal "blocco dello scrittore", che non mi ha permesso di portare avanti questa storia perché altrimenti non avrei rispettato le mie aspettative. L'ispirazione mi è poi ritornata verso settembre-ottobre, ma da lì in poi la mia vita sociale è finita per via della scuola che, soprattutto ultimamente, mi ha uccisa.
Vi chiedo infinite scuse per il ritardo del capitolo, spero possiate capirmi.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, segnalatemi eventuali errori/ datemi qualche consiglio così che io possa migliorare e, detto questo, alla prossima!
Baci, Lily710
   
 
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