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Autore: heliodor    02/12/2018    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Assedio

 
"Aspetta." Oren la prese per il braccio.
Shani lo guardò e lui temette che stesse per spezzarglielo. "Lasciami subito."
Oren ubbidì. "Ascoltami un attimo."
"Che vuoi? Ti ho salvato, no?"
"E di questo ti ringrazio, ma..."
"Ma cosa? Hai detto che volevi aiutarmi. Vuoi tirarti indietro?"
"Nessuno più di me vorrebbe dare una lezione a Mirka, ma non lo possiamo affrontare noi due da soli con queste spade. Ci serve aiuto."
"Siamo solo noi due."
"Non basta."
"Lo faremo bastare."
Che testarda, pensò Oren. Mi ricorda Sibyl.
Quel pensiero gli provocò una fitta dolorosa al ventre. "Mirka è pericoloso" disse cercando le parole giuste.
"E tu sei un codardo."
"Non è vero" fece Oren offeso. "Sto solo cercando di dirti che dobbiamo prima pensare a come affrontarlo."
"So io come fare" disse Shani avviandosi con passo veloce.
"E come intendi fare?"
"Ci penserò quando l'avrò trovato."
Raggiunsero il livello dove qualche sera prima avevano scoperto il pozzo infuocato. Stavolta era spento e la sala era vuota. Il legno era sparito e anche gli operai che avevano alimentato a fornace. Con essi anche le guardie erano spariti e loro due erano soli.
"Ho una brutta sensazione" disse Oren.
Shani si diresse verso il condotto che portava alla grande sala con le statue.
Quando vi arrivarono, la trovarono vuota.
Oren aveva sperato che ci fosse Mirka da solo. Con un po' di fortuna avrebbero potuto coglierlo di sorpresa e ucciderlo, ma la sorte non era dalla loro parte.
La sala era vuota e le statue erano state rimosse. Al centro della voragine mancava il gigantesco teschio che Shani diceva appartenesse al drago di nome Adrax.
"Lo hanno preso" disse la ragazza. "Forse facciamo in tempo a fermarlo."
Tornarono di sopra correndo. Fuori dallo scavo era buio e lo spiazzo era deserto. Le carovane erano sparite e con esse le casse che erano state ammonticchiate nei dintorni.
"Dannazione" gridò Shani. "È andato via?"
"Credo di sì" disse Oren guardandosi attorno. "Andiamo alla baracca" suggerì.
"A che cosa servirebbe?"
"Antigo ha le nostre armi."
"È troppo pericoloso tentare di recuperarle."
"Tengo troppo a quella spada" disse Oren. Aveva tanti ricordi legati a quella lama d'argento. Del valore in denaro gli importava poco e non era quello il motivo per il quale non voleva separarsene.
"Sei troppo legato alle cose" lo rimproverò Shani.
"Tu non tieni alla tua arma?"
"È solo una spada" disse lei. "Ne troverò un'altra se ne avrò bisogno."
"Io vado" disse Oren deciso.
Shani sospirò e lo seguì.
Arrivarono alla baracca che Antigo e gli altri usavano come dormitorio. Le luci erano spente e non c'era nessuno di guardia.
"Sii prudente" disse Shani.
"Antigo deve sentirsi sicuro per non mettere nessuno di guardia" disse Oren avvicinandosi all'entrata.
La porta era aperta e lui si infilò all'interno. Era buio, come aveva temuto, ma conosceva la baracca e sapeva orientarsi.
La branda di Antigo si trovava tra quella di Thait e di Shani.
Qualcosa di freddo si posò sul suo collo.
"Te l'avevo detto che avevo sentito un rumore" disse una voce nel buio.
Oren si bloccò all'istante.
"Mettila giù" disse Shani.
"E tu chi sei?" chiese la stessa voce di prima.
"Thait?" domandò una seconda voce.
Oren cominciava a essere confuso.
"Prima dimmi chi siete voi due" disse la prima voce.
"Non ti ricordi di noi? Una volta eravamo amici" disse Shani.
"Non può essere."
Qualcuno gridò e Oren ne approfittò per gettarsi di lato e allontanarsi dalla lama che aveva sul collo.
"Maledetto" udì dire alla prima voce.
Udì rumori di lotta e un corpo che cadeva al suolo.
"Ah" gridò qualcuno.
Oren strisciò con la schiena alla parete, cercando di capire da dove potesse arrivare il pericolo.
"D'accordo, lasciami" gridò la prima voce. "Così mi spezzerai il collo" gemette.
"Accendi la luce" ordinò Shani.
La baracca venne illuminata dalla fioca luce di una lampada a olio. Era Alendil, il grosso mercenario, a reggerla in una mano mentre li guardava con espressione atterrita.
"Thait" disse l'uomo con il labbro che gli tremava. "Che succede?"
Thait era disteso a terra, un piede di Shani sul petto lo teneva immobilizzato mentre lei gli puntava la spada alla gola. In un angolo giaceva un pugnale corto.
"Prendilo" disse Shani.
Oren ubbidì e si impossessò del pugnale.
Lo puntò minaccioso verso Alendil.
Il mercenario rimase immobile, ma tremava. "Thait? Sono fantasmi questi?"
Thait grugnì. "I fantasmi non si introducono nelle baracche passando dalla porta. E non cercano di spezzarti il collo se li accogli in malo modo."
La spada di Shani premette sulla gola del mercenario. "Ora ci faremo una bella chiacchierata" ringhiò. "Eravate d'accordo con Antigo, vero?"
"No" disse Thait. "Lui ci ha detto che eravate stati presi mentre facevate la guardia fuori dalla villa di Ngaza."
Alendil annuì con vigore. "Ci disse che vi avevano giustiziati e che se avessimo parlato troppo se la sarebbero presa anche con noi."
"Stai mentendo" disse Shani. "Dimmi la verità."
"È questa la verità" gemette Thait. "Domani ce ne saremmo andati."
"E come? Le carovane sono partite" disse Oren.
Thait lo guardò stupito. "Cosa? Non lo sapevo."
"Sono andate via mentre voi ve ne stavate nascosti qui" disse Shani.
"Non è possibile" disse Thait. "Che significa?"
"Ora te lo spiego io" disse Shani. "Antigo e Mirka hanno escogitato questo piano per uccidere Ngaza e far ricadere la colpa su di noi. Poi hanno anticipato la partenza delle carovane per impedire che qualcuno si insospettisse. Devono aver raccolto tutto quello che potevano prima di andarsene."
"E noi che cosa c'entriamo?" domandò Thait.
"Si vede che Antigo e Mirka temevano di essere scoperti nonostante l'assassinio di Ngaza" spiegò Shani. "Così è andato via e vi ha lasciati qui a fare da esca. Scommetto che domani all'alba sarebbero venute a prendervi le guardie degli albini."
"Che bastardo" esclamò Thait. "E pensare che volevo persino ringraziarlo per avermi fatto guadagnare qualche moneta in più."
"Tutto vero quello che hai detto" disse Antigo in piedi sull'entrata della baracca. "Tranne che per un particolare. Le guardie degli albini sono già qui e non vedono l'ora di arrestare e giustiziare voi quattro."
Shani si gettò verso il mercenario ma lui balzò all'indietro evitando l'attacco. La ragazza si fermò sulla soglia.
Oren guardò fuori dalla finestra e vide un dozzina di soldati armati di lance e scudi. "È una trappola" gridò.
Thait balzò in piedi e afferrò un tavolo. Aiutato da Alendil lo sistemò davanti alla porta. "Se entrano siamo morti, ma questo li terrà impegnati per un po'."
Shani estrasse la spada. "Io vado fuori e combatto."
"Morirai se esci" disse Thait. "E farai morire tutti noi."
"Ha ragione" disse Oren brandendo la sua spada.
"Morirò come una figlia del drago" disse Shani con orgoglio.
"Forse tu sarai pure disposta a sacrificarti" disse Thait. "Ma io ti impedirò di uscire da quella porta."
I due si sfidarono.
"So che cosa sta succedendo lì dentro in questo momento" gridò Antigo dall'esterno. "Ma cercate di essere ragionevoli. Se uscite adesso vi prometto che avrete una morte rapida e indolore. In caso contrario, faremo scempio dei vostri corpi mentre siete ancora in vita."
"Chi ci assicura che non ci ucciderai in maniera brutale?" gridò Thait in risposta.
"Ti do la mia parola."
"Ci sputo sopra alla tua parola" rispose il mercenario.
Antigo rise. "Molto bene. Allora verremo noi dentro e vi faremo a pezzi."
"Ti aspettiamo." Thait afferrò la balestra e caricò un dardo. Ne mise un altro tra i denti. "Se non volete morire, preparatevi a combattere. Dico anche a te, Alendil."
Il mercenario prese la spada e la brandì come se fosse una clava. "Spero solo di ammazzarne un paio prima di morire."
Oren guardò Shani.
La ragazza fissava la porta, la mano stretta sulla spada.
Era già stato di fronte alla morte, ma quella sembrava una situazione senza uscita. Tra poco quei soldati avrebbero fatto irruzione nella baracca e loro sarebbero morti.
Almeno non sarebbe stata la maledizione lanciatagli da Rancey a ucciderlo.
Davvero confortante, pensò.
"Ultimo avviso" gridò Antigo. "Poi verremo dentro."
Thait rovesciò l'atro tavolo e le sedie, creando dei ripari di fortuna. Si accucciò dietro al tavolo, la balestra puntata verso la porta.
"Da qui posso prenderne un paio, tre al massimo" disse. "Ma non è detto che siano colpi mortali. Questo affare non permette una mira buona come con l'arco.
Oren si diresse verso il fondo della baracca.
"Dove vai?" chiese Alendil.
"Deve esserci un'altra uscita."
"Sciocco" disse Shani. "I soldati avranno circondato la baracca. Se esci ti uccideranno."
Se Sibyl fosse stata lì, lo avrebbe tirato fuori usando un richiamo. O forse si sarebbe fatta strada tra i nemici con i dardi magici.
Lei sapeva sempre come uscire da quelle situazioni.
"Deve esserci un modo" si disse. Poi guardò la lampada a olio. "E se usassimo il fuoco?"
"Vuoi bruciare la baracca con noi dentro?" chiese Thait. "È un buon modo per suicidarsi, ma sinceramente preferisco una spada piantata nel cuore. Almeno è più veloce."
"Non tutta la baracca" disse Oren. "Solo la parte vicina all'ingresso. Ma il fuoco non deve divampare prima che Antigo e i soldati entrino."
Alendil prese la lampada. "Si può fare." Sparse l'olio vicino all'entrata e la gettò via.
"Quella roba brucia piuttosto in fretta" disse Thait avvolgendo una benda imbevuta di olio attorno alla punta del dardo.
Alendil l'accese con un acciarino. Dalla punta del dardo sprigionò una fiamma azzurra.
Shani si accucciò vicino a Oren dietro a una delle sedie. "Credi che funzionerà o è solo disperazione?"
"Antigo ha un grosso difetto" disse. "Si fida troppo dei suoi mezzi e abbassa la guardia quando si crede troppo in vantaggio sull'avversario. Se riusciamo a sorprenderlo avremo una piccola possibilità."
"Come hai fatto quando hai duellato contro di lui?"
Oren annuì.
"Spero che tu abbia ragione, perché in caso contrario siamo morti" disse Thait.
Qualcosa colpì la porta facendola vibrare. Il secondo colpo sfondò il legno e col terzo cedette di schianto abbattendosi verso l'interno.
Prima uno, poi due e infine tre soldati si infilarono nell'apertura, gli scudi alzati e le lance puntate.
Altri soldati premevano dietro di loro.
"Non ancora" disse Oren.
I soldati fecero un paio di passi avanti, proprio in mezzo alla chiazza di olio che Alendil aveva sparso davanti all'entrata.
Thait ghignò. "Ora?"
Adesso erano almeno in cinque nella baracca e avanzavano guardinghi, come se si stessero chiedendo per quale motivo non li avessero ancora assaliti.
"Ora" disse Oren.
Thait scagliò il dardo, che si conficcò ai piedi di uno dei soldati.

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