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Autore: heliodor    06/12/2018    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Una maledizione di famiglia

 
Joyce posò la tazza sul tavolo. L'infuso alle erbe emanava un buon profumo, ma il sapore non era altrettanto buono.
"E poi che cosa successe?" domandò a Talita.
L'anziana si schiarì la gola. "Bellir andò da Malag e sappiamo tutti quello che è accaduto."
"Lo uccise?" chiese Joyce.
"Malag è ancora vivo" rispose l'anziana.
"Ma lui è scomparso per cento anni. Tutti pensavano che fosse morto." Joyce aveva sentito quella storia più volte. Vyncent pensava che l'arcistregone avesse trovato il modo di vivere molto più a lungo rispetto a una persona comune. L'idea che avesse più di cento anni era difficile da accettare.
"Sparire non significa morire" disse Talita.
Joyce aveva molte domande da farle. Mentre sedevano nel soggiorno della donna, Tamarys aveva preparato gli infusi e poi si era ritirata in un'altra stanza.
"La tua antenata come ha saputo queste cose? Lei non era presente all'incontro o sbaglio?"
"Talisandra sposò Harcey qualche anno dopo. Fu lui a confidarle ciò che era accaduto in quei giorni."
"Quindi Harcey era tuo nonno?"
"In verità, Talisandra era la sorella di mia madre. Fu lei a introdurmi all'accademia di Berger, quando era ancora un'erudita rispettata. Ma nonostante ciò non osò mai rendere pubblico il suo diario."
"Perché?" chiese Joyce.
Talita sospirò affranta. "Bellir è un eroe nazionale qui a Berger. Molti membri della nobiltà si vantano di essere imparentati con lui. Cosa accadrebbe se qualcuno cercasse di rovinarne l'immagine? La prozia Talisandra lo capì e non volle rischiare. Inoltre aveva giurato a suo marito di mantenere il segreto finché fosse stato in vita."
Joyce scosse la testa. "E poi che cosa accadde?"
"Tutti quelli che erano presenti in quella baracca tornarono alle loro case. La guerra era finita."
"E Bellir?" Il mistero sulla sorte dell'eroe era uno dei più discussi. In cento anni nessuno aveva scoperto dove fosse andato e cosa gli fosse successo. Le sue tracce si perdevano nel buio dopo la sua grande impresa.
Talita chiuse gli occhi per un istante. Quando li riaprì vide che erano velati da una leggera patina che li faceva luccicare. "Bellir tornò dalla sua impresa devastato nel corpo e nello spirito. O almeno è quello che Harcey raccontò alla mia prozia. Io credo che Malag lo abbia maledetto."
Anche Joyce era stata maledetta e per un istante riuscì a immedesimarsi in Bellir. Solo che lei era stata maledetta da uno stregone di basso livello e l'eroe dall'arcistregone in persona.
Doveva essere stato terribile per lui.
"Tutto quello che Harcey disse alla mia prozia fu che l'agonia di Bellir durò per tre giorni e poi si spense. Il suo corpo venne cremato e le ceneri disperse come da lui richiesto."
"Quindi non esiste una tomba di Bellir?"
Talita sorrise. "No, ma se chiedi in giro praticamente tutte le città attorno a Berger affermano di averne una."
Joyce fissò la tazza d'infuso. "Niente armi dunque?"
"Non è un buon motivo per rattristarsi" disse Talita. "Bellir è comunque l'eroe che tutti sogniamo di essere. Ha insegnato molto a quelli che credono nella sua leggenda."
Joyce aveva sognato di trovare le armi magiche di Bellir e di usarle per abbattere l'arcistregone. O portarle a qualcuno che fosse capace di usarle. Non conosceva guerrieri famosi, ma sapeva che nell'alleanza ce n'erano molti.
Talita fece per alzarsi.
"Posso chiederti un'ultima cosa?" le domandò Joyce.
"Sarebbe scortese da parte mia negarti questo diritto. Ti ascolto."
"La tua antenata ha tracciato una mappa del luogo dove si trovava Malag quando Bellir lo affrontò?"
Talita si accigliò. "Perché vuoi saperlo?"
"Dimmi solo se esiste questa mappa, per favore" insistette Joyce. Non si sentiva pronta per dirle quello che aveva in mente, anche perché era solo un'idea molto vaga.
"Togliti dalla testa di andarci" disse Talita alzandosi.
"Allora esiste?" fece Joyce scattando in piedi.
"Non ho detto questo."
"Ma..."
"Senti ragazzina" disse l'anziana erudita con tono spazientito. "Ti ho raccontato una bella storia e ho risposto alle tue domande. Ancora non ti basta?"
"No" disse Joyce.
Talita la guardò stupita.
"C'è una guerra a poche centinaia di miglia da qui" disse Joyce stringendo i pugni. "E della gente sta morendo. Ed altri sono già morti." Ripensò a Mythey e suo fratello e la piccola Fredi e Oren, la cui sorte gli era sconosciuta. "Voglio fare qualsiasi cosa è in mio potere per fermare la guerra prima che altre persone muoiano."
Talita annuì. "Ti auguro di avere successo allora. Per stasera puoi dormire qui, ma domani devi andartene. Non mi importa quello che dice lady Gladia. Fino a pochi anni fa mi considerava una pazza, come tutti del resto. Torna da lei e dille di non perdere altro tempo con queste sciocchezze."
Joyce fu tentata di evocare i dardi magici e minacciarla pur di farle dire quello che le interessava. Sarebbe stato facile, lei era anziana e debole e...
Ma che sto pensando? Si chiese. Minacciare un'anziana non è da me.
Ma qual era il suo vero limite? Una volta aveva pensato di colpire persino sua sorella. Era stato molto tempo fa e molte cose erano successe nel frattempo. I suoi poteri erano cresciuti con lei e anche la sua abilità, ma a cosa l'avevano portata?
Oren era quasi morto. Razyan e Fredi erano morti per colpa sua. Non era stata capace di salvare Jhazar e Gastaf e...
Smettila, si disse.
Talita la stava fissando.
"Grazie" disse Joyce. "Ma credo che rifiuterò l'invito. Andrò a dormire da un'altra parte."
"Bene" disse Talita. "Io ti saluto. Sono stanca e devo riposare."
Uscì dalla stanza trascinando le gambe.
"Sta mentendo" disse Tamarys entrando.
Joyce si accigliò. "Cosa?"
"Ti ha detto una bugia" disse la ragazza.
"Di che cosa parli?"
"Non dovrei dirtelo, ma..."
"Cosa?"
La ragazza sospirò affranta. "In verità, una mappa esiste. La tracciò la prozia Talisandra. La nonna lo sa ma non te l'ha voluto dire."
"Perché?"
"Per lei è fonte di grande dolore. E anche per me, se devo essere sincera. È per colpa di quel diario che non sono potuta entrare nell'accademia di Berger."
Ora Joyce era confusa.
"Ascolta" disse Tamarys. "Non posso parlartene qui. Vai alla locanda del Cigno Nero. Si trova nel quartiere del mercato. È un posto tranquillo e nessuno ti importunerà. Prendi una camera, in questo periodo ce ne sono sempre di libere. Verrò io da te e ti dirò tutto, intesi?"
"D'accordo" disse Joyce poco convinta. Non sapeva se fidarsi o meno della ragazza.
Lasciò la casa di Talita e si diresse al quartiere del mercato. Non fu difficile trovare la locanda del Cigno Nero e affittare una stanza per la notte.
La camera era piccola ma pulita e dotata di tutto quello che le serviva, compreso un letto comodo.
Si distese sopra le lenzuola per riposare un po' e attese.
Due ore dopo, quando fuori era già buio, qualcuno bussò alla porta.
"Sono io" disse la voce di Tamarys.
Joyce andò ad aprire. Quasi sobbalzò vedendo l'uomo che accompagnava la ragazza.
Era un tizio alto, dal viso magro e il mento affilato coperto da una rada peluria marrone. Indossava un mantello color porpora sul quale erano ricamata una catena d'oro.
Era il simbolo di un circolo stregonesco?
"Possiamo entrare?" chiese la ragazza.
Joyce si fece da parte, ma rimase all'erta. Alla prima mossa sospetta era pronta a evocare i dardi magici.
Tamarys entrò seguita dal tizio con il mantello porpora.
"Perdonami se non ti ho avvertito che non sarei venuta da sola" disse. "Lui è Frant."
L'uomo fece un leggero inchino.
"È uno dei membri del circolo stregonesco di Berger."
"È un piacere fare la tua conoscenza" disse Frant.
"Io sono Sibyl" disse Joyce. "L'onore è mio."
Tamarys si portò al centro della stanza. "Non potevo parlartene davanti alla nonna" disse mostrandole un libro dalla copertina anonima.
"È il diario di Talisandra?"
Tamarys annuì. "È una copia, ma andrà bene lo stesso. La mappa è all'interno. La nonna la fece realizzare da un copiatore di sua fiducia, senza dirgli che cosa rappresentasse davvero. Usò anche un codice per indicare le varie località, ma con molta pazienza e tempo a disposizione sono riuscita a decifrarlo" aggiunse con una punta d'orgoglio.
"Perché lo fai?" le chiese Joyce. "Tua nonna mi sembra contraria."
"La nonna è anziana e testarda. E non ha mai accettato il modo con cui l'accademia di Berger l'ha trattata."
"Hai detto che questo diario è stato il motivo per il quale non hanno accettato te" le ricordò Joyce.
Tamarys annuì. "Molti anni fa, dopo la morte di mia madre, la nonna decise di rendere pubblica l'esistenza del diario. Diceva di volerlo fare per amore della verità. Tutto il mondo conosciuto deve sapere chi era veramente l'eroe di nome Bellir, diceva. Era convinta che ciò le avrebbe fatto guadagnare il rispetto e l'ammirazione degli altri eruditi, ma non fu così."
"Che cosa accadde?" chiese Joyce.
Tamarys sorrise triste. "Non appena la notizia si diffuse, Adler e gli altri tiranni che governano la città si precipitarono all'accademia e ordinarono agli eruditi di sequestrare tutte le note e gli appunti di mia nonna, oltre a tutte le copie del diario di Talisandra. Vennero persino a casa nostra dei soldati e la misero sottosopra per cercare il diario. Mia nonna aveva intuito cosa stava per accadere e fece in modo di nascondere l'originale e un paio di copie presso dei conoscenti di cui si fidava. Fece trovare ai soldati una copia, in modo che non si insospettissero."
"Adler è l'uomo che credevi mi avesse inviata da voi?"
Tamarys annuì. "È il più influente dei tiranni e si vanta di essere discendente diretto di Bellir, anche se non ha alcuna prova concreta. Ce l'ha a morte con mia nonna per questo motivo."
"Quale?" Domandò incuriosita.
"Anni fa Adler presentò delle prove della sua presunta discendenza, dei documenti redatti più di cento anni fa che citavano un Bellir come suo antenato. Gli altri tiranni contestarono quei documenti e per risolvere la disputa si affidarono a un collegio di tre eruditi. Mia nonna era uno di essi. Fu lei a provare che i documenti erano falsi anche contro il parere degli altri due eruditi. Adler le giurò vendetta e appena ne ebbe l'occasione la mise in pratica. Fece esaminare una delle copie del diario di Talisandra a un collegio di eruditi e questi stabilirono che era un falso. Mia nonna venne umiliata pubblicamente e scacciata dall'accademia."
"Mi dispiace molto" disse Joyce. Questo Adler doveva essere molto potente per poter fare tutto ciò che voleva a Berger.
"Da allora la nonna si rifiuta di parlare del diario e della mappa che Talisandra trascrisse nelle sue note. La considera una specie di maledizione di famiglia e in un certo senso ha ragione, visto che per lo stesso motivo è stato impedito a me di entrare nell'accademia, anche se ne avevo le capacità."
Joyce gettò un'occhiata alla mappa. Con quella poteva recarsi nell'ultimo rifugio noto di Malag, dove Bellir lo aveva affrontato e sconfitto.
L'idea che aveva in testa cominciava a diventare più concreta e reale.
"So a cosa pensi" disse Tamarys. "E sono qui per questo. Con il tuo aiuto, seguiremo le indicazioni di Talisandra e recupereremo le armi di Bellir."

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