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Autore: Esthel_    15/07/2009    2 recensioni
[SagaxNao] '' ...E poi arrivasti tu. Sembrava avessi trovato finalmente quel piccolo spiraglio di luce che avevo sempre sognato e bramato, quel calore mai conosciuto, quella allegria mai provata, sensazioni sconosciute e inspiegabili, che avevo ormai perso ogni possibilità di avere e di provare. Era come se dio mi avesse mandato un gioiello che splendesse di luce propria, capace di illuminare ogni piccola parte buia a questo mondo, un gioiello pregiato e antico da custodire gelosamente... ''
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Felicità.


Il sole inondava  la mia stanza, quella mattina. Mi risvegliati all’odore di dolci appena sfornati e del caffè e latte ancora caldo e fumante, giungere come un richiamo alle mie narici,  costringendomi così, ad alzarmi. Mi stiracchiai, e venni fulminato per un attimo dal sole abbagliante, che sembrava augurarmi così stranamente felice, il buongiorno. Nello stesso istante in cui mi domandai chi mai ci fosse in casa, per mettersi a preparare la colazione di buon ora, che fece il suo ingresso l’artefice di tutto. E’ puntualmente, come da contratto, il mio cuore perse un battito. Solo il breve incrocio del suo sguardo mi riportò alla  mente, come una scarica elettrica, il susseguirsi  degli eventi  accaduti pochissime ore prima; quando tutto ciò che potesse essere impossibile e inimmaginabile nella mia vita, avevano perso quella loro credibilità, diventando raggiungibili e possibili, quando ho temuto di poter morire di gioia, quando ho temuto che stessi sognando, quando tutto il resto del mondo non contava, quando il battito del suo cuore era il suono più bello che avessi mai sentito.  


Reggeva in mano un vassoio con una manciata di biscotti fatti in casa e una tazza fumante di caffè e latte, e mi sorrideva, avvicinandosi piano e depositando il vassoio sul comodino vicino al mio futon, sedendosi, poi, al mio fianco. Dal canto mio, credo di essere arrossito e balbettai un leggero ‘’ Buongiorno ‘’, lui mi guardò strizzando gli occhi e mi posò una mano sulla fronte. << Hai ancora la febbre? >> domandò, e io scossi la testa, forse troppo velocemente. Mi sentivo bene, un po’ debole ma bene, lo sciroppo aveva fatto il suo lavoro, forse mi sarei rimesso in sesto in breve tempo.  L’espressione seria sul suo volto sparì, e ritornò quella allegra e spensierata di prima, mettendomi sulle  gambe il vassoio che aveva depositato sul comodino. << Spero che sia di tuo gradimento. Ho pensato che qualcosa di caldo e dolce sarebbe stato l’ideale, considerando che ieri sera avevi la febbre >> ridacchiò, osservandomi. Dapprima lo fissai imbambolato, poi mi riscossi e ricambiai il sorriso sinceramente, così ansioso di gustare quei biscotti, << Grazie infinite, Sagacchi! >> esclamai, divorando senza ritengo la colazione. Ero così talmente preso a gustare così tanta delizia, che mi dimenticai di chiedergli se avesse già fatto colazione, ma con la bocca  piena, mi uscì fuori qualcosa di incomprensibile. << Eh? >> mi fissò, e io deglutii, << Tu hai già fatto colazione? >> mi levai i residui di briciole sulle labbra con il dorso della mano,  lui mi scompigliò i capelli e si alzò, << Non preoccupati per me. Mangia con calma, piuttosto. O finirai per strozzarti. Io vado a vedere se i miei vestiti  sono asciutti, così potrò cambiarmi >> mi lanciò un ultimo breve sorriso, prima si andar via,  io annuii lentamente, e ritornai sulla mia colazione ormai verso le briciole. Presi il telecomando e accessi la tv, mettendo sul canale dei miei cartoni animati preferiti, che  facevano la mattina intorno alle 8. Nonostante li guardassi, mentre mi accingevo a finire la mia colazione, avevo la testa e il cuore in rivolta, da una voragine di emozioni che mi facevano impazzire l’anima.    


Adagiai il vassoio per terra, e la schiena contro la parete, prendendo a cambiare canale quando i cartoni animati terminarono. Mi stupii quando lo vidi comparire nuovamente nella mia visuale, con il suo basso a tracolla, con i suoi vestiti del giorno prima, un po’ stropicciati e ancora umidi, di come quel suo sorriso sghembo brillasse sotto la luce del sole, e il suo modo aggraziato di avvicinarsi e sedersi nuovamente al mio fianco. E prese a suonare. Mi incantati all’istante a quella bassa e dolce melodia; era come se i ricordi venissero suonati, come  potessi ripercorre la nostra vita insieme, semplicemente ascoltandola, rivivere per un attimo, la prima volta che ti vidi, come tutto si trasformò in una  grande amicizia, e poi la conoscenza del gruppo, il nostro duro lavoro, le nostre speranze e i nostri sogni, la salita verso il successo e poi finalmente, la vittoria.  Non mi accorsi nemmeno quando smise di suonare, quando adagiò il basso alla parete e tornò a fissarmi incuriosito, inclinando il viso di lato.  << E’-è b-bellissima…Saga…>> sussurrai a stento, a gola secca. Lui sorrise, imbarazzato, come ogni tal volta che faceva ascoltare le sue canzoni, quelle più personali, intime, che racchiudevano i suoi sentimenti e emozioni, a qualcun’ altro.


Venimmo interrotti dal suono improvviso della porta di casa, ci lanciamo uno sguardo sorpreso, e puntualmente Saga si alzò per andare ad aprire. Le voci squillanti e chiassose del resto del gruppo, echeggiarono per tutta casa, e sussultai alle urla di Hiroto che domandava ansioso a Saga, dove mai mi trovassi. Li vidi entrare in camera, con ognuno  un piccolo presente tra le mani; Hiroto, invece, si precipitò sul mio futon e si posizionò a pochi centimetri dal mio viso, a scrutarmi proprio come fa un animale ingenuo, con i suoi enormi occhi castani da cerbiatto. Quel ragazzo a volte, mi metteva i brividi. << Come ti senti, Nao-kun? >> mi domandò, diretto e squillante, io indietreggiai, andando a sbattere contro la parete, manifestando un leggero sorriso tirato e imbarazzato, << Meglio, Hiroto, meglio. Grazie >> annuii, cercando di essere il più convincente possibile, e lo vidi tranquillizzarsi all’istante, allontanandosi e ridendo raggiante, porgendomi un paio di videogiochi sotto gli occhi, i suoi preferiti, in precisione, quelli che non faceva toccare a nessuno senza il suo permesso. Sgranai gli occhi all’istante. << H-hiroto…v-vuoi p-prestarmeli? >> balbettai, scostandomi dalla parete, lui mi fermò prima che potessi continuare, << Diciamo solo per oggi. Ma non montarti la testa, ringrazia solo di essere malato >> disse, con aria saccente. Gliene fui grato, tanto che ridacchiai chiassosamente come al mio solito e lo ringrazia almeno una decina di volte. Shou mi si avvicinò, sorridendomi e augurandomi di guarire presto, porgendomi invece, una scatola di dolci. - Si divertivano così tanto a mandare la mia dieta a rotoli? - . A sua volta Tora, mi pose una scatola di ramen, limitandosi a sorridere amichevolmente, senza aprir bocca. - Ed eccone una altro, a tentarmi con del cibo - .  Ringraziai profondamente di cuore il resto del gruppo, chiedendomi come facevano a sapere che fossi malato.  Solo quando depositai lo sguardo su Saga, che lo distolse imbarazzato, capii che gli aveva avvertiti lui, ma gli altri non sapevano che qui di malati, ne stavano due; di certo lui  non stava messo tanto meglio, come minimo aveva preso il raffreddore.


Shou sembrava studiarci, e esitante, domandò: << Ora, possiamo sapere la causa del vostro strano e improvviso litigio? >>, io non mi mossi, e Saga venne in mio aiuto: mi si avvicinò, mi mise un braccio sulla spalla, e voltandosi verso gli altri, sorrise beffardo. << Non ha più importanza, ormai. Io e Nao ora, stiamo insieme >>, colpo al cuore. Vidi gli altri, proprio davanti a me, trasformarsi in 4 statue di cera che ci fissavano entrambi senza avere nessuna capacità di parlare. Shou sembrava voler dire qualcosa, ma non sapeva ne come fare ne cosa dire, Tora, incatenò con lo sguardo Saga, aveva il tipico sguardo da: Tu, dopo, vieni con me. A volte li scoprivo a confabulare tra loro, tra schiamazzi e risate isteriche di Saga,  dove saggiamente ho deciso di non mettermi mai in mezzo. Hiroto, invece, non ci pensò più di tanto a saltellare per tutta casa come un coniglio che gli è stata pestata la coda, lanciando quasi per aria i videogiochi, urlando un paio di ‘’ Evviva! ‘’  Shou infine, riuscì a trovare parola: << E finalmente! Almeno ora possiamo provare come si deve, in studio. Senza le tue improvvise scomparse o litigi con Saga-kun >> ridacchiò, e io e Saga al mio fianco, lo imitammo.  Anche Tora ci stupì, con una sua profonda perla di saggezza: << E tutti i misteri vennero scoperti >> sussurrò, a occhi serrati e voce profonda. Scoppiai a ridere fragorosamente, contagiando anche gli altri. Hiroto prese a sventolare le mani per aria, catturando la nostra attenzione: << Avanti, ora basta chiacchiere! Mettiamoci a giocare! >> saltellò ancora, e alzammo un ‘’ sì ‘’ tutti in coro, piazzandoci tutti intorno alla TV ad accedere la play, dando inizio al puro delirio.
Il resto della mattinata se ne andò tra schiamazzi, risate, gare infinite alla play, cibo a volontà e assurdità di ogni tipo. Nel primo pomeriggio ci ritrovammo praticamente stanchi morti, e mentre gli altri erano ammassati scomodamente per terra, io ebbi la fortuna di starmene al caldo nel mio futon, a lasciarmi andare nell’abbraccio della persona che più amavo sulla faccia della terra, inebriandomi l’interi polmoni del suo buon profumo, cedendo al sonno con la costante, così nuova e pura, felicità nel cuore.


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Faceva caldo quella domenica mattina di primavera, un caldo che preannunciava l’arrivo dell’estate. Il verde smeraldo di quei cespugli così simmetrici, a volte contornati da qualche aggraziato fiore, sembrava brillare incandescente sotto quei dorati raggi solari. Me ne stavo all’ombra seduto su una panchina, sorseggiando ogni tanto il mio caffè in scatola e agitando le gambe nervosamente, mentre lo aspettavo, impazientemente. Era stato un lungo periodi di duro lavoro, tra numerosi impegni, fatiche, servizi fotografici, interviste  e la preparazione per un nuovo tour. Credo di non essermi mai impegnato così tanto per il gruppo, credo di non essere mai stato così forte in vita mia, e dal profondo del mio cuore, sapevo già chi fosse il donatore di questa grande forza interiore. Pregustavo con ansia il momento del suo arrivo, immaginando quando lo avrei visto svoltare l’angolo, quando mi avrebbe abbagliato in tutta la sua bellezza, quando quei capelli color sabbia avrebbero acquistato un colore simile all’oro,  brillare al sole, o quando ancora si sarebbe avvicinato a me, silente e aggraziato, sfoggiando un sorriso raggiante e irresistibile. Credevo che fosse tutto frutto della mia fervida immaginazione, ma lui era proprio davanti a me, ora, e mi sorrideva, chiamandomi ripetutamente, mentre io rimanevo imbambolato a credere di essere ancora immerso nelle mie fantasie.

<< Nao. Nao? Sei ancora tra di noi, Nao? >> mi picchiò la fronte, e solo allora ritornai sulla terra, lamentandomi per la botta prese e andando a massaggiarmi la fronte.
<< Insomma, Saga! Vieni in ritardo e mi picchi anche? >> sbuffai, lanciandogli un occhiataccia scherzosa, e lo vidi sghignazzare.
<< Perdonami, Nao. Cercherò in tutti i modi di farmi perdonare, oggi >> asserì, sorridendo, e sapevo che ci sarebbe riuscito. Mi tese una mano, che afferrai e mi alzai dalla panchina, lo vidi diminuire pericolosamente quei pochi centimetri che ci separavano, a sfiorare la mia guancia con la sua, e depositare un bacio così vicino all’angolo delle mie labbra. Fu tutto così inaspettato, che sentii il cuore esplodermi, tanto che sfoggiai un sorrisetto da idiota e suggerii di andare.
<< B-bene!…C-che ne dici di incamminarci verso il c-centro? >> domandai, balbettando e distogliendo per un attimo lo sguardo, lui invece, non si mosse. Sembrava avesse acquistato un espressione seria e nello stesso tempo, imbarazzata, come a voler esitare, e nascondersi sotto quei pregiati ed enormi occhiali da sole. Mi avvicinai, studiandolo attentamente e cercare di capire cosa lo stesse trattenendo, e prese a parlare: << Prima di andare, ho qualcosa da darti, Nao. So che non potrò riuscire a resistere ancora, quindi, devo assolutamente dartela ora >>. Mi avvicinai ancora di più, il suo tono serio e quasi impercettibile, mi preoccupò e mi incuriosì allo stesso tempo. << Di che si tratta? >> domandi, titubante, vedendolo frugare nella tasca destra della  giacca nera, e qualcosa prese a luccicare nel pugno che teneva fermo a mezz’aria, a pochi centimetri dal mio viso, quando una catenella penzolò all’aria, come pendente, un anello lucente.  << Non so esattamente quando tu sia diventato la mia fonte di felicità, Nao. Il dono più bello che il destino mi abbia mai potuto regalare. >> sussurrava, flebile, ed era inutile dire che io abbia smesso di respirare. Si avvicinò, tanto che potei appoggiare la fronte sul suo petto, e lasciarmi tranquillamente inebriare dal suo buon odore, avvertendo le sue mani legarmi al catenella al collo, e quando si scostò, l’afferrai, notando quanto fosse belle mentre luccicava. Mi accorsi, rigirandomi l’anello tra le mani, che al suo interno vi era inciso il suo nome. Restai stupito, e quando alzai lo sguardo su di lui, lo vidi estrarre all’interno sella camicia bianca, la stessa identica catenella, ed in quell’anello, vi era inciso il mio nome. Era troppo imbarazzato per potermi fissare o dire qualcosa, Saga ormai, lo conoscevo bene: nascondeva un indole romantica e timida, e odiava farsi vedere  in quello stato. Non dissi nulla, avrei solamente voluto, per la prima volta in vita mia, saltarli addosso senza nemmeno esitare, ma non era decisamente il caso, visto che ci trovavamo  in un luogo fin troppo affollato, così mi limitai a sorridergli e lo afferrai per un braccio, trascinandolo con me ad immergerci nella caotica e assolata Tokyo, cercando di rendere quel giorno indimenticabile. E credo di averla finalmente trovata, quel qualcosa che ho sempre bramato e cercato in ogni parte della mia vita. Avevo finalmente trovato la felicità, insieme al mio Saga.             
 
             
Fine.

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PLAYLIST
( Quelle che mi ricordo ò.ò )

- The Scientist - ColdPlay
- Yellow - ColdPlay
- A Rush Of Blood To The Head  - ColdPlay
- No Surprises - Radiohead
- Karma Police - Radiohead
- Save You - Matthew Perryman Jones
- JEWELS - Alicenine

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RINRGAZIAMENTI:

Uhm. Chi devo ringraziare? Ah, si!

La mia socia Sarè ( blind_blind ), mia mogliaH karme, la mia amica cass, loro che hanno sempre seguito fin dall'inizio questa FF, e la mia amica maddy ( Social Pathology ), per aver letto i primi 5 cap in soli 10 minuti u_u e avermi incoraggiato a scrivere codesto ultimo cap. u.u GRAZIE!

Purtroppo questa FF sembra non aver avuto molto successo, ma il fandom degli Alicenine è quello che è! Poco conosciuto, purtroppo u_u mi auguro almeno, che in un futuro lontano qualcuno la noti XD detto questo, SEE YA! *va a dormire*

 

 

 

 

  
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